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« inserito:: Settembre 12, 2008, 11:44:35 pm » |
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La Sinistra cerca leader
Paolo Soldini
Nove mesi. Un autunno già quasi iniziato, un inverno, una primavera: alle elezioni europee di inizio giugno la sinistra rischia di veder congelata per chissà quanto tempo dentro i rapporti istituzionali dell´Unione la deriva a destra che va manifestandosi in quasi tutti i Paesi del continente.
Il pericolo incombe non solo sulla sinistra, ma anche su quelle parti del centro democratico e liberale che non condividono i sussulti di nazionalismo, di strisciante xenofobia, di egoismo sociale e regionale, le terapie economiche lacrime e sangue.
Che non condividono i colpi inferti a quelle creature tanto «europee» che sono la difesa dei diritti civili, il welfare, le pari opportunità, la distribuzione equa dei redditi. Bisognerebbe trovare il modo e la forza per opporre, a un Consiglio Ue che sarà espressione della destra triumphans, un contrappeso democratico e progressista: non solo un parlamento in cui i rapporti di forza siano il più possibile favorevoli (cosa che dipenderà dall´andamento del voto paese per paese), ma anche un´idea, una proposta politico-istituzionale che spazzi via, intanto, la rassegnazione con cui parte della stessa sinistra, dello stesso Pse, guardano alla trincea sulla quale sperano di limitare i danni in attesa di tempi migliori: e cioè un accordo, come se ne sono fatti negli ultimi anni, in base al quale si riconosce ai governi di destra e di centro-destra il diritto di scegliersi la propria guida della Commissione (in questo caso Barroso), che viene consacrato anche dai governi di centro-sinistra e riceve il placet del Pse in parlamento in cambio di una «staffetta» alla guida dell´Assemblea. Due anni e mezzo di presidenza del Parlamento, che dovrebbe toccare, dopo un esponente del Ppe, all´attuale capogruppo del Pse, il tedesco Martin Schulz. Non disprezzabile, come piatto di lenticchie, ma sempre lenticchie sono…
Anche a chi si rifiuta di considerarlo - come si dice in Italia? - un inciucio, questa prospettiva non piace. In certi ambienti del Pse, per esempio tra certi esponenti della Spd come la vicepresidente Andrea Nahles e altri altrettanto propensi a preferire l´alleanza con la sinistra della Linke e con i Verdi alla grosse Koalition, presso certi socialisti francesi, belgi e olandesi, e anche in Italia, sta maturando l´idea di lavorare a un altro scenario: un´alleanza di tutte le forze progressiste (socialisti, parte delle forze alla loro sinistra, Verdi, liberal-democratici) che si presenti alle elezioni proponendo un proprio candidato alla presidenza della Commissione. L´idea riprende, in parte, la proposta di «Notre Europe», un think-tank fondato a suo tempo da Jacques Delors e diretto poi da Tommaso Padoa Schioppa, di permettere ai cittadini di votare direttamente, alle elezioni europee, il nome del presidente della Commissione. Nell´attuale assetto istituzionale però questo non è possibile: il Trattato di Nizza, in forza fino a che non entrerà in vigore quello di Lisbona, prevede un voto di fiducia del parlamento sui nomi proposti per l´esecutivo dai governi. Non è poco, come sa chiunque ricordi la clamorosa bocciatura di Rocco Buttiglione, ma certo non è abbastanza. E unire le forze sul nome di un candidato, per dire ai governi e al Consiglio questo è l´uomo che noi vogliamo, è possibile già adesso.
Il piano è ancora al livello dei pour parler, ma chi lo sostiene ha due ottimi argomenti. Il primo è che, a differenza di quanto si potrebbe pensare anche a valutare al massimo l´impatto della (prevedibile) ondata elettorale di destra, i rapporti tra la destra da una parte e lo schieramento progressista dall´altra non sono affatto così disastrosi. Nel parlamento attuale, i socialisti (215), i liberal-democratici del gruppo Adle (102), i Verdi (42), le sinistre del Gue (41) detengono, con 400 deputati, una ragionevole maggioranza dei 785 seggi contro il Ppe (285), la destra dello Uen (44), gli indipendenti (24) e i non iscritti (32), in tutto 385, fra loro, peraltro, assai disomogenei. Il secondo argomento è quello degli effetti politici. L´indicazione sovranazionale di un candidato presidente contribuirebbe ad «europeizzare» le elezioni di giugno che rischiano di essere condizionate pesantemente dai temi «domestici», specie nei Paesi in cui si voterà contemporaneamente per le elezioni nazionali o per le amministrative, certo meno favorevoli ai progressisti. Inoltre, l´indicazione di un candidato a lui alternativo costringerebbe Barroso e chi lo appoggia ad uscire allo scoperto, abbandonando il falso ecumenismo sotto il quale rischia di passare una composizione della Commissione pesantemente condizionata dalla destra e dagli interessi nazionali. Ci sarebbe, infine, un vantaggio tutto «italiano» perché la costituzione di uno schieramento progressista sdrammatizzerebbe, dentro e fuori il Pd, la vexata quaestio dell´appartenenza, o no, al gruppo del Pse.
C´è un «ma», ovviamente. Un candidato di tutti i progressisti è una bella idea, ma per ora non ha una faccia né un nome. Pare che nei giorni scorsi ci siano stati dei contatti con Giuliano Amato, ma, a parte il fatto che un candidato italiano a così breve distanza dalla presidenza Prodi raccoglierebbe comprensibili obiezioni, sembra che a lui stesso sia stato detto che a Barroso, già sponsorizzato da governi «importanti», non ci sarebbe alternativa. Un candidato tedesco sarebbe un insulto a Schulz e rischierebbe di lacerare la Spd. In Francia ci sarebbe François Bayrou, ma non è mai stato capo del governo (una condizione suggerita dalla tradizione) e la sua stella non brilla particolarmente. Più chances potrebbero avere il cancelliere austriaco Alfred Gusenbauer l´ex capo del governo finlandese Paavo Lipponen e, se si volesse dare un segnale di innovazione, una donna come la commissaria polacca agli Affari regionali Danuta Hübner (non è stata capo del governo, ma ministro degli Esteri) o la commissaria alle Relazioni istituzionali Margot Wallström, leader di fatto dei socialdemocratici svedesi. Insomma, se ci fosse la volontà politica, un nome si troverebbe.
È presto per prevedere come andrà a finire lo schema per ora soltanto abbozzato, ma intanto c´è utile materia di riflessione, in Italia, per il Pd, per le forze alla sua sinistra e per tutti i progressisti.
Pubblicato il: 12.09.08 Modificato il: 12.09.08 alle ore 11.01 © l'Unità.
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