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Autore Discussione: Roberto Carnero. Povera Prof, Prigioniera su Youtube  (Letto 3147 volte)
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« inserito:: Giugno 06, 2008, 04:36:55 pm »

Povera Prof, Prigioniera su Youtube

Roberto Carnero


Anch’io, come molti internauti, sono diventato negli ultimi mesi frequentatore di youtube. Come si sa, vi si trova un po’ di tutto: dagli sketch storici dei comici preferiti alla documentazione «in presa diretta» dei peggiori atti vandalici. Uno dei temi più «gettonati» è quello della scuola. Perché proprio su questo sito sono finiti i filmati di atti di bullismo realizzati da alcuni studenti nei confronti dei loro compagni o dei loro docenti. Essendo insegnante, è normale che mi sia incuriosito verso questi video. Così, clicca e riclicca, da un video all’altro, mi imbatto in un filmato che ritrae un’insegnante della mia scuola, andata in pensione lo scorso anno.

Una signora dolce e buona, ma purtroppo sofferente, da un punto di vista psicologico, di alcune piccole manie e ossessioni. Il preside aveva cercato in tutti i modi di convincerla ad accettare un altro incarico (ad esempio come bibliotecaria), ma lei - che era approdata al liceo solo di recente, dopo molti anni di servizio alle medie - non voleva saperne di sottoporsi alla visita medica che la dichiarasse inidonea all’insegnamento (la procedura prevista per cambiare «funzione»). Considerato il fatto che le mancava poco al pensionamento, il preside aveva perciò pensato di «limitare i danni», spalmando il suo orario su diverse classi, in ciascuna delle quali avrebbe insegnato storia o geografia (togliendole così la docenza di materie più «complesse» e «fondamentali», come italiano e latino).

Eccola dunque ricomparire nel video di youtube. È seduta alla cattedra, con un libro aperto davanti, ed è circondata dagli studenti che scorazzano liberamente per l’aula, scherzando, ridendo e facendo chiasso, pur essendo, presumibilmente, in orario di lezione. La professoressa ha lo sguardo come perso nel vuoto, ma appare un po’ preoccupata per una situazione che evidentemente non riesce a controllare. Uno studente la rassicura così: «Stia tranquilla, prof, non stiamo riprendendo!». Invece il telefonino traditore filma tutta la scena, consegnandola alla comunità della rete.

Ecco, vedere quei sessanta secondi (tale la durata del video) mi ha fatto una grande pena. La professoressa non subiva ingiurie od offese, ma era preda di uno spaesamento profondo. In quell’epiteto «prof» (invalso nell’uso in molte scuole del Nord Italia) c’è tutto il senso di una professione «dimezzata». Senza autorevolezza. Senza mezzi educativi. Magari anche senza strumenti culturali adeguati.

Eppure quella è proprio la stessa scuola dove insegno io. Una scuola fatta di colleghi seri e preparati, una scuola di ragazzi attenti, partecipi, intellettualmente vivaci e anche educati. Mi ha fatto una certa impressione vedere quelle aule, quegli arredi, quei colori che sono gli stessi delle mie mattine, del mio ambiente di lavoro, offrire il fondale per una scena parecchio diversa da quelle che viviamo tutti i giorni. In altre parole, quello che ho visto su youtube mi è sembrato, a suo modo, un «caso estremo». Che però, a stare a certi media, sarebbe la normalità della scuola italiana. Nossignori, non è così, e gli insegnanti non ci stanno. Anche una recente fiction televisiva ambientata in un noto liceo della capitale ha suscitato le proteste dei docenti e degli studenti di quell’istituto, che si sono sentiti offesi dalle situazioni rappresentate in diverse puntate. È chiaro che una spiegazione dei complementi indiretti, una lezione sulle guerre puniche o la costruzione di un teorema di trigonometria non fanno notizia (e non fanno, a maggior ragione, fiction televisiva: io stesso cambierei subito canale). Ma queste cose continuano a essere - credeteci - la normalità delle mattine a scuola.

Pubblicato il: 06.06.08
Modificato il: 06.06.08 alle ore 12.12   
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