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Autore Discussione: Amato: "Sinistra cieca sul mio sì ad Alemanno"  (Letto 3907 volte)
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« inserito:: Agosto 10, 2008, 04:59:40 pm »

POLITICA


Dopo le polemiche per la collaborazione con il sindaco di Roma l'ex ministro attacca

"Nella commissione ho voluto Regione e Provincia, avrei lavorato anche con Berlusconi"

Amato: "Sinistra cieca sul mio sì ad Alemanno"

di SEBASTIANO MESSINA

 

ROMA - Dovrebbe essere felice, Giuliano Amato, per la nascita della commissione sul futuro di Roma che sarà inevitabilmente battezzata "commissione Amato". Invece, il giorno dopo l'annuncio, l'ex presidente del Consiglio confessa di essere "amareggiato e sbalordito".

Perché, professor Amato?
"Sono sbalordito per l'indole che trovo un po' surreale di questa discussione su un oggetto che non c'è. Ho capito che si discute sul fatto se sia bene o male che io presieda una commissione del Comune di Roma...".

Lei giovedì ha sottolineato che la commissione nasce dalla collaborazione bipartisan tra Regione, Provincia e Comune. Eppure ci sarà un motivo se anche l'Unità ieri titolava: "Amato dà una mano ad Alemanno". O no?
"Ma cosa posso farci, se si ignora anche l'evidenza dei fatti? Io esprimo amarezza. Ma non per me. Esprimo amarezza per altri, e sono costretto, da vecchio, a dire: o tempora, o mores. Un centrosinistra che riesce a chiudersi in questo malanimo, e non riesce a cogliere la dimensione politica di quanto qui è accaduto...".

Un momento, professore. Che l'idea della commissione sia stata di Alemanno è un dato di fatto, non un'invenzione...
"Certo. Il Comune di Roma voleva dare una visione bipartisan di una commissione sul futuro di Roma".

E Alemanno ha offerto a lei la presidenza.
"Ma io gli ho risposto che la commissione avrebbe potuto essere bipartisan solo se fosse stata espressiva di cooperazione istituzionale tra i tre enti interessati al futuro di Roma. Il sindaco questo l'ha accettato. E hanno convenuto anche il presidente della Provincia e il presidente della Regione. Quindi si è ottenuto un risultato: una commissione ideata dal Comune di Roma è diventata una commissione che lavorerà sotto l'egida di Comune, Provincia e Regione alla ricerca di una visione futura di Roma che in fondo riguarda tutti. E' sbagliato questo? Io vorrei che, se possibile, si discutesse della realtà".

Eppure a Rosy Bindi tutto questo non piace. Per dialogare, ha detto, c'è già il Parlamento, non è necessario venire a patti con gli avversari...
"Queste sono parole. Parole che vedo viaggiare nell'irrealtà, rispetto a questa vicenda. Ho capito che da noi il Truman Show fa premio su tutto: quando uno è entrato nel Truman Show, una volta che l'ha capito non ne esce. Preferisce restarci, come ha fatto qualche altro autorevole giornale italiano".

Non le è venuto il dubbio che all'origine di tutto ci sia il paragone con la commissione Attali? Lì c'era il consigliere di un presidente socialista, Mitterrand, chiamato a guidare un comitato di esperti da un presidente di segno opposto come Sarkozy... Affiancare le due iniziative avrà certamente giovato ad Alemanno, ma forse non a lei.
"D'accordo, l'idea iniziale era quella. Però io l'ho completamente cambiata. E se oggi avessi degli studenti che cadono nell'irrealtà per una cosa simile, dubito che supererebbero un esame con me".

Ma allora dovrebbe bocciare anche Alemanno, che ancora giovedì la definiva, scherzando ma non troppo, "l'Attali de noantri"....
"Vabbe'... Però che la commissione sia interistituzionale, lui almeno lo sa. Qui sta nascendo una commissione che cercherà di definire progetti utili per il futuro di Roma. Perché un Paese deve avere un'idea univoca il più possibile di dove sta andando. Bisogna essere ciechi per non vederlo".

Ma allora non crede che sarebbe stata più appropriata, anche da noi, una commissione Attali vera e propria, nominata da Berlusconi?
"Sarebbe stato ancora più bello che il presidente del Consiglio avesse sentito questa esigenza. Ma il fatto che essa sia stata sentita in sede locale, dovrebbe indurre a dire "ohibò", e quindi sprezzantemente rifiutarla? Ma perché? Serve a tutti".

