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Autore Discussione: Maroni: "L'Italia va divisa in macro-regioni"  (Letto 3158 volte)
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« inserito:: Marzo 02, 2008, 09:23:59 am »

1/3/2008 (7:Fico - INTERVISTA

"L'Italia va divisa in macro-regioni"
 
Maroni: «Vogliamo tornare a Padania, Centro e Sud, come diceva Miglio. Nel '90 era utopia, oggi è realtà»

MARCO CASTELNUOVO


ROMA
Onorevole Maroni, ora che è stato siglato il programma con il Pdl, a cosa serve la riunione del parlamento del Nord di domani a Vicenza?
«A individuare i punti programmatici indispensabili per la Padania».

E non basta il programma del Pdl con cui siete alleati?
«No, è incompleto. Chiediamo di più. Ci rendiamo conto che non tutto si poteva mediare, e quindi presenteremo il programma rivendicativo della Padania».

Ancora con il mito della Padania? Guardi che è previsto il federalismo fiscale, nel programma.
«Per noi è solo un punto intermedio. Noi vogliamo un federalismo extra-strong».

Cioè?
«Prima di tutto la piena attuazione del federalismo fiscale. La nostra ricetta è semplice: un regime fiscale transitorio lungo dieci anni in cui si trasferisce il 90% del gettito fiscale e poi, a regime, si trattiene direttamente il 50% delle imposte dirette e il 50% dell’Iva più altre imposte, con tutte le perequazioni del caso».

E poi?
«Via al federalismo già teorizzato da Miglio nel 1990. Allora poteva sembrare eversivo. Oggi può diventare realtà, perché rappresenta la piena attuazione della normativa giuridica europea. Certo, bisogna aggiornare il quadro. Non più le tre macroregioni, ma tre Euroregioni: Padania, Centro, Sud. In Europa ci sono già degli esempi anche molto vicini: basti pensare alla Alpe-Adria».

Ma già la regione Lombardia prima e il Veneto poi hanno cominciato un’iter per ottenere più poteri a costituzione vigente.
«Che infatti è esplicitato nel programma. Ma non ci basta: noi abbiamo un obiettivo finale più ambizioso che ovviamente non piace a tutti gli alleati, lo presenteremo in Parlamento e vedremo chi ci sta».

Ho l’impressione che alla fine si riduca tutto a una questione di soldi.
«Per nulla: rivendichiamo autonomia in totale per cinque capitoli: di fisco e federalismo abbiamo detto. A questi aggiungiamo sicurezza, infrastrutture e immigrazione. Ce n’era un sesto, famiglia e società (quozienti familiari e bonus bebé), che è già stato pienamente recepito dal programma di governo».

Certo, la Lega che si fa un programma suo non deve entusiasmare gli alleati.
«Ma le nostre rivendicazioni non sono "contro" qualcuno, anzi. Diciamo che completano quello principale con i punti irrinunciabili per la Padania».

E quali sono?
«Su temi come l’immigrazione e la sicurezza, che pur tenendo separati hanno qualche punto di contatto, siamo intransigenti. Pensi che a Vicenza la relazione sulla sicurezza la terrà il sindaco di Cittadella Bitonci. Uno che potrà avere posizioni all’apparenza durissime ma certamente appoggiate dal 99% dei nostri cittadini».

Esempi?
«Nessuna pietà con i clandestini e no al voto per politiche o amministrative agli extracomunitari, come pensano di fare anche alcuni nostri alleati».

E sull’economia?
«Innanzitutto i dazi temporanei: temiamo lo tsunami cinese in settori tipo il tessile. Vogliamo imporre dazi per uno o due anni, dando così il tempo alle nostre imprese di ristrutturarsi in vista dell’invasione cinese. E poi i salari territoriali».

Cioè le gabbie salariali. Sa che è un argomento tabù?
«Noi li chiamiamo salari territoriali, ma il concetto è quello.Nel programma non ci sono perché non è competenza del governo, ma dei livelli contrattuali e vengono decise dalle parti. Ma se determiniamo una nuova fiscalità per il Sud significa abbassare il costo del lavoro, no?»

da lastampa.it
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Admin
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 30, 2008, 11:05:55 pm »

Maroni, un altro schiaffo

Paolo Soldini


Il governo italiano viola i diritti umani dei rom, dei sinti e degli extracomunitari. Si possono sintetizzare in queste quattordici parole i cento punti (altrettanti capi d'accusa) del rapporto che il Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d'Europa, lo svedese Thomas Hammarberg, ha reso noto ieri sulla situazione dei nomadi e dei rifugiati politici in Italia, per la quale si sente «estremamente preoccupato».

