mammamaria
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« Risposta #16 inserito:: Luglio 02, 2008, 04:13:24 pm » |
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I traffici illegali e le varie attività gestite dalle mafie producono ingenti capitali che non rientrano nelle economie del Paese: capitali che ovviamente non contribuiscono alla crescita del PIL. Ma questi capitali di provenienza illecita devono essere trasformati in capitali leciti, attraverso operazioni di entità più o meno vasta, che possono andare da piccole operazioni finanziarie fino a grandi strategie finanziarie al limite della liceità che possono raggiungere la quotazione in borsa. Non solo un problema locale, di quelle regioni del paese in mano alle mafie, ostaggio di pizzo, racket e appalti pilotati, ma una responsabilità che riguarda l’intero paese, travalicando in molti casi i confini nazionali. Nella seguente intervista, Manlio D’Agostino, economista e consulente di Risk Management, spiega come avviene questa opera di “ripulitura” dei capitali illeciti, e quali strumenti usare contro questo processo.
INTERVISTA A MANLIO D'AGOSTINO SULL' ANTIRICICLAGGIO: (Economista e consulente di Risk Management) 9 maggio' 07 Di Claudia Parmeggiani
D: La mafia dispone di capitali ingenti provenienti dai traffici illegali che deve ripulire: cos' è il riciclaggio? R: Si tratta di una pulitura del denaro (il cosiddetto money landering), attraverso quelle “lavatrici” che rendono leciti capitali di provenienza illecita, anche in modo molto banale reinvestendolo in attività economiche trasparenti, ed alla luce del sole (che, quindi risulta essere una attività di copertura). Senza voler fare del terrorismo mediatico, andando alla ricerca di attività “sospette”, un indicatore è la palese antieconomicità (ad esempio nonostante sia in perdita queste restano aperte, oppure un' attività che non ha motivo di esistere ma continua a sopravvivere senza nessuna reale motivazione, magari continuando a cambiare il titolare) Ma attenzione, poiché nell’ambito del riciclaggio non dobbiamo considerare solo la pulitura del denaro, ma anche l’investimento di beni, e quindi la movimentazione di patrimoni immobiliari o mobiliari con l’obiettivo di nascondere e giustificare flussi finanziari. Ad esempio, nel campo dell'evasione IVA, ci sono alcune imprese create ad hoc (le famose “cartiere”, visto che producono solo un documento cartaceo, senza che a fronte vi sia una prestazione), che generano IVA non successivamente versata, creando un flusso di denaro reimmesso in altre tipologie di attività. Negli ultimi anni ci sono stati casi eccellenti, casi eclatanti che sono sulle prime pagine dei giornali per cui grosse movimentazioni finanziarie sono state investite in attività lecite.
D: E' possibile quantificare il denaro che le mafie riciclano? R: Una quantificazione puntuale non credo sia possibile. Ma in merito credo sia opportuna una distinzione metodologica: i numeri spesso in circolazione fanno riferimento alla mafia, criminalità organizzata ed al terrorismo. Infatti, il riciclaggio di denaro non interessa soltanto tradizionalmente le mafie, ma tutte quelle organizzazioni, quindi tutti quei modelli strutturati che hanno finalità illegali, attività organizzate, terrorismo a tutti i livelli: nazionale ed internazionale. Poi c'è l' altro aspetto e i due livelli del riciclaggio: il livello “spicciolo” che viene fatto per contanti e poi il riciclaggio finanziario ad alto livello, quello che viene fatto con grandi strategie finanziarie. il primo è piccolo in termini di quantità individuali (piccolo atto illecito, piccola illegalità), ma molto esteso nel totale. Proviamo a disegnare una catena: se un commerciante non batte uno scontrino significa che ho evaso le tasse (anche se in questo momento non mi preoccupa l’aspetto fiscale) ma è quello che poi va a pagare con i proventi di quello scontrino “non battuto”: ha una disponibilità “in nero” che non transita sul conto corrente, e dunque sarà fonte di finanziamento di costi “in nero”. E se andasse a pagare un lavoratore non inquadrato, magari un extracomunitario e magari irregolare, cosa ho favorito indirettamente? Io risponderei quelle organizzazioni criminali che importano in Italia immigrati clandestini. Nella totale ingenuità e (certamente) buonafede, nel tentativo di voler risparmiare, sono andato - alla fine - ad alimentare una organizzazione criminale che ha delle finalità a me sconosciute. Attenzione, io non sto accusando il piccolo, sto semplicemente dicendo che purtroppo, l’ignoranza in materia è la principale forza di questi “network dell’illegalità”.
D’altrocanto vi sono anche le organizzazioni maggiormente strutturate e di maggiori dimensioni, con un modello ben definito, da strategie per movimentare quantità di capitali, con una copertura di liceità che può raggiungere persino la quotazione in borsa, oppure lo svolgimento di attività assoggettate alla Vigilanza. Oppure sono regolari imprese iscritte alla camera di commercio che presentano un bilancio regolare e magari pagano anche le tasse! Certamente bisogna fare attenzione, ad esempio, ad alcune attività no profit, le quali ottengono erogazioni volontarie, contribuzioni, e donazioni anonime, di cui non si conosce la provenienza dando per assodato che sia lecita.
