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Autore Discussione: Il gioco dei tassi regala cinque miliardi alle banche  (Letto 2606 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 15, 2007, 09:36:34 am »

14/7/2007 (7:26)
Il gioco dei tassi regala cinque miliardi alle banche
 
Mutui salati: così l'Italia si tiene il record del carosportello

MARCO SODANO
ROMA


Nell’ultimo anno la Banca Centrale europea ha ritoccato il costo del denaro cinque volte: un quarto di punto a botta fa un aumento dell’1,25%. Le banche italiane hanno ritoccato il costo del denaro sui mutui (e sulle altre forme di credito, dai prestiti ai fidi) all’istante. Nessuna incertezza: paga il cliente. Non si ha notizia, viceversa, di ritocchi dei tassi creditori, quelli pagati dalla banca sul denaro depositato.

E dire che giusto un anno fa il decreto Bersani - una legge dello Stato entrata in vigore il 4 luglio 2006 - stabilì il principio della simmetria. Le banche possono variare i tassi con la Bce, ma se lo fanno sul debito devono farlo anche sul credito. Adusbef, l’associazione dei consumatori specializzata in servizi bancari e finanziari, ha fatto i conti: aggirando la regola sulla simmetria nell’ultimo anno le banche hanno tenuto in cassa 5 miliardi più del dovuto, sui 680 miliardi di depositi bancari custoditi nei caveau Bel Paese. Risultato: 104 esposti ad altrettante Procure e 72 banche denunciate dalle associazioni. Si attende il giudizio dei magistrati. Le banche italiane sono le più care d’Europa, ha detto il governatore di Bankitalia Mario Draghi. È vero, ha risposto il numero uno di Unicredit Alessandro Profumo. Il quale spiega la faccenda così: «Sui mutui siamo più cari perché paghiamo le inefficienze del sistema paese. Se il debitore non paga le rate in Italia servono sette anni per prendere la casa e coprire la perdita. In Germania bastano 12 mesi».

Altre spiegazioni Profumo le ha date alla Commissione Finanze del Senato: «I costi dei conti sono sopra la media Ue perché paghiamo oneri pesanti per la sicurezza». Il conto costa perché in Italia girano un mucchio di rapinatori. Ancora Profumo al Senato: «Le rapine d’Italia rappresentano il 52% del totale europeo, Unicredit spende 11 euro l’anno per la sicurezza di un conto corrente. In Germania ne bastano due». Infine, l’italiano continua a usare - troppo - la moneta: solo il 10% delle transazioni non è cash, a fronte del 35% della Gran Bretagna, del 41% della Francia e del 33% dell’Olanda. Non stupiscono i risultati dello studio con cui Pitney Bowes ha valutato la redditività dei mercati bancari europei: dice che un correntista italiano vale centotrentuno euro l’anno mentre un francese o un tedesco si fermano a 90 euro, e in Inghilterra si precipita a 55 «probabilmente a causa della concorrenza spietata in un paese nel quale l’economia è decisamente deregolamentata e volta al mercato».

Viene il sospetto avesse ragione il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, che ha investito le banche con una mitragliata di liberalizzaizoni tagliaprezzi puntando sull’effetto concorrenza e oggi - di fronte alle difficoltà nel veder applicato il suo decreto - minaccia: «Se le cose non cambiano in fretta, sono pronto a intervenire d’autorità». Nel frattempo i correntisti continuano a faticare di gambe sullo slalom della Bersani, un duello estenuante con le banche. La legge cancella le spese di estinzione dei mutui ma, giura l’Adusbef «ci sono banche e notai che continuano a stipulare contratti con penali del 3%». Una banca è arrivata a chiedere una penale fuorilegge nientemeno che a Antonio Catricalà, presidente dell’Antitrust e primo tifoso della Bersani. La legge introduce la possibilità di «portare» un mutuo da un’istituto a un altro che proponga condizioni migliori? Secondo Adusbef la regola è «inapplicata. Infatti i benefici della concorrenza non si vedono, e a un anno di distanza i mutui italiani restano i più cari d’Europa». Sono cancellate le spese di estinzione dei conti? Diamo a Cesare il suo: «La legge è applicata sui conti correnti. Ma sui conti titoli c’è chi chiede spese fino a 80 euro per titolo trasferito a fronte di un costo industriale di 30 centesimi», laddove la Bersani stabilisce che la banca può esigere solo i costi vivi sostenuti e «documentati».

E il mercato? Fiorisce, anche sulla pelle dei correntisti. Volano gli utili delle banche: più 52% nel 2006. Vola la domanda di credito per i consumi, 93 miliardi chiesti nel 2006 mutui esclusi, tre Finanziarie o il 7% del Pil. La banca vola, i signori correntisti sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza.

da lastampa.it
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