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Autore Discussione: Lidia e Lorenzo a Venezia: peggio di 13 anni fa non poteva andare  (Letto 3307 volte)
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« inserito:: Agosto 31, 2008, 10:42:39 pm »

Lidia e Lorenzo a Venezia: peggio di 13 anni fa non poteva andare

Chiara Gamberale


Campiello, 1995
Enrico Brizzi arriva secondo, ma indiscutibilmente il suo Jack Frusciante è uscito dal gruppo è il vincitore morale dell’edizione - se la morale di un libro ha in qualche modo a che fare con il numero delle copie vendute (bah), il favore della critica (bah) e la profondità con cui riesce a incagliarsi e significare qualcosa in chi lo legge (secondo me sì). Comunque. Brizzi non vince ma vince e scrive per Cuore una specie di cronaca della sua serata a Venezia, dove a un certo punto se ne esce così. «Hai scritto un libro, fai qualcosa di abbastanza demodè da essere all’ultimo grido: le ragazzine più deboli restano rapite. Un’aspirante scrittrice di Roma mi segue per tutta la serata, mi lascia una cassetta memoriale per sfondare la barriera fan-divo. Mi infastidisce esserci, in certi casi». A mia difesa posso dire solo che avevo diciotto anni. Perché quella gran rompiscatole dell’aspirante scrittrice romana ero io. All’epoca studiavo a Padova e avevo fatto di tutto per lavorare come hostess al Campiello proprio per incontrare lui. Che con il suo libro tanto profondamente si era riuscito a incagliare e significare e via così. Se volessi sfondare la barriera fan divo o cosa, non lo so. Ma è vero: mi ero presentata con una cassetta delirante in cui avevo registrato un paio d’ore di monologo sull’importanza della letteratura e dell’amore nella mia vita. Insomma: un po’ forse me l’ero cercata. Campiello, 2008 La Zona Cieca racconta l’incontro fra Lidia, che gioca la vita di pancia, inciampando nelle sue stesse emozioni, e Lorenzo, che la vita la gioca di testa, ostenta distacco ed è uno scrittore affermato, molto stimato dalla critica. Come sempre, anche stasera, mentre la Fenice comincia a riempirsi e le luci a calare, non la pensano (e non la sentono) alla stessa maniera. Lidia: - Ho una cosa qui in gola che va su e giù. Lorenzo: - Dimmi te. Come se davvero un premio significasse qualcosa. Per chi il libro l’ha scritto l’avventura dovrebbe finire al momento della pubblicazione. - Ma sì, lo so che l’importante è partecipare... - Non ho detto partecipare: scrivere. - Ma certo che è così. Però: che cosa ci vuoi fare? Stavolta non c’è di mezzo solo un libro, insomma La Zona Cieca in questione prima di tutto è stata di persone vere che veramente si sono fatte tanto bene e tanto male e questo libro è una specie di amuleto per loro... e poi tutto quello che è successo dalla pubblicazione in poi, perché negare che ci riguardi?: scoprire quante Lidie e quanti Lorenzo ci sono in giro e perfino quanti Lidi e quante Lorenze... - ...e quando a marzo sono arrivate le minacce di morte da parte di quel mitomane certo che fosse ispirato a lui, il personaggio di Lorenzo? - Non ci scherzare. Che mi sono spaventata sul serio, quella volta. - Appunto: se proprio un libro ci deve altro rispetto al suo valore intrinseco, questo ci ha dato pure troppo. Non ti basta? Perché essere in fibrillazione stasera? - Perché la competizione gioca su campi oscuri dell’animo umano! - E il cervello non serve a niente, scusa? Non serve a illuminarli quei campi? - Dai: è da giugno che abbiamo a che fare con gli altri quattro finalisti: guardali... Per l’ennesima volta mi domando ma chi sono, veramente? Quanto ho capito di loro? Quanto mi è sfuggito? Quanto volevano far capire e quanto volevano sfuggisse? - Ma che è? Il Grande Fratello? - Senti, più pensi di poter dominare una cosa e più quella cosa ti domina: il Campiello è il Campiello, come dire, una cosa grande, e facce e persone che prima non conoscevi e poi sì, non posso credere, che ne so, che da qualche parte non ti sei prima abituato e poi affezionato agli industriali veneti che organizzano tutto e da giugno ci hanno accompagnato su e giù per l’Italia, non pos... - Affezionato? Sei definitivamente impazzita? Che farai adesso, registrerai una cassetta per Lola Ponce e Giò di Tonno? Sbrigati che si stanno esibendo ora, poi magari se ne vanno. - Stronzo. - No scusa, tu mi dici che in due mesi ti sei affezionat... - Sai cosa? Se vai avanti così affonderai nelle sabbie mobili di quei gruppetti lugubri para-intellettuali che con l’alibi della banalità del mondo si autogiustificano il fatto che i loro libri non li legge nessuno. - Quali indutriali, quali intellettuali: gli ambienti non esistono. Esiste solo la letteratura, punto. La gente viene dopo. - No, arriva adesso: guarda il cartellone, ci sono i primi verdetti della giuria popolare. Aiuto... Ma chi saranno ’sti benedetti trecento lettori? È da giugno che me lo chiedo. Chissà che fanno, che pensano, come leggono, come stanno. - Bah. Che ti devo dire. L’umanità è la peggiore delle razze. Dovrebbe bastarti questo per consider... - Shhh. C’è il nome del vincitore. Qui Lorenzo ha un momento d’incertezza: uno di quelli che nel libro danno speranza a Lidia, e respiro alla loro storia. Dura un attimo. Lorenzo: - E adesso? Lidia: - E adesso un po’ ci sono rimasta male. - Piuttosto vergognoso da parte tua. - Forse. Li lascio soli. Continueranno a discutere, non arriveranno a nessun compromesso e a un certo punto cambieranno argomento: sempre e solo per avere un altro spunto per dimostrarsi a vicenda di pensarla (sentirla) diversamente. Per quanto riguarda me, invece, stavolta la penso (e sento) come Lidia. Comunque: peggio di tredici anni fa non poteva andare.

Pubblicato il: 31.08.08
Modificato il: 31.08.08 alle ore 15.15   
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