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Autore Discussione: La paura di Tamara, georgiana che vive in Ossezia  (Letto 2401 volte)
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« inserito:: Settembre 09, 2008, 05:51:09 pm »

La paura di Tamara, georgiana che vive in Ossezia

Margherita Belgiojoso


Osseti. Ma anche armeni, ebrei (che in Russia contano come nazionalità) e georgiani. In Ossezia Meridionale non vivono soltanto gli osseti, e questo, nonostante tutto, non lo negano neppure gli osseti freschi di riconoscimento russo. Nella casa della donna che chiameremo Tamara (la storica regina georgiana che governò Tbilisi dal 1184 al 1213) ci porta una signorotta osseta baffuta in vestaglia. Tamara è georgiana e vive nel quartiere ebraico, sulla Evreiskaya Ulitza. Durante la Prima Guerra (loro la chiamano così, sembra parlino del ’15-’18 e invece intendono il ’92), la sua casa fu bruciata: sua madre ottantenne morì nell’incendio. Tamara ci offre del cavolo marinato, pomodori freschi appena colti, salsa di prugne, e piccole susine violette ancora da cogliere. E, ovviamente, il vino della sua uva. Tamara ha 70 anni ma ne dimostra 50: i capelli tinti di castano, il viso senza rughe e la figura snella e atletica. Il suo segreto sono esercizi fisici ogni mattina: «Ero una sportmenka (donna sportiva) io, saltavo un 1,30 metri, 4 metri in lungo». Tamara studia a Tbilisi alla facoltà di economia, poi torna a Tskhinvali come ragioniera nell’amministrazione della sanità locale: «Allora conoscevo tutti in città, è per questo che oggi non mi toccano. Ma ho comunque paura». Quindici anni fa ha imparato l’osseto: «Mi avvertirono» spiega, «che avrei fatto meglio a impararlo. Adesso lo parlo bene, ma con l’accento georgiano». Nel suo quartiere sono rimasti soltanto altri tre georgiani, i suoi vicini di casa, e una donna che all’inizio di agosto era partita per le terme in Georgia, e che oggi non lasciano tornare. È bloccata a Gori, a venti minuti di automobile da qui, a casa della figlia. Per Tamara, l’Ossezia è terra georgiana. Lo è, lo è sempre stata, «È scritto nella storia» insiste, ma «fare la guerra per della terra è pazzesco». Che ne pensa di Saakashvili? «Dyrak!» (cretino) grida. Tamara non vuole la guerra, vuole la pace, non sa parlare di politica, vuole soltanto pace. Ha nostalgia dell’Urss, allora vivevamo tutti in amicizia. Che opinione ha di Stalin, padre osseto e madre georgiana? «Ho un’opinione eccellente di Stalin. Era un uomo che ascoltava tutti, poi diceva una parola sola, e tutti stavano zitti e ubbidivano felici». I trenta milioni di morti nei gulag sono tutte bugie. Nel paese di Xhetagurov, non lontano da Tsinkhvali, c’è una chiesa antica con la cupola a imbuto e il tamburo alto tipico delle chiese georgiane a armene, eppure tutti dicono «È una chiesa osseta». Poco lontano, dietro l’angolo colpito da un missile nella scorsa guerra e riparato con mattoni e cemento, c’è l’antico cimitero: su una delle lapidi è inciso 1850, e poi lettere in un alfabeto tondeggiante. Per Tamara è georgiano, lo legge da una fotografia e traduce parola per parola, per gli osseti è antico armeno. Misteri del Caucaso in guerra.

Tamara, come tutti gli osseti del Sud Ossezia, cinque anni fa ha ottenuto il passaporto russo. Non georgiano, perché è troppo complicato da ricevere qui a Tsinkhvali. Anche la sua pensione la paga la Russia. «Giusto o non giusto, se uno ti riempe la tasca di soldi, e l’altro non ti dà niente, con chi preferisci stare?» Stupita che l’Ossezia del Sud voglia unirsi alla Russia? «L’hanno sempre voluto, dal primo minuto dello scioglimento dell’Urss». Tamara nel ’54 si sposa con un osseto di cultura georgiana, si erano conosciuti alla scuola georgiana che oggi non esiste più. Lui è morto nella Prima Guerra, Tamara non sa esattamente il motivo, ma le hanno detto perchè si rifiutava di parlare osseto. I loro figli, nati da una georgiana e da un osseto che rifiutava la lingua osseta, si considerano osseti. Sia sua figlia, che vive a Rostov, che i suoi due maschi, tre case più in là sulla Ulitza Evreiskaya. Le sue amiche sono sia ossete che georgiane, vengono qui da lei a bere il suo vino e a mangiare il cavolo marinato: «Fuori, certo, sorridono e mi parlano con benevolenza, ma che cosa pensano davvero nel loro cuore?»

Pubblicato il: 09.09.08
Modificato il: 09.09.08 alle ore 13.10   
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