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Autore Discussione: VENETO - Pfas, rapporto della Regione È allarme salute  (Letto 17461 volte)
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« inserito:: Giugno 04, 2008, 05:19:10 pm »

TEST ESEGUITI PRESSO LA DUKE UNIVERSITY

Acqua potabile «geneticamente modificata»

Frammenti di materiale genetico sono utilizzati per bloccare la replicazione di virus e batteri

 
 
BOSTON (USA) - C'è anche l'acqua potabile «geneticamente modificata», nella quale frammenti di materiale genetico sono utilizzati per bloccare la replicazione di virus e batteri, e quindi per purificarla. La tecnica, ancora sperimentale, è stata presentata a Boston nel congresso della Società Americana di Microbiologia. Nei test finora eseguiti nella Duke University (North Carolina), i ricercatori che l'hanno messa a punto sono riusciti a bloccare l'attività di un fungo molto comune nell'acqua. Un metodo come questo, secondo gli studiosi, permetterebbe di risolvere il problema della sicurezza dell'acqua potabile nei Paesi in via di sviluppo. Per i ricercatori potrebbe essere una soluzione anche per i Paesi avanzati, come alternativa a cloro e raggi ultravioletti.

MICRO-RNA- La tecnica si basa sulla cosiddetta interferenza dell'Rna e consiste nell'azionare «interruttori molecolari» (micro-Rna) per accendere o spegnere l'atttività di geni. Finora utilizzata in molti campi della ricerca biomedica, per la prima volta questa tecnica viene applicata in campo ambientale. «I nostri dati dimostrano che è possibile metetre a tacere l'azione di uno specifico gene in un fungo che vive nell'acqua», ha detto la responsabile del progetto, Sara Morey. «Riteniamo - ha aggiunto - che l'interferenza dell'Rna promette di diventare uno strumento per inibire geni al fine di controllare la proliferazione di batteri e virus che vivono nell'acqua».


03 giugno 2008

da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 09, 2009, 12:09:52 pm »

Divieto per chi è stato almeno 24 ore in 7 città: Mantova, Ferrara, Rovigo, Modena, Bologna, Reggio Emilia e Venezia

A Venezia zanzare con la febbre del Nilo

"Un mese di stop ai donatori di sangue"

La lettera è stata inviata ai medici torinesi in base alla disposizione del Centro Nazionale Sangue

di ALBERTO CUSTODERO


 ROMA - Febbre del Nilo occidentale: sospese in Italia le donazioni di sangue per tutti quelli che hanno soggiornato almeno 24 ore in sette città italiane: Mantova, Ferrara, Rovigo, Modena, Bologna, Reggio Emilia e Venezia. In queste città si sono verificati in settembre numerosi casi di contagio del virus West Nile trasmesso all'uomo (e anche al cavallo), dalla zanzara semplice (Culex), o "tigre", che s'infettano, a loro volta, da cornacchie, corvi, gazze e piccioni.

Dopo l'influenza A, il cui vaccino è atteso per la prossima settimana, le autorità sanitarie nazionali affrontano ora una nuova emergenza, quella della febbre del Nilo che può scatenare la meningite. Focolai del virus sono individuati da tempo in alcune zone dell'Emilia Romagna. Ma a metà settembre c'è stata nel nostro Paese la prima vittima, un anziano di Rovigo. E il virus è approdato sulla Laguna. L'ultimo caso di infezione è stato individuato proprio ieri a Castelmassa, in provincia di Rovigo: colpita una donna di 77 anni ricoverata in ospedale da diversi giorni.

La malattia è stata isolata nel 1937 in una zona dell'Uganda occidentale, ma è diventata famosa quando nel 2002 ha scatenato una epidemia negli Stati Uniti: a New York il focolaio di zanzare infette si annidava nel cuore di Central Park. In America si sono ammalate migliaia di persone, e i morti per meningite sono stati numerosi. Ma il primo decesso italiano, e soprattutto la presenza del virus anche a Venezia (un paio di casi in passato sono stati diagnosticati anche a Rimini), hanno fatto scattare l'allerta delle autorità sanitarie nazionali. E indotto il Centro Nazionale Sangue a mettere in quarantena per 28 giorni tutti i donatori transitati per le sette città a rischio. A Modena i centri trasfusionali hanno deciso di chiedere il consenso ai donatori di sottoporli al test anti virus.

