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Autore Discussione: Acqua: Taranto verso la normalità, aperta inchiesta  (Letto 2704 volte)
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« inserito:: Luglio 16, 2007, 12:18:36 am »

Acqua: Taranto verso la normalità, aperta inchiesta


L'emergenza idrica a Taranto si sta attenuando. Secondo l'amministratore unico di Acquedotto Pugliese Spa, Ivo Monteforte la situazione sta lentamente tornando alla normalità e nell'arco di un paio di giorni l'erogazione idrica dovrebbe tornare normale. Nel frattempo è partita un'inchiesta della magistratura, salutata come un atto positivo dal sindaco Ippazio Stefano, della Sinistra Democratrica.«Un'inchiesta serve sempre a fare chiarezza, ad approfondire il perchè delle cose. È il momento della verità. Può anche evitare che gli errori si ripetano». È il commento del sindaco di Taranto, Ippazio Stefano.

Sono quattro finora le informazioni di garanzia per interruzione di pubblico servizio emesse dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto nell'ambito dell'inchiesta nella provincia jonica negli ultimi dieci giorni. I primi destinatari dei provvedimenti di garanzia sono il direttore generale dell'Aqp, Massimiliano Bianco, il responsabile della Rete, Gianluigi Fiore, il direttore operativo, Antonio De Leo, e il responsabile dell'approvvigionamento idrico, Michele Angiulli. Al vaglio del procuratore aggiunto, Franco Sebastio, e degli agenti della Digos della questura, ci sarebbe in particolare la voluminosa documentazione sequestrata ieri negli uffici baresi dell'Aqp. Negli atti acquisiti ci sarebbero anche ordini di servizio e tabelle sulla disponibilità di acqua da parte della società idrica. L'indagine, in pratica, ha lo scopo di accertare le ragioni per le quali nonostante una lieve diminuzione nell'approvvigionamento idrico dell'Acquedotto pugliese per le minori disponibilità giunte da Campania e Basilicata, a causa della siccità e dei maggiori consumi, solo in provincia di Taranto ci sono state lunghe e non annunciate interruzioni dell'erogazione. Commentando l'ipotesi che informazioni di garanzia avrebbero potuto essere emesse dalla procura tarantina, sabato anche l'amministratore unico di Aqp, Ivo Monteforte, aveva detto: «Ben venga l'indagine della magistratura perché il rigore dell'inchiesta giudiziaria potrà dimostrare le vere cause delle difficoltà incontrate dall'Acquedotto pugliese nella fornitura del servizio».

Sul tavolo degli investigatori ci sono anche decine di denunce che commercianti, artigiani o semplici cittadini hanno presentato contro l'Aqp, riservandosi la presentazione di domande di risarcimento per i danni subiti.

Secondo i dati 2006 dell'autorità di vigilanza sulle risorse idriche, l'Acquedotto pugliese (Aqp) - il più grande d'Europa, con oltre 15 mila chilometri di reti, che servono poco più di quattro milioni di persone - è un colabrodo a causa della vetustà delle condotte: due litri su cinque si perdono prima di arrivare ai destinatari finali.

La tabella sull'acqua che si perde per strada, segnala che Aqp capta circa 550milioni di metri cubi, ma ne fattura meno di 240. Oltre il 50%, insomma, non si sa di preciso che fine fa. Certo, spiegavano i tecnici, ce n'è una quota che viene rubata, un'altra che arriva ai rubinetti ma i contatori vetusti non la conteggiano. Ma quella perduta resta sempre tanta. Abbastanza da far salire la Puglia ed il suo storico acquedotto sul podio delle regioni più sprecone, dopo la Campania (321 litri persi su 691) e il Lazio (521 su 908). Contro le perdite più plausibili di regioni come la Lombardia (1.075 fatturati su 1.367 captati) e Marche (120 fatturati su 178 captati). Il problema dell'Acquedotto pugliese è storico, antico quanto le sue centenarie condotte e nella relazione del suo amministratore delegato (subito dopo dimessosi e sostituito) del dicembre scorso, si trova anche qualche spiegazione del perché il risanamento proceda tanto a rilento: «i tempi troppo lunghi delle autorizzazioni da parte di enti pubblici sulle opere da realizzare».

 


Pubblicato il: 15.07.07
Modificato il: 15.07.07 alle ore 16.43   
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