E se invece Berlusconi le avesse proposto di presiedere la "commissione Attali" italiana, lei avrebbe accettato?
"Gli avrei posto lo stesso problema. Mi sarebbe stato meno semplice trovare la soluzione, ma credo che alla fine sarebbe stato possibile dar vita alla commissione. Perché no?".

Certo, il fatto che una commissione bipartisan nasca mentre i rapporti tra maggioranza e opposizione sono così burrascosi ne fa un caso. Non mi dica che non se l'aspettava.
"Io vedo in queste occasioni un'opportunità. Poi se qualcuno dice: ma così stiamo dimostrando che anche il centrodestra pensa... beh non ho commenti. Io non ho mai pensato che la differenza tra destra e sinistra sia che la sinistra pensa e la destra no. Ho sempre rivendicato, da persona di sinistra, che rispetto a molte cose noi sappiamo pensare meglio. Ma questo non è vero in assoluto e il mondo non si divide così, o bianco o nero".

Anche a destra la sua nomina ha provocato delle polemiche. Storace non ha gradito.
"Meno male. Vuol dire che anche le ragioni di tristezza sono bipartisan".

Intanto il vicesindaco Cutrufo ha inviato a Provincia e Regione una bozza di legge per Roma capitale. Lo sapeva?
"Sì, assolutamente. La bozza era già nella cartella di documenti che mi è stata consegnata. Entrerà nel lavoro della commissione".

Il professor Bassanini, l'unico politico italiano che faceva parte della commissione Attali e che dovrebbe far parte anche della commissione Amato, ha detto che prima di accettare vuol sapere se si potrà discutere anche di proposte sgradite al sindaco di Roma, come la liberalizzazione dei taxi. Si potrà?
"E' evidente che si potrà. La commissione sarà assolutamente libera, non ho il minimo dubbio. Del resto non la presiederei io se non lo fosse".

(9 agosto 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 14, 2008, 07:53:31 am »

14/8/2008
 
La politica condivisa non abita qui
 
 
 
STEFANO PASSIGLI
 
La decisione di Giuliano Amato di accettare la presidenza dell’omonima commissione ha dato luogo nel Pd, e più in generale nel centrosinistra, a vivaci polemiche, peraltro del tutto ingiustificate se solo si fosse approfondito il ruolo della Commissione e avuto riguardo alla natura della «democrazia dell’alternanza». Nei paesi ove la cultura dell'alternanza è consolidata molte sono le aree ove le decisioni sono condivise tra maggioranza e opposizione: costituzione, leggi elettorali, ordinamento giudiziario, politica estera, politica dell’istruzione e ricerca, in breve tutte le aree ove è opportuno che le decisioni siano quanto più possibile bipartisan e le politiche abbiano un alto grado di continuità e non mutino al cambiare di ogni governo. In Italia, al contrario, lo scontro politico ha investito proprio queste aree decisionali con effetti quanto mai negativi per la continuità dell’azione di governo e per il formarsi di una cultura politica condivisa. Ciò dovrebbe indurre a considerare con favore qualsiasi iniziativa che tenda a superare questa ennesima anomalia italiana. In ogni caso, nulla nel concetto di democrazia dell’alternanza preclude l’esistenza di commissioni di studio bipartisan, incaricate di analizzare politiche alternative, valutarne costi e benefici, e di preparare così le decisioni delle istituzioni a ciò preposte.

Se si guarda senza preconcetti alla Commissione Amato è giocoforza riconoscere che essa ha esattamente questi compiti e non espropria del proprio ruolo decisionale né il Comune e la Provincia di Roma, né la Regione Lazio. Per spiegarne la natura, e quasi a trovare un precedente che ne legittimi la creazione e la partecipazione bipartisan, si è invocato la Commissione Attali. Ma proprio questo precedente ha indotto in errore e provocato le polemiche; la Commissione Attali ha avuto il compito molto ampio di individuare interventi di riforma istituzionale e di politica economica necessari a rimettere la Francia sulla via dello sviluppo: in breve, la funzione di aiutare Sarkozy a governare. Lecito dunque, in tal caso, nutrire dubbi sull’opportunità della partecipazione dell’opposizione dato che ciò, avvenendo al livello di governo nazionale, indebolirebbe il confronto politico e parlamentare tra maggioranza e opposizione. Ma questo non è il caso se le commissioni sono settoriali od operano al livello territoriale. Se un precedente va trovato alla commissione voluta dal sindaco Alemanno questo va dunque ricercato non tanto nella Commissione Attali, quanto nelle Royal Commissions inglesi che - istituite dalla Regina su indicazione del Governo - anche quando non hanno avuto natura precipuamente tecnica hanno sempre avuto carattere bipartisan.