I controlli nazionali riguardano anche la donazione di cellule staminali da sangue midollare: la disposizione ministeriale in questo caso raccomanda di sottoporre a test specifici per la ricerca del virus tutti i donatori di cellule staminali omopoietiche residenti in Emilia Romagna, nella provincia di Mantova, di Rovigo e nelle sette città.

Bloccati i prelievi da donatori a rischio anche nella banca del sangue delle Molinette di Torino. "Nella maggior parte delle infezioni - spiega l'infettivologo torinese Giovanni Di Perri - si sviluppa una influenza, con febbre alta e cefalea, dolori alle ossa, malessere generale, che solo raramente degenera in meningite. Ma non tutte le persone punte da zanzare infette sviluppano i sintomi: solo nel 20 30 per cento dei casi alla puntura dell'insetto segue la malattia".

"In Italia - dice Maria Caramelli, direttore sanitario dell'Istituto Zooprofilattico di Torino - esiste un piano di sorveglianza che ora è stato rinforzato per monitorare la diffusione del contagio, cercando il virus nei cosiddetti animali sentinella, gli uccelli sinantropi e gli equidi".

© Riproduzione riservata (9 ottobre 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 08, 2010, 03:15:14 pm »

Vicenza. «Poca sicurezza per i pazienti»: infermieri di Cardiochirurgia in sciopero
 
                     
 VICENZA (4 marzo) - I sanitari del dipartimento cardiovascolare dell'ospedale di Vicenza hanno dichiarato oggi lo stato di agitazione dopo che il tentativo di conciliazione di qualche settimana fa in Prefettura non ha sortito i risultati sperati. Secondo i rappresentanti del Nursind, l'accordo raggiunto nelle scorse settimane in prefettura a Vienza prevede il rafforzamento del Dipartimento a partire da giugno 2010, ma la situazione attuale «ha assunto una gravità tale da non consentire la sicurezza dei pazienti».

«Esiste un protocollo - spiega il segretario provinciale Nursind Andrea Gregori - che stabilisce che dopo il primo giorno post-operatorio il paziente possa sostare nell'area semi-intensiva, per essere trasferito, nei giorni successivi, nel reparto di degenza. Dallo stato di agitazione dichiarato a febbraio ad oggi, però, tale protocollo è rimasto inapplicato e ci troviamo a fare i conti con lo spostamento immediato dei pazienti in reparto, dove non possono essere assicurate, in sicurezza, le cure del caso».

In più occasioni, infatti, per liberare posti in terapia intensiva i pazienti meno complicati sono stati trasferiti in reparto, facendo venir meno il protocollo previsto. Ed in buona parte questi pazienti, con pompe di Dopamina, farmaco salvavita, erano talmente instabili da dover essere prontamente trasferiti in terapia intensiva.
«Abbiamo chiesto un incontro in Prefettura - conclude il segretario provinciale del Nursind di Vicenza - per informare il prefetto di ciò che sta accadendo e per dichiarare lo sciopero». La prossima settimana avrà luogo l'incontro in prefettura e, in seguito, sarà dichiarata la data dell'astensione dal lavoro e della manifestazione.
 
da ilgazzettino.it
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« Risposta #3 inserito:: Maggio 21, 2016, 04:31:50 pm »

Pfas Veneto, lo studio: “1.260 morti in più in trent’anni. Rischi per la salute”
La ricerca Enea-Medici per l'ambiente su centinaia di migliaia di abitanti nelle province di Padova, Verona e Vicenza, coinvolte nell'inquinamento idrico da perfluoroalchilici. Edoardo Bai, uno degli autori: "Alterazione del metabolismo della tiroide in modo statisticamente significativo". Effetti sulla salute già provati in passato negli Usa

