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Autore Discussione: Roberto Cotroneo. Italia 2008: Gli ultimi sempre più ultimi  (Letto 2349 volte)
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« inserito:: Luglio 30, 2008, 11:07:19 pm »

Italia 2008: Gli ultimi sempre più ultimi


Roberto Cotroneo


Eravamo un paese sgangherato forse, ma senza ferocia, senza razzismi, senza cattiverie. Eravamo un paese misericordioso alla fine: cattolico e con una morale fluttuante che ci salvava da certe durezze e spietatezze. Ma ora? Metto in fila poche parole, una di seguito all'altra: precari, immigrati, rom, pensioni sociali. Ne aggiungo altre, per riempire i rami di questo albero della vergogna.

La norma sul precariato è contro gli ultimi, quelli che un lavoro non riescono a trovarlo, quelli che non possono comprarsi una casa, che non hanno accesso ai mutui, che non possono progettare nulla, che non hanno la possibilità di pensare a un futuro che non sia un futuro a termine, come i loro contratti di lavoro, come i loro salari miserandi, come le loro vite sospese, in un vuoto che non possono riempire.

Le impronte digitali per i Rom, inclusi i bambini, è qualcosa di terrificante. Messo a punto senza vergogna per un paese che non ha protestato abbastanza, perché non è mai abbastanza protestare su una schedatura di adulti e bambini solo perché di etnia diversa. E che ci rende, davanti all'Europa, un paese allo stesso tempo ridicolo e inquietante. E con gli immigrati siamo allo stato di emergenza. Il ministro Maroni, che si annuncia come il peggior ministro dell'Interno di questo dopoguerra, parla di emergenza, e di stato di allerta. Ma la situazione è sempre la stessa, e questo è solo un modo per tenere buono un paese che è diventato razzista, cattivo e per nulla solidale. Un paese di pochi privilegiati, e di molti che devono subire discriminazioni sempre più forti.

Intanto ieri si è rovesciato un altro gommone a sud di Lampedusa, sembrano sei i morti, e pochi giorni fa sono morti anche due bambini. Ma tutto scivola nell'indifferenza, e ci stiamo preparando, come un paese sudamericano, come un Venezuela qualunque, a sopportare l'esercito nelle città per garantire l'ordine pubblico. A vedere i militari per strada, come li vedi a Caracas. Peccato che Caracas è la città più violenta del mondo. Ma ora la vigilanza e l'emergenza sull'immigrazione diventa un caso nazionale. Mille soldati sono destinati a controllare i centri immigrati. Metteranno il filo spinato? Faranno le ronde? Che ordini avranno? E perché questa decisione? Non sarà una bella sensazione vedere i militari per strada.

Ma cosa possiamo pretendere di più da questa classe dirigente? Andiamo avanti perché l'albero della vergogna si infittisce sempre di più. Il consiglio d'Europa ce lo ha detto chiaro. E una fredda nota di agenzia dice testualmente: «Il Commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, si dice "estremamente preoccupato" per il pacchetto sicurezza e la dichiarazione dello stato d'emergenza per l'afflusso di cittadini extracomunitari da parte del Governo italiano. È quanto si legge in un comunicato diffuso sul sito del Commissario per i diritti dell'uomo».

Il ministro leghista Maroni si indigna. Si dichiara sdegnato. Ma intanto dobbiamo incassare lo sdegno della civile Europa. E non è finita. Ieri si è consumata la sceneggiata tragica delle pensioni. Prima vogliono tagliare le pensioni sociali, poi si correggono e dicono che no, che la norma riguarda solo gli extracomunitari. E non le casalinghe e quelli che hanno meno di dieci anni di contributi. Che non si preoccupassero. Verrà corretta, che poi saranno gli estracomunitari a pagare, che cosa ce ne importa. Noi gli prendiamo le impronte digitali, schediamo i bambini, li controlliamo con l'esercito, incassiamo l'imbarazzo e il disprezzo della civile Europa, e abbiamo ancora il coraggio di protestare. Come hanno fatto gli immigrati africani nel duomo di Napoli. Una protesta dentro una chiesa, che da sempre è sempre stato un luogo di accoglienza, ma che in questo caso, ha generato l'immediata reazione dell'esercito in tenuta antisommossa. Per contrastare immigrati che dentro una chiesa chiedevano una casa.

