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Autore Discussione: Stromboli: ecco perché esplode con regolarità  (Letto 2618 volte)
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« inserito:: Luglio 15, 2007, 09:39:13 am »

Una «fucina» di bolle di anidride carbonica a 3 km di profondità

Stromboli: ecco perché esplode con regolarità

Pubblicata da «Science» la scoperta di un gruppo di ricercatori, fra cui gli italiani dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia 
 

Da almeno 2500 anni il vulcano dell’isola di Stromboli si comporta quasi sempre allo stesso modo, con esplosioni che si ripetono ogni 15-20 minuti e il lancio di brandelli di lava incandescente fino a 200 metri d’altezza. Dopo tante ipotesi e modelli, ora un gruppo di vulcanologi afferma di sapere con esattezza qual è il motore di questa attività: bolle di anidride carbonica che si formano a profondità di circa 3 km sotto il cratere, che risalgono velocemente attraverso il magma (quasi come le bollicine dello spumante), e che giunte in superficie, scoppiano fragorosamente sollevando spruzzi di materiale fuso.

La scoperta del meccanismo che fa dello Stromboli il «Faro del Mediterraneo», come si diceva al tempo degli antichi romani, è stata pubblicata sull’ultimo numero di «Science» e si deve a un gruppo di studiosi composto da americani, italiani e francesi: Mike Burton, Filippo Muré, Patrick Allard e Alessandro La Spina; i primi due dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il terzo del Groupe des science de la terre in Francia, e l’ultimo dottorando in geochimica all’Università di Palermo. Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori hanno usato i dati raccolti da uno spettrometro infrarosso, uno strumento in grado di misurare la composizione di gas emessi dalla sommità del vulcano. Dall’analisi delle concentrazioni dell’anidride carbonica tra un’esplosione e l’altra, hanno potuto anche stabilire le pressioni e quindi le profondità di formazione di questo gas.

Prima di questa raffinata tecnica d’indagine si pensava che la formazione delle bolle di gas fosse abbastanza superficiale, a circa 200-300 metri sotto la cima del cratere; mentre ora si ha la certezza che avviene almeno dieci volte più giù. La scoperta di Burton e collaboratori riveste anche un interesse per la Protezione civile perché permette di affinare il modello comportamentale dello Stromboli, un vulcano che di tanto in tanto entra in attività parossistica, dando vita a esplosioni più violente del solito, con lanci di bombe che espongono a rischi gli abitanti dell’isola. «Allo scopo di approfondire questi studi abbiamo avviato un progetto con la Protezione civile per l’installazione di uno spettrometro che effettui il monitoraggio permanente dei gas sulla cima dello Stromboli», annuncia il professor Enzo Boschi, presidente dell’Ingv. «Nell'eruzione dello Stromboli avvenuta nel febbraio-aprile 2007, il sistema di rilevamento del flusso di anidride carbonica emesso dal vulcano, frutto di una collaborazione tra le sedi Ingv di Palermo e Catania, ha osservato un segnale che indicava significative variazioni nel gas, prima di un evento esplosivo di maggiore intensità. L’obiettivo adesso è di migliorare il sistema di rilevamento, in modo da interpretare meglio i processi che controllano il sistema vulcanico e disporre di un efficace sistema di pre- allarme».

Franco Foresta Martin
14 luglio 2007
 
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