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Autore Discussione: DDL GIUSTIZIA, GOVERNO BATTUTO SU EMENDAMENTO MANZIONE  (Letto 4408 volte)
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« inserito:: Luglio 12, 2007, 04:13:47 pm »

2007-07-12 13:24

DDL GIUSTIZIA, GOVERNO BATTUTO SU EMENDAMENTO MANZIONE

 ROMA - Nonostante il parere contrario del governo, il Senato ha approvato un emendamento del senatore ulivista Roberto Manzione sul quale era d'accordo il centrodestra. L'emendamento inasprisce le regole per il passaggio di funzioni dei magistrati. L'emendamento del senatore è stato approvato con 157 voti favorevoli e 154 contrari. Il testo approvato prevede che per cambiare funzioni (da requirenti a giudicanti) per i magistrati che cambiano anche settore (da penale a civile e viceversa), sarà necessario cambiare non solo circondario, ma anche provincia. Questo perché in alcuni casi (come Roma e Palermo) circondari e provincia non coincidono. Era dunque possibile, in alcuni casi, cambiare funzioni senza cambiare provincia. Con l'emendamento Manzione, questo non è possibile.

VOTO DEFINITIVO AL SENATO ENTRO SABATO
Il voto del Senato sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario arriverà entro sabato mattina alle 12,30. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che ha stabilito anche di non ricorrere al contingentamento dei tempi nella discussione. Il presidente del Senato Marini si è fatto garante della "buona condotta" della Cdl che non farà ostruzionismo. Ma in Aula, dove sono riprese le votazioni (sui sub-emendamenti presentati al testo su cui la maggioranza ha trovato l'accordo), l'opposizione ha tentato di sabotare l'emendamento dell'Unione.

LA CDL TENTA DI METTERE IN DIFFICOLTA' LA MAGGIORANZA
La Cdl tenta di mettere in difficoltà la maggioranza al Senato ricorrendo alle armi del regolamento parlamentare. L'obiettivo era quello di far decadere l'emendamento della maggioranza sulla separazione delle funzioni: per farlo, la Cdl ha fatto mettere in votazione un emendamento del capogruppo leghista Castelli che, nella sostanza, riprendeva il contenuto delle prime nove righe dell'emendamento della maggioranza. Una volta che l'emendamento Castelli è stato bocciato dall'aula, i senatori della Cdl hanno sostenuto che il voto dell'aula aveva fatto decadere anche l'emendamento della maggioranza: "Dice esattamente quello che c'era scritto nel mio, dunque deve essere considerato decaduto", ha sostenuto Castelli. Il presidente Marini ha però deciso di mantenere l'emendamento della maggioranza, perché formulato diversamente dal quello di Castelli. Proteste della Cdl, che ha accusato la maggioranza di scorrettezza. "E' un fatto gravissimo", ha sottolineato Castelli. "Io sono profondamente convinto della differenza che c'é tra i due emendamenti", ha risposto Marini.

SCHIFANI, MARINI HA COMPIUTO FORZATURA
"E' stata compiuta una forzatura per aiutare la maggioranza. E di questo ci dispiace". Il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani, critica il presidente del Senato Franco Marini per la sua decisioni sull'ammissibilità dell'emendamento della maggioranza al ddl di riforma dell'ordinamento giudiziario dopo la bocciatura del sub-emendamento Castelli.

 
da Ansa
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 12, 2007, 04:14:48 pm »

Politica
12 lug 15:47

 Giustizia: Di Pietro, "Emendamento Manzione e' sbagliato"

ROMA - Secondo Antonio Di Pietro l'emendamento proposto dal Senatore Roberto Manzione e approvato dall'opposizione al Senato con tre voti di scarto "e' sbagliato nella forma e nella sostanza".

"E' un errore commesso da coloro che si qualificano come rappresentanti del Primo Ulivo - ha detto Di Pietro - E' un errore di forma perche' non e' corretto unirsi ai rappresentanti della Cdl per sconfiggere l'Unione. Ma ancor di piu' risulta essere un errore di sostanza. L'emedamento proposto da Roberto Manzione, infatti, vuole dare maggior vigore alla Riforma Castelli che l'Unione vuole invece abrogare".

