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Autore Discussione: Nicola Cacace. Europa, i buoni frutti dei socialisti  (Letto 2181 volte)
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« inserito:: Giugno 23, 2008, 11:45:59 pm »

Europa, i buoni frutti dei socialisti

Nicola Cacace


I paesi del Nord Europa governati a lungo dai socialisti sono tra i più ricchi e più socialmente avanzati. Perché gli ex margherita sono così ostili al socialismo europeo? Mentre trovo giusto il tentativo di riformare la famiglia del socialismo europeo per tener conto dei tempi e della storia, faccio fatica a capire il carattere astioso delle polemiche contro il socialismo europeo che più e meglio di altri ha saputo combattere i mali della globalizzazione, l’aumento delle disuguaglianze che ha toccato tutti i paesi industriali, dagli SU all’Europa, ma non i paesi del Nord Europa dove i partiti socialdemocratici sono stati al potere per decenni.

Di recente la Banca Mondiale ha stilato una classifica dei 50 paesi più ricchi del mondo per Pil procapite, dove Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia risultano tra i più ricchi. Questi paesi occupano anche il vertice delle classifiche mondiali della coesione sociale, tassi di occupazione superiori al 70%, orari di lavoro inferiori alle 40 ore e disuguaglianze di reddito pari a meno della metà degli altri ricchi. E fanno anche più figli di noi.La classifica della B.M. sbugiarda i cantori del modello unico, ispirato a deregolazione selvaggia e decisionismo compassionevole, cui è ispirata anche l’attuale manovra economica del governo Berlusconi, secondo cui l’Europa sarebbe più lenta dell’America nella crescita perché sacrifica lo sviluppo al Welfare (tra gli altri vedi, Alesina e Giavazzi, Goodbye Europa, Rizzoli, 2006).

E invece i 5 paesi socialmente più avanzati occupano primo, terzo, quinto, sesto e quattordicesimo posto come Pil pro capite sui 50 paesi più ricchi. Poiché questi paesi sono quelli più a lungo governati da partiti socialisti e socialdemocratici, sarebbe bene che certi amici del Pd, che vanno ripetendo di "non voler morire socialisti", meditassero con minor furore ideologico e con più rispetto, sui fatti di una storia di successo. Molti intellettuali di sinistra già alla fine degli anni 80 avevano denunciato i guasti che la finaziarizzazione globale e deregolata stava producendo nella struttura sociale.

Ulrich Beck aveva scritto della "società dei due terzi", Jeremy Rifkin di "un esercito di riserva di lavoratori contingenti e una frattura sempre più larga tra ricchi e poveri". E ancora, Robert Reich, ministro del lavoro di Clinton, Joseph Stiglitz premio Nobel e Chief economist della banca mondiale, Richard Sennett della London school of economics con "l’uomo flessibile", Andrè Gorz e molti altri avevano descritto l’errore economico e l’orrore sociale che la globalizzazione deregolata stava producendo. Né erano mancate le analisi di intellettuali italiani, ne cito solo due Luciano Gallino e Marco Revelli, sulle diseguaglianze della finanziarizzazione globale portata avanti dai neo-con.

Colpevolmente la sinistra politica italiana non ha dato peso a queste analisi sottovalutandole e pagando anche pesanti conseguenze elettorali. È toccato ad un intellettuale intelligente della destra italiana, Tremonti, operare una operazione politica di grande impatto mediatico col libro "la paura e la speranza". Egli ha riproposto, con qualche decennio di ritardo, le analisi dei guasti della globalizzazione, che egli chiama mercatismo, apponendovi proposte di protezionismo sbagliate ed inapplicabili nel mondo globale di oggi ma in linea con populismo neoliberista e decisionismo compassionevole proprie della sua parte politica.

È mai possibile che si possano mettere barriere protezionistiche verso paesi che fanno parte del WTO (organizzazione del commercio mondiale), dispongono di Fondi Sovrani in grado di comprare industrie importanti nei nostri paesi (la siderurgia indiana, l’auto coreana ed indiana, l’elettronica cinese padrone della Sony americana, etc.) e verso cui il nostro export sta aumentando molto più della media? È stato ripetuto anche ieri da Enrico Letta che le elezioni le abbiamo perse noi, per anni di errori, più che vincerle Berlusconi. È proprio così. L’operazione di puntare sulle paure del presente e del futuro, lavoro precario, salario insufficiente, casa impossibile, è stata rivolta dalla destra italiana ed europea contro "avversari" esterni, immigrati, l’Euro, la Cina, etc. e l’operazione "paura" ha avuto successo. È sperabile che d’ora in poi i nostri politici si esercitino più con analisi dei fatti che con un "furore ideologico" che i socialisti europei non meritano. Non perché siano o siano stati perfetti, perché contando i frutti delle semine dei socialisti europei i buoni raccolti superano nettamente i cattivi.

Pubblicato il: 23.06.08
Modificato il: 23.06.08 alle ore 9.31   
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