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Autore Discussione: Agostino Megale: Con questa inflazione più tasse sui salari  (Letto 2695 volte)
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« inserito:: Agosto 12, 2008, 10:40:43 pm »

Agostino Megale: Con questa inflazione più tasse sui salari

Felicia Masocco


Agostino Megale, segretario confederale Cgil. L’inflazione è uguale per tutti?
«L’inflazione è il nemico numero uno dei redditi da lavoro e da pensione e più i redditi sono bassi più il nemico è agguerrito. L’inflazione da consumi quotidiani come pane, pasta, benzina sta intorno al 6% e questo si ripercuote sui redditi più bassi. Circa 10 milioni di pensionati sotto gli 800 euro mensili, circa 7 milioni di lavoratori (soprattutto donne) sotto i 1000 euro mensili, circa 800mila giovani in collaborazione sotto i 780 euro, non hanno un’inflazione al 4,1% ma tra il 6 e il 7%. È infatti evidente che più il reddito è basso, più è alta l’incidenza dei prodotti di largo consumo. In più l’inflazione è più alta nelle città del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord. Anche qui, i salari più bassi che si hanno al Sud combinati con il rincaro dei beni di prima necessità rischia di tradursi in povertà effettiva oltre che in un’accentuazione del divario tra Nord e Sud».

Ma c’è chi parla ancora di gabbie salariali...
«Chi le propone dovrebbe riflettere. Gli interventi devono essere di riequilibrio a favore dei redditi dei lavoratori del Sud».

L’inflazione rialza il capo un po’ dovunque. Perché in Italia pesa così tanto?
«C’è un impatto internazionale che per i prodotti energetici si può misurare intorno all’1%. Per il resto esiste una situazione italiana iniziata nel 2002, con l’entrata dell’euro e nessun controllo sui prezzi da parte del governo di allora che poi è simile a quello di oggi. Iniziò lì la forbice tra salari che si riducevano e inflazione che aumentava. Ma il governo fissò l’inflazione programmata alla metà di quella reale».

La storia si ripete. Con quali conseguenze?
«Oggi il dato sull’inflazione combinato con il dato della crescita zero dovrebbe portare il governo a dire due verità essenziali. La prima: non è affatto vero che non aumentano le tasse sui salari. Quando l’inflazione supera il 2% e non viene restituito il fiscal drag come in questo caso, le tasse aumentano. Il fiscal drag venne introdotto per evitare che - per via della progressività delle aliquote - l’inflazione si trasformasse in una tassa aggiuntiva per i salari. Si decise che andava restituito quando l’inflazione superava il 2%. Abbiamo chiesto al governo di restituire circa 362 euro medi, oppure di agire per detrazioni fiscali. Se non avverrà le tasse per i lavoratori aumentano dello 0,6%. E quelli che avranno contratti rinnovati su un inflazione programmata all’1,7 in realtà avranno aumenti pari solo all’1,1%, perché va appunto sottratto lo 0,6% in più della pressione fiscale».

Basterebbe il fiscal drag?
«No, il governo deve rivedere le sue stime visto che ha ipotizzato un’inflazione al 2,8% e una crescita allo 0,5. Non si può fare una politica economica su previsioni sbagliate. E, in sede di trasposizione in Finanziaria, dovrebbe cambiare la manovra triennale. Il sindacato, unitariamente, dovrebbe mobilitarsi per portare il governo in questa direzione».

Pubblicato il: 12.08.08
Modificato il: 12.08.08 alle ore 8.31   
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