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« inserito:: Giugno 28, 2008, 06:05:47 pm » |
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Feste dell'Unità, «Ai dirigenti del Pd diciamo: noi della base ci sentiamo soli»
Maria Zegarelli
Alfredo Malta, è uno di quelli che non si perdeva un discorso di Enrico Berlinguer. E di Giorgio Almirante, «perché dovevo capire come ragionavano dall’altra parte». Poi, in sezione, ore di discussione con i compagni. È uno chef, nella vita e alle Feste de l’Unità. Non se ne perde una, tutta l’estate in giro per l’Italia, a fare volontariato «con i compagni», che adesso si chiamano democratici. È perplesso il democratico Alfredo.
«Fatico a capire certi discorsi che di politica ne contengono davvero poca». Sui quotidiani non si parla d’altro che di fondazioni, tesseramenti, Red, correnti, fassiniani, rutelliani, prodiani... «A noi piacerebbe sentir parlare di nuovo di programmi, opposizione, lavoro, occupazione, sociale. Ci piacerebbe tornare a discutere nei circoli, come si faceva nelle sezioni».
Fernando Morelli, classe ’52, ha scelto Sd. Ma al grembiule dello stand dell’XI municipio, cucina tradizionale, non ci rinuncia. «Qui sono tutti amici miei, fino a due anni fa eravamo nello stesso partito, condividevamo battaglie, campagne elettorali, discussioni. Per me è naturale fare il volontario alla Festa de l’Unità di Roma, questa è casa mia, sono orgoglioso di stare qui, anche se il Pd non è più il mio partito». La Festa de l’Unità a Roma è sempre stata un appuntamento culturale e politico di primo piano. Musica, buon cibo, dibattiti, location sotto le stelle fra la storia antica della città. Ma questa è una edizione particolare: arriva «dopo». Dopo la sconfitta delle politiche, dopo l’avvento di Gianni Alemanno al Campidoglio. È ancora sotto choc il popolo democratico.
Tutto è cambiato, il partito, il governo, l’amministrazione comunale. La Festa no. Non qui. Elvira è fondatrice di un circolo del Tiburtino. Eccola che lustra frigoriferi della bisteccheria. «Sono fiduciosa, credo che questo partito abbia davvero una grande carica innovativa, ha tutti gli ingredienti per la ricetta che serve alla politica italiana. Ma ha anche parecchi difetti che arrivano dal passato, dalla storia dei partiti che lo hanno formato. Non mi piace il proliferare delle correnti, non mi piace ogni volta sentirmi chiedere se ero una ex ds o una ex Margherita». Come si sente la base? «La base sono anche io - risponde - dunque lo so bene come si sente. Sola. Piuttosto lontana dai discorsi dei vertici del partito, un partito che deve fare parecchia strada, che ha pochi punti di riferimento certi. Basta vedere quale è la situazione dei circoli: quelli che funzionano di più sono le ex sezioni ds e non lo dico con piacere, perché vorrei che davvero ci fosse un radicamento capillare del partito che c’è oggi, il Pd».
Oggi sarà tutto pronto, stand allestiti, cucine funzionanti, spazio concerti attrezzato. La festa è una macchina che funziona perfettamente, ogni volta che giri la chiave il motore non tradisce. Una certezza. Volontari all’opera, come ogni anno, 400. Sessant’anni, tanti ne conta la storica festa che fu del Pci e poi di tutte le evoluzioni di quel partito. Quella nazionale non si chiamerà più Festa de l’Unità, ma dato che i vertici del Pd hanno deciso che a livello locale ognuno potrà chiamarla come vuole, a Roma la scelta è stata chiara: continuerà a chiamarsi come sempre. Il manifesto pubblicitario,poi, più chiaro di così non poteva essere: una bella ragazza che si sveglia e la scritta «Ciao, bella». O Bella ciao. O Roma svegliati, riprenditi dalla batosta elettorale e ricomincia daccapo. Il popolo romano delle primarie vuole darsi delle certezze. Micaela Campana, della segreteria Pd della capitale, responsabile dell’area dibattiti alle Terme di Caracalla, spiega: «Sarà un momento importante per il Pd e per la città: un’occasione per riavviare un dibattito e un confronto con la base del partito, con i cittadini. Saranno 33 giorni di dialogo costante, durante i quali affronteremo le tematiche legate a Roma,a questa nuova giunta Alemanno che sta distruggendo quanto è stato costruito negli ultimi 15 anni». Il gruppo Pd capitolino avrà un proprio spazio, i municipi altrettanto. Parteciperanno tutti i circoli, 115, per portare avanti «la fase di ascolto che abbiamo avviato».
Ascolto: questo chiedono i militanti del nuovo partito. Vogliono poter dire la loro. «Questo è il primo momento di aggregazione post-batosta - ragiona Marco Miccoli,responsabile della Festa -, la sconfitta a Roma è stata pesante, adesso bisogna riorganizzarsi, rilanciare un’idea di opposizione alla giunta Alemanno, in una città che alle politiche ha dato il 41% dei consensi al Pd». Veltroni vs D’Alema? «Questo dibattito - dice -mi sembra un po’ datato, si fa fatica a riconoscersi in una opzione piuttosto che in un’altra perché la sensazione è che non ci si stia confrontando su idee e progetti politici». Nasce da qui lo «smarrimento» del popolo delle primarie.
Riccardo Milana, coordinatore romano del Pd, l’umore della base lo conosce bene. «Siamo in una fase di profonda delusione, c’è stata una sconfitta forte. Adesso ci aspetta un lavoro importante: ricostruire la fiducia, creare un’opposizione seria e puntuale. Per questo non possiamo permetterci la riproposizione di un partito fatto di correnti, o di un centralismo democratico svuotato di contenuti politici». Politica. Questo chiede la «pancia del partito».
Pubblicato il: 27.06.08 Modificato il: 27.06.08 alle ore 11.04 © l'Unità.
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