"Comprendo la disperazione dei magistrati - conclude Di Pietro - che ancora una volta temono che una tale riforma limiti l'autonomia della magistratura e che certo non fa bene alla giustizia, che in un paese civile e' il baluardo principale per la legalita'". (Agr)

da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 12, 2007, 04:15:49 pm »

Esecutivo va sotto con 157 sì e 154 no Senato, emendamento Manzione: governo ko Approvato un sub-emendamento alla riforma della giustizia sul quale era d'accordo il centrodestra.

Mastella: «Mi rimetto all'Aula»

 
ROMA - Il governo scivola in Senato sulla riforma della giustizia: con 157 sì e 154 no l'aula di Palazzo Madama ha approvato infatti un sub-emendamento del senatore ulivista Roberto Manzione sul quale era d'accordo il centrodestra, ma con il parere contrario dell'Esecutivo. «Non mi pare ci sia l'apocalisse, però c'è una questione di metodo», ha detto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intervenuto dopo il voto. «Mi sembrava raggiunto un accordo, ma nell'Unione c'è chi si muove a proprio piacere. Il governo di qui in avanti, di fronte a proposte che vengono dal centrosinistra, esprimerà non un parere collaterale o contiguo a quello del relatore, ma si rimetterà all'aula. Certo, se ci fosse uno stravolgimento del testo ne prenderei atto, ma visto che non siamo a questo il problema non si pone».

TESTO - Il sub-emendamento al «comma Butti» inasprisce le regole per il passaggio di funzioni dei magistrati. Il testo approvato prevede che per cambiare funzioni (da inquirenti a giudicanti) per i magistrati che cambiano anche settore (da penale a civile e viceversa), sarà necessario cambiare non solo circondario, ma anche provincia. Questo perché in alcuni casi (come Roma e Palermo) circondari e provincia non coincidono. Era dunque possibile, in alcuni casi, cambiare funzioni senza cambiare provincia. Con l'emendamento Manzione, questo non è possibile. Il presidente della commissione Giustizia, Cesare Salvi, ha definito il sub-emendamento Manzione «ragionevolissimo» ma «di ridotta importanza».

«MODIFICA IN LINEA CON INTESA POLITICA» - «Il sub emendamento è in linea con quanto la maggioranza ha fatto in commissione» si è difeso il senatore Roberto Manzione a proposito della proposta di modifica sul passaggio di funzione dei magistrati passato in Aula con i voti dell'opposizione. «È stato votato dall'opposizione - ha aggiunto - per il fatto che la maggioranza a volte ha paura ad agire nel merito. Ma, nel merito, quella modifica è perfettamente in linea con l'accordo politico preso».
 
IDV: NOI LIBERI FINO AL VOTO FINALE - Intanto però, per bocca del capogruppo, Nello Formisano, l'Italia dei valori annuncia che dopo il voto di giovedì mattina il partito guidato da Di Pietro potrebbe considerarsi con le mani libere da ogni vincolo di coalizione per quel che riguarda l'ordinamento giudiziario. «Quello che è successo in aula è gravissimo e rischia di mettere in discussione la portata generale dell'accordo che faticosamente avevamo raggiunto», spiega Formisano, che poi aggiunge: «Noi valuteremo se non sia il caso, con le forze che condividono i nostri valori, di avere la stessa libertà che si sta affermando in questa aula, fino al voto finale». Immediata la replica della capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro. «Il presidente Formisano - ha detto - mi pare abbia voluto trasformare le mie valutazioni politiche di elogio del Parlamento e della sua autonomia in un salvacondotto per sè e per i senatori che lo seguiranno nel contrastare un provvedimento del governo. Se ne assuma la responsabilità».

ENTRO SABATO IL VOTO AL SENATO - Prima del voto di giovedì mattina la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama aveva fatto sapere che il voto del Senato sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario sarebbe arrivato entro le 12.30 di sabato. La conferenza aveva stabilito anche di non ricorrere al contingentamento dei tempi nella discussione.

12 luglio 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 12, 2007, 06:49:52 pm »

L'esecutivo va sotto con 157 sì e 154 no.