In tal senso è proprio opportuno e necessario che si parli di applicazione dei modelli di intelligence (non a caso la Terza Direttiva in materia di antiriciclaggio, parla di Financial Intelligence Unit, quale autorità di controllo e vigilanza) per poter contrastare quelle “organizzazioni che hanno finalità criminali, illecite e terroristiche”: ritengo, infatti, che sia arrivato il momento di abbandonare la tradizionale definizione di “criminalità organizzata”, anche perché le risultanze delle indagini hanno dimostrato come vi sia una osmosi tra le diverse organizzazioni di varie etnie (che si sono specializzate in ambiti illeciti ben definiti), finanche sfiorando la collaborazione, il coordinamento e l’assenso ad azioni terroristiche.
D: Alcune categorie professionali sono state richiamate, con delle leggi, a muoversi verso l' antiriciclaggio, ma non danno strumenti al profssionista per capire esattamente cosa deve fare e perchè è importante che lo faccia. Un esempio: gli agenti immobiliari sono obbligati a segnalare quei casi in cui ritengono possa essere usato denaro sporco, ma quello che non riescono a capire è come lo si può dedurre: non dovrebbero essere spiegate meglio queste cose? R: Questo è un problema che ci si è posto fin dall' inizio con gli indicatori di anomalia. La creazione del profilo di rischio (il Money Laundering Risk Profiling) è uno degli argomenti che maggiormente mi appassiona ed mi ha visto impegnato nei miei studi e ricerche, al fine di evidenziare quali siano le differenze tra anomalia, sospetto e reato. Sono tre livelli (oltre chiaramente alla normalità) differenti che vanno compresi. L'anomalia significa anormalità, cioè una deviazione standard da una linea normale e potrebbe essere semplicemente un caso: ad esempio, è anomalo, oggigiorno, non depositare i soldi in banca e tenerli sotto il materasso? Certamente si, ma questo non costituisce reato. E' sospetto? No, se a farlo è una pensionata, oppure la donna anziana perchè non ha fiducia nel sistema bancario. Il sospetto, al contrario sorge, quando la persona che si presenta non solo ha una forte disponibilità in contanti (magari della quale non vuole palesemente dichiarare la provenienza) e tenta in tutti i modi di non farsi identificare. In sostanza, il sospetto è quel ragionevole dubbio che mi induce a pensare che ci sia qualcosa non solo di anomalo ma anche di strano! Anche qui ancora non si è configurato alcun reato.
D: E davanti al sospetto cosa dovrebbe fare? R: se la pluralità di elementi a disposizioni mi portano a costruire un profilo di sospetto, il compito di quelle categorie di soggetti individuati come destinatari degli obblighi antiriciclaggio è di inviare una segnalazione alla Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia, senza condurre alcun tipo di indagine.
D: Il reato dei pagamenti lo stiamo eliminando con la possibilità di essere tassati nella compravendita solo sul valore catastale a prescindere dalla cifra dichiarata in atto R: La pessima abitudine di movimentare somme superiori a quelle in atto, è stato fortemente limitato poiché è demandato anche ai notai l’obbligo di rilevare i movimenti finanziari (ad esempio in contanti) al di sopra della soglia dei € 5.000: evento che non può avvenire, poiché costituisce un illecito sanzionabile.
D:E certo, molte cose in Italia non possono avvenire, sono anomale R: Le anomalie e le cattive abitudini italiane sono ormai ataviche, ed in tal senso è molto importante parlare di “collaborazione attiva”, non solo da parte di alcune categorie ma di tutti i cittadini, evitando di prestare il fianco ad operazioni non chiare. Un' altra attività di riciclaggio che “mi piace” ricordare spesso è quella legata alle e-mail con le proposte di lavoro. Quante volte è capitato di ricevere l’offerta di un lavoro di intermediario o di incasso (premettendo che in Italia sono assoggettate a licenze, e di conseguenza si configurerebbe anche l’esercizio abusivo)? Queste hanno l’obiettivo di infrapporre uno schermo che interrompa la tracciabilità dei flussi finanziari, frazionando le somme, e dunque rendendo più difficile l’azione di controllo e contrasto. La logica di chi effettua il riciclaggio è di coinvolgere soggetti ignari, in buonafede, frazionando il più possibile il movimento di denaro.
D: e quindi diventa più difficile R: Esatto.
D: Il fatto che si stia cominciando a seguire una strada in cui il denaro viene mano a mano eliminato e si passa all' elettronica è un bene per contrastare il riciclaggio? R: Qui va sfatato un mito e va chiarito un luogo comune errato. Noi stiamo arrivando a dematerializzare la valuta, anche nell’ambito della War on Cash. Il denaro contante prima o dopo sparirà, anche a causa degli elevatissimi costi di gestione, e dei rischi a cui il nostro Paese si espone. In Italia molti pagamenti tra soggetti con Partita Iva sono già vincolati al flusso finanziario elettronico (basti pensare ai pagamenti degli F24 oppure ai compensi ai professionisti).
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