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Autore Discussione: Roberto Brunelli. Dylan, canzone dell’amore perduto  (Letto 5461 volte)
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« inserito:: Agosto 26, 2008, 06:48:26 pm »

Dylan, canzone dell’amore perduto

Roberto Brunelli


Il desiderio è un blues che non muore mai. Ti dà la caccia, anche quando gli anni ti scavano sulla faccia rughe profonde come la terra. «Forse c’eri, forse no, forse hai toccato qualcuno e ti sei bruciata»: parole e musica di Bob Dylan. Una canzone struggente, ombrosa, strana, dimenticata, lasciata in fondo a un cassetto. Registrata nel ‘97 per le sessions di Time out of mind, ma tenuta fuori - per qualche motivo misterioso - dalla «tracklist» finale di quel disco: Dreamin’ of you oggi riemerge d’improvviso imponendosi come una delle ballate d’amore più struggenti che il vecchio cantore abbia mai scritto.

Non un grammo di quel lirico cinismo cui Dylan ci ha abituato nei decenni, appena un soffio di quel wild, thin mercury sound (il «sottile selvaggio suono di mercurio») di quando Bobby stava in cima all’onda più alta della tempesta perfetta degli anni sessanta. Forse una confessione, fin troppo limpida per poter essere accettata dallo stesso Dylan: Dreamin’ of you fa parte di una manciata di inediti raccolti in un triplo cofanetto che uscirà il 6 ottobre nelle «Bootleg series», che raccolgono oramai da un bel po’ di anni le rarità, le chicche, le stranezze e gli inediti di quattro decenni di opera dylaniana. Tell Tale Signs: rare and unrealeased 1989 - 2006 comprende versioni finora sconosciute, alternative, demotape oppure pezzi registrati dal vivo pescati dal mare magnum degli anni che vanno dalla «rinascita» creativa di Oh Mercy (1989) all’ultimo Modern Times (2006). Ci sono cose che ai tanti dylaniati suonano come promesse di delizie proibite: versioni sconosciute di Born in Time e di Ring Them Bells, vari pezzi live (tra questi Cold Irons Bound e Cocaine Blues), gemme come lo standard Mary and the soldier, e una versione finora ignota di Ain’t talking, considerato la «Divina commedia» dell’ultimo Dylan. Tra gli inediti veri e propri, Duncan & Brady, 32-20 Blues, God knows, Miss the Mississippi, Red River Shore.

Ma la sorpresa nelle sorprese è, appunto, Dreamin’ of You: un dolente eppur accattivante viaggio nel desiderio di un uomo alle prese col buio, narrazione (forse) di un amore perduto, racconto musicalmente contagioso e maliosamente obliquo che può oggi legittimamente entrare nell’empireo dylaniano. Probabilmente sarebbe stato un successo, se il vecchio Bob non avesse fatto uno di quegli strani scherzi - musicali, esistenziali, concettuali, finanche spirituali - con cui ha disseminato la sua vita. Non a caso, la canzone è stata scelta per rappresentare l’intero cofanetto, ed è disponibile (ma pochi sembrano esserse accorti) in download sul sito www.bobdylan.com, mentre il testo sta già circolando sulle dozzine di siti dedicati al «menestrello di Duluth» sparsi su tutto il globo terracqueo. La canzone impazza nei blog, e non sono pochi quelli che si chiedono - stupefatti - come mai sia stata esclusa, undici anni fa, da un album considerato tra i migliori di sempre. Il fatto è che quella degli inediti di Dylan è una storia nella storia: i precedenti di pezzi esclusi dalla discografia ufficiale sono spesso clamorosi. Sempre oscuri i motivi, e quasi sempre sorprendenti gli esiti. Il caso più straordinario è quello di Blind Willie McTell: registrata per l’album Infidels, del 1983, non vide la luce fino al primo cofanetto delle «Bootleg series», edito nel 1991. La canzone, però, circolava da anni in copie pirata, e col tempo ha assunto un’aura mitica al pari di un classico come Masters of War e Tangled up in blue. A Series of dreams è capitato lo stesso destino. Un pezzo portentoso, che fu escluso da Oh Mercy, proprio come Dignity, oggi probabilmente più noto di altri pezzi di quell’album, che pure fu considerato il grande «comeback» alla fine di un decennio considerato il più debole della lunga carriera di Bob.

L’altro totem è quello, oramai leggendario, dei Basement Tapes: immaginatevi Dylan, nel ‘67, appena uscito da un incidente di motocicletta («mi salvò la vita», come ebbe a dichiarare anni dopo), che si chiude in una cantina a Woodstock insieme ai vecchi amici della Band a tirar fuori dal cilindro pezzi che parevano uscire direttamente dalle viscere della tradizione americana. Ebbene, l’album circolò per anni illegalmente, per esser finalmente messo sul mercato, con grande successo, nel 1975. È invece di pochi giorni fa la notizia di 23 poesie inedite scritte per il fotografo Barry Feinstein: il quale, lo racconta lui medesimo, nei primi anni sessanta aveva fatto un lavoro «sul lato oscuro del glamour» (Hollywood e affini), chiedendo a Bob di scrivere delle liriche in tema. Il manoscritto è ricomparso d’incanto, pochi mesi fa, nelle cantine dello stesso Feinstein. Nemmeno Dylan, dicono le cronache, si ricordava di averle scritte, quelle poesie.

Indecifrabile Bob. Chissà perché, nel ‘97, decise di lasciar fuori Dreamin’ of you: forse perché il posto della ruvida canzone d’amore era già presa da Love Sick, o forse perché alcuni passaggi sembrano usciti da Standing in the doorway... «Spirali di pulviscolo dorato, qui e là, in una fiammata, come raggi di luci in una stella», cantava ieri/oggi mister tamburino. Dylan, si sa, è uno scrigno di misteri. Ma basta saperlo: la chiave per aprire quello scrigno è - ed è sempre stato - il desiderio.

Pubblicato il: 26.08.08
Modificato il: 26.08.08 alle ore 12.46   
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