Una colonna sonora contro il silenzio del tumore
In un libro il racconto del giornalista Paolo Colonnello. Dalla malattia alla guarigione, un percorso contro la paura
26/10/2016
Elena Loewenthal
La prima cosa che arriva è la paura. Una paura cieca e scura, tutta nuova, una paura che non è ferma ma ti gira intorno veloce, come un giovane pianeta intorno a una stella nera e pesantissima. È la paura il primo, invadente inquilino della tua vita quando il cancro ti entra in casa. È una paura che prima non esisteva e non capisci se è per te o per gli altri, se ti isola dal resto del mondo o al contrario travolge tutto quello che trova intorno a te, insieme a te.
Quando arriva il cancro, subito dopo la nuova paura comincia una vita, tutta nuova anch’essa. La vita con il cancro è tutta diversa da quella di prima. Non è fatta solo di paura, ovviamente. E nemmeno solo di disperazione o di attesa. È una vita tutta diversa innanzitutto perché tutto comincia a ruotare intorno al cancro, ai suoi confini, ai suoi tempi, ai suoi ritmi. La prima cosa che il cancro ti dice, quando entra in casa, è che lui sta in centro. Nel nuovo silenzio che scende a volte, negli orari delle terapie, nel pensiero sul futuro quello lontano ma anche e forse soprattutto quello vicino, del primo domani che viene.
Paolo Colonnello queste cose le sa bene perché un giorno una cosa che sembrava essere una stupida cisti nella pancia si rivela invece un sarcoma di quelli «rari e stravaganti», come li chiama lui, e così inizia per lui un anno di corpo a corpo con il cancro, la chemioterapia, la chirurgia «distruttiva», le Tac di controllo. E insieme alla vita, comincia il racconto: «Il senso del tumore per la vita» (Centauria editore, pp. 224, € 16,90). Non è un diario, non è nemmeno un reportage. È proprio un racconto, perché in fondo la malattia è prima di tutto narrazione, perché per scendere a patti con il cancro bisogna trovare le parole per dirlo, per ascoltare quello che ti succede, scriverlo dentro il libro della tua vita. E così ha fatto lui, che è un giornalista e sa come trovare le parole, in più è anche un musicista e così questo racconto ha anche la melodia giusta - la sua e del suo sassofono - che scandisce le giornate e i mesi, trova la nota per raccontare le interminabili ore di chemioterapia, l’ansia abissale che prende prima di entrare in sala operatoria, il sapore acido dell’attesa prima che arrivino gli esiti degli esami.
(In libreria dal 6 ottobre, «Il senso del tumore per la vita», edizioni Centauria)
«Non c’è nulla di permanente», scrive Colonnello. Insomma, la malattia ti insegna prima di tutto quella destabilizzazione, quella provvisorietà che è cifra autentica della vita - per i malati così come per i sani. Non è una trita questione morale, è una cosa che tocchi con mano quando arriva la malattia e ti trovi subito a fare i conti con il tempo - non soltanto come un confine che sul momento sembra venirti incontro a passi da gigante, chiudersi tutto intorno a te. Anche con il tempo più banale: i programmi per l’estate, la serata con gli amici, l’impegno di lavoro. Tutto viene catapultato subito dentro il tempo della malattia, e così capisci che la vita è fatta anche, forse soprattutto di imprevisti, di momenti che vanno e vengono. In questo e in tanti altri sensi la malattia è un’esperienza cognitiva come poche altre. Impari subito parole nuove, e parole vecchie assumono nuove accezioni. I referti degli esami, ad esempio, hanno un lessico e una sintassi tutta loro.
La malattia, e forse il cancro più di ogni altra, perché il cancro non è una malattia soltanto, non è soltanto un iter terapeutico bensì un universo intero di malattie, terapie, prospettive, la malattia è un insieme di esperienze, parole, emozioni di cui prima non immaginavi l’esistenza. Colonnello racconta tutto questo con forza e delicatezza, sempre al ritmo della sua amata musica che parte dalla pancia e arriva un giorno sino al tetto dell’ospedale. Ci parla delle sue paure e di quelle dei suoi affetti, della musica che salva.
Ma questo è soprattutto, come dice anche il titolo, un libro sulla vita. Perché la malattia è vita, anche se a volte sembra e a volte diventa il suo contrario. Senza falsi ottimismi, senza cedimenti alla retorica, senza mai perdere il ritmo del racconto, quando parla della sua malattia Colonnello parla della vita, di quella di prima, di quella che attraversa durante l’anno di malattia e di quella che viene dopo, quando «dopo la risonanza anche la Tac era perfetta. Ci siamo, sei a posto. Adesso dovrai tornare qua solo per i controlli!».
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