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Autore Discussione: Sandra Bonsanti. Libretto nero del Paese Italia  (Letto 3493 volte)
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« inserito:: Settembre 02, 2008, 12:16:40 am »

Quattro passi per avere fiducia

Sandra Bonsanti


«La fiducia» scrisse Hannah Arendt «non è una vuota illusione, e alla fine, è l’unica cosa che può far sì che il nostro mondo privato non diventi un inferno». La fiducia, allora, è insieme qualcosa di concreto ed essenziale. Non possiamo farne a meno. Se non l'abbiamo, dobbiamo inventarcela.

Tra i vialetti e gli stand della prima festa del Partito democratico sono in cerca di motivi di fiducia. Non sono la sola: una sparuta processione di volti conosciuti da una vita, nelle sezioni, nei dibattiti, nelle file per le primarie. Un anno fa, in questo inizio di settembre era cominciata l’organizzazione dell’evento che avrebbe eletto Veltroni primo segretario del nuovo partito. Poi è accaduto di tutto: stesse facce al vertice, parlamentari nominati e scelti dalle correnti, elezioni straperse, e un governo di destra, pericoloso e imbroglione. Prospettive? Zero o giù di lì.

Voglia di reagire, non ne parliamo. Opinione pubblica, preoccupata del bene comune, inesistente, secondo la discussione innescata da Moretti. «Prima o poi dovremo rassegnarci a fare l’opposizione» ci dice un depresso Altan nella sua ultima vignetta.

Forse non è qui che si deve venire a cercare fiducia e speranza. Qui sono anche fisicamente riconoscibili gli scontri estivi fra amministratori e responsabili politici del Pd. Si aspetta Veltroni, tra qualche giorno, reduce dalla speranza americana, a ridare qualcosa a questa gente, che nell’attesa concede il suo applauso a Antonio Di Pietro per la sua posizione sulla giustizia. Consoliamoci pensando che le feste di partito contano sempre meno, sostituite da manifestazioni diverse, come, dice “Il Corriere della sera” i dibattiti culturali di Cortina. Anche se è noto che la perla delle Dolomiti non è proprio la vacanza alla portata della classe operaia. Che per altro non c’è più, o è talmente preoccupata da altre cose essenziali per sopravvivere che difficilmente avrebbe voglia di ispirarsi all’ombra delle Tofane. Ma, dice Hannah Arendt, della fiducia non si può fare a meno. Provo a dire alcune cose che mi ridarebbero fiducia.

1): la certezza e dunque una solenne riaffermazione, che, come ha detto Gustavo Zagrebelsky a luglio, nell’incontro milanese di Libertà e Giustizia «non si può barattare un principio con una presunta utilità» e dunque che sui principi bisogna essere «fermamente intransigenti», pretendendo il rispetto dei «fondamentali della democrazia». Non usciremo da questa crisi di fiducia, di speranza, di assenza di opinione pubblica se penseremo che questo è il tempo di compromessi sui principi.

2): L’opposizione alla non-cultura del governo Berlusconi deve essere decisa, forte, visibile. Qualcuno pensa che Barack Obama avrebbe vinto le primarie o avrebbe chance nella corsa alla Casa Bianca se non avesse indicato chiaramente in Bush e in Mc Cain l’avversario da sconfiggere per il bene del Paese, se non avesse specificato punto per punto la differenza del suo progetto sociale e politico, se non avesse approfondito e non appianato il solco tra lui e l’altro? Se Obama non vincerà non sarà certo per il coraggio con il quale ha attaccato, ma per il colore della sua pelle. Ma io credo che vincerà e dimostrerà al mondo che cambiare si può.

3): l’opposizione deve essere “radicata” deve cioè poter contare su un partito che c’è, ed è radicato. Ma un partito non si radica sull’aria, ha bisogno di un terreno culturale, politico e soprattutto programmatico che per ora non c’è, e questo semplice fatto lo dicono tutti i leader del Pd. Serve tanto per cominciare un’agenda delle priorità. Quali sono le priorità del Pd per le settimane, i mesi a venire? Andrà dietro ai folli disegni del governo, penso alla giustizia ma non solo: federalismo cialtrone, scuole cancellate (e dove andranno a scuola i bambini che vivono in aree poco popolate? Li deporteremo tutti, o diremo che tornino a badare alle pecore, che la scuola è per i figli dei benestanti e basta?).

4): cercherà, il Pd, di riconquistare, Costituzione e regolamenti alla mano, un po’ di dignità e di potere al Parlamento o consentirà il progressivo impoverimento nel nome della rapidità delle decisioni e degli accresciuti poteri del Premier? Ditelo, fatecelo sapere. Non solo perché è necessario a voi, a noi, per esistere e resistere.