Di Andrea Tornago | 10 maggio 2016

“In trent’anni in Veneto ci sono stati 1260 morti in più”. E’ la conclusione di uno studio firmato da Enea e da Medici per l’ambiente sull’inquinamento da Pfas in Veneto, un’emergenza per cui il governatore Luca Zaia ha appena chiesto al governo uno stanziamento straordinario da 200 milioni di euro. Gli effetti sulla salute di queste sostanze erano già state dimostrate dai primi studi effettuati negli Usa dal 2001, grazie alle indagini sull’inquinamento causato dalla multinazionale DuPont nel fiume Ohio. I Pfas, i composti perfluoroalchilici che hanno contaminato più di 60mila veneti, secondo lo studio indipendente C8 Health Project (interamente finanziato dall’azienda in seguito a una class action dei cittadini americani) hanno azione cancerogena e fungono da interferenti endocrini, e tra le patologie correlate risultano tumori del testicolo e del rene, colesterolo alto, malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa ed eclampsia (sindrome da convulsioni).

Ora, a indagare la mortalità nella popolazione dei comuni veneti colpiti dall’emergenza Pfas, arriva uno studio condotto da un gruppo di lavoro congiunto dell’Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e dell’Isde, l’associazione internazionale dei medici per l’ambiente. I risultati, illustrati lo scorso 5 maggio a Roma, sono inquietanti: “In trent’anni in Veneto ci sono stati 1260 morti in più. Abbiamo riscontrato un’alterazione del metabolismo della tiroide – spiega a ilfattoquotidiano.it uno degli autori dello studio, il dottor Edoardo Bai – in modo statisticamente significativo sia negli uomini che nelle donne, con aumento di infarti del miocardio, diabete e malattie cerebrovascolari come l’ictus. Inoltre nelle donne risulta anche un aumento della malattia di Alzheimer e, nei comuni contaminati da Pfos, del tumore al rene. Tutte patologie Pfas-correlate”.

Lo studio epidemiologico, firmato dai ricercatori Marina Mastrantonio, Raffaella Uccelli e Augusto Screpanti dell’Enea insieme a Edoardo Bai, Vincenzo Cordiano e Paolo Crosignani dell’Isde, è basato sui dati della banca epidemiologica Enea (collegata ai censimenti Istat) e prende in considerazione l’area delle provincie di Padova, Verona e Vicenza in cui l’Arpa Veneto ha individuato la contaminazione da Pfas. In particolare, sono stati presi in considerazione un campione di 143mila abitanti dei 24 comuni con superamenti dei valori di Pfas (oltre 500 ng/l), un campione di 131mila abitanti dei 19 comuni con superi dei valori di Pfos, il più tossico dei composti (oltre 30 ng/l), e un’area di controllo di 643mila abitanti di comuni veneti non interessati dalla contaminazione.

“I risultati dello studio – rilevano gli autori – sono indicativi dell’esistenza di un rischio per la popolazione esposta”. In conclusione, i ricercatori Enea-Isde chiedono di “ridurre al minimo l’esposizione mediante provvedimenti sull’acqua potabile e sulle emissioni in aria dell’azienda”. E nonostante “i limiti intrinseci della ricerca – come scrivono gli stessi autori – basata su un approccio ecologico”, gli studiosi confermano la gravità dell’emergenza Pfas in Veneto, invitando a condurre nelle aree contaminate “indagini epidemiologiche di tipo analitico”.

Di Andrea Tornago | 10 maggio 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/10/pfas-veneto-lo-studio-1-260-morti-in-piu-in-trentanni-rischi-per-la-salute/2711626/
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« Risposta #4 inserito:: Settembre 07, 2016, 11:37:44 am »

TELEVISIONE

Presadiretta si occupa di Pfas

L’inquinamento di massa del Veneto, le responsabilità e i costi della bonifica al centro della seconda puntata di «Presadiretta» lunedì 5 settembre su Raitre
Nella seconda puntata PresaDiretta in onda lunedì 5 settembre alle 21.10 su Raitre si entra nel mondo del lavoro con un’inchiesta piena di sorprese: IL PIANETA DEI ROBOT. La concorrenza delle macchine, che lavorano di più e meglio di noi, è sempre più spietata. E i nostri posti di lavoro, sono a rischio? E poi, cosa accade quando l’inquinamento dell’acqua potabile mette in pericolo l’ambiente e la salute umana? Infine un viaggio nell’Europa del sesso a pagamento.

