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Autore Discussione: Antonello CAPORALE.  (Letto 35678 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Ottobre 19, 2009, 03:45:01 pm »

Antonello Caporale.


E a dicembre parte il ponte dei miracoli

E' indiscutibilmente un Ponte dei miracoli.
E' la prima opera al mondo che parte senza un progetto esecutivo. E' il primo appalto che viene aggiudicato a un costo già ufficialmente inferiore di quasi la metà di quello che presumibilmente servirà. E' il primo ponte che, ipotizzato anche come struttura di servizio ferroviario, potrebbe in teoria essere realizzato prevedendo - per motivi di sicurezza - il transito delle sole auto. E' anche il primo ponte sul mare che, ideato per evitare le navi, alla fine (forse) le consegnerà a imperitura gloria.

Il Ponte sullo Stretto di Messina è l'uno e il suo opposto. E benché i problemi siano molti, forse troppi, i soldi pochi, forse troppo pochi, quel che s'è deciso si farà. Nonostante proteste e assemblee, petizioni e denunce. Nonostante il solo WWF abbia depositato un mare di carta e di obiezioni: documenti, foto, analisi, perizie giurate.

A Natale, esattamente il 23 dicembre, la posa della prima pietra. Tra sei anni il taglio del nastro. La prima pietra sarà posta almeno sette mesi prima, a voler essere ottimisti, di quanto il General Contractor Eurolink (capogruppo Impregilo) dimostrerà fattibile e possibile. Il viceministro per le Infrastrutture Castelli, infatti nell'ottobre dello scorso anno, precisò: "Il progetto sarà presentato entro il 2010". Si lavorerà, da qui ad allora, a vista, o meglio, si farà come le grandi trasmissioni tv nell'ora del massimo ascolto: prima la pubblicità. Il carosello pubblicitario, l'intervallo scacciapensieri, sarà costituito da operette propedeutiche, per esempio una bretella ferroviaria di due chilometri. Si inizieranno i lavori a terra senza conoscere con esattezza le difficoltà in mare.

Il governo - super ottimista - sul punto non prevede imprevisti: sarà Ponte e sarà a campata unica. E' vero, ma sembra un dato trascurabile, che nel mondo l'obiettivo non sempre è stato raggiunto. In Giappone l'Akashi Kaiyko di Kobe, costruito in dieci anni (da noi si prevedono settanta mesi) e costato all'epoca (1988-1998) diecimila miliardi di lire, ha luce libera della campata principale di soli 1991 metri contro i 3300 del nostro e nonostante le dimensioni ridotte, in corso d'opera è stato ritenuto improponibile far passare i treni.

Senza i treni il Ponte di Messina perderebbe una voce di autofinanziamento decisiva al piano dei ricavi. I treni ancora in mare causerebbero il forfait di Ferrovie dello Stato, e la riduzione dei ricavi ridurrebbe l'appetibilità dei privati a sostenerne i costi. Senza dire quale prezzo dovrebbero pagare gli automobilisti. E' tutto chiaro? Tutto chiaro. Che si fa? Boh.

Il Ponte è stato valutato il 12 ottobre 2005 dal gruppo di imprese che si è aggiudicato l'appalto tre miliardi e novecento milioni di euro, con un maxi ribasso d'asta di 500 milioni. Due anni dopo, nel luglio del 2007 il servizio studi della Camera "attualizza" il costo e lo ritiene non stimabile al di sotto di 6 miliardi e 100 milioni di euro. Due anni soltanto, due miliardi in più. Infatti, e siamo a luglio 2008 nel documento di programmazione economica (allegato Infrastrutture) a pagina 106 si legge che "si deve effettuare una vera due diligence per verificare le necessarie rivisitazioni alla Convenzione, la rilettura dei valori dell'offerta". Ci vogliono soldi, e molti di più.

E pure se ci fossero tutti, ci sarebbe da perdere il sonno sulla faglia, causa del terremoto del 1908 (magnitudo Richter 7.1) indicata come una spaccatura di circa 40 chilometri di lunghezza, sepolta sotto tremila metri di sedimenti all'interno di una zona crostale tra le più dinamiche del mondo. Anche qui uno sforzo creativo ha sopperito, almeno finora, al dilemma geologico. Secondo Remo Calzona, ex coordinatore del gruppo che doveva valutare scientificamente la fattibilità dell'opera, la indicazione della faglia su cui dovrebbe giacere uno dei piloni, visibile nel progetto del 1992, è invece scomparsa nel progetto del 2002.

Si sarà trattato di una svista in copisteria. Anche la faglia, scommettiamo?, sarà domata.

Intanto partono i lavori, e con tutte le buone intenzioni. Poi, e facciamo corna, si vedrà.

(18 ottobre 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #16 inserito:: Novembre 02, 2009, 06:10:10 pm »

La Procura abruzzese ha aperto un'inchiesta sulle voci registrate di due guardie carcerarie che discutono sul pestaggio di un uomo

"Un detenuto non si picchia in sezione"

Audio shock dal carcere di Teramo

"Queste cose si fanno sotto... Abbiamo rischiato la rivolta, perché il negro ha visto..."

di GIUSEPPE CAPORALE


"Un detenuto non si picchia in sezione" Audio shock dal carcere di Teramo
TERAMO - "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra un superiore e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali.

Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima.

In merito alla vicenda la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano.
La deputata chiede al ministro Alfano se ritenga di dover accertare "se questi corrispondano al vero e di promuovere un'indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell'istituto".
Proprio questa mattina la Bernardini ed il segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, faranno visita al carcere.

Intanto la Uil chiede chiarezza e verità anche a tutela della professionalità e dell'impegno quotidiano della polizia penitenziaria di Teramo.

"Noi possiamo solo affermare - sottolinea la segreteria regionale - che la violenza gratuita non appartiene alla cultura dei poliziotti penitenziari in servizio a Teramo che, invece, pur tra mille difficoltà hanno più volte operato con senso del dovere, abnegazione e professionalità. Ciò non toglie che la verità vada ricercata con determinazione e in tempi brevi. Noi vogliamo contribuire a questa ricerca impedendo, nel contempo, che si celebrino processi sommari, intempestivi e impropri".

Anche il notevole sovraffollamento è causa di forti tensioni. L'istituto potrebbe contenere al massimo 250 detenuti, ne ospita circa 400. Un solo agente per sezione deve sorvegliare, nei turni notturni, anche più di 100 detenuti; un flusso di traduzioni che determina l'esaurimento di tutte le risorse disponibili.