Perché quel 25 ottobre che non arriva mai e che arriverà comunque quando i guasti maggiori saranno già stati compiuti, vorremmo anche noi cittadini depressi poter dire «Basta!» come lo ha detto Barack Obama. E trovare qualcosa di solido, la fiducia, appunto, per non tornare ai pomodori dietro casa. Dopo la fine delle ideologie e poi dei partiti della prima Repubblica c’è stata la percezione che anche i principi fossero disponibili: giustizia uguale per tutti, diritti civili, dignità del lavoro, separazione dei poteri, libertà di opinione e di informazione. Come direbbe Obama, Berlusconi «just doesn’t get it», cioè non ne capisce nulla o non gliene importa nulla. Oppure ne capisce anche troppo e sa che su questo vuoto di diritti lui può fondare il suo potere forte. Perché tanto gli italiani non se ne accorgono nemmeno, presi come sono dalla difficoltà di arrivare alla terza settimana del mese o di programmare il futuro dei figli. La fiducia, non dobbiamo perderla, affinché il nostro mondo privato non diventi un inferno. Ma nemmeno questo interminabile purgatorio è augurabile a chi sia riuscito a salvare un po’ di speranza.

Questo articolo sarà pubblicato oggi sul sito di Libertà e Giustizia www.libertaegiustizia.it

Pubblicato il: 31.08.08
Modificato il: 01.09.08 alle ore 13.08   
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 25, 2008, 11:56:33 pm »

Libretto nero del Paese Italia

Sandra Bonsanti, 21-07-2008


Cerchiamo di guardare ai fatti di ogni giorno col distacco del viaggiatore straniero, che sappia qualcosa dei destini e della storia delle democrazie, e che si soffermi a osservare come vanno le cose nel Paese che tre mesi fa, con libere elezioni, ha punito una sinistra litigiosa, pasticciona e inconcludente e ha consegnato il potere a Silvio Berlusconi.

1) Gli studiosi di politica e di Costituzione ci dicono che in Italia si è instaurato un presidenzialismo di fatto, senza alcun contrappeso, e che l’equilibrio fra i poteri è profondamente compromesso.

2) Il Parlamento è stato scelto, “nominato”, da pochissimi capi di partito, i cittadini hanno votato ma non hanno potuto scegliere i propri rappresentanti. I parlamentari costituiscono oggi gruppi totalmente asserviti alle richieste di chi li ha nominati.

3) Il Parlamento, dunque ha perso il potere costituzionalmente previsto, non rappresenta se non molto debolmente il popolo, e siamo in presenza di un forte spostamento del potere dal Parlamento al governo. Decreti legge e fiducia espropriano i parlamentari di ogni possibilità di incidere sulle scelte legislative. Ha detto il senatore Gerardo D’Ambrosio : “Si sta smarrendo la funzione del Parlamento e ora vogliono mettere mano al Csm l’altro organo costituzionale che ha cercato di mettere un argine”.

4) La maggioranza votata ad aprile è decisa ad andare avanti da sola, preannuncia con le dichiarazioni del suo Capo che cambierà la Costituzione anche da sola ed è disponibile a regalare all’opposizione una formalizzazione del governo ombra che rafforza il cosìdetto “bipartitismo coatto” e tende a ridurre sempre di più la visibilità e il potere di incidere di ogni forza intermedia.

5) Per settembre si annuncia una riforma “radicale” della giustizia, ovvero, della magistratura, che con una legge costituzionale già preannunciata potrebbe perdere del tutto la sua autonomia e esser ricondotta, anch’essa come il Parlamento sotto i poteri del governo.Si prepara il ritorno all’immunità parlamentare mentre il Premier si è già sottratto al giudizio e una nuova Tangentopoli si profila all’orizzonte.

6) L’informazione che già ha subito colpi molto duri dalla fiacca voglia di indipendenza dei giornalisti, è ogni giorno sotto la minaccia di una riduzione del potere di cronaca e di aumento delle pene previsto per coloro che osano sgarrare.

7) Ma potrebbe essere anche il primo punto: la situazione economica, critica anche in altri Paesi, da noi potrebbe colpire di più, e avere effetti devastanti sull’occupazione, sui salari, sui servizi sociali ecc. Una situazione molto grave per affrontare la quale servirebbero una visione e un progetto complessivo che l’attuale classe politica non è in grado di offrire e forse nemmeno sta inseguendo.