IL PIANETA DEI ROBOT Robot e computer prenderanno il nostro posto praticamente in tutti i settori professionali. Non è solo il futuro, accade già. I robot possono essere medici, operai, segretarie, cuochi, giornalisti, traduttori. A PresaDiretta un viaggio tra Italia, Europa e Stati Uniti alla ricerca delle applicazioni più sorprendenti nel mondo dei robot. 5 milioni di posti di lavoro persi, questo sarà l’effetto della diffusione dei robot e dell’intelligenza artificiale secondo un rapporto diffuso dal World Economic Forum quest’anno. Anche un recentissimo studio della Bank of England sul futuro dell’occupazione ci dice che digitalizzazione, automazione ed informatizzazione dei processi metteranno a rischio complessivamente, un terzo dei posti di lavoro. Cambiano i modelli produttivi, ieri la tecnologia sostituiva le tute blu, oggi i colletti bianchi. E domani? A PresaDiretta un’attenta riflessione sulle contromisure necessarie per non fermare il progresso e trovare soluzioni praticabili per il futuro di tutti. Come l’idea di garantire a ogni cittadino un reddito annuale in modo incondizionato: una strada allo studio di economisti ed esperti di tutto il mondo. Ma dove trovare i soldi?

PFAS INQUINAMENTO DI MASSA La storia di un inquinamento di massa che ha coinvolto un pezzo del nord Italia. L’inquinante si chiama Pfas, è entrato nella falda e poi nell’acqua potabile e ha messo a rischio l’ambiente e la salute di chi vive nelle province di Verona, Padova e Vicenza. Di chi è la responsabilità? E adesso chi pagherà la bonifica?

CASE CHIUSE Un’inchiesta che entra nel cuore di un business che muove nel mondo quasi 190 miliardi di dollari l’anno: la prostituzione. PresaDiretta è andata in Germania a vedere se il modello di legalizzazione della prostituzione, a dieci anni dalla nascita, funziona oppure no. Un viaggio nel mondo dei locali hard e dei bordelli legali tedeschi dove se paghi, puoi fare di tutto. Anche il tour “all you can fuck”. Quelle che vengono definite “sex workers” in Germania sono davvero più libere e hanno più diritti delle lucciole sui marciapiedi italiani? E quali sono le condizioni di lavoro nei bordelli legalizzati? E poi la Svezia, che ha scelto la repressione e dove la legge punisce i clienti. Cosa è cambiato nella società, nella cultura e, soprattutto nella mente degli uomini?

“IL PIANETA DEI ROBOT” “PFAS INQUINAMENTO DI MASSA” e “CASE CHIUSE” sono un racconto di Riccardo Iacona con Lisa Iotti, Giuseppe Laganà, Elena Stramentinoli, Massimiliano Torchia, Andrea Vignali e la collaborazione di Elena Marzano e Raffaella Notariale.

05 settembre 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2016/5-settembre-2016/presadiretta-si-occupa-pfas-240868575020.shtml

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« Risposta #5 inserito:: Novembre 30, 2017, 11:58:55 pm »

