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Autore Discussione: Una banca trasparente  (Letto 2052 volte)
Admin
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« inserito:: Agosto 04, 2008, 09:49:55 am »

4/8/2008
 
Una banca trasparente
 
 
 
 
 
FRANCO BRUNI
 
Giovedì prossimo è il primo giovedì del mese e la Bce deciderà sui tassi di interesse. Non sarà facile. Né lo sarà nei primi giovedì dei prossimi mesi. Il Trattato dice che la politica monetaria ha come obiettivo principale la stabilità dei prezzi. L’inflazione è al 4,1%, mezzo punto oltre il limite superiore delle previsioni comunicate in giugno dalla banca centrale. E’ diffusa l’opinione che stia crescendo. L’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime è forse esagerato e in parte provvisorio: ma l’impennata dei prezzi al consumo, che ha anche altre cause, potrebbe essere duratura. Nonostante l’aumento dello 0.25% deciso il 3 luglio, il tasso base della Bce, al netto dell’inflazione, è oggi due punti più basso di un anno fa e prossimo allo zero. Ci sarebbero dunque ragioni per nuovi aumenti dei tassi.

D’altra parte la produzione e la domanda stanno rallentando, in diversi Paesi. Ciò suggerirebbe di contenere il costo del denaro. La faccenda è però complicata perché a frenare la domanda, soprattutto di consumi, contribuisce proprio l’aumento dei prezzi, finanziato dall’espansione della moneta. Ci sono comunque pressioni contrarie all’aumento dei tassi. Quelle delle banche e del mercato finanziario, alle prese con una difficile crisi internazionale, che vogliono l’aiuto di liquidità abbondante e a buon mercato. Quelle delle imprese, sulle quali la crisi creditizia sta cominciando a mordere. E quelle di politici che, invece di accelerare le riforme strutturali per aumentare la produttività delle economie, accusano la stretta monetaria e rivendicano il «primato della politica» sulla tecnocrazia dei banchieri centrali.

In questo quadro complesso, qualunque decisione della Bce, va spiegata bene. La strategia deve risultare trasparente e coerente. L’efficacia della politica monetaria non richiede che sia condivisa, ma che sia credibile. I suoi annunci vanno capiti e creduti. Dai consumatori, dalle imprese, dai sindacati, dalle banche: perché ne tengano conto rapidamente nelle loro decisioni.

La Bce comincia a spiegare le sue decisioni 45 minuti dopo averle comunicate. C’è una conferenza stampa, che inizia con un intervento del Presidente, nel quale sono riassunti gli elementi presi in considerazione nella discussione del Comitato direttivo. Alcuni ritengono questa spiegazione criptica, restia ad ammettere che il Comitato non è sempre unanime, a evidenziare le opinioni discordi. Ciò creerebbe confusione e incertezza nel mercato che recepisce le decisioni. Qualcuno chiede allora un pubblico verbale della discussione del Comitato e un resoconto dell’eventuale votazione sul provvedimento. Il verbale è pubblicato, fra l’altro, dalle banche centrali degli Usa e del Regno Unito.

Ultimamente è stato Sarkozy a sollevare la questione del verbale. Gli è servita per addomesticare con una veste tecnica il suo atteggiamento, prima troppo esplicitamente avverso all’autonomia della Bce. E’ seguito un interessante dibattito, alimentato anche dagli articoli di Bini Smaghi, Giavazzi e Wyplosz sul Financial Times (25 luglio) e Il Sole 24 Ore (30 e 31 luglio).

Al di là del problema della pubblicità dei verbali e dei voti, il periodo difficile che attende la Bce suggerisce sforzi speciali per eliminare i dubbi sulla sua trasparenza nel far fronte all’obbligo di «dar conto del proprio operato». Ogni dubbio del genere indebolisce la sua indipendenza, mettendo in pericolo la stabilità dell’economia europea.

Un primo sforzo potrebbe farlo il Comitato direttivo, creando subito una discontinuità nello stile dell’introduzione alla conferenza stampa. Come suggeriscono Giavazzi e Wyplosz, basterebbe render conto delle eventuali controversie emerse nel Comitato e degli argomenti contrari alla decisione presa che sono stati discussi. Se ciò richiedesse qualche ora di lavoro in più dopo la riunione, sia per i giornalisti che per i mercati varrebbe la pena di attendere.

Un cambiamento del genere lo ha chiesto anche il Parlamento europeo. Nella risoluzione con cui, il 9 luglio, ha preso atto dell’operato della Bce in occasione della sua Relazione annuale, il punto 19 «si appella alla Bce affinché illustri con chiarezza se nel corso delle discussioni del Consiglio direttivo il consenso è stato raggiunto agevolmente o col permanere di opinioni divergenti». Ed è proprio il resoconto periodico che la banca è tenuta a fare al Parlamento la sede di un secondo sforzo da fare sul fronte della trasparenza. Uno sforzo che coinvolga tutte le parti interessate e la stampa.

Innanzitutto va preso atto che il resoconto avviene, che su di esso il Parlamento si pronuncia con una votazione, che l’Europa si è data una sede istituzionale, la più appropriata, per controllare il modo con cui la banca centrale utilizza la sua autonomia. La lettura degli atti del Parlamento, sul suo sito web, rivela, oltre agli inevitabili interventi retorici e incompetenti, una discussione utile e non priva di spunti da valorizzare. In secondo luogo vanno trovati modi per canalizzare, verso questa sede parlamentare, le osservazioni dei politici e delle organizzazioni sociali, scientifiche e professionali.

L’art. 108 del Trattato impegna i governi a non cercare di influenzare le decisioni della Bce. E’ uno strano articolo, che parrebbe continuamente violato, del quale va data in qualche forma una migliore interpretazione autentica. Nel frattempo si potrebbe evitare che Sarkozy e compagni disseminino qui e là le loro grida, mentre cercano applausi, e indurli a trasformarle in osservazioni ben strutturate, canalizzate autorevolmente al Parlamento. La stampa potrebbe aiutare a elevare il profilo e la notorietà del dibattito e della risoluzione parlamentari. Il Parlamento potrebbe dotarsi di strutture e competenze tecniche più adeguate per analizzare le argomentazioni che vi vengono rappresentate. Potrebbe anche integrare la risoluzione con un giudizio più sintetico o, addirittura, una misura quantitativa del grado di approvazione della Relazione della Bce.

franco.bruni@unibocconi.it
 
da lastampa.it
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