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« inserito:: Luglio 21, 2008, 07:27:41 pm » |
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Cavani, Wertmüller forse non vi è chiaro
Loris Mazzetti
Ci sono alcuni fatti ai quali, noi cittadini, ci siamo completamente assuefatti. Il «caso Saccà» ne è un esempio, perché è tutto quello che resta in Rai di centinaia e centinaia di intercettazioni telefoniche, di fango sull’immagine dell’azienda, dopo la decisione presa dal consiglio di amministrazione di respingere la richiesta del direttore generale Claudio Cappon di licenziare Agostino Saccà, il quale, in una delle sue tante memorie difensive, ha sostenuto: «di avere… al massimo… operato secondo una prassi consolidata e accettata dall’azienda». «La difesa di Saccà», spiega Cappon, «si basa sul principio che la Rai sia un’azienda diversa dove certe azioni sono normali, comuni a tanti. Io non sono d’accordo. Penso che un’azienda anomala debba avere le sue regole». Il «caso Saccà» conferma purtroppo che nel nostro Paese vi è falsa libertà e falsa indipendenza. Il regime o come lo definì Biagi una «dittatura morbida», è in mano a quei politici, che si pensano unti dal Signore, i cui interessi di bottega condizionano i nostri bisogni e le nostre priorità di vita. Se non si capisce questo non si può leggere tutta la vicenda Saccà. Voglio fare alcune premesse: l’ho scritto più volte e qui lo ripeto: non ho mai usato la parola licenziamento nei confronti di alcuno, tanto meno nei confronti del direttore di RaiFiction; vivo con profonda delusione quei colleghi lavoratori della Rai che in tutti questi mesi non hanno trovato, la voglia, la forza o forse il coraggio di portare all’opinione pubblica quel rumore costantemente presente nei corridoi di viale Mazzini. Il giorno dopo il mancato licenziamento di Saccà è uscita una sua intervista al Corriere della Sera, che ha dell’incredibile. Prima dichiarazione di Saccà: «Ho ottenuto la piena solidarietà dell’Adrai». Passano solo poche ore che l’associazione dei dirigenti Rai fa un comunicato di smentiva: «L’Adrai precisa, al fine di evitare qualsiasi strumentalizzazione, di non aver preso alcuna posizione nel merito della vicenda, ma di aver chiesto all’azienda di mantenere separato il piano disciplinare da quello processuale ed assumere una decisione tempestiva sul caso, in relazione alle verifiche istruttorie compiute dagli organi interni». Andiamo avanti. Seconda dichiarazione di Saccà: «Il Comitato etico ha detto, nero su bianco, che ho la netta propensione a tutelare gli interessi della Rai con una forte determinazione a realizzare prodotti vincenti». Vero. Gli ascolti di RaiUno nel prime time sono dovuti prevalentemente alla fiction e agli eventi sportivi, ma l’ex direttore generale non specifica che quelle parole fanno parte dell’introduzione alla relazione fatta dalla Commissione per il Codice Etico, poi il dossier su di lui continua così: «Ha sviluppato contatti approfonditi con la concorrenza in merito al coinvolgimento di Mediaset nel progetto Pegasus fornendo dettagli e informazioni e attivandosi per incontri e ipotesi di lavoro in conflitto con la responsabilità affidatagli nel settore della Fiction Rai; ha assunto condotte intese a promuovere o ad agevolare l’esercizio di indebita influenza esterna sulle attività e sulle determinazioni dei massimi organi aziendali e in particolare del consiglio di amministrazione RAI; si è ingerito nella formazione del cast delle produzioni televisive, sulla base di sollecitazioni esterne finalizzate ad utilità extra aziendali». In queste ore è nata una catena di solidarietà a favore di Agostino Saccà e della sua professionalità. Le firme provengono dal mondo del cinema e sono tutte importanti, ma sulla vicenda, forse ai firmatari non è stato spiegato bene, che non sono messe in discussioni le qualità professionali di Saccà, anche se non è tutto oro quel che luccica (durante la sua direzione generale avvenuta tra il 2002 e il 2003, per la prima e unica volta Mediaset ha superato la Rai negli ascolti nel prime time: 44,9% contro il 44,7%, mentre nel 2001 il vantaggio della Rai era di 4,5 punti e nel 2004 torna a più 4,2 punti; è lui che sostituisce Il Fatto di Enzo Biagi con Max e Tux e Striscia la notizia fa il record di ascolto, è sempre Saccà che al posto di Quiz Show di Amadeus mette La vita in diretta di Cocuzza con il conseguente crollo del TgUno a vantaggio del Tg5 di Mentana). Cerco di far capire meglio la questione a Liliana Cavani e a Lina Wertmuller con un esempio: il bravo chirurgo, che con il suo lavoro ha salvato vite umane, usando il suo importante ruolo è stato preso con le mani nella marmellata. Il chirurgo va giudicato per le mani nella marmellata e non per quello che fa in sala operatoria, va chiarito per il bene dell’ospedale l’entità del peccato, se veniale o mortale. Il direttore generale, con il supporto della relazione della Commissione per il Codice Edico e le dichiarazioni inequivocabili del presidente Claudio Petruccioli, ha considerato il peccato mortale. Ma ancora una volta interviene la politica e i consiglieri che rappresentano il governo Berlusconi, hanno votato a favore del direttore della fiction, tra questi l’ex ministro Giuliano Urbani. Petroni, Malgieri, Bianchi Clerici e lo stesso Urbani hanno volutamente ignorato «l’incompatibilità ambientale» che si è creata dopo che i direttori Del Noce, Marano e Paglia hanno ufficializzato che non parteciperanno a riunioni nelle quali è prevista la presenza di Saccà, creando così un problema produttivo. Infine è giusto che il lettore sappia che nella stessa ordinanza che riporta Saccà al suo incarico, il giudice Giuseppina Vetritto si chiede, a proposito del contenuto delle intercettazioni, visto che lo stesso dipendente non lo nega, perché l’azienda debba aspettare le risultanze penali per decidere se sanzionare o meno Saccà. Era un invito che è stato colto solo dal direttore generale Cappon, dal presidente Petruccioli, dai consiglieri Rizzo Nervo e Rognoni.
Quando la politica si metterà da parte e ci lascerà lavorare in pace?
Pubblicato il: 21.07.08 Modificato il: 21.07.08 alle ore 8.13 © l'Unità.
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