Un paese che vuole che gli ultimi siano gli ultimi, sempre e comunque: questo siamo diventati? Sarebbe facile dire che è tutta demagogia, che è un modo del governo per fare una propaganda banale soprattutto sull'ordine pubblico, in vista del disastro sociale ed economico che ci attende in autunno. Sarebbe facile dire che la rabbia di avere dei salari che non aumentano - di fatto - da quindici anni, contro un costo della vita e un aumento dei prezzi che non ha paragoni nel resto d'Europa, può essere ingenuamente contenuta con misure roboanti, e prive di concretezza. Ma questa è una interpretazione sbagliata.

Non è questo il punto. Una parte di questo paese, quella che si riconosce nel centro destra, quella che vota Lega Nord, quella che gravita attorno ad Alleanza Nazionale, quella che vede in Berlusconi il modello di riferimento umano e politico, oltre che imprenditoriale, è cambiata. Cambiata in peggio. È in caduta libera. Senza più vincoli etici, religiosi e culturali. Immorale e ignorante. È un paese che emargina, è un paese che non ha più gli strumenti culturali per capire quello che gli succede attorno, è un paese che non sa adattarsi alla complessità. È un paese rimbecillito da valori inutili, che vede nei modelli di riferimento che lo governano, dei modelli positivi: machismo, intolleranza, razzismo, culto della ricchezza, l'idea che vincono i più ricchi, i più furbi, i più disinvolti, senza rispettare le regole. Perché sono governati da persone che non rispettano le regole. Berlusconi per primo. Bossi per secondo, e tutti gli altri a seguire. Gente che non rispetta i valori comuni su cui è stato fondato questo paese. Veri eversori dello spirito della Costituzione e della convivenza civile.

Il razzismo era qualcosa che eravamo riusciti a non sentire sulla nostra pelle neppure, ed è tutto dire, quando furono varate le leggi razziali del 1938. In tutte le case italiane, ognuno di noi conserva un racconto, una memoria, di un parente, di un vicino, di qualcuno che si oppose, che aiutò, e soprattutto di un paese che non capiva. Eppure accadde quello che accade. Le impronte digitali ai bambini non sono una manovra diversiva per accettare sacrifici per questo autunno; precarizzare i giovani non è un modo per mantenere i privilegi di quelli che precari non sono; abolire o ridimensionare le pensioni sociali non è un modo per distrarre il ceto medio da quello che gli sarà chiesto tra qualche mese; e mandare i militari nei centri per immigrati non è una furba trovata per dire a quelli che non arrivano alla fine del mese: vedete, vi diamo la sicurezza. Sono il risultato di qualcosa che è cambiato nella testa della gente, sono il frutto di un paese irriconoscibile, di gente cattiva, ignorante, egoista, spietata. I totalitarismi iniziano sempre da dettagli marginali, da piccoli segni che nessuno voleva vedere. E non siamo immuni da nulla. L'opposizione della sinistra sarà certamente vigorosa, ma non basta la politica se manca una cultura comune, una cultura che faccia uscire questo paese da una secca di pochezza e di ignoranza. L'ignoranza di gente come Bossi che vuole professori del nord, nelle scuole del nord, per i bambini del nord, l'ignoranza che in una città come Roma, appena arrivata una giunta di centro destra, ha già spento le luci sul patrimonio culturale di questa città. Cancellando un lavoro di anni, che ha trasformato Roma nella città più importante, sotto l'aspetto culturale, d'Europa. L'ignoranza di inventarsi anziché le notti bianche, le notti futuriste. L'ignoranza di pensare che la crescita di un paese non possa che essere economica, e non per tutti, ma sempre per i più furbi e i più ricchi. Siamo caduti in basso e gli ultimi non saranno i primi dalle nostre parti, ma rimarranno ultimi, ultimissimi. Per una classe di governo che ora dovrebbe vergognarsi.

www.robertocotroneo.net

Pubblicato il: 30.07.08
Modificato il: 30.07.08 alle ore 8.19   
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