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Autore Discussione: Dino Petralia: «Separare le carriere? Un colpo all´imparzialità dei magistrati»  (Letto 2351 volte)
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« inserito:: Agosto 23, 2008, 11:51:13 pm »

Dino Petralia: «Separare le carriere? Un colpo all´imparzialità dei magistrati»

Sandra Amurri


Continuano a far discutere e a provocare reazioni le anticipazioni rilasciate da Silvio Berlusconi in tema di riforma della giustizia, suo cruccio da sempre, a cui lavora con il suo fidato Guardasigilli Alfano, definite di ispirazione falconiana. Un´affermazione che Dino Petralia, componente del Csm per il «Movimento per la giustizia» - gruppo fondato, tra gli altri, proprio da Giovanni Falcone - e già procuratore capo di Sciacca e sostituto a Trapani negli anni in cui venne ucciso Ciaccio Montalto, respinge con quell´equilibrata pacatezza irremovibile che lo contraddistingue.

Dottor Petralia, dall´obbligatorietà dell´azione penale si passa alla discrezionalità in nome di Falcone…

«Giovanni Falcone nei suoi scritti, effettivamente, si era posto il problema dell´obbligatorietà dell´azione penale, anzi, fu uno dei primi magistrati che ebbe la schiettezza di affermare che il Pm ha un potere anche nel selezionare le notizie di reato, dando impulso ad alcune e mettendo in secondo piano altre. Ma non si pronunciò mai per la discrezionalità dell´azione penale anche perché il rischio, e lui lo disse chiaramente, era quello di una sottoposizione ai voleri dell´esecutivo. Il suo intervento fu coevo all´ingresso del nuovo codice di procedura penale quando venne abolita la figura del giudice istruttore, che lui fu per eccellenza. Quando, appunto, si passò ad un attività di indagine tutta riservata alla procura: non c´era più il giudice che istruiva ma la procura che faceva indagine. In quel contesto, Falcone espresse il timore tecnico di un affidamento delle indagini alla procura. Ma si trattava di timori dettati dal fatto che quel codice avrebbe potuto determinare un´eccessiva discrezionalità, di fatto, dell´azione penale. Codice che negli anni è stato rimaneggiato fino a non esistere più. Mentre il pensiero di Giovanni Falcone continua a vivere nei suoi scritti, oltreché nella memoria di chi ha avuto la fortuna di "cibarsene"».

Separazione delle carriere. Una maggiore garanzia, come sostiene Berlusconi?

«La separazione delle carriere va contro quello che pensa, non soltanto la magistratura associata, ma anche il Movimento per la giustizia di cui Falcone è stato uno dei fondatori, perché separare le carriere significa separare la giurisdizione. Avere un pm separato dal giudice significa avere un pm che non ha più il concetto della giurisdizione, cioè, non ha più il senso di giustizia, di imparzialità. In quanto non avendo mai fatto il giudice e non potendolo fare mai, finisce per affezionarsi all´accusa. Sono già stati fatti passi avanti per rendere più difficoltoso il passaggio da giudice a pm e viceversa, ma separare completamente le carriere significa anche uniformare il pm alla pg. Mentre nell´interesse dei cittadini, il Pubblico Ministero deve essere il controllore della polizia giudiziaria».

L´obiettivo è impedire, mi lasci passare il termine, "accordi" tra giudice e pm.

«Se è questo, paradossalmente, allora dovremmo separare anche i giudici di primo grado da quelli di secondo grado e non si finirebbe più».

Altro chiodo fisso di Berlusconi: riforma del Csm con una presenza più massiccia dei membri non togati.

«Una presenza più massiccia dei membri laici determinerebbe una maggiore politicizzazione del Csm che finirebbe per urtare contro il principio costituzionale dell´indipendenza della magistratura. Il Csm non politicizzato ha una rappresentanza democratica e pluralistica che garantisce il confronto tra le opinioni. Così com´è oggi potremmo paragonarlo al processo in cui il contraddittorio tra accusa e difesa è un valore primario, che va salvaguardato. Il pluralismo equilibrato tra le diverse ideologie va conservato proprio perché è una garanzia».

Sintesi del Berlusconi pensiero: "La riforma non è contro i magistrati… saranno premiati quelli più bravi offuscati da quelli affetti da smania di protagonismo che offrono un´immagine distorta della magistratura… noi siamo dalla parte dei magistrati non delle frange ideologizzate e giustizialiste".

«La magistratura non vuole essere premiata in quanto più o meno brava, vuole essere tutta brava. La meritocrazia all´interno della magistratura sarebbe la fine della sua indipendenza. Non escludo che possano esistere magistrati molto prossimi ai partiti politici ma questi vanno sanzionati e il Csm cerca di fare la sua parte».

Discrezionalità dell´azione penale, separazione delle carriere, Csm politicizzato, meritocrazia... C´è chi sostiene che ce ne sia a sufficienza per gridare al pericolo di un ritorno all´autoritarismo. Condivide?

«Penso che si vada sicuramente verso una sempre più forte incertezza che non aiuta la democrazia bisognosa di regole certe e non aiuta neanche l´economia, i cui operatori hanno bisogno di una magistratura e di un suo ordinamento stabile e funzionante. Riforme, come quelle riguardanti la giustizia, che oserei definire preziose per la vita democratica ,servite sotto forma di un gustoso piatto estivo, creano forte disorientamento e confusione. Siamo in attesa di conoscere le riforme, per ora solo prospettate giornalisticamente. Ci aspettiamo di poter esprimere tutti i paraeri che la legge ci consente. Perché quella sarà la sede in cui diremo la nostra autorevole opinione».

Pubblicato il: 23.08.08
Modificato il: 23.08.08 alle ore 10.52   
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