26.11.2017

Pfas, rapporto della Regione.- È allarme salute

Provette di sangue: finora sono stati sottoposti a screening i giovani

Il sangue delle persone che vivono nei Comuni veronesi esposti alla contaminazione da Pfas ha al proprio interno così tante sostanze chimiche che è diventato prioritario aprire un servizio clinico esclusivamente dedicato alla presa in carico sanitaria dei cittadini. I residenti nella Bassa e nell’Est della provincia, infatti, presentano valori medi di Pfoa, uno dei composti che fanno parte della famiglia dei Pfas, che sono fino a nove volte più alti del valore peggiore registrato nelle zone non inquinate. E le previsioni dicono che tale dato continuerà a peggiorare.
A fornire questo ben poco tranquillizzante quadro è un rapporto della Direzione prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria della Regione, che fotografa la situazione verificata sinora, precisamente al 14 novembre, con lo screening avviato dalla Regione per valutare il rapporto fra Pfas e salute umana.
Il controllo a tappeto della popolazione residente nei 21 Comuni dell’area rossa, 13 dei quali veronesi, prevede la chiamata all’esame di 84.852 persone nate fra il 1951 ed il 2002. Un’operazione iniziata nel Vicentino nel dicembre del 2016 e avviata nel Veronese nel maggio scorso, con l’apertura di un ambulatorio specifico a Legnago, al quale recentemente se ne è aggiunto un secondo a San Bonifacio. Attualmente sono in fase di predisposizione misure che dovrebbero prevedere l’abbassamento dell’età minima degli esaminati e l’allargamento dell’area di screening, ma al momento la situazione è tale per cui a metà novembre risultavano controllati 6.233 residenti, nati fra gli anni 2002 e 1988. Poco più del 60 per cento di quelli invitati.
«LE CHIAMATE sono state effettuate con ritmi diversi, per cui è difficile confrontare i dati relativi alla Provincia di Vicenza, dove obiettivamente lo screening è più avanti, con quelli del Veronese, però un andamento sembra potersi già leggere», spiega Francesca Russo, la responsabile della Direzione prevenzione. Quello che appare già evidente, quindi, è che c’è una differenza quanto a Pfas presenti nel sangue fra i residenti nelle due aree che fanno parte della zona rossa, che è quella in cui si beve acqua pubblica pescata dalla falda contaminata.
La zona rossa A, che è formata da sette Comuni vicentini, dalla padovana Montagnana e dai veronesi Zimella, Cologna, Pressana e Roveredo, è più esposta all’inquinamento della zona rossa B, che comprende Arcole, Albaredo, Veronella, Bevilacqua, Bonavigo, Legnago, Terrazzo, Boschi Sant’Anna e Minerbe. Nella A, infatti, c’è un ulteriore fattore di pericolo dato dal fatto che l’acqua per «dissetare» campi e animali qui viene pescata direttamente da riserve sotterranee inquinate o presa da corsi d’acqua pieni di Pfas.
NEI COMUNI della zona rossa A - esclusi i quattro veronesi, che stranamente sono quelli in cui gli esami vanno più a rilento - la presenza mediana di Pfoa nel sangue è di 61,7 nanogrammi per millilitro di siero sanguigno. Nei paesi della zona rossa B la mediana è di 37,1. In ogni caso di tratta di valori elevati, l’intervallo di riferimento nelle aree non contaminate va da 1,5 ad 8, anche se ci sino situazioni molto diversificate fra loro. A Terrazzo la media è 13,4, mentre già Legnago è a quasi 34, a Boschi a 42, a Bonavigo a 46,5, a Minerbe a 57,7 ed a Bevilacqua addirittura a più di 70.
«Questi numeri dovranno essere rivalutati quando le cifre delle persone controllate diventeranno più consistenti», avverte Russo. Spiegando che per gli altri sette Comuni veronesi non ci sono dati commentabili. «Sono troppo pochi gli esami fatti perché sia il casi di citarli», spiega. Meno di 30 per paese. Se dappertutto è stato riscontrato che hanno una maggiore presenza di Pfas nel sangue i maschi, mediamente oltre il 25 per cento in più delle femmine, e che oltre al Pfoa esso contiene anche altre sostanze perfluoro-alchiliche (Pfos, con una mediana di 4,2 nanogrammi, Pfhxs, 4,1, e Pfna, 0,5), quello che va sottolineato che le analisi confermano che i valori più anomali riscontrati nei parametri sanguigni sono quelli del colesterolo.
«PER VERIFICARE lo stato di salute delle persone verrà avviato anche nel Veronese, come sta avvenendo in questi giorni a Lonigo, nel Vicentino, un centro di secondo livello, nel quale specialisti prenderanno in carico gratuitamente i cittadini con problematiche teoricamente correlabili ai Pfas», anticipa Russo. Legnago vorrebbe tale struttura al Mater Salutis, il suo ospedale, ma nulla è ancora stato deliberato.
«L’unica cosa che posso dire è che il direttore dell’Ulss 9 Pietro Girardi sta lavorando per mettere in piedi in fretta questa struttura», conclude la dirigente.