Chi scrive ha sin dall’inizio dell’esperienza di governo di Berlusconi posto il problema del conflitto di interessi, proprio nell’ottica di rimuovere il principale ostacolo sulla via della democrazia dell’alternanza nel nostro paese. Non essendo quindi sospettabile di accondiscendenza verso il centrodestra, credo oggi che le polemiche sulla Commissione Amato debbano cessare. Strano paese il nostro, ove all’auspicio che si formi una cultura bipartisan si accompagna spesso una buona dose di manicheismo. E dove al manicheismo si accompagna sovente anche una forte propensione a soluzioni compromissorie. Meglio una Commissione ove tutto avvenga alla luce del sole.
 
da lastampa.it
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 14, 2008, 05:20:08 pm »

Domanda su Commissione: perché?


Vittorio Emiliani


Premetto che sulla commissione Amato voluta dal sindaco di Roma Alemanno non prenderò posizione. Cioè non dirò se aderire, non aderire, o addirittura sabotare. Anche perché la mia opinione sarebbe del tutto ininfluente. Vorrei dare e darmi una risposta al quesito: ma a che serve questa nuova commissione per giunta bi-partisan? Ho girato la domanda ad una serie di amici e amiche ottenendo però risposte di sapore ferragostano. "Servirà a verificare dove è finita la rana smeraldina che un tempo allignava anche nel laghetto di Villa Borghese". Oppure: "Ci farà capire se i cavalli delle botticelle romane si stancano troppo o sono, come dice Brunetta, dei fannulloni" (per la verità un solerte assessore capitolino li ha già muniti di zoccolometro). O ancora: "Ci dirà quante zanzare tigri si pappa un pipistrello ogni giorno dopo il calar del sole". Personalmente presumo che ne faccia scorpacciate da 2-3.000 al dì (ma sarei curioso di saperne di più io pure).

Chiaramente non è questa la strada per comprendere il senso vero della commissione Amato-Alemanno. Cerco allora di rifarmi alla lunga lettera scritta dal sindaco di Roma al quotidiano "La Repubblica". Dove si parte da lontano citando nientemeno che Italo Insolera, egregio urbanista e storico dell’urbanistica a Roma, intellettuale di sinistra, per affermare che la nostra capitale ha sofferto di una pluridecennale speculazione fondiaria a cui le giunte di sinistra, andate al governo nel 1976, non hanno rimediato. Forse il sindaco Alemanno avrebbe dovuto spiegare che i guasti peggiori li combinarono amministrazioni dc appoggiate in modo diretto dal suo ex partito, il Msi. Prima Rebecchini e poi, soprattutto, Cioccetti col "mostro" dell’Hilton ad occupare l’intatto Monte Mario e continuando a rinviare sine die il PRG. Secondo lui, Argan, Petroselli e Vetere non sanarono le storiche e meno storiche borgate. Anche qui facciamo memoria: la prima di esse, Primavalle, fu creata dal fascismo per concentrarvi - lo scrive, e rivendica, Giuseppe Bottai - i sovversivi che abitavano nella zona di Via dell’Impero ora dei Fori Imperiali. Verità storica vuole che quelle periferie senza alcun servizio o quasi, "per murati vivi", come scriveva sempre Antonio Cederna, furono risanate e dotate di ogni servizio (ora anche culturale, come le biblioteche e, in alcuni casi, i teatri) dalle giunte di sinistra e poi di centrosinistra, con uno sforzo immane. Secondo Gianni Alemanno le cose non stanno così. Anzi, grazie al centrosinistra Roma "si è sovraccaricata di nuovi quartieri abusivi". Qui ci vuole un altro pezzo di memoria storica: la sola forza a sostenere che il nuovo abusivismo romano fosse ancora "sociale" o "di necessità" (e non invece pura speculazione) fu proprio il Movimento Sociale Italiano con Francesco Storace che eresse il largo petto a protezione degli abusivi della Storta (Parco di Veio) pochi anni or sono. Contro che cosa? Ma contro le ruspe demolitrici mandate dalle giunte Rutelli e poi Veltroni, sicuramente meritorie in questo campo strategico. Vedremo cosa farà Alemanno contro tale fenomeno tuttora strisciante insieme a quello dei maxi-cartelloni abusivi, per esempio.