© Riproduzione riservata (2 novembre 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #17 inserito:: Dicembre 09, 2009, 04:37:20 pm »

Rubriche » Piccola Italia
     
   Antonello Caporale 
     

La Carlucci, deputato da guinness


Ipercinetica, atletica, documentatissima. Deputata insuperabile. A Londra, alla direzione centrale del Guinness World Records Ltd, non trovano parole: nessun parlamentare in nessuno Stato del mondo è riuscito ad eguagliare quel che resterà un primato davvero fantastico. Gabriella Carlucci, berlusconiana della prima ora, ha sottoscritto in un solo giorno duecentoquarantuno disegni di legge.

E' accaduto martedì 24 novembre nella seduta numero 251 di questa produttivissima legislatura. La Carlucci, alle prime ore del giorno, si è presentata in aula e ha atteso il suo turno avendo ben chiara la performance che l'avrebbe resa protagonista del record mondiale. Le decine di testi di legge illustravano in maniera particolareggiata quasi ogni antro dello scibile umano. Che lei dominava. Un'altra sua dote è infatti la dedizione assoluta, la ricerca della perfezione. Alle Iene che l'anno scorso registrarono un suo ritardo a una seduta della commissione Infanzia, Gabriella, stizzita, rispose: "Devo studiare, devo leggere... mi devo preparare, mica posso scrivere delle stronzate?".

Figurarsi dunque la legittima ansia davanti alla mostruosa mole di leggi che da quel memorabile martedì recano anche la sua firma. Ogni antro dello scibile abbiamo detto. E' così. Anzi, ecco una breve sintesi dei temi messi a fuoco: tutela della maternità, fiscalità di vantaggio, accelerazione negli avvii imprenditoriali, riordino delle carriere delle forze di polizia, prelievo coattivo di materiale biologico, beni confiscati ai mafiosi, immigrazione clandestina, iva sui pneumatici ricostruiti, regolamentazione dei materiali gemmologici. Di tutto, di tutto. E davvero di più.

L'attività, prima che intellettuale, è parsa notevole anche da un punto di vista fisico tanto che un fisioterapista, a commento della prova politica, avvertiva tutto l'interesse per i risultati delle cointeressenze atletiche di quello sforzo. Si paventavano addirittura i prodromi di una tipica sindrome del tunnel carpale. Il ritmo delle sottoscrizioni, una legge e una firma ogni due minuti per otto ore di fila senza pausa pranzo, va da sé, sarebbe stato in grado di stressare seriamente il suo corpo, peraltro ben allenato in anni di esibizioni televisive no limits (si è anche lanciata nel fuoco e ha provato il brivido del salto dalla gru con elastico alla caviglia).

Con una sola sottoscrizione l'onorevole Carlucci ha invece potuto aderire ai 241 disegni di legge e allontanare le paure sul suo stato di forma. In dieci secondi e senza stress ha scalato le vette e raggiunto il primato: prima deputata italiana per laboriosità secondo il sito parlamento. openpolis superando di slancio la collega radicale Coscioni e raggiungendo nei voti un definitivo e davvero insuperabile dieci.

(9 dicembre 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #18 inserito:: Gennaio 14, 2010, 11:24:45 pm »

IL CASO. Guccione: nel Pd "pronti a bloccare le primarie"

Bersani offre a Casini la guida della regione. L'Unione gradisce molto.

E Pierluigi gela i suoi candidati "Diamo la Calabria all'Udc"

I centristi avvisano: "Molti politici sono inquisiti. Riteniamo opportuno evitare che prendano parte alla corsa per la presidenza



Dal nostro inviato ANTONELLO CAPORALE
 

COSENZA - «La questione è cruda ed è questa qui: in Calabria non tutti si possono candidare. Molti politici, anche senza condanne definitive, sono coinvolti in inchieste, e il senso di opportunità dovrebbe obbligarci a metterli da parte. Azzerare, rasare il prato fino alle radici». Non sempre le parole conducono ai soliti noti. Chi parla come Di Pietro è l'uomo di Pierferdinando Casini, il suo dominus calabrese, il deputato cosentino Roberto Occhiuto, dall'andatura democristiana eppure ricca (sempre a parole) di nuova risolutezza. L'ermeneutica calabrese traduce la presa di posizione nella voglia dell'Udc di alzare il prezzo dell'accordo con il centrosinistra da renderlo impossibile. Quelli di Casini avrebbero già un'intesa col candidato del centrodestra e un approdo sicuro: se vincono c'è la vicepresidenza con due assessorati. Piatto ricco mi ci ficco? Ma, ed è qui il secondo fatto, Bersani ha offerto a Casini la guida della Calabria. E, terzo fatto, Casini ha gradito molto. Tanto che, quarto ed ultimo evento, il segretario regionale del Pd Carlo Guccione ha annunciato: «Pronti a bloccare le primarie».

La politica è la prima fabbrica calabrese, sebbene il presidente della Confindustria di Calabria Umberto De Rose nutra fiducia nel manifatturiero e nell'alimentare: «Stiamo andando bene e senza aiuti di Stato». No, la politica per tanti, forse troppi, resta l'unica via di sostentamento. Ogni cosa è super-finanziata. Soprattutto la salute. Sebbene nella regione esistano 37 ospedali pubblici - sette solo nei dintorni di Gioia Tauro - e 30 cliniche private, alcune patologie (quelle oncologiche anzitutto) sono ancora incurabili. Silvio Gambino, direttore della Scuola di pubblica amministrazione: «La politica ci condanna alla vergogna». La Regione paga i medici di Cosenza e quelli di Bologna, paga i ricoveri a Reggio Calabria e a Brescia. Spende al punto di trovarsi con un miliardo e ottocento milioni di euro di debiti con lo Stato. Default assicurato. La corsia d'ospedale è l'unico luogo dove si raccolgano tessere e uomini, al punto che proprio in un'astanteria cosentina è stata concepita la lista "Autonomia e solidarietà", una delle sigle poi apparentate al Pd. Medici, infermieri, spicciafaccende, portantini, ex sindacalisti: con l'8 per cento la lista è stata determinante per confermare al governo della Provincia il centrosinistra.