Fico La maggioranza che ha vinto le elezioni  ha anche annunciato che intende dare un solenne contributo alla “riscrittura” della storia che si insegna ai nostri ragazzi, all’insegna di un forte revisionismo, che faccia piazza pulita di tanti “miti”, come la lotta di liberazione dal nazifascismo che sono alla base della nostra Costituzione. Ce ne accorgeremo l’anno prossimo, quando si tratterà di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia e nel comitato organizzatore sono stati inseriti ex repubblichini e revisionisti doc. Nel frattempo Bossi reclama insegnanti del Nord per le scuole del Nord e insulta l’inno di Mameli. Riscrittura della storia nazionale e federalismo di tipo leghista possono incidere profondamente sul tessuto civile unitario del Paese.

9) La proposta di schedare i bambini rom non è stata accantonata. Le impronte sulla carta di identità per tutti dal 2010 non risolvono affatto il problema di una scelta discriminatoria e razzista.

Il viaggiatore straniero, arrivato a questo punto, potrebbe trarre delle conclusioni drammatiche e chiedersi verso quale futuro sia avviato questo Paese e se ne sia consapevole. I cittadini italiani e la loro classe politica sono invece restii a farsi domande, preferiscono scomporre il quadro e pensare uno alla volta ai mali che li affliggono, senza mettere insieme i vari tasselli: il mosaico finale rischia di creare qualche turbamento.

Inoltre molti commentatori politici suggeriscono di lasciar perdere, dicono che agli italiani di queste cose non importa un bel nulla, preoccupati semmai solo dal punto 7) dell’elenco, che fra tutti riguarda direttamente ciascuno di noi, e lo tocchiamo con mano appena facciamo la spesa o il pieno della benzina.

Il catalogo approssimativo che ho compilato, una sorta di libretto nero della democrazia in Italia, non è frutto soltanto di una mia personale ubbia: esso è stato declinato, non tutto assieme, ma alla spicciolata, dai partecipanti al seminario sulle riforme organizzato da 14 fondazioni e associazioni, da costituzionalisti e membri dell’attuale Parlamento. Molto efficaci in particolare nella denuncia dello scadimento della qualità della democrazia sono stati quelli dell’Udc (Casini, Tabacci e D’Onofrio) perché in quanto forza di opposizione e di minoranza nell’opposizione sentono più di altri su se stessi il peso dell’autoritarismo berlusconiano. Ha detto Tabacci a Cicchitto, il craxiano ancora oggi in cerca di Repubblica presidenziale, che con il loro progetto “l’Italia finirà in Argentina, non in Nord America”.

Ha scritto W. S. Allen nel ’68, ricostruendo la nascita del nazismo in una cittadina dell’Hannover che “l’effetto principale della depressione fu quello di radicalizzare la città. Di fronte alla crisi economica avanzante, i cittadini furono inclini ad accettare cose  che li avrebbero indignati in altre circostanze”. In contrasto con “l’insensata girandola di alterchi e di inefficienza politica, i nazisti si presentavano come un’alternativa di unità, impegnata ed energica…la loro propaganda giocava sulle necessità e le paure della città, riuscendo a conquistarsi l’obbedienza della classe media, confusa e turbata”. Tutto ciò creò le basi per la presa del potere. Lo stesso Allen sottolinea come ognuno vedeva l’uno o l’altro aspetto del nazismo “ma nessuno riuscì a vederlo in tutta la sua odiosità”. E, dopo aver ricordato che uno studioso degli anni in cui iniziò la dittatura, Konrad Heiden, parlò di “coup d’état a rate”, conclude il suo libro dicendo: “Il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di percezione; da questo punto di vista il destino di Thalburg sarà probabilmente condiviso da altri uomini, in altre città, in circostanze simili. E il rimedio non verrà trovato facilmente”.

E’ una questione di percezione: è proprio così. Ci consoliamo con la certezza che tutto ciò è accaduto in un altro secolo, in un altro paese, e qui non c’è Hitler alle porte, non c’è il nazismo e nemmeno il fascismo. Solo una democrazia in affanno e una Costituzione messa sotto i piedi giorno dopo giorno. Solo questo…

Solo…

L’Italia vivacchia. Una parte va al mare e una parte quest’anno per la prima volta da tanto tempo rimane in città. Ci sono da riscoprire i giardini dell’infanzia, i discorsi col vicino di casa, il cinema all’aperto, le partite a carte, i gelati e il fresco nelle vie medievali della nostra Italia. Ma la percezione che non si sa dove andremo a finire, la percezione del buio oltre la siepe, almeno questa cominciamo a coltivarla. Non è troppo presto, per cercare un rimedio. E, come prevedeva Heiden, anche questa volta non sarà facile trovarlo.


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