Un altro ceffone che il gabinetto Berlusconi, con il suo ineffabile titolare dell'Interno, si vede arrivare dall'Europa, dopo le perentorie richieste di «spiegazioni» della Commissione Ue e la durissima bocciatura del Parlamento europeo, alla quale si sono associati anche una novantina di deputati del Ppe. Il Consiglio d'Europa non è una istituzione dell'Unione (ancorché il nostro presidente del Consiglio lo confonda spesso e volentieri con il Consiglio europeo, che invece lo è). Fu creato nel ‘49, per promuovere la democrazia e i diritti dell'uomo, ha sede a Strasburgo, ne fanno parte tutti gli stati europei eccetto la Bielorussia per evidenti deficit di democrazia; anche quelli che, come la Svizzera, la Norvegia, l'Islanda, la Turchia e i Balcani occidentali non fanno parte dell'Unione. Ha uno strumento giuridico di grande prestigio, la Corte europea dei Diritti dell'Uomo e una autorità politica e morale che nessuno mette in discussione. A parte il nostro Roberto Maroni, il quale ieri si è detto «indignato» per le «falsità» propalate nel rapporto, inconsapevole della circostanza che se riservasse la propria indignazione alle falsità che ha cercato lui di propinarci per settimane in fatto di schedature di bimbi rom, nomadi e «sicurezza» farebbe un bel regalo a noi tutti e a se medesimo.

Il ceffone, oltretutto, il governo Berlusconi se l'è proprio andato a cercare. Risulta infatti che il draft (la brutta copia) del suo rapporto, frutto di un viaggio in Italia compiuto il 19 e il 20 giugno e delle relazioni di numerosi osservatori, il commissario Hammarberg lo abbia consegnato al Rappresentante permanente italiano presso il Consiglio, ambasciatore Pietro Lonardo, già il 1° luglio, nella speranza che in un mese gli interlocutori romani trovassero il modo di correggere almeno le magagne più evidenti. Manco per idea. Il governo italiano si è limitato a fornire 18 paginette di «commenti» in cui, a mezze verità e a bugie intere, respinge tutte le critiche. Ma che razzismo, xenofobia, abusi o violenze della polizia: il governo di Roma si è mosso sempre nel massimo rispetto del diritto internazionale e delle direttive europee. Pure, per dirne una, quando ha messo su un aereo e scaricato in patria un tunisino che si sapeva sarebbe stato torturato (infatti lo stanno torturando). Pure, per dirne un'altra, quando ha fatto abbattere le baracche di molti campi nomadi senza minimamente curarsi della sorte dei loro abitanti, bimbi e neonati compresi. Pure quando uomini politici di governo, giornali, tv hanno incitato apertamente a «cacciare i rom che sono tutti potenzialmente criminali» e quando polizia e carabinieri hanno fatto ben poco per prevenire gli incendi dei campi a Ponticelli e nulla per perseguirne i responsabili (oppure per quei roghi c'è qualcuno in galera e non ce lo hanno detto?).

Hammarberg è uno svedese mite, con un degnissimo curriculum nel campo della difesa dei diritti umani in varie parti del pianeta. Ma alcune delle cose che ha visto in Italia, e quelle che gli hanno riferito i suoi collaboratori, gli son parse davvero fuori dai criteri del mondo civile. Sono «estremamente preoccupato», ha detto, per gli atti di violenza compiuti «senza che vi fosse una effettiva protezione da parte delle forze dell'ordine, che a loro volta hanno condotto raid violenti contro gli insediamenti». Sulla parola “raid”, che ha suscitato le proteste di Maroni, il portavoce di Hammarberg in serata ha specificato: «Non c’è nessun insulto verso la polizia, il commissario non afferma che la polizia abbia compiuto raid con delle molotov o contro i rom, il rapporto fa riferimento a una serie di episodi di sgombero forzato di alcuni campi, rispetto ai quali il commissario è preoccupato».

«L'approvazione, diretta o indiretta, di questi atti da parte di certe forze politiche, singoli politici e alcuni media - ha aggiunto Hammarberg nel rapporto- è inquietante», perché evoca «l'evidente rischio di far collegare il senso di insicurezza a un gruppo specifico della popolazione e di indurre nell'opinione pubblica l'identificazione tra criminali e stranieri». Un governo responsabile dovrebbe far di tutto per evitare questo rischio e invece le misure prese recentemente come l'aggravante per clandestinità, aberrante per il diritto internazionale, l'intenzione di rendere la stessa clandestinità reato e in generale le misure del pacchetto sicurezza incoraggiano ulteriormente «la violenza e l'incitazione all'odio contro gli stranieri». Bastano questi pochi cenni di un rapporto che è molto lungo e articolato per sottolineare il clamoroso senso politico del documento. Ma anche sul piano pratico, le accuse di Hammarberg avranno conseguenze rilevanti. La relazione servirà come base giuridica per una pioggia di denunce che arriveranno alla Corte, dove l'Italia deve prepararsi a conquistare un altro record negativo dopo quello, già detenuto, delle condanne per la lentezza della giustizia. Sempre più isolati, sempre più tristemente diversi dal resto d'Europa. Ancora grazie, ministro Maroni.

Pubblicato il: 30.07.08
Modificato il: 30.07.08 alle ore 8.18   
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