Gli ospedali sono la disgrazia vera e la fortuna vera di Agazio Loiero, governatore in corsa per il secondo mandato. Grande facitore di tessere, gestore eccellente delle fameliche clientele, ha costruito un potere cospicuo che è però divenuto il suo tallone d'Achille. I risultati conseguiti su altri fronti (l'utilizzo dei fondi europei, una rinnovata verve nella spesa culturale, per la formazione post universitaria e dell'eccellenza) non bastano a compensare il deficit del buco nero sanitario. Il suo dirimpettaio, Giuseppe Scopelliti, seguace di Gasparri e amico di Alemanno, si è dato alla musica e alle attività più generalmente ludiche per ottenere altrettanti prelibati risultati elettorali. Reggio Calabria, di cui è amato sindaco, ancorché senza acqua potabile (ancora in alcuni quartieri del centro storico aspettano e sperano di poterla bere dal rubinetto), è una rumba permanente, ballerine e cantanti, spettacoloni e fuochi d'artificio: Venditti, Nannini, Ricky Martin, Duran Duran, Sting. Paga il Comune, divertitevi! Un milione di euro a Rtl, quella dei "very important people", per rallegrare in agosto i reggini in spiaggia, farli sentire al centro della vita e anche dell'Italia.

Il centrodestra ci crede e Scopelliti è favorito. Anche perché il centrosinistra si presenta come al solito diviso. Contro Loiero ci sono i diessini. In quattro comandano da quarant'anni e Giuseppe Bova, mite settantenne, presidente del consiglio regionale, è pronto alle primarie della sfida. L'anagrafe certifica cosa sia in Calabria il potere: immutabile. «Il mio partito mi sopporta appena e devo a Gianfranco Fini, solo a lui, se sono deputata e riesco ancora a parlare. Il volto del potere è sporco di affari, se non di peggio», garantisce Angela Napoli, deputata del Pdl. Per dire: l'area elettorale della Locride varrebbe il 13 per cento dei voti. Che si spostano come un pendolo: vanno dove si vince. Chi vince? «Noi ci battiamo per una terza via, l'unica strada della legalità», dice Luigi De Magistris, capo calabrese di Italia dei Valori. Con Pippo Callipo, industriale del tonno, vittima indomita del racket, si trasferiscono coloro che non ne vogliono sapere sia del Pd, che degli altri partiti di sinistra.

© Riproduzione riservata (14 gennaio 2010)
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« Risposta #19 inserito:: Agosto 03, 2010, 06:46:27 pm »

IL CASO

Il momento d'oro dei peones "Ora mi aspetto un posticino"

Incrocio di messaggi sul confine Fini-Berlusconi, dove i voti si sono fatti "pesanti" e possono valere una promozione.

Gentile, senatore di Cosenza: "Silvio cambi consiglieri, non sanno fare bene di conto"

di ANTONELLO CAPORALE


ROMA - "La fedeltà è un concetto che in politica non esiste" dice Silvano Moffa, deputato di Colleferro, alle porte di Roma, appena trasferitosi nel gruppo di Gianfranco Fini. E' vero quindi anche l'opposto: il tradimento in politica non ha sapore né odore. "Io non mi muovo dal Popolo della libertà, ma è anche da considerare che ho fatto vincere al presidente le elezioni in Calabria, perché insieme a mio fratello raccolgo un mucchio di voti, senza che ciò sia valso un posticino al governo. Promisero qualcosa, poi hanno dimenticato". La voce è quella di Tonino Gentile, senatore di Cosenza, che solo qualche anno fa propose il Nobel per la pace a Silvio Berlusconi. Adesso c'è la guerra e lui vede nero: "Cambi i consiglieri, perché mi pare che non sappiano far bene di conto. Comunque il premier è sempre in grado di stupirci, magari ha il proverbiale asso nella manica che calerà sul tavolo al momento opportuno. Aspettiamo fiduciosi, anche se nuvoloso è l'orizzonte. Ma io non conto, sono solo un peone".

Al mercato della politica i prezzi sono lievitati. C'è chi è di là, c'è chi è di qua. E chi sta in mezzo, nella esatta metà del campo si vorrebbe accampare. "Per indole sono votato alle composizioni amichevoli delle liti, sono un mediatore inossidabile. Perciò fino all'ultimo ho tentato di dirimere la controversia e ho chiesto udienza a Berlusconi: presidente sono da lei a mani giunte. Ero fiducioso, perfino baldanzoso. Sicuro di riuscire dove altri avevano fallito". Il presidente, cioè Berlusconi, non ha ritenuto di premiare la fatica di Giuseppe Consolo, avvocato romano di ricco pedigreé, e anzi l'ha messo alle strette: o con me o con lui. "Sono legato a Gianfranco Fini da un'amicizia antica e intramontabile. Non ho potuto che aderire al suo invito".

Futuro e libertà. Anzi, se proprio si insiste, soprattutto libertà. "Chiede a me? Proprio a me? Ma sa che boccata d'aria ho preso? Sa quanto sono felice, finalmente libera e distante da quelli? Chi vuole che mi tampini, sanno di che pasta sono fatta, di quale scorza dura e di quanta sofferenza abbia patìto. Anzi, gliela dico tutta. Mi sono tolta un gran peso. Mi sento lieve e felice. Ha presente la poesia di Pablo Neruda?". La figura di Angela Napoli, nell'ampio ventaglio delle incursioni, è da assimilare alle fortezze inespugnabili, quelle casematte cui è meglio non bussare. Da un decennio è impegnata in una orgogliosa e solitaria battaglia antimafia in Calabria, e da tempo sottoscrive dichiarazioni che pungono il cuore vivo del centrodestra. Così estrema e radicale che la Napoli teme - a contrariis - acquisti dell'ultima ora del campo finiano, cambi di casacca moralmente indigesti: "Spero che quello non venga con noi".

Questo e quello. La partita è aperta, la legge della domanda e dell'offerta fa volare in alto i prezzi: quanto costa un senatore, per esempio? Enrico Musso insegna a Genova Economia dei trasporti. Decise di correre a sindaco della città per il centrodestra. Perse ma entrò nel giro. "Da due anni e mezzo sono in Parlamento ed è tramortente questo posto. Non conti nulla, non vali nulla. Non si entra nel perimetro delle decisioni, non esiste un affidamento alla tua competenza. Semplicemente non esisti. Perciò io qui sono divenuto un senatore senza terra, senza passato e sicuramente senza futuro. Ho votato decine di volte contro l'ufficialità del gruppo, ho spiegato la mia dissociazione illustrando la coerenza col programma del partito al quale ho garantito lealtà. Loro vogliono fedeltà, della lealtà se ne fottono. Perciò sono e resterò un disertore. Però con Fini non passo". "Con Fini io resto, adesso poi abbiamo tolto la golden share alla Lega. E se qualcuno pensa a ricorteggiarmi sappia che mi reca fastidio" certifica Moffa.

I migliori colpi al calciomercato si ufficializzano all'ultimo minuto utile. "Aspettiamo settembre" consiglia Gentile. "A settembre anch'io deciderò" comunica Musso.

