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Autore Discussione: GIOVANNA ZUCCONI I figli di Grillo  (Letto 3389 volte)
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« inserito:: Settembre 05, 2008, 09:30:38 pm »

5/9/2008
 
I figli di Grillo
 
 
GIOVANNA ZUCCONI
 

Al Festival di Venezia, trasformato in Multisala delle Emozioni, ieri è stata la giornata delle esternazioni forti: due, e pressoché in contemporanea. Una di Adriano Celentano, precursore e maestro del genere «esternescion», che ha attaccato nell’ordine (si fa per dire) i «politici degenerati» Berlusconi e Veltroni, la cordata per Alitalia, Formigoni e Moratti «genitori di Frankenstein» (questa però fa ridere...).

Eil parcheggio del Pincio, Chicco Testa «senza testa», Alemanno, l’Expo di Milano e parecchio altro. L’altra del regista Mimmo Calopresti, autore commosso del commovente film La fabbrica dei tedeschi sulla strage alla ThyssenKrupp, che dopo avere passato qualche mese a girare e montare scene di lacrime e sangue ne è uscito, e se ne è uscito, lui di sinistra, con una raffica di critiche anche contro il sindacato che «pensa solo al pil» mentre la gente muore.

Parole diverse di due artisti diversi. Che vanno a riversarsi nell’immane calderone delle dichiarazioni pronunciate o urlate ormai tutti i santi giorni, da tutti i pulpiti, in tutti i telegiornali e su molti giornali, e da esternatori di ineguale competenza ed efficacia. Ne siamo inondati, ne siamo frastornati. Al punto che si rischia di pensare che sia tutta la stessa materia indistinta e gridata: un mix di furbizia, protagonismo, scorciatoie demagogiche. Ma le parole sono creature delicate. Come distinguere quelle autentiche da quelle «paracule», quelle che davvero dicono dalle altre soltanto autopromozionali? Un outsider pensoso come Calopresti non rischia forse di gettare il suo sasso nello stesso stagno dove navigano - da anni - esternatori per hobby o per professione?

Come per altri comparti della cultura di massa, e massificata, manca un vaglio che lasci filtrare solo le pepite, e scarichi altrove i detriti, la massa inerte delle parole insignificanti, dette tanto per dire, tanto per avere due minuti di popolarità sui teleschermi della sera o cinque righe nelle edicole dell'indomani. E in questa omissione di giudizio non si può certo dire che i media (quasi tutti) brillino per vigilanza, e soprattutto per sobrietà. Ci sono dichiaratori quotidiani (per esempio Gasparri, che esterna a mitraglia) che finiscono per avere lo stesso spazio, e dunque ahimè lo stesso peso, di filosofi originali e parchi, o di pensatori spiazzanti.

Bisognerebbe inventare una critica delle esternazioni e delle dichiarazioni da giornale. Qualcuno che valuti e metta in guardia contro gli effettacci, i titoli facili, la parola rumorosa e vuota. Che ristabilisca una gerarchia delle parole, non tutte eguali come la ghiaia sonora che crepita ovunque. Magari che commini squalifiche (come il giudice sportivo) per chi prevarica o imbroglia o esagera, costringendolo a saltare almeno un turno: hai già dichiarato ieri, fatti da parte. Che misuri le competenze e denunci le incompetenze, perché l’universo mediatico pullula di pareri (a volte perfino richiesti: ed è quasi istigazione a delinquere...) che non hanno alcuna titolarità, non discendono da esperienze, da saperi, da pensieri, da emozioni vere (come quella di Calopresti), ma solo da un microfono aperto, e aperto quasi per chiunque passi nelle vicinanze.

Perfino Celentano, che pure di esternazioni è un campione indiscusso (i giornali lo chiamano guru, speriamo che lui se la rida), rischia di ritrovarsi a imitare se stesso. Cominciò a sparare sul pianista quando la comunicazione aveva toni e volumi decisamente più soft. Un pioniere. Un inventore. Ora il frastuono del saloon è tale, che neanche ci si domanda più il significato, giusto o sbagliato, di quello che si dice. Il dopo Grillo & C. è un territorio dove la voce umana è diventata così esondante, e invadente, e strumentale, che cercare la misura delle parole potrebbe essere l'unico modo per farsi ascoltare davvero.
 
da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 16, 2010, 04:10:26 pm »

CHE LIBRO FA...

12/3/2010 - ... IN USA

Aiuto, tre donne al vertice!
   
GIOVANNA ZUCCONI

È un bel gioco, e può durare tanto. Lo comincia Laura Miller su Salon.com. Salon, per la cronaca, è una delle più antiche riviste online; risale al 1995, praticamente al mesozoico, eppure non perde smalto. Scrive la capessa della pagina libri: da che mondo è mondo, gli scrittori danno consigli ad altri scrittori. È ora invece che a guidare chi scrive sia chi legge, o chi dovrebbe leggere ma a volte non riesce ad andare avanti. Per cominciare, è lei a fornire cinque consigli ai novizi. Leggerli, e anche dissentirne, è divertente e fa venire voglia di cimentarsi. Eccoli.

Uno: che il protagonista non soltanto rifletta e osservi, ma sia mosso dal desiderio di qualcosa. Due: che il protagonista faccia qualcosa, non sia passivo. (Fin qui, sembrano le qualità che dovrebbe avere un corteggiatore, più che un personaggio letterario). Tre: i lettori vogliono una storia, dei personaggi, un tema, un'ambientazione; in questo ordine. Quattro: i lettori se ne infischiano dello stile, della bella scrittura, così come non si va al cinema per ammirare la fotografia o i costumi.

Cinque: lo humour è apprezzato. Ha senso oppure no, un elenchino del genere? Laura Miller avverte che, ovviamente, tanti scrittori di genio hanno infranto queste e altre regole. Altrettanto ovviamente, sono princìpi parecchio generici: necessari, ma non sufficienti. Però può essere utile stuzzicare la consapevolezza dei lettori, smontare i meccanismi di trascinamento di un libro, fomentare un atteggiamento critico, sia pure in formula così rozza. Chissà se la prossima volta che un romanzo ci prende, oppure ci stufa, verificheremo se le cinque regolette sono state applicate, o ne inventeremo di nuove.

Andrebbe fatto, ad esempio, per i libri al top delle classifiche: invariata quella della nonfiction, movimentata invece quella della narrativa. Facciamo un altro gioco. I primi tre titoli sono: Fantasy in Death di J.D.Robb, che è lo pseudonimo usato da Nora Roberts per i thriller; The Help di Kathryn Stockett, ossia L'aiuto già tradotto da Mondadori; e Black Magic Sancrion di Kim Harrison. Che cosa hanno in comune questi bestseller? Sono tutti e tre scritti da donne, e non è che capiti spesso di avere tre donne al vertice. In classifica, e altrove.

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