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Autore Discussione: Maccanico al governo: avrete il sì della Consulta soltanto a tre condizioni  (Letto 2595 volte)
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« inserito:: Giugno 25, 2008, 11:12:04 pm »

Intervista

Maccanico al governo: avrete il sì della Consulta soltanto a tre condizioni

L'inventore del primo «lodo»: «Immunità rinunciabile e per un solo mandato, prescrizione sospesa»


ROMA — Fu il primo a pensare che «una forma di immunità parlamentare » per le cariche istituzionali in un sistema come quello italiano — in cui è prevista l'indipendenza del pubblico ministero e l'obbligatorietà dell'azione penale — deve esistere. E fu colui che lo sostenne anche quando, nel tormentato biennio '92-'94, si rivoluzionò la normativa sull'immunità prevedendo di abolirla completamente. Così oggi Antonio Maccanico, il «Grand Commis» prestato alla politica, che a quell'idea — il «lodo Maccanico» — ha legato il suo nome fino a quando, modificata e riscritta, non tornò alla ribalta come lodo Schifani, è l'uomo forse più titolato per dare consigli al centrodestra su come agire per evitare che anche stavolta la normativa venga bocciata dalla Consulta.

Presidente, in questa situazione così delicata, come dovrebbe muoversi il governo? «Con grande, estrema cautela. Quando si trattano questioni di rilevanza costituzionale, non si va avanti ad improvvisazioni. Il lodo Schifani era un'improvvisazione, ed è infatti stato dichiarato incostituzionale dalla Corte».

Dunque bisognerebbe agire in maniera tecnicamente ineccepibile
«Certo, ma non solo. In questo sono d'accordo con il presidente Cossiga: serve anche una negoziazione con l'opposizione, che peraltro avrebbe l'effetto di sveltire i tempi della legge. In ogni caso, su un tema così delicato come i rapporti tra politica e giustizia, il Parlamento deve essere il più possibile concorde».

Già, ma su quale testo?
«Io agirei con una legge costituzionale, mi sembrerebbe la procedura più corretta e meno insidiosa. È intervenendo sull'immunità che si può operare».

A quanto sembra, il governo invece presenterà in Consiglio dei ministri un disegno di legge ordinaria.
«Che devo dire, si assumano le loro responsabilità. È una strada molto più impervia, che rischia di creare una nuova impasse con la Corte».

Ma come si potrebbero superare i rilievi della Corte già mossi al lodo Schifani?
«Beh, servirebbe una norma ad hoc, che per non contrastare con il diritto costituzionale alla difesa prevedesse una immunità rinunciabile. Poi, bisognerebbe inserire la sospensione dei termini di prescrizione, e risolvere il problema della durata dell'immunità delle alte cariche, che non può essere eterna... Magari si potrebbe pensare a un divieto di ripresentarsi alle elezioni fino a quando non sia stato celebrato il processo che era stato congelato durante il mandato».

Su un testo di questo tipo pensa che possa convergere anche l'opposizione o che serva comunque qualche altro segnale di dialogo, ad esempio l'abbandono durante il passaggio alla Camera della norma «blocca-processi»?
«Penso che quello sarebbe un segnale importante, e positivo. Per superare questa crisi, è auspicabile che con l'opposizione si riprenda un clima di maggiore collaborazione su temi costituzionali. È nell'interesse del paese».

Berlusconi comunque sul caso giustizia è stato molto chiaro: il popolo mi ha eletto, ha detto, da lì viene la mia legittimazione per governare. È d'accordo?
«Berlusconi dovrebbe pensare che l'ordinamento costituzionale prevede che la volontà popolare deve farsi valere nel quadro di norme e garanzie che non possono essere ignorate».


Paola Di Caro
25 giugno 2008

da corriere.it
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