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Autore Discussione: LIDIA RAVERA.  (Letto 29473 volte)
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« Risposta #45 inserito:: Dicembre 11, 2009, 04:47:19 pm »

Il velino Daniele


Se fosse una donna, Daniele Capezzone, sarebbe una «fighetta».

Una di quelle tipine narcise e nervose, scosse da un tumulto di spasmi somatici. Una bellina e dimenticabile, costretta a stropicciare le palpebre, inarcare le sopracciglia, chiudere gli occhi e subito dopo spalancarli per mimare una qualche attività cerebrale. Nessuno se la filerebbe poiché la donna, se è un po’ mignotta e parecchio petulante, pur se carina, viene emarginata (semmai stuprata ed emarginata).

Essendo uomo, al contrario, ricopre posizioni di prestigio, in qualsiasi campo (anche avverso). Al momento le sue doti più spiccate, agilità e coerenza, gli consentono di portare, non senza una certa atletica libidine, la Voce dell’ultimo partito prescelto, quello delle libertà. Per età, statura (non morale, materiale) e attitudine all’affettività mercenaria (meretricio) potrebbe aspirare ad un posto da “velino”.

11 dicembre 2009

di Lidia Ravera
da unita.it
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« Risposta #46 inserito:: Gennaio 08, 2010, 10:58:28 am »

Nudi per paura

Lidia Ravera.


Nel 1969, Dino Risi diresse una gustosa commedia a episodi: «Vedo Nudo». Nell’episodio che dava il nome al film, Nino Manfredi, in preda ad allucinazioni, vedeva i corpi nudi delle donne sotto i loro vestiti. Dopo acconcia terapia, si credeva guarito. Ma, prima dei titoli di coda, vedeva, improvvisamente,un uomo nudo, sotto il completo blu, giacca e cravatta. Sono passati 40 anni e la fantasia delirante è diventata realtà. Saremo tutti nudi davanti al body scanner, tutti noi viaggiatori, noi che non possiamo/vogliamo smettere di frequentare gli aeroporti. Un ulteriore incentivo all’esercizio fisico e alle diete ipocaloriche. Ma, soprattutto, un ulteriore esame di pazienza e maturità. Da dieci anni volare richiede una assidua frequentazione del Buddha. Tocca levarsi stivali, cintura, collane, bretelle, orologio. Regalare forbicine , limette, latte detergente tonico, bagnoschiuma . Regole surreali: come si può costruire una bomba con 75cc di shampoo alla camomilla?Solo perché è un liquido?Si dovrebbe imbarcare anche un piccolo laboratorio chimico… vero o no? Nessuna ha mai osato chiedere, tutti si sono lasciati depredare dei loro effetti personali. Come adesso si lasceranno scannerizzare fin sotto “gli intimi”. I terroristi hanno già vinto. Hanno vinto perché hanno limitato la nostra libertà, ridotto la nostra dignità, scoraggiato la nostra mobilità. Sull’efficacia dell’incrudelirsi dei controlli è lecito nutrire qualche dubbio.Qualsiasi meccanismo di difesa contiene i suoi punti deboli. E poi: chi può impedire a un ragazzotto deciso a morire per Allah di inghiottire tritolo per bocca o di infilarsi capsule di nitroglicerina sottopelle? Che cosa si inventerà allora? Che cosa andrà in scena prossimamente nel teatro della paura? Gastroscopia obbligatoria per tutti quelli che vogliono andare in vacanza a NewYork?

07 gennaio 2010
da unita.it
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« Risposta #47 inserito:: Marzo 14, 2010, 09:05:44 am »

L'impedimento

Lidia Ravera

«Mamma, che cos’è l’impedimento?». «Quando non puoi fare una cosa, Pierino». «Una cosa bella o una brutta?». «Una cosa che dovresti fare». «Tipo andare a scuola?». «Tipo». «E ce lo posso avere anche oggi?». «Cosa?». «L’impedimento». «Chiudi lo zainetto e sbrigati». «Ma se ti ho detto che ho l’impedimento!». «Te lo do io l’impedimento! Muoviti che è tardi». «Però non è giusto,che solo i grandi possono avere l’impedimento e noi bambini no». «Adesso ti spiego: l’impedimento deve essere vero. Tipo l’altra settimana che avevi la febbre». «E se non hai la febbre e non vuoi andare a scuola lo stesso?». «Allora devi farti fare una legge. Così non andarci diventa legittimo». «Mamma me la compri questa legge?». «No, Pierino, non possiamo permettercela. Solo una persona molto ricca può farsi fare le leggi su misura, noi dobbiamo tenerci quelle di serie». «Però non è giusto!». «Infatti no».