La commissione Amato-Alemanno - leggo ancora - ha l’obiettivo di "fare entrare Roma nel network delle grandi metropoli globali, dando ad essa quel ruolo centrale nel Mediterraneo che, per troppo tempo, è stato sognato e inseguito senza successi sostanziali". Testuale. Siamo alle parole in libertà. Un network non si nega a nessuno. Purtroppo (per lui) l’attuale sindaco è compagno pieno di cordata nel Berlusconi IV di un signore di Varese che tratta Roma come minimo da "ladrona" e anche peggio. Cosa che sembrava convalidata da tutta la campagna del centrodestra fondata sul "buco" enorme di bilancio in Campidoglio e sulla criminalità che, con Veltroni sindaco, stava insanguinando tutta la città. Il "buco" si è rivelato una penosa bufala e Roma continua ad essere la capitale di gran lunga meno insicura fra quelle dei Paesi sviluppati, con un indice di omicidi decisamente inferiore a quel paradiso in terra chiamato Milano, amministrato dal centrodestra dal 1993.

La commissione potrebbe a fungere (cito ancora Alemanno) da "banca progetti" da proporre ad investitori italiani e stranieri. Forse però bastava una commissione comunale ben qualificata. Ma poi: progetti in base a quale strategia di fondo per Roma? Qui Alemanno è chiarissimo: la sua maggioranza di progetti non ne aveva e non ne ha, li vuole elaborare adesso con l’accordo di tutte le forze politiche. Mi permetto di insistere: in base a quale visione strategica della realtà della capitale? In base alla visione elettorale di Alemanno che ha puntato tutto sull’espulsione immediata di almeno 20.000 fra rom e clandestini, sulla pistola ai vigili urbani (e quelli, i più, che non sanno sparare, che faranno?), sull’abbattimento della teca costruita da Richard Meier per l’Ara Pacis augustea (come strepitava Sgarbi, poi deluso nelle sue aspirazioni assessorili o dirigenziali), poi sulla demolizione del solo muro, e così via? Un po’ pochino per costruirci una strategia degna di una capitale. E poi, diciamo la verità, la democrazia è fatta di conflitti (pacifici), di una serrata dialettica fra governi e opposizioni: Giuliano Amato lo sa meglio di tutti noi. La soluzione bi-partisan è del tutto eccezionale.

Per la verità dobbiamo constatare i 20.000 da espellere sono, più o meno, dove stavano, ma sono mancati alla città 200.000 stranieri in veste di turisti, in parte spaventati da quella violentissima campagna di denigrazione della capitale (lo ripeto) meno insicura d’Europa. Come rimediare? Per esempio, ricreando il caos nei parcheggi col non prendere subito posizione sulla sentenza del Tar sulle strisce blu o anche facendo un grosso favore ai commercianti e agli esercenti col ridurre di 2 ore (giusto dalle 21 alle 23) il funzionamento dei varchi elettronici per la ZTL. Per cui, se l’attuale giunta deciderà di seguire il parere dei saggi" che hanno bocciato il parcheggio del Pincio (con buone ragioni, a mio avviso), essa seguirà una politica schizoide: da una parte incoraggerà la marea montante di Suv ad entrare prima delle 23 nella città storica e dall’altra si opporrà ad un parcheggio destinato ad attrarre altro traffico in centro.

Questa benedetta commissione bi-partisan poteva forse occuparsi di garantire regole nuove, di assoluta trasparenza tecnico-scientifica, manageriale, professionale, alle nomine nei consigli di amministrazione delle società pubbliche. Ma abbiamo visto come è stato nominato il nuovo direttore delle 40 biblioteche comunali, cioè con criteri di partito, e come siano bloccate le nomine dei CdA più importanti nel braccio di ferro fra le correnti che fanno capo, rispettivamente, ad Augello, a Rampelli, a Giro e a Tajani. Un quadrifoglio di genii della politica bi-partisan. Con la quale si sta facendo fuori, per esempio, dalla direzione artistica dell’Opera di Roma un giovane e capace musicista come Nicola Sani accusato di spendere troppo prim’ancora di cominciare, nel 2009. In realtà la sua sola colpa è stata quella di venire nominato da Veltroni sindaco e da Rutelli ministro e di non essere uomo di tessera né di corrente. Per evitare altri guasti del genere una commissione di garanti sarebbe certamente utile.

Ultima chicca: Comune, Provincia e Regione "non sono vincolate a recepire tutto quanto sarà loro proposto dalla relazione finale della Commissione" (Alemanno). Per cui che essa si occupi della scomparsa della rana smeraldina dai bordi delle "marane" o del Distretto Federale di Roma capitale d’Italia (tipico incarico governativo peraltro) farà lo stesso, a spanne. Siamo alla solenne, magari nobile, copertura "culturale" di ben altro, siamo, temo, ad un’altra gigantesca foglia di fico.

Pubblicato il: 14.08.08
Modificato il: 14.08.08 alle ore 14.45   
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