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Autore Discussione: Camilleri: «Subito in piazza, in autunno rischia d’essere troppo tardi»  (Letto 2278 volte)
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« inserito:: Luglio 03, 2008, 07:18:30 pm »

Camilleri: «Subito in piazza, in autunno rischia d’essere troppo tardi»

Saverio Lodato


Alla tua età ancora voglia di girotondi?

«No, magari non farò girotondi, però li farò in spirito... Non ho più l’età per fare girotondi e poi per me, con questo caldo, sarebbe letale... Ma mi interessa partecipare allo spirito dei girotondi... ».

Non hai l’impressione che quando la parola «girotondi» viene evocata, ciò equivale a suonare un fortissimo campanello d’allarme sulla cosiddetta emergenza democratica?

«Quale che sia la parola che viene adoperata, rimane il senso di ciò che si vuole fare con questa manifestazione dell’otto luglio a Roma. Chiamatela come volete, le definizioni non sono importanti. Conta la sostanza».

Il centro sinistra è diviso. Il Pd ha detto che non intende partecipare. Furio Colombo, Paolo Flores d’Arcais e Pancho Pardi ritengono invece che sia un appuntamento ineludibile prima dell’autunno.

«Non so perché il Pd non voglia partecipare. Questa è una manifestazione spontanea, organizzata da cittadini certo non più giovanissimi e altrettanto certamente non dediti a violenze di piazza. Quindi anche il Pd potrebbe tranquillamente partecipare. Personalmente parteciperò, senza nessun problema, alla manifestazione autunnale che il Pd dice di volere organizzare... Oltretutto, se mi è concessa la battuta di spirito, a quell’epoca rischiamo veramente di stare freschi, visto che, a mio parere, sarà un po’ troppo tardi».

Andrea Camilleri, arzillo e pimpante come al solito, voce appena arrochita dalle sessanta sigarette giornaliere, non proprio quella che si dice una «modica quantità» , ora si è persino improvvisato poeta, e con risultati apprezzabilissimi, perché Berlusconi e il berlusconismo gli risultano indigesti; li ha sempre visti come la causa fondamentale di una perniciosa diseducazione di massa; ha chiarissimo che l’Italia, continuando così, può solo andare a sbattere, come si dice dalle sue parti.

Perché per te Berlusconi e il berlusconismo hanno sempre avuto il sapore dell’olio di ricino?

«Non tanto il sapore dell’olio di ricino. Quanto il sapore di un anomalia, il sapore di qualcosa che ti resta in gola e non va giù. Pare che l’esperienza di due governi Berlusconi non abbia insegnato nulla agli italiani che lo hanno votato. La polemica, per lui funzionale, contro la giustizia rischia in ogni momento di arrivare a un punto di non ritorno. La mia affermazione che lui non appartiene alla democrazia viene comprovata ogni giorno».

Puoi fare degli esempi?

«Ne faccio solo uno che risale a martedì. Quel giorno il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, fa una preoccupata denuncia nella quale dice che il potere d’acquisto dei salari è enormemente diminuito. Per questo si creano sempre nuova zone di povertà. Benissimo. A queste parole del governatore cosa risponde nella stessa giornata il nostro presidente del consiglio? Che ci sono le condizioni per potere fare un decreto legge sulle intercettazioni. Non ti sembra un ottimo esempio dell’attenzione del premier nei confronti dei problemi dei cittadini nel suo Paese?»

Sono anni che ci provano a soffocare intercettazioni telefoniche e libertà di stampa nel pubblicarle. Ora si è arrivati allo scandalo della vicenda Rai. Visto che ti occupi prevalentemente di parole, «magnaccia», riferito a un presidente del Consiglio, lo trovi un po’ troppo hard come termine?

«Quando presidenti del Consiglio erano persone anche discusse, come Craxi o Andreotti, a chi sarebbe mai venuto in mente di adoperare una parola simile per loro? Io non adopero questo linguaggio ma se qualcuno viene spinto ad adoperarlo vuol dire che qualche buon motivo ce l’ha. E agli scandalizzati di oggi vorrei ricordare che i votanti di sinistra vennero definiti da Berlusconi "coglioni", i magistrati "persone tarate", e, proprio qualche giorno fa, autentica "metastasi"».

Resta il fatto che stavolta Berlusconi l’hanno votato a stragrande maggioranza.

«Allora devo fare una precisazione: il partito di Berlusconi non ha raggiunto una stragrande maggioranza. Solo che pur non essendo maggioranza, all’interno della sua coalizione, lui personalmente agisce come se avesse il potere assoluto. Ed è proprio questa l’anomalia di cui parlavo prima, difficile da digerire, difficile da accettare. Io personalmente, se si fosse trattato di andare genericamente contro un governo di destra, liberamente eletto dai cittadini, alla manifestazione dell’8 luglio non avrei partecipato, neanche in spirito. Io vado a protestare contro un governo di centro destra monopolizzato da Berlusconi che è totalmente prono ai suoi interessi personali».

Lodo Alfano e norma salva processi, appunto. Ma com’è possibile che a sinistra, periodicamente, qualcuno si convinca che Berlusconi non è più quello di una volta?

«Sai, probabilmente molti erano in buona fede nel crederlo. E avranno avuto un amarissimo risveglio dalla loro illusione. Dovevano forse ricordarsi di qualcun vecchio proverbio dei nonni».

Diccene qualcuno.

«Rispondo con un classico, in lingua italiana: il lupo perde il pelo ma non il vizio... E con un classico, in dialetto siciliano: cu nasci tunnu un po’ moriri quadratu...»

Tutto ciò premesso, che giudizio dai dei primi atti di questo governo?

«Ma quali sono stati questi atti di governo? Il tentativo, fallito, di salvare rete quattro? Di economia non ne capisco. So solo che ogni giorno leggo sui giornali, e apprendo dalle televisioni, notizie inquietanti sullo stato dell’economia italiana. Non saranno certamente i tagli alla scuola, alla ricerca, alla sanità, a risolvere il problema dei problemi: la stagnazione dell’economia. In questa direzione non vedo alcun provvedimento del governo, a parte i soliti proclami di Tremonti e Brunetta che riguardano sempre il futuro e mai il presente».

Però il prelevamento delle impronte ai bambini Rom è diventato immediatamente operativo.

«Questo sì, perché equivale esattamente a quello che, come ci racconta Manzoni, capitava durante la peste di Milano. Mentre le persone morivano a migliaia il governo dava la caccia agli untori che, fra parentesi, non erano mai esistiti. Insomma, le uniche cose che questo governo ha fatto sin qui sono quelle remunerative sotto il profilo demagogico... o che interessano personalmente il direttore dell’orchestra...».

E poi, già che ci siamo, perché non prendere anche le impronte a tutti i piccoli figli dei mafiosi?

«Ma tu vorresti mettere sullo stesso piano figli dei mafiosi e figli degli zingari? C’è una differenza abissale fra le due categorie: i mafiosi aiutano la politica, i Rom sono utili alla politica solo demagogicamente ma, purtroppo per loro, non elettoralmente...»

saverio.lodato@virgilio.it



Pubblicato il: 03.07.08
Modificato il: 03.07.08 alle ore 8.32   
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