LA-U dell'OLIVO
Aprile 19, 2024, 03:59:32 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Chi muore si rivede...  (Letto 2484 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Luglio 16, 2007, 07:20:04 pm »

Chi muore si rivede

Siegmund Ginzberg


Chi non muore si rivede? O bisognerebbe piuttosto dire: chi muore si rivede? L’ultimo video mostra un Osama Bin Laden un po’ ingrigito, un po’ dimagrito, un po’ più stanco, un po’ più sciupato rispetto a quello che s’era visto commentare gongolando l’11 settembre, o discendere, kalashnikov in spalla, una pietraia, dicono alcuni. Ma no, è esattamente la stessa immagine che si era già vista nel 2002, non molto dopo l’invasione dell’Afghanistan, sostengono altri. Comunque sia, questa è la foto di uno che sta un fiore. Non c’è verso di sapere con certezza se si tratta di un’immagine recente o vecchia, integra o ritoccata, e quale rapporto abbia il clip di meno di un minuto su Bin Laden con gli altri personaggi e avvenimenti evocati dal video di 40 minuti intercettato ieri su un sito militante.

Per tagliare corto i dubbi dovrebbero mettergli in mano un giornale datato, come si soleva fare coi sequestrati, ma anche quello si può ritoccare, sostengono gli esperti. L’immagine ha il logo, il marchio di garanzia di As-Sahab, la nuvola, il dipartimento produzione video, la sezione pubblicità ufficiale di Al Qaeda. Siccome nel clip Bin Laden parla di martirio, esalta coloro che muoiono nella jihad o guerra santa, ricorda che anche Maometto desiderava poter essere un martire, potrebbe benissimo anche essere un necrologio, un santino funerario. Dovessero annunciare il decesso del loro leader, forse manderebbero in onda proprio questa immagine, e richiamerebbero il martirio anche se fosse morto nel suo letto. L’ultima registrazione audio risale ad esattamente un anno fa, era l’investitura di un nuovo luogotenente di Al Qaeda in Iraq dopo l’uccisione di al-Zarqawi. L’ultima immagine video a molti anni prima. Che il personaggio ritratto sia vivo o morto, stia benone o stia tirando le cuoia, si tratta di una foto che vale per il messaggio virtuale che convoglia. Osama quest’anno compirà 50 anni. Non è un’età avanzata. Se si presentasse candidato alle elezioni potrebbe innalzare la bandiera del ringiovanimento. Ma nell’immaginario del pubblico occidentale è un uomo cui da decenni viene data spietatamente la caccia, un uomo malato, che avrebbe continuamente bisogno di dialisi, e che invece da quasi 7 anni non può più permettersi di dormire nello stesso letto per due notti di seguito, costretto a muoversi continuamente tra caverna e caverna, in uno dei terreni più impervi e ostili sulla faccia del pianeta, le catene montuose e i deserti da un lato e dall’altro della frontiera tra Afghanistan e Pakistan. Dovremmo immaginarcelo stanco, demoralizzato per la perdita dei più stretti collaboratori e per i colpi micidiali inferti alla sua organizzazione, provato psicologicamente oltre che fisicamente, precocemente invecchiato. Dovremmo immaginarlo sofferente, col volto scavato, barba e capelli ormai tutti bianchi. Magari travestito per non farsi riconoscere, o solo sporco come lo era il Saddam tirato fuori dalla sua buca. Per l’appeal del leader non è necessario che sia florido e ben curato. Gandhi sfoggiava magnificamente il suo corpo ischeletrito, Mao e Zhou Enlai a Yenan si facevano fotografare con gli abiti spiegazzati, quasi da pezzenti. Il personaggio che ci viene mostrato in questa immagine colpisce invece per l’eleganza. E ad ogni modo ha tutta l’aria di uno che sta certamente meglio di me, forse di molti di voi.

Sarà un falso, un’immagine di propaganda. Ma la cosa che fa più impressione è che la sensazione che Bin Laden sia non solo vivo e vegeto, ma in ottima salute, viene confermata dall’America. Proprio un paio di giorni prima che si venisse a sapere di questa nuova foto, il Senato Usa aveva raddoppiato la taglia sul capo di Al Qaeda, portandola a 50 milioni di dollari. Non si raddoppia la taglia su un ricercato già spacciato. Anche la sua organizzazione sembra godere di miglior salute di quanto ci era stato fatto credere in questi anni. Solo l’elenco delle dichiarazioni di vittoria prenderebbe pagine e pagine di questo giornale. Ora anche George W. Bush ammette che qualcosa, specie in Iraq, non è andato per il verso giusto e che, comunque l’America è «stanca della guerra». Dopo aver sostenuto a suo tempo che Osama era ormai fuori gioco, ancora lo scorso ottobre, cioè meno di un anno fa, si era detto sicuro che «assolutamente, stiamo vincendo, Al Qaeda è in rotta». Ma almeno una parte dell’intelligence Usa non la pensa affatto in questo modo.

È arrivato l’altro giorno sui giornali americani il contenuto di un rapporto di 5 cartelle compilato dal National Counterterrorism Center, in cui si avverte che Al Qaeda gode ora di salute ancora migliore di quanta ne avesse alla vigilia dell’11 settembre 2001. «Al Qaeda meglio attrezzata a colpire l’Occidente», dice il titolo del documento, in cui si avverte che l’organizzazione di Bin Laden è «sul piano operativo molto più forte di quanto fosse un anno fa», si è «consolidata a livelli non visti dal 2001» e sta «mostrando sempre maggiori capacità di attacchi in Europa e negli Stati uniti». Abbiamo spesso sentito l’argomento per cui il «centro» di Al Qaeda sarebbe stato in difficoltà, mentre si allargava il terrorismo indipendente in «franchising», con il marchio ma più scadente, e che in questa categoria rientrerebbero anche Madrid 2004, Londra 2005 e gli episodi più recenti. Contribuiva ad accreditare questa interpretazione il fatto che dal 2001 non ci sia più stato un attentato clamoroso negli Usa. Ma è stato lo stesso supercommissario per la sicurezza nazionale di Bush, Michael Chertoff, a dichiarare qualche giorno fa la sua «sensazione viscerale» che anche per la fortezza Usa si «stia entrando in un’estate di rischio crescente».

«Siamo in guerra, e metà della guerra si combatte sui campi di battaglia dei media», aveva spiegato il numero due di Osama, Ayman al-Zawahri, in una lettera al luogotenente Zarqawi in Iraq. Il guaio è che forse stanno vincendo su entrambi i fronti. In Iraq e in Afghanistan sta andando come sta andando. In Pakistan, forse peggio ancora si quanto si poteva temere. Fosse solo la propaganda di Al Qaeda a dirci che il terrorismo col volto di Bin Laden scoppia di salute, sarebbe quasi rassicurante. Se ce lo confermano i massimi responsabili a Washington, c’è da avere davvero paura.

Pubblicato il: 16.07.07
Modificato il: 16.07.07 alle ore 7.48   
© l'Unità.
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!