(03 agosto 2010) © Riproduzione riservata
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« Risposta #20 inserito:: Settembre 19, 2010, 06:26:12 pm »

L'INTERVISTA SENZA RETE

"Mi hanno detto: lascia Di Pietro Ti faremo conoscere il Cavaliere"

David Favia, deputato dell'Italia dei valori: contattato proprio durante la festa di partito.

"Vengo da Forza Italia, ma non mi piace questa deriva di destra, io sono un uomo di centro"

di ANTONELLO CAPORALE



ROMA - "Parlo solo se mi autorizza Di Pietro, o anche il mio capogruppo Donadi".

Onorevole Favia, il suo comportamento è stato esemplare, Di Pietro sarà fierissimo di lei.
"E' successo tutto in un attimo, ero laggiù, proprio là".

Là?
"Stavo assistendo con la mia amica vicepresidente del consiglio regionale delle Marche a un musical ieri sera. Qui alla festa del nostro partito a Vasto". (Si rivolge alla collega: Vero?. Lei: verissimo)

Le giunge una telefonata.
"Di un mio collega avvocato. Era emissario, latore di un messaggio importante: mi ha chiesto se volessi incontrare Berlusconi. Avrei potuto ottenere subito un incontro".

Sanno che le Marche sono territorio dove lei raccoglie buoni frutti.
"Vengo da Forza Italia, nel 2003 li ho lasciati e da solo, dico da solo, sono andato alle elezioni regionali facendomi eleggere con il simbolo dell'Udeur".

Determinazione, coraggio, voglia di andare avanti nonostante tutto. Le qualità perfette per una carriera luminosa.
"Mastella nel 2007 mi chiamò e mi disse: andiamocene con il Cavaliere. Io gli risposi: vacci tu".

Aveva litigato con i berlusconiani e nessuna intenzione di rifidanzarsi.
"Troppo a destra. Dopo il 2001 Berlusconi aveva abbandonato quel suo profilo democristiano e centrista che a me piaceva tanto per un segno più marcato verso destra. E sa, con la mia storia liberale sulle spalle".

La sua storia liberale ad Ancona è in effetti assai nota.
"Non mi sentivo a mio agio, avevo scelto Mastella per la prudenza delle posizioni in campo".

Moltissimo moderato.
"Ecco, moderatissimo".

Rigorosamente al centro.
"Lì mi piace stare, Perciò quando Clemente fece il voltafaccia io scelsi questo partito (alcuni amici mi invitarono a guardare meglio al movimento di Di Pietro. E io ci guardai)".

L'è piaciuto.
"Tantissimo, mi trovo molto bene".

E quando ieri sera ha squillato il telefono.
"Madonna santa, pure qui".

Il diavolo tentatore.
"Non volevo crederci!".

Sembra scosso.
"Sono corso subito da Di Pietro a dirglielo. E da Donadi".

Non deve temere.
"In queste condizioni sa... viene pubblicato il mio nome sul giornale. Anche forse la foto. E qua che penseranno?"

Che Berlusconi ha tentato di rovinare anche la festa a Di Pietro. Ma  -  grazie a Favia  -  l'incursione non è riuscita.
"Lei è sicuro?".

Stia certo e tranquillo. Ha fatto un figurone.
"Prima di parlare vorrei essere autorizzato. Son cose delicate".

Se permette, chiamo Donadi e gli spiego che ha respinto il diavolo tentatore senza però dirlo in giro.
"Se permette lo chiamo anche io. Poi chiamo ancora Di Pietro, che non si sa mai".

Lei non emigra, è indubitabile.
"Fermo, eccomi qua".

Però che audacia da parte loro...
"Ero proprio lì sotto al palco, ha capito dove?".
 

(19 settembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/19/news/mi_hanno_detto_lascia_di_pietro_ti_faremo_conoscere_il_cavaliere-7216312/?ref=HREA-1
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« Risposta #21 inserito:: Settembre 20, 2010, 09:33:16 am »

L'INTERVISTA

"Macché comprato dal Cavaliere il mio è solo amore per la politica"

Saverio Romano, Udc, amico di Cuffaro: "A Palazzo Grazioli ci sono stato solo una volta, non ho mai cercato poltrone"

di ANTONELLO CAPORALE


PIERFERDINANDO Casini ha appena buttato giù dal barcone dell'Udc Saverio Romano, il vice Cuffaro del gruppo siciliano del partito, tessere e voti a go-gò, reo di intelligenza col nemico. Incontriamo il naufrago, che dovrebbe essere già sistemato a prua della nave berlusconiana.
E' un perfetto democristiano, così amabile nei modi e amico delle parole che questo colloquio  -  iniziato col sole - è terminato nelle tenebre.

E' andato col cappello in mano.
"Da nessuna parte. E' una falsità assoluta".

Teso il cappello ha ricevuto le lenticchie.
"Casini pensa di poter provare a fare un'alleanza col centrosinistra. E le prove generali le sta facendo col ribaltone qui in Sicilia.
Vuole un partito più leggero, in grado di fare alleanze spurie rispetto alla nostra tradizione. Vuole allontanarci perché ha bisogno di perdere peso, eh eh".

Lei però col cappello in mano. Che figura.
"Solo chi non mi conosce può ritenere verosimile un'accusa invece del tutto gratuita".

Anche Berlusconi ha detto che vi tiene sotto controllo.
"Fa il suo gioco, coltiva le nostre divisioni".

Lei voterà Berlusconi e sarà il nuovo sottosegretario.
"Scorretta e infondata sia la prima che la seconda affermazione".

Lei non voterà Berlusconi e resterà fedele a Casini.
"Ho detto questo?".

Vero: non ha detto né questo né quello.
"Amo il ragionamento. Mi permette? So che il mio elettorato non desidera questo sistema bipolare, ma nel caso debba scegliere, sceglie lui".

Vede dunque: lei voterà Berlusconi.
"Sia gentile, mi permetta di avanzarle quest'altra considerazione: io ascolto, raccolgo le aperture, procedo nelle riflessioni e poi decido".

Si è meritata l'accusa di mafia che le fu rivolta?
"No".

Non si trova mai nessuno che dica sì.
"Scusi, nemmeno per idea! Come può venirle in mente una cosa simile?"

Quando stringe la mano ha timore di afferrare quella sbagliata?
"In genere non stringo la mano a chiunque. Solo politici, consiglieri regionali, comunali. Gente fidata".

Niente fango.
"Quand'anche il fango ti circondasse non è detto che debba sporcarti per forza".

Vero, i pompieri combattono il fuoco indossando materiale ignifugo.
"Ma le pare".

Si sospetta una sua naturale propensione all'aggancio di poltrone varie.
"Una volta tanti anni fa feci l'assessore provinciale. Poi sempre in Parlamento a coltivare la mia vera passione: la politica".