12 marzo 2010
da unita.it
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« Risposta #48 inserito:: Ottobre 15, 2013, 05:14:53 pm »


Lidia Ravera

Scrittrice. Assessore Cultura, Politiche giovanili

Femminicidio, la violenza sulle donne è un problema degli uomini

Pubblicato: 14/10/2013 11:16


Ho sempre considerato asfittico il recinto degli argomenti "da donne". Una vita a farti interpellare sugli asili, la moda, i sentimenti. Al massimo l'aborto e il divorzio (più sul personale che sul politico). E poi ancora la bellezza, le dive, il gossip. Domande epocali, tipo: preferisci l'uomo in boxer o in slip?

La letteratura ridotta a: esiste una scrittura femminile oppure no? La politica ridotta a: ma tu sei d'accordo con le quote rosa o ti offendi perché ti senti panda (l'animaletto, non l'utilitaria)?

Essendo persona nota e quindi "attenzionata dai media" dal lontano 1976 ho masticato risposte per decenni. Da un po' di tempo il più gettonato fra i "temi delle donne" riguarda, purtroppo, un dramma epocale e non un vissuto/verità o una sublime frivolezza: il femminicidio, neologismo doloroso che rimanda a un fenomeno radicato nella storia della relazione fra i sessi.

È di ieri l'altro l'approvazione di un decreto legge che inasprisce le pene per gli stalker, prevede una rigida prevenzione, sostiene finalmente le vittime potenziali, prima che la distrazione del mondo le condanni a morte.

Bene. Non sarà risolutivo, ma è già qualcosa.

La Repubblica, 12 ottobre: va in stampa una pagina (la dodicesima) di soddisfazione politica per il decreto legge, in basso al centro c'è l'ultima notizia: "Savona, non accettava la separazione: uccide la moglie e si spara".

Un titolo tragicamente consueto, ma cerchiamo di non considerarlo normale. Non abituiamoci, come ci abituiamo, dopo aver piagnucolato un po', a tutte le catastrofi ricorrenti (vedi barconi che rovesciano donne uomini e bambini, al largo della Sicilia).

Proviamo a non abituarci, e, come chi non si abitua, proviamo a porci qualche domanda. Per esempio: siamo sicuri che basti una buona legge? Io no. Io credo che i femminicidi/suicidi raccontino, più che la vulnerabilità femminile, la fragilità maschile. La terribile debolezza dei maschi.

Io credo che covi da anni, questa malattia non diagnosticata. Da quando le donne, un trentennio prima della fine del secolo scorso, hanno incominciato a ridefinire il loro ruolo nel teatro delle relazioni. Non più soltanto oggetti di desiderio altrui, costrette ad agghindarsi e apparecchiarsi e, eventualmente, annullarsi, pur di non correre il rischio di non essere scelte.

Non più funzioni di vite altre, addette alla manutenzione dell'eros o della prole, ma titolari del diritto di desiderare e scegliere, di sbagliare e interrompere e riprovare. Come gli uomini. Chi è nato dopo non lo sa, ma c'era un tempo in cui le donne venivano comunemente ritenute inferiori. Socialmente erano accettate in quanto figlie, fidanzate, mogli.

Dall'uomo prendevano cognome e collocazione nella scala sociale, sostentamento e protezione. Se tradivano l'uomo che le aveva collocate sostenute e protette, finivano in galera (abbandono del tetto coniugale), fino al 1963.

Se l'uomo, divenuto marito, le tradiva, abbozzavano, perché rientrava nei diritti collaterali di lui, distrarsi con altre. Abbozzavano perché non avevano, tranne rari casi, altro tetto che quello coniugale, sopra la testa. Il dominio maschile era così indiscusso che le separazioni, i divorzi, erano molto meno frequenti di quanto siano oggi. Per gli uomini non c'era convenienza a rompere il matrimonio, le donne non se lo potevano permettere.

Negli anni che innescarono il grande cambiamento, ero una ragazzina, insieme ad una bella percentuale delle infaticabili donne mature del presente. I nostri boyfriends furono i primi a far le spese della rivoluzione fra i sessi. Di colpo, le fanciulle parlavano, amavano, lasciavano. Non difendevano più la loro verginità, avendo sdoganato (grazie dottor Pinkus!) la sessualità dalla riproduzione. Non si relegavano più al ruolo di prede. Si facevano attive, desideravano, guardavano, giudicavano, ridevano. Ogni relazione amorosa si trasformò, in quegli anni, in una palestra dialettica (leggete il magnifico "Vai pure" di Carla Lonzi, ripubblicato recentemente da Et-al). I maschi "maturi" di oggi, hanno, nella maggior parte, fatto tesoro di quegli scontri verbali e carnali.

A nessuno di loro verrebbe in mente di sparare invece che divorziare. I più giovani, senza l'allenamento di una fidanzata femminista negli anni in cui la fatica era anche divertente, si ritrovano in casa donne non arrese, non subalterne.

