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Autore Discussione: Lettera choc ai fedeli. «La Provvidenza ha fatto morire chi voleva colpirmi»  (Letto 2145 volte)
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« inserito:: Agosto 14, 2008, 08:01:54 am »

La rivelazione Don Aldo Nicoli risanò Bergamo, il monsignore-manager: «Qualcuno ha tentato di uccidermi»

Lettera choc ai fedeli. «La Provvidenza ha fatto morire chi voleva colpirmi»



MILANO — Quando si arriva al cospetto del Signore, non si può mentire. A maggior ragione se per tutta la vita si è stati ministri di Dio. Adesso che è quasi al termine del suo cammino terreno, monsignor Aldo Nicoli ha deciso di confessare quel che non aveva mai detto: «Sono stato bersaglio di un tentativo di omicidio, ma la Provvidenza ha fatto morire al mio posto colui che doveva uccidermi».

L'annuncio — choc avviene con una lettera aperta inviata a tutti i parrocchiani di Nembro, il paese in provincia di Bergamo da cui don Nicoli, ormai settantaquattrenne, sta per congedarsi per ragioni di età e di salute. Non entra nel dettaglio, il sacerdote, ma l'annuncio fa scalpore per altri motivi: don Nicoli è stato per anni l'amministratore di tutti i beni della diocesi di Bergamo — tanto da vedersi cucito addosso il soprannome di Marcinkus locale — che non è una diocesi qualunque: il solo valore del patrimonio immobiliare della Curia ammonta infatti a sei miliardi di euro. «Quando ho visto quella lettera ho fatto un salto: nemmeno a me aveva mai detto nulla. Gli ho telefonato subito, lui si è fatto una risata»: Franco Morotti è stato da sempre il braccio destro di monsignor Nicoli. «Don Aldo dei nemici se li è fatti sicuramente — commenta ora Morotti — perché in due anni lui rivoltò da cima a fondo le finanze della Diocesi; risanò debiti che già negli anni '70 ammontavano a miliardi di lire, spazzò via tante persone che negli ambienti ecclesiastici si erano costituiti l'orticello».

Per gli amici don Nicoli è stato un inflessibile ma efficientissimo manager in clergyman; per i nemici uno spericolato finanziere dalle abitudini di vita non certo francescane («il prete in spider», lo hanno anche chiamato, per la sua passione per le auto sportive e addirittura per la partecipazione a un rally nel '93). Ma nella sua lettera ai parrocchiani, don Aldo si racconta solo come un uomo colpito da una grave malattia e che ha deciso di ritirarsi a vita privata. Nelle nove pagine del messaggio don Nicoli fa un bilancio della sua vita sacerdotale, ma la parte centrale è dedicata al suo ruolo di «finanziere di Dio»: si parla dei debiti contratti dalla Diocesi per costruire del seminario, dei «buchi» di bilancio che andavano accumulando le attività editoriale della Chiesa bergamasca e della rapidità con cui quelle pendenze vennero sanate. «Enti e società — scrive don Aldo — erano amministrati con criteri antiquati e occupati in gran parte da persone che approfittavano della buona fede degli amministratori». Decine di persone vengono così allontanate. I meriti acquisiti sono tali che a monsignor Nicoli, negli anni '80 viene proposto un incarico allo Ior, la banca del Vaticano. «Rifiutai perché avrei dovuto rinunciare alla mia attività pastorale — ecco un altro passo della lettera — ma nel '95 accettai di mettermi al servizio della Santa Sede come delegato pontificio della Compagnia di san Paolo».

Insomma, don Aldo continua a essere un personaggio tanto riservato quanto frequentatore delle stanze del potere. Arriva anche a scontrarsi con la Lega Nord che negli anni '90 dilaga in provincia di Bergamo raccogliendo i consensi degli«orfani» della Dc. A lui viene attribuita l'idea di far nascere un fronte comune di partiti — a Nembro — in grado di sbarrare la strada al Carroccio. Come dice il suo amico Morotti, i metodi decisi e pragmatici di monsignore, creano rancori. E anche qualcosa di più, come dimostra il passo cruciale della lettera: «Ero stato avvisato che cercavano di farmi fuori attraverso un incidente. Mi avevano dato il nome di chi lo stava preparando; la Provvidenza, che mi ha sempre accompagnato, volle che fosse proprio lui a morire in quei giorni, vittima di un incidente stradale. Ci sono ancora persone che conoscono bene questa brutta avventura». L'episodio dovrebbe risalire agli anni '80, non ha mai dato corpo a inchieste e don Nicoli è deciso a portarsi il segreto nell'Aldilà. Sarà anche il Marcinkus di Bergamo, ma da cristiano ha già perdonato.

Claudio Del Frate (cdelfrate@corriere.it)
12 agosto 2008

da corriere.it
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