Che tempra. Mai stato a palazzo Grazioli?
"Mai, solo nell'altro governo, quand'ero sottosegretario".

Poltrone niente, eh? Pinocchio.
"Me ne ero dimenticato. Sa, si è trattato di una cosa breve. L'ho fatto solo per un anno".

(20 settembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/20/news/intervista_romano-7239153/?ref=HREA-1
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« Risposta #22 inserito:: Settembre 22, 2010, 04:57:13 pm »

SENZA RETE

Tanoni: "Addio Dini e Udc ora passo con il premier"

Il lib-dem Italo Tanoni è rappresentante legale di Rinnovamento Italiano, partito fondato dall'ex presidente del Consiglio: "Valgo 250mila voti"

di ANTONELLO CAPORALE


ITALO Tanoni è l'aedo di questa legislatura. Un Clemente Mastella in versione ancora più mignon.

Un lettore sprovveduto si chiederebbe chi sia mai Tanoni.
"Sono da scoprire. E avverto l'interesse che monta nei miei confronti".

Si è costruito mattone per mattone la sua casetta.
"Diciamo che valgo l'un per cento. Sono circa 250mila voti. E sono il legale rappresentante di Rinnovamento italiano".

Il vecchio simbolo di Lamberto Dini?
"Detengo anche il nuovo: liberaldemocratici".

Due partiti in una sola mano. Tanoni, lei è scaltro più di una volpe.
"Ho formato la quarta gamba della Margherita".

Poi ne è uscito.
"Con Casini ci siamo presentati in quattordici province raccogliendo la bellezza di cinquantamila voti. Solo quattordici e già cinquantamila voti".

Poi ne è uscito.
"E abbiamo concluso un cartello elettorale con il Popolo della libertà per il Parlamento".

Poi ne è uscito.
"Autonomi ed equidistanti. Siamo al centro e quindi stiamo al centro".

Appena eletto è filato via. Dini è assai spiaciuto del suo atteggiamento.
"E' un grande banchiere, ma di politica poco avvezzo".

Adesso si rimette con colui che ha lasciato.
"Non siamo al mercato dove ci si vende però!".

 Giusto, corretto.
"Quando Berlusconi mi ha chiamato ho solo detto: presidente, abbiamo ferite del passato da suturare".

Faccia conto di essere già sottosegretario. Garantito.
"Assolutamente! Non fraintenda".

In politica conta la visibilità. E lei ha ben meritato.
"Dobbiamo trovare un punto di incontro sul programma".

Punterei sulla poltrona, anzitutto. Voi siete liberali, lui è liberale nato. L'intesa si trova in un secondo.
"Abbiamo un problema sulla giustizia. Sa, nel nostro gruppo c'è un magistrato, l'onorevole Daniela Melchiorre".

Berlusconi apprezza chi pone le questioni in modo schietto ma amichevole.
"Ancora non siamo alleati".

Tanoni è anche noto per la cura dei particolari.
"Tengo a vestire bene".

Politicamente è un gran rubacuori.
"Sono un single felice".

Un po' di qua e un po' di là. Già solo per questo a Berlusconi starà simpatico. Però non gli faccia scherzi.
"Se chiudo, questa volta chiudo per sempre".

Almeno fino al 2013 stia fermo.
"Ho una sola parola. Ad oggi però ancora non abbiamo deciso".

Tanoni!
"Ca' nisciuno è fesso!".

(22 settembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/22/news/tanoni_addio_dini_e_udc_ora_passo_con_il_premier-7301267/?ref=HREC1-1
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« Risposta #23 inserito:: Settembre 23, 2010, 10:11:19 am »

INTERVISTA

Luciano Sardelli: "Trasloco da Silvio mi ha promesso che sistema tutto lui" 

Colloquio "senza rete" con il deputato di "Noi Sud"

di ANTONELLO CAPORALE 


Gioioso per natura, creativo, eclettico soprattutto. Il brindisino Luciano Sardelli è un deputato che stupisce e disarticola. Innova ed espande la politica nella letteratura. "Più della carriera adesso mi impegna il lancio del romanzo. Ho impiegato quattro anni per chiuderlo".

Con quel che sta succedendo lei pensa al romanzo?
"Diciamo il titolo, grazie".

"Una storia poco onorevole". Ogni buona libreria avrà una copia.
"Porto il lettore nel Parlamento, li conduco dentro i corpi dei miei colleghi che divido in genuflessi e replicanti. Tutti simili, tutti uguali. Ah ah ah".

Uguali a Berlusconi.
"Il nostro satrapo".

Lei è decisamente ardimentoso.
"Lo raffiguravo nel libro come un videoman, l'uomo che si trasforma in schermo. E lo schermo produceva immagini sovrapposte: lui insieme a gnocche brasiliane, lui centravanti del Milan. Slum, slum. Proiezioni espressive. Mi hanno detto che non era il caso di inserire questa parte".

Videoman.
"Con Berlusconi non c'è problema, ci siamo visti e abbiamo subito concluso".

Siete nel Pdl
"Ci chiamiamo Noi sud. Fu Berlusconi a consigliarci questo nome. Si era al tempo delle regionali in Puglia con la Poli Bortone che aveva fondato il movimento Io Sud. Il presidente ci disse: lei è sola, voi siete quattro. Chiamatevi Noi Sud".

Impeccabile come sempre.
"Ho i miei voti, anche se Repubblica tanti anni fa mi descrisse come un deputato abusivo".

Nel 2001 sembrò che avesse rubato la poltrona al suo concorrente Cosimo Fagiano.
"Assolutamente! Fui eletto e mi si disse che il candidato sconfitto aveva ottenuto un centinaio di voti in più. Vattelapesca poi".

Così parve.
"Nel 2006 non riuscii ad essere rieletto e resistetti come assistente parlamentare di Lombardo. Ora eccomi qua di nuovo".

Berlusconi l'aspetta.
"Ci ha detto di passare da lui, che sistema tutto".

Un sottosegretario per Noi Sud è d'obbligo.
"Personalmente tengo più al romanzo".

Per lei le parole contano più di tutto. Anche Al Bano ha goduto della sua creatività.
"Cos'è l'amore è una canzone mia".

Un paroliere in più in Parlamento.
"Quella luce/ che si accende/ in ogni cuooor".

Lei è un testo un pochino più perturbato.
"La scrissi quando nacque Jasmine, la figlia di Al Bano".

Sei una stella...
"che si muove/la scia di quella nave/tararà".   


