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Autore Discussione: Aldo Grasso. Il ritorno di Minà e le nostalgie kitsch  (Letto 2244 volte)
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« inserito:: Luglio 31, 2008, 03:09:20 pm »

A FIL DI RETE


Il ritorno di Minà e le nostalgie kitsch

È il bisogno di guardarsi allo specchio dell'inganno che abbellisce e di riconoscervisi con commossa soddisfazione


MILANO - Non c'è dubbio, si prova un certo rammarico a rivedere La stagione dei Blitz, l'antologia curata da Gianni Minà e tratta dall'omonimo programma in onda 25 anni fa su Raidue, la domenica pomeriggio. Nostalgia per il tempo che fu, rimpianto per una Rai che non era ancora così appiattita sugli ascolti, stupore per la presenza in video di personaggi che ora sarebbero rigorosamente tenuti alla larga, ma lo sconcerto più grande è rivedere all'opera Gianni Minà. Minà, al di là del suo pensiero ideologico, del suo amore per Fidel Castro, della sua passione irrefrenabile per gli anni '60 è il più grande esempio di giornalismo kitsch. Kitsch è ben altro che una semplice propensione al cattivo gusto. Esiste l'atteggiamento kitsch. Il comportamento kitsch. Il giornalismo kitsch. Secondo Harmann Broch, il kitsch è il bisogno di guardarsi allo specchio dell'inganno che abbellisce e di riconoscervisi con commossa soddisfazione.

La tv è piena di giornalisti kitsch, come Red Ronnie o Gigi Marzullo. È vero, possono incontrare i più grandi come Federico Fellini, Robert De Niro o Cassius Clay ma l'immagine che ti restituiscono è inesorabilmente kitsch, la creazione di un effetto sentimentale, la necessità impellente di piacere ai più, anche a coloro che non hanno confidenze estetiche. Minà, l'altra sera (Raitre, martedì, ore 23.35) faceva rivedere immagini di Gino Paoli e Bruno Lauzi e parlava della scuola genovese dei cantautori e l'impressione che se ne ricavava era quella di una lunga sfilza di luoghi comuni. Per non parlare di Arnaldo Bagnasco (non il sociologo, l'ex funzionario Rai) che del gruppo voleva essere l'intellettuale. Minà, a differenza di tanti altri suoi colleghi, sa essere sulla notizia, conosce un'infinità di gente, sa intrufolarsi, ma è prigioniero del suo luogocomunismo e del suo kitsch. Non come un bel tramonto, ma come la cartolina di un bel tramonto.

Aldo Grasso

31 luglio 2008

da corriere.it
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