Luca Fiorin

Da - http://www.larena.it/permanent-link/1.6125742
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« Risposta #6 inserito:: Gennaio 18, 2021, 07:36:35 pm »


Alla ricerca dell'aria perduta. Storie e strategie di mobilità sostenibile

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 2 gen, 10:04
a me

Ridurre l'uso dell'auto privata, con tutti i mezzi. Da Bologna a Milano, da Torino alla Sardegna, gli esperimenti per un nuovo trasporto quotidiano. Spinti dalla tecnologia e dai fondi europei

https://www.repubblica.it/dossier/esteri/fondi-strutturali-europei-progetti-italia/2020/12/30/news/la_pandemia_ridisegnera_le_nostre_citta_-280340542/
 
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« Risposta #7 inserito:: Marzo 30, 2021, 11:58:28 am »

Ci stanno distraendo con eccessi di comunicazioni, ripetute inutilmente e a dismisura, su vaccini e virus, affinché non ci si renda conto di tutte le altre morti e le sofferenza per altre patologie assolutamente trascurate da una sanità regionale che continua ad essere anchilosata.

Il Ministro prosegue nell’offrire soldi ai prepotenti, ma non osa proporre una completa revisione del Sistema, che è da "Rivoltare come un Calzino", nelle sue parti più deleterie alla salute dei malati tutti!

ggiannig

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« Risposta #8 inserito:: Aprile 04, 2021, 05:41:09 pm »

Dati seri sulla pandemia, dalla Partitocrazia e dai suoi Servi, non li avremo mai!

Accontentiamoci dei pochi professionisti seri e preparati che a fatica riescono a farci arrivare i loro pensieri, attraverso la giungla mediatica, corrotta da editori asserviti e instupidita dalla caccia al consenso di inconsapevoli, … parte molle numerosa nel paese. 

ciaooo
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« Risposta #9 inserito:: Aprile 29, 2021, 11:32:42 pm »


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CONFUSIONE SUI DATI DEL VENETO. IL CASO DEGLI ASINTOMATICI DI "DEFAULT"

Il governatore Zaia in più di una conferenza stampa ha parlato di un dato di asintomatici intorno al 96%, dato che ci ha confermato anche la direttrice del dipartimento prevenzione della regione Veneto, Francesca Russo. Nei dati che però ci ha inviato l'ufficio stampa della regione gli asintomatici non superano mai il 65% e del 96% non c'è traccia.

Qual è la verità?
Di sicuro c'è una testimonianza esclusiva che getta una grande ombra sulla gestione dei numeri della pandemia da parte della Regione Veneto.
Un parametro fondamentale per misurare la trasmissibilità del virus è l’indice Rt che stabilisce quante persone può contagiare chi è positivo al virus.
Per calcolare questo parametro gli uffici di prevenzione della regione devono chiamare uno ad uno i cittadini risultati positivi al virus.

Una dipendente dell'ufficio prevenzione racconta in esclusiva che nel mese di novembre hanno notato un’anomalia durante la procedura di inserimento dei dati: spesso digitando i nominativi degli assistiti con tampone molecolare positivo, accanto all'esito del tampone compariva la voce “asintomatico”, voce che avrebbe dovuto essere inserita dall'operatore stesso e non comparire di default per i soggetti positivi.

Questo potrebbe aver influito nella decisione di lasciare il veneto in zona gialla nonostante il numero dei decessi a partire da novembre crescesse a dismisura. L’indice Rt, infatti, si calcola solo sui positivi sintomatici.
Se il programma inseriva i positivi tutti “asintomatici”, l'indice potrebbe essere stato alterato.

Report in onda lunedì alle 21.20 su Rai3
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