(23 settembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/23/news/intervista_sardelli-7337297/
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« Risposta #24 inserito:: Settembre 28, 2010, 04:33:52 pm »

SENZA RETE

Calearo apre al governo "Saprei fare il ministro"

Capolista del Pd in Veneto alle elezioni del 2008, potrebbe votare per il governo domani: "Gli operai hanno bisogno di stabilità.

Faccio il bene del Paese"

di ANTONELLO CAPORALE



"Venduto".

E basta?
"E siamo ancora alle gentilezze. Perché tutto sommato è un atto di disistima politico. Poi ci sono le mail-porcata".

A Massimo Calearo, imprenditore veneto "libero e forte", il computer deposita quotidianamente un ricordo degli elettori che lo hanno votato capolista del Pd e oggi lo ritrovano sul punto di dire sì al governo Berlusconi.

"Sì non l'ho detto e non sono certo di dirlo. Prima voglio leggere il discorso, conoscere le aperture. Perché se dico sì".

Lo dico.
"Non so se lo dico. Ma certo gli operai hanno bisogno di stabilità".

Un padrone a cui stanno a cuore gli operai, finalmente.
"Anche le imprese vogliono un governo stabile".

Le imprese e gli operai.
"E i tassisti, i commercianti. Ma non sente dal basso la domanda?".

E' il popolo che lo chiede.
"Parliamoci chiaro: qui non esiste neanche l'ombra dell'opposizione. Non esiste l'ombra di una alternativa. Se facciamo cadere Berlusconi c'è il buio fitto".

Quindi col suo sì a Berlusconi lavora per l'alternativa a Berlusconi.
"Il mio sì concede tempo a coloro che devono organizzare un'idea di governo differente da questo".

Raffinata strategia.
"Sa che a Montecitorio anche gli amici del Pdl mi dicono:
ma chi te lo fa fare? Ma non vedi che il Berlusca è in caduta libera?"

E lei niente.
"Ho sale in zucca e noto il deserto politico e di idee. A parte la Lega cosa c'è, cosa c'è? Me lo dica lei".

E se Berlusconi riuscisse - anche grazie al suo voto - a restare in piedi e le chiedesse: bene Calearo, vieni a fare il ministro.
"Ipotesi da gioco".

Altro che: lei è imprenditore e giusto giusto manca il ministro delle Attività produttive
"C'è la fila lì".

Non pensi alla fila
"Le dico che è lunga così".

Le dico che non è detta l'ultima parola.
"Certo che mi sentirei di farlo. E ci mancherebbe!".

E' già un punto di equilibrio più avanzato.
"Ma mica faccio questo per la poltrona".

Alcuni altri sì, solo per la poltrona.
"In due anni il mondo è cambiato. Sono giunto a Roma con Veltroni e mi trovo Bersani".

In effetti c'è Bersani.
"A Montecitorio sembrano pazzi".

Stress da elezioni anticipate.
"L'unico che le canta chiare è Montezemolo".

Davvero un mondo nuovo.
"Domani mi metto ben bene tranquillo e ascolto".

Buonasera.
"Poi decido".

(28 settembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/28/news/calearo_apre_al_governo_saprei_fare_il_ministro-7498725/
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« Risposta #25 inserito:: Ottobre 01, 2010, 03:43:16 pm »

IL COLLOQUIO

La confessione di Ghedini "Mezza Italia mi odia la colpa è anche mia"

L'avvocato di Berlusconi: passo per il demonio, ma sono fragile.

Mi chiedo: è giusto o sbagliato quello che sto facendo, è opportuno che gli sia sempre vicino?

di ANTONELLO CAPORALE


ROMA - Niccolò Ghedini è il sarto di fiducia di Silvio Berlusconi, cliente in doppiopetto. Lui cuce. In sedici anni - tra leggi, disegni di legge, decreti e semplici bozze - ha ricamato una ventina di provvedimenti. Otto hanno visto la luce, e sono leggi dello Stato. La sua virtù è non stancarsi mai. Notte e giorno, a Natale e Ferragosto. C'è sempre. Oggi è un imprevisto giorno di festa; si bighellona in Transatlantico nell'attesa del voto. Manca l'entusiasmo in giro, e anche il morale di Ghedini ne risente. "Anch'io infatti mi deprimo, sento il peso di una fatica che si fa sempre più dura. O pensa che non abbia momenti di fragilità? O non mi chieda: è giusto o sbagliato quello che sto facendo. E' opportuno o no che gli sia sempre vicino".

In effetti pare che non conosca altro domicilio, e non abbia altro in testa che far fuori i giudici. "Io sono il cattivo, il demonio, giusto? Un senza coscienza, uno che lo fa per soldi. Anzitutto non ho mai avuto bisogni di soldi, e la politica non me ne ha portati più di quelli che con le mie capacità sarei riuscito a guadagnare. E si chieda lei invece se davvero non c'è persecuzione, se e quanto i giudici hanno sbagliato con Berlusconi". La sua assomiglia a un'ossessione. "Io voglio bene a quell'uomo e penso sinceramente che sia vittima di azioni ingiuste, alcune volte dissennate della magistratura. E un passettino alla volta stiamo andando avanti, nella direzione di un processo più giusto ed equo".

Equo? Ci sono foto, quelle in cui è ritratto in toga con enormi faldoni sottobraccio, in cui Ghedini sembra proprio a un pipistrello. Un uccellaccio che fa da guardia al capo. La belva da sciogliere nell'arena di Annozero: lui contro tutti. Norme e cavilli, e memorie ribaltate. In nome del Capo, per il bene del Capo. "Non mi piace andare lì a rivestire quel ruolo, e non mi piace quel ring dove ti chiamano solo perché vogliono sbranarti. Ci vado, è un mio dovere, ma sento che soffia l'alito dell'odio, e in qualche modo anch'io lo alimento, certo. Con le parole, le rispostacce, i giudizi che devono essere dati subito. E devono essere trancianti. Percepisco la distanza che mi separa da tanta gente, quella che non tifa per la mia squadra. Ma non è una sensazione simpatica, io rifletto e mi chiedo anche: perché mi odiano tanto?".

Ah, se lo chiede pure? "Non sono così presuntuoso da non sapere che avrò qualche colpa, né così impassibile da non ritenere che mezza Italia giudica me un diavolo, un cattivo, un orco. Uno al servizio del potente, senza scrupoli, senza mezze misure. Questa dimensione, il cattivo, è difficile da sostenere. Io sono liberale e faccio politica perché penso di contribuire con le mie idee a rendere più civile e degna il nostro Paese". Permetta però che spesso autorizza a pensare che lei bari a volte e più dell'Italia abbia a cuore Lui. Sfacciatamente. "Sono convinto di quello che faccio. E sono persuaso di essere nel giusto. Libero di non credermi. I prezzolati alzano la bandiera a comando. Io no. Io ci credo davvero a quel che dico, per chi mi ha scambiato?".

