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Autore Discussione: Paolo Franchi - La sinistra benpensante del cinico Hollande  (Letto 1970 volte)
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« inserito:: Settembre 06, 2014, 05:44:28 pm »

La sinistra benpensante del cinico Hollande
Di Paolo Franchi

Sans-culottes? Ma per carità. Sans-papiers, allora? Ma non se ne parla nemmeno. François Hollande preferisce parlare, in privato, si capisce, di sans dents, di sdentati, insomma: è il suo modo, poco urbano prima ancora che poco socialista, di definire i poveri. Questo almeno sostiene la sua ex, Valérie Trierweiler, nel libro di memorie, Merci pour ce moment, appena uscito in Francia, aggiungendo perfida che il nostro va pure molto fiero di una così raffinata ironia. Non ci sono particolari motivi per non crederle né, tantomeno, per stupirsi del pandemonio suscitato da una simile, chiamiamola così, rivelazione. Che, almeno agli occhi di chi guarda (relativamente) da lontano alle cose francesi, rappresenta, a modo suo, qualcosa di più dell’ennesima tragicomica disavventura del presidente meno amato dai suoi concittadini in tutta la storia della Quinta Repubblica.

Dio ci scampi dal populismo e, se è per questo, pure da tutte quelle storie sul personale e il politico che hanno afflitto la nostra giovinezza. Ma la sola idea di poter dare degli «sdentati» ai poveri è, in fondo, l’ultimo, grottesco capitolo di una storia ormai pluridecennale: la storia del lungo divorzio (incompatibilità di carattere?) tra la sinistra benpensante dei cosiddetti ceti medi riflessivi e il popolo, considerato tendenzialmente volgare e abituato a ragionare con la pancia prima che con il cervello e con il cuore. E il fatto che abbia un fondamento materiale — sono sempre più numerosi i vecchi e i nuovi poveri costretti a rinunciare alle cure odontoiatriche — la rende, se possibile, ancora più difficile da sopportare. Perché non ha nulla della surreale ingenuità di Maria Antonietta, quando proponeva di dare brioche al popolo in tumulto per la mancanza di pane, e neppure dell’arroganza aristocratica del rivoluzionario russo disposto, narra Joseph Roth, a morire in qualsiasi momento in nome delle masse, ma strenuamente avverso alla prospettiva di viverci insieme anche solo per un giorno.

Anche se a coltivarla è un leader politico che non pensavamo cinico né, tanto meno, volgare, è semplicemente cinica e, nello stesso tempo, volgare. Ma proprio nel suo cinismo, e nella sua volgarità, è pure espressione del declino inarrestabile di un ceto politico che sembra aver fatto dell’autoconservazione la legge fondamentale, anzi l’unico fondamento del proprio agire, votandosi, per questa via, all’autorottamazione.

La cosa, ovviamente, non riguarda solo la sinistra. È a sinistra, però, che risulta particolarmente devastante. Per via delle belle bandiere ammainate e dei domani che cantano archiviati, si capisce, e pure del tradizionale bacino elettorale (una volta si diceva: della base sociale) lasciato sguarnito e anzi, stavolta in privato, altre volte in pubblico, addirittura irriso. Ma anche perché il succitato popolo, le cui schiere sono state infoltite da ampi settori di un ceto medio che la crisi ha provveduto, a quanto pare, a rendere assai meno «riflessivo», ha capito ormai da un pezzo che di tribuni ne può trovare e ne trova, altrove, quanti ne vuole.

Demagogici, certo, ma quanto meno non inclini a irriderne i guai. E più sensibili, oltretutto, anche ai problemi dei suoi denti: non deve essere un caso se persino un Berlusconi in disgrazia nell’ultima campagna elettorale ha insistito a muso duro con i dirigenti di Forza Italia perché inserissero nel programma la distribuzione gratuita di dentiere agli anziani indigenti. Populismo? Probabilmente, anzi, sicuramente sì.

Però sarebbe il caso di smetterla di utilizzare questa parola come un passepartout buono per aprire tutte le porte e tutte le casseforti (comprese quelle della signora Le Pen, di Beppe Grillo e dello stesso Matteo Renzi, rappresentato spesso come un populista di governo) di cui ignoriamo la combinazione. Non fosse altro perché senza e contro il popolo alla lunga non si governa. Né da sinistra né da destra. Né in una democrazia né, se è per questo, in una dittatura, visto che, come ci hanno insegnato da piccoli, anche i regimi autoritari si fondano su un consenso vasto e organizzato. «Il popolo è boia, è voltagabbana/Oggi ti onora, domani ti sbrana», cantavano gli sgherri del barone Scarpia nella Tosca cinematografica di Luigi Magni. Nella Roma papalina i poveri, quanto a denti, stavano messi sicuramente peggio dei poveri di oggi. Ma il cinismo degli sbirri era forse più saggio di quello del presidente socialista francese. E di parecchi suoi compagni europei, che pure di sans dents non si sono mai occupati.

5 settembre 2014 | 09:54
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Da - http://www.corriere.it/opinioni/14_settembre_05/sinistra-benpensante-cinico-hollande-399f91aa-34cb-11e4-8bde-13a5c0a12f77.shtml
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