In superficie, tocca essere tutti d'accordo sulla parità, le pari opportunità, l'equipollenza e le pari dimensioni dei cervelli. Ma sotto, nel profondo, è annidata ancora la vecchia cultura. Io sono un uomo e lei è mia. Non sarà mai di qualcun altro. Piuttosto la ammazzo. Piuttosto mi ammazzo.

E così via. Il femminicidio, vi assicuro, non è un tema per donne. E non è neanche un problema delle donne. È un problema degli uomini. Sono loro che devono riunirsi in piccoli gruppi, tematizzare la loro angoscia, descrivere la perdita di potere nel privato, che subiscono senza parlarne da decenni. Sono loro che devono commentare e approfondire il fenomeno del femminicidio. La violenza contro le donne, non è un problema nostro. È un problema loro.
 
www.twitter.com/LidiaRavera

da - http://www.huffingtonpost.it/lidia-ravera/femminicidio-la-violenza-sulle-donne-e-un-problema-degli-uomini_b_4095780.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #49 inserito:: Dicembre 04, 2013, 11:28:05 am »

L'Italia dei nani e ballerine ci ha tolto la voglia di fare
Pubblicato: 02/12/2013 13:57

Corro il rischio di essere sconclusionata, parto da una sensazione pesante. E magari scrivo per alleggerire. Titolo: la cultura del malanimo. Oppure: la moda del disprezzo. Ma anche: il ribollir dell'odio. I giornali rigurgitano bocciature. E sono bocciature umane, gallerie di mostri, non critiche alla politica, a questa o quella posizione.

Quello ha messo in conto ai cittadini un tosaerba, la playstation e sei paia di mutande. Quell'altro era a cena la stessa sera in 5 ristoranti diversi e li abbiamo pagati noi. Un pantagruelico mangione con il dono dell'ubiquità. Quello è tonto, quella non fa niente, quello guadagna troppo. C'è il finto invalido che balla il tango, lo studente finto-povero con piscina e Maserati a casa di mamma e papà, c'è quello che ha comprato la laurea in Albania per il figlio caprone e quella che l'ha regalata alla guardia del corpo (certo il palestrato scolarizzato è più chic).

C'è chi ha una pensione superiore alla somma degli stipendi della maggioranza della popolazione attiva. C'è chi si vota gli stanziamenti e se li consuma. Da quando a Berlusconi s'è applicata la sordina, le algide olgettine, con il loro disincantato sussiego da miss per una notte, sono tornate momentaneamente nell'ombra. Il sesso tace, mentre continua a strepitare il danaro. Un'orgia di scontrini meschini, un gioco sciocco e, più che avido, inelegante.

Certo, non è colpa dei giornalisti. È che il nostro paese si sta sfarinando così, in scivolata libera fra le deiezioni di una banda di irresponsabili. Certo, non sono tutti così. Così sono i peggiori. Ma i peggiori, oggi come oggi, sono quelli che fanno notizia. Si parla soltanto di loro. E gli altri? Pagine su pagine per accendere piccoli fuochi di ludibrio, vortici di derisione. Inevitabilmente, chi ci va di mezzo sono i migliori, anche soltanto i normali. Quando poi, dalle pagine cartacee si passa all'aereo verbo dei social network, la situazione precipita. Come nota giustamente il blog di Eretica, "Oggi il linciaggio si pratica sul web". È lì che trionfa lo "hate speech". Il disaccordo con l'opinione altrui diventa pretesto per insulti e scomuniche. Eretica parla di "tolleranza zero". Dice: il branco si realizza su basi identitarie, si consolida trasformando chiunque dissenta, o esprima opinioni non conformi, in nemico da abbattere. Il mostro, reale o immaginato, serve a fare squadra. Al reprobo si chiede pentimento, gogna, espiazione. Volano i forconi virtuali. Le censure.
Più che un tecnologico sviluppo della democrazia pare un postmoderno ritorno al tempo della caccia alle streghe.

Che cosa ci sta succedendo? È vero, da Mani Pulite in avanti, e sono passati 20 anni, certe mani sembrano sempre più sporche. Abbiamo dovuto leggere troppi resoconti di disonestà, piccole e grandi, appalti truccati e parenti infiltrati, partite comprate e concorsi manomessi. Abbiamo ascoltato storie di mazzette e di meretrici, di menzogne e di cinismo. Ci siamo indignati. Abbiamo disertato le urne e poi votato Beppe Grillo e poi sperato in Matteo Renzi e poi chissà...

Ma questa punizione non ce la meritiamo. Non ci meritiamo quest'aria pesante.
Che ci toglie la voglia di fare e fare bene. Che ci impedisce di ricominciare.
 
Lidia Ravera su Twitter: www.twitter.com/LidiaRavera

Da - http://www.huffingtonpost.it/lidia-ravera/litalia-dei-nani-e-ballerine-ha-assuefatto-la-voglia-di-fare_b_4371157.html?utm_hp_ref=italy
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