Lei è l'avvocato di fiducia di Berlusconi. E fa politica in ragione di questa condizione. "Ne sono consapevole. Ma non ho mai avuto bisogno di vendere la mia coscienza o le mie idee. Sono un liberale che sta con un liberale. Punto. In famiglia si discute e ci si interroga su una notorietà che ti dipinge nel modo che non vorresti. E fa male accorgersene, fa male discutere di questo". La politica le ha permesso di dare pugnalate. "Alt. Penso di avere uno stile e anche un codice di comportamento. Non ha trovato me nell'isolotto di Santa Lucia, per esempio. Veda quanta varia umanità raccoglie il Transatlantico stamane. Ci sono virtù e ci sono miserie. Debolezze altrui e nostre. Io dico che bisognerebbe fermarsi, mettere un punto. Non travalicare confini che non sono riconducibili più alla lotta politica. Non devo dare insegnamenti agli altri, ma posso sicuramente decidere qual è il mio comportamento. E posso anche scegliere con chi accompagnarmi. Le dico di più: posso cercarmi colui al quale stringere la mano. C'è una ragione di partito che ti fa obbedire a delle scelte. È realpolitik. E poi però esiste la scelta individuale di rifiutare amicizie che non ti convincono, non ti intrigano. Mica devo stringere tutte le mani io? Persino nel mio partito le compagnie me le scelgo io, non si discute".

Nel corridoio è iniziata la conta ufficiosa degli entranti e degli uscenti. Il gruppetto dei liberaldemocratici, in tutto tre, si ammutina ai piedi della fontana, nel cortile di Montecitorio. "Non ci ha convinto, non votiamo. E basta pressioni!", esclama Italo Tanoni, il capo degli ammutinati dell'ultima ora. I cinque colleghi di "Io sud", zattera di fortuna nel mare magnum berlusconiano, sono invece vispi, felici. "Grande giornata, grandissimo discorso", dice Elio Belcastro.

Meglio cambiare strada, e non pensare. "Arrivederci". 

(30 settembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/30/news/la_confessione_di_ghedini_mezza_italia_mi_odia_la_colpa_anche_mia-7568299/
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« Risposta #26 inserito:: Ottobre 03, 2010, 05:05:12 pm »

L'INTERVISTA

"Nel Pdl troppe piante parassite il Cavaliere usi il decespugliatore"

Bergamini emarginata loda gli ex An. "Verdini? Lasciamo stare"

di ANTONELLO CAPORALE


CAPACE, illuminata, forse cattivella. Deborah Bergamini conosce il mondo e anche il potere. Conosce i cortigiani per averli frequentati da deputata. Ne diffida. Anche loro diffidano di lei, infatti la tengono in un cantuccio di Montecitorio.

Berlusconi è il rivoluzionario numero uno.
"Una persona fantastica, stupenda. Un genio, nel senso pieno della parola. Un vero liberale al quale l'Italia deve gratitudine".

Il genio sta attraversando un momento no.
"L'Italia sta attraversando un momento no".

Lui si appisola.
"Ho un albero d'ulivo in campagna vicino a Lucca. Era bellissimo e si stava rinsecchendo. Ho notato che era tutto coperto di vilucchio. Una pianta dall'aspetto innocuo, leggero. Eppure pericolosa. Addenta il fusto".

Lui.
"Succhia la forza dell'albero, lo indebolisce. Si attorciglia tutta"

Lo strangola.
"E' un parassita".

Come si combatte?
"Con il decespugliatore".

Dovrebbe andare col decespugliatore a palazzo Grazioli. Tanti vilucchi bussano alla porta.
"Lui apre a tutti".

Non distingue l'operoso dal parassita.
"Una persona normale avrebbe di queste preoccupazioni. Una persona speciale no".

Bella questa.
"Non avrebbe fatto quello che ha fatto se il criterio ispiratore delle sue scelte fosse stato così convenzionale".

Il partito l'ha dato in mano a Verdini.
"Lasci stare che ho già passato tanti guai con lui"

Vendicatore l'uomo.
"La mia forza politica è equivalente alla metà di un fiammifero".

Una fiammella d'ira.
"Se mi espongo è per dire che questo partito ha qualità sconosciute persino a sé stesso, tante menti disperse ma vitali".

Tutti a correre dietro i loro interessi.
"Affaccendati".

Spicciafaccende e affaristi.
"Tanti hanno impegni istituzionali. Ma forse troppi giungono da Berlusconi come se fosse una chiatta, per transitare da una riva all'altra".

Una zattera a cui aggrapparsi.
"Non c'è cuore, e non c'è solidarietà".

Quelli di An hanno mostrato più spirito di corpo.
"Avranno tanti difetti ma almeno è sopravvissuta l'idea di una rete che li lega insieme, uno spirito minimamente solidale".

Da voi regna un bell'anarchismo.
"Il vilucchio"

Lei conta la metà di un fiammifero.
"Embè?".

(03 ottobre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/10/03/news/nel_pdl_troppe_piante_parassite_il_cavaliere_usi_il_decespugliatore-7665058/
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« Risposta #27 inserito:: Ottobre 27, 2010, 09:36:06 am »

L'INTERVISTA

Musso: "E ora basta con i senatori on demand"

Il senatore sta meditando l'addio al Pdl: "Poca democrazia nel partito"

di ANTONELLO CAPORALE


"Sono fuori posto, me lo dico da me". Il professor Enrico Musso, docente di Economia applicata a Genova, senatore per volere di Silvio Berlusconi, ha gli incubi.
"Ho votato no al processo breve, ho appallottolato il testamento biologico, polemizzato sullo scudo fiscale e fatto l'indemoniato quando hanno nominato ministro Brancher".

E' totalmente fuori posto.
"Sono qui su indicazione di Berlusconi".

Lei è un diavoletto, un rovina famiglie.
"La questione è semplice e perfettamente comprensibile. Se a un tizio che aveva un lavoro e degli interessi lo mandi a Roma ma lo tieni nella nullafacenza, possono accadere due cose"

La prima delle due.
"Che il tizio sia totalmente abbelinato".

Traduca dal genovese,
"Totalmente rincoglionito. E dunque si pappa la vacanza romana, l'indennità di riguardo e dorme o passeggia. Quando lo chiamano pigia il pulsante. E' il tipico senatore on demand. Non domanda, non fa, non ambisce. Poltrisce".