Scontro Ds-Di Pietro Giustizia, governo battuto al Senato

Mastella minaccia di lasciare

Approvato un subemendamento alla riforma del ministro, che ha fatto sapere di non poter tollerare il ripetersi di questa situazione 
 

ROMA - Il governo scivola in Senato sulla riforma della giustizia: con 157 sì e 154 no l'aula di Palazzo Madama ha approvato infatti un sub-emendamento del senatore ulivista Roberto Manzione sul quale era d'accordo il centrodestra, ma con il parere contrario dell'esecutivo. «Non mi pare ci sia l'apocalisse, però c'è una questione di metodo», ha detto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intervenuto dopo il voto. «Mi sembrava raggiunto un accordo, ma nell'Unione c'è chi si muove a proprio piacere. Il governo di qui in avanti, di fronte a proposte che vengono dal centrosinistra, esprimerà non un parere collaterale o contiguo a quello del relatore, ma si rimetterà all'aula. Certo, se ci fosse uno stravolgimento del testo ne prenderei atto, ma visto che non siamo a questo il problema non si pone».

MASTELLA MINACCIA DI LASCIARE - «Se venerdì passerà un altro emendamento di Manzione, sulla presenza come membri di diritto dei presidenti degli ordini regionali degli avvocati nei consigli giudiziari al ministro della Giustizia, Clemente Mastella non esiterebbe un istante a prendere atto di questa difficoltà e a rassegnare le dimissioni». Lo ha detto il presidente dei senatori dell’Udeur Nuccio Cusumano, al termine dell’ufficio politico dell’Udeur. Mastella ha poi fatto la battuta, riferita al voto decisivo del senatore Andreotti di martedì, che «San Giulio si festeggia una volta sola».

CRITICHE DI FASSINO - «E' spiacevole - ha detto il segretario dei Ds Fassino - che ci siano alcuni parlamentari del centrosinistra che per far passare un emendamento che non ha nessun rilievo hanno prodotto una fibrillazione politica. Credo che dobbiamo lavorare tutti per avere più senso di responsabilità».

TESTO - Il sub-emendamento al «comma Butti» inasprisce le regole per il passaggio di funzioni dei magistrati. Il testo approvato prevede che per cambiare funzioni (da inquirenti a giudicanti) per i magistrati che cambiano anche settore (da penale a civile e viceversa), sarà necessario cambiare non solo circondario, ma anche provincia. Questo perché in alcuni casi (come Roma e Palermo) circondari e provincia non coincidono. Era dunque possibile, in alcuni casi, cambiare funzioni senza cambiare provincia. Con l'emendamento Manzione, questo non è possibile. Il presidente della commissione Giustizia, Cesare Salvi, ha definito il sub-emendamento Manzione «ragionevolissimo» ma «di ridotta importanza».

«MODIFICA IN LINEA CON INTESA POLITICA» - «Il sub emendamento è in linea con quanto la maggioranza ha fatto in commissione» si è difeso il senatore Roberto Manzione a proposito della proposta di modifica sul passaggio di funzione dei magistrati passato in Aula con i voti dell'opposizione. «È stato votato dall'opposizione - ha aggiunto - per il fatto che la maggioranza a volte ha paura ad agire nel merito. Ma, nel merito, quella modifica è perfettamente in linea con l'accordo politico preso».
 
IDV: NOI LIBERI FINO AL VOTO FINALE - Intanto però, per bocca del capogruppo, Nello Formisano, l'Italia dei valori annuncia che dopo il voto di giovedì mattina il partito guidato da Di Pietro potrebbe considerarsi con le mani libere da ogni vincolo di coalizione per quel che riguarda l'ordinamento giudiziario. «Quello che è successo in aula è gravissimo e rischia di mettere in discussione la portata generale dell'accordo che faticosamente avevamo raggiunto», spiega Formisano, che poi aggiunge: «Noi valuteremo se non sia il caso, con le forze che condividono i nostri valori, di avere la stessa libertà che si sta affermando in questa aula, fino al voto finale». Immediata la replica della capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro. «Il presidente Formisano - ha detto - mi pare abbia voluto trasformare le mie valutazioni politiche di elogio del Parlamento e della sua autonomia in un salvacondotto per sè e per i senatori che lo seguiranno nel contrastare un provvedimento del governo. Se ne assuma la responsabilità».

ENTRO SABATO IL VOTO AL SENATO - Prima del voto di giovedì mattina la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama aveva fatto sapere che il voto del Senato sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario sarebbe arrivato entro le 12.30 di sabato. La conferenza aveva stabilito anche di non ricorrere al contingentamento dei tempi nella discussione.

12 luglio 2007
 
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