Si annoia nella nullafacenza.
"Oppure il tizio non è totalmente abbelinato e impiega il tempo a leggere le leggi che dovrebbe votare. Io purtroppo le leggo e se fanno schifo lo dico. Un po' belìn ci sono".

Berlusconi non l'ha cacciata ancora e non si sa perché.
"In verità è sempre cordiale con me. Parla d'altro".

Lasci il Pdl.
"Ci sto pensando seriamente e da tempo. Gli chiederò un incontro e gli dirò".

Troverà casa al gruppo misto.
"Mah, sto valutando. Intanto mi do da fare. Ho depositato una proposta di legge elettorale. Collegi uninominali ma senza il simbolo accanto al nome del singolo candidato".

Vede che provoca? Berlusconi impegna se stesso anche se si vota a Fiorenzuola. E lei ha vinto grazie al faccione del Capo.
"Non c'è dubbio. E infatti il mio è un atto di profonda sfiducia nei confronti degli elettori".

Non solo è un diavolo ma anche un fior di provocatore.
"La gente dovrebbe capire chi è che vota, informarsi un tantino. Se non ha voglia, stia a casa a sbadigliare".

Professore, siamo oltre il possibile.
"La verità ha le spine, ma resta la verità".

Vuoi vedere che Musso è capace di votare anche un governo tecnico di larghe intese?
"Possibile. Probabile. A dirla tutta, anche il Pdl non lo vedo fuori da un esecutivo di tal fatta".

Non esageri.
"Serpeggia una voglia matta. In tanti sono pronti a fare la birichinata".

Berlusconi la restituirà presto a Genova, ai suoi affetti.
"Tornerò alla bici. Almeno tiene in forma".

(27 ottobre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/10/27/news/intervista_musso-8469433/?ref=HREA-1
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« Risposta #28 inserito:: Novembre 26, 2010, 05:28:19 pm »

L'INTERVISTA

"Ai tacchini ripeto sempre vuoi morire a Natale?

Pionati e la compravendita di peones in Parlamento: "Nei miei incontri vado al sodo


di ANTONELLO CAPORALE


L'UNICO problema di Francesco Pionati è che gli italiani non sanno che ha cambiato mestiere.
"I più ritengono che sia ancora giornalista. Non correggo perché in fin dei conti non conviene".

Il suo pastone al Tg1 resta una vetta ineguagliabile.
"Ho imparato tutto, e ho dato tutto me stesso al pastone. Lì dentro c'era strategia, pensiero politico, capacità di sintesi. Cucinavo con sapienza, mi conceda almeno questo".

Come bolliva lei, nessuno. E anche grazie alla sua cucina oggi lei può essere annoverato tra i migliori reclutatori del centro destra.
"Mi do da fare, nulla di particolare. Spiego ai miei tacchini che sono dei pazzi a inneggiare al Natale".

Prendiamo un tacchino a caso.
"Essendo intelligente non spendo molte parole, vado al sodo e domando: "Vuoi morì"?".

Io faccio il tacchino e rispondo: certamente no.
"Guarda tacchino che se la crisi si incarta, si va alle elezioni. E se tu batti le mani a Fini rischi di rovinarti".

E perché?
"Perché Fini ha i voti per riportare alla Camera venti dei suoi trentotto deputati. Tu - che sei un tacchino - stai nella lista dei diciotto. Gli ultimi, i meno visibili. Ti intervista mai qualcuno? Sei dentro al giro degli oltranzisti, dei fedelissimi?".

No.
"Quindi morte certa, non c'è scampo. Se vuoi
sopravvivere il 14 dicembre pigia il bottone per Berlusconi, futuro assicurato".

Fini s'arrabbia.
"Berlusconi ha quaranta posti liberi, ed è l'unico che può offrire poltrone".

E se il tacchino recalcitra ancora?
"Può scegliere una via mediana e passare con me. Il mio partito, la costola cattolica nel centro destra, alle ultime regionali ha totalizzato 120mila voti. E il simbolo è stato presentato solo in tre regioni. Sai tacchino quanto valgono questi voti? Tre parlamentari".

Quindi.
"Io sono solo, e c'è posto per due".

Convenientissimo.
"Rutelli, per dire, ha solo cinquemila voti in più di me però ha in carico sei parlamentari. Tre di troppo. Di Casini non parliamo nemmeno".

Dunque solo lei e Berlusconi avete qualcosa da offrire.
"Per l'appunto".

Anche un tacchino idiota capirebbe. Chi è passato con lei?
"L'onorevole Grassano".

Sicuro?
"Certo".

Ha detto che vuole riflettere.
"Uno appena arrivato resta un altro mese e poi torna a casa? È mica venuto a Montecitorio a fare una gita scolastica?".

(26 novembre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/11/26/news/pionati_compravendita-9516530/?ref=HREC1-8
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« Risposta #29 inserito:: Marzo 29, 2011, 05:04:27 pm »

Antonello CAPORALE

28
mar
2011


Se il Veneto regala la Bibbia

“Leggere la Bibbia, dare ai banbini la possibilità di commentarla in classe”. Non è l’illuminato Patriarca di Venezia a formulare questi buoni propositi, e non è il contenuto di una lettera destinata alle parrocchie o agli insegnanti di religione.

E’ la giunta leghista del Veneto, guidata da Luca Zaia, giovane e pragmatico dirigente del movimento, ad averla spedita ai dirigenti scolastici di tutte le scuole primarie della Regione.  Ai quali chiede, attraverso una stupefacente circolare sottoscritta dall’assessore all’Istruzione, di contattare i genitori di ogni bimbo e avvertire che la Regione dona il segno sacro della cristianità, il libro che cuce la nostra identità e la indica a coloro che evidentemente sono diversi.

E’ bene forgiare nel credo le anime pure dei piccoli italiani. E infatti la missiva, inviata alle scuole lo scorso 10 dicembre che qui sotto riproduciamo, è indirizzata unicamente ai dirigenti delle scuole elementari. L’assessore Elena Donazzan, ex missina, ritiene il gesto come un atto obbligato per contrastare nella società “la deriva laicista, spesso ancorata ai dettami del relativismo e del nichilismo”. E’ una piccola e breve crociata, per annunciare ai miscredenti le radici e favorirne la conversione.

Certo, si potrebbe obiettare (e infatti qualche dirigente scolastico l’ha fatto) che nelle scuole arriva la Bibbia ma si interrompono – causa crisi – le consegne di  pennarelli e gessetti, computer e persino carta igienica.

La Bibbia, oggi. Chissà se domani sarà il turno della Costituzione della Repubblica. La Giunta veneta sul punto starebbe ancora riflettendo e valutando i pro e i contro del secondo dono.

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