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Autore Discussione: DRAGHI:  (Letto 30916 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Ottobre 21, 2008, 04:16:26 pm »

2008-10-21 15:03

CRISI MUTUI: DRAGHI, COLPITE FAMIGLIE.

BERLUSCONI: TAVOLO CON BANCHE


NAPOLI  - "I problemi si risolvono solo in un modo, nel nostro modo, lavorando tutte le ore, tutti i giorni, tutte le settimane. Non è andando in piazza per manifestare contro non si sa che cosa o contro le riforme per ammodernare il Paese che si risolvono i problemi". E' un passaggio dell'intervento del premier Silvio Berlusconi all'assemblea dall'Unione industriali di Napoli a Bagnoli.

A MARCEGAGLIA, CONDIVIDO TUTTO - Il premier Silvio Berlusconi, sale sul palco per il suo intervento all'assemblea dell'Unione indstriali di Napoli e il suo primo gesto lo rivolge al presidente di Confindustria Emma Marcegalia, che ha appena concluso il suo intervento. "Condivido tutto quello che ha detto", dice Berlusconi, mettendo agli atti la relazione che aveva preparato perché, aggiunge, "avete detto tutto voi".

TAVOLO CON BANCHE E IMPRESE A PALAZZO CHIGI - Un tavolo, a Palazzo Chigi, con banche e imprenditori. Lo ha annunciato il premier Berlusconi, a Napoli, nel corso del suo intervento al'assemblea dell'Unione industriali. Il tavolo, finalizzato a prendere necessarie misure, si svolgerà al ritorno di Berlusconi dalla Cina.

ALTRE RICAPITALIZZAZIONI DOPO UNICREDIT - "Forse due o tre banche oltre a Unicredit avranno dei vantaggi a aumentare il proprio capitale". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nel corso di un convegno organizzato dall'Unione industriali di Napoli.

FAREMO LEGGE SEVERA CONTRO CHI IMBRATTA E SPORCA - "Serve una legge con regole rigide e severe contro chi deposita rifiuti per strada, contro chi imbratta i muri di Napoli e di tutte le città d'Italia e contro chi pensa che le strade, le piazze delle nostre belle città siano dei posti dove si può gettare di tutto". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nel corso del suo intervento all'assemblea dall'Unione industriali di Napoli. Berlusconi ha detto che una legge in proposito doveva già essere approvata nel corso del terzo consiglio dei ministri di Napoli, ma che non era stato possibile farlo a causa della dell'impegno del governo sulla crisi finanziaria. Ora, ha aggiunto, "c'é da mettere in viaggio questa riforma".


DRAGHI, SEGNALI NEGATIVI SU PIL

 "Dopo il calo del Pil nel secondo trimestre i più recenti indicatori confermano segnali negativi per i prossimi trimestri. Calano i consumi delle famiglie sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile, a causa dell'inflazione e dell'aumento del servizio al debito": lo ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in audizione in Senato.

COLPITE FAMIGLIE E IMPRESE  - "Le ripercussioni della crisi vanno ben al di là del sistema bancario. Famiglie e imprese sono compite sia direttamente, per la perdita di valore dei titoli Lehman che esse detengono, sia indirettamente a causa delle prospettive di una restrizione del redito conseguente alle tensioni finanziarie del momento". Lo ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, durante l'audizione al Senato sugli effetti della crisi finanziaria internazionale.

URGENTE INTERVENTO SU DERIVATI  - "E' urgente intervenire": lo ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in audizione in Senato, riferendosi ai derivati che sono "strumenti innovativi per il trasferimento del rischio" ma anche "armi a doppio taglio". Draghi ha sottolineato che "la trasparenza richiede una drastica semplificazione e standardizzazione dei contratti" e che "deve essere contenuto con appropriate regole il grado di leva finanziario". Secondo Draghi, inoltre "per assicurare corretti incentivi, almeno nel caso dei derivati di credito, una parte del rischio deve restare in modo esplicito a carico dell'originator".

MODELLO BANCHE ITALIANE E' SANO - "Le banche italiane hanno fronteggiato la crisi che ha investito con crescente violenza il sistema finanziario mondiale a partire dall'estate del 2007 potendo contare su un modello di attività fondamentalmente sano". Lo ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in audizione in Senato, spiegando inoltre che il sistema italiano ha potuto contare anche su un "patrimonio sufficiente" e su un quadro normativo disegnato dal Parlamento nelle sue linee di fondo, esteso e prudente". Queste caratteristiche hanno permesso alle banche italiane "di reggere l'urto meglio di quelle di altri paesi avanzati". 

da ansa.it
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« Risposta #16 inserito:: Ottobre 21, 2008, 04:17:26 pm »

Stoccata a veltroni: «Non si risolvono i problemi andando in piazza»

«Tavolo con banche e imprese»

Annuncio di Berlusconi, che arruola dal palco Lettieri: «Corri con noi in Campania o come sindaco del capoluogo»

 
 
NAPOLI - Un annuncio a sorpresa. Direttamente dal palco. Silvio Berlusconi lancia, durante l'assemblea dell'Unione industriali di Napoli, il nome su cui punta il Pdl per le prossime elezioni regionali: si tratta proprio del presidente uscente degli industriali napoletani, Giovanni Lettieri. Citando alcuni passaggi del discorso del leader della Confindustria locale, il premier spiega alla platea che sul territorio «avete un presidente, una giunta giovane e un programma per Napoli e per la Regione che mi fanno dire che il Pdl sarà lietissimo di avere Lettieri capofila per le elezioni per la Regione Campania o, a vostra scelta, per la città di Napoli».

NO ALLA PIAZZA - In precedenza, il premier aveva lanciato una stoccata a Veltroni: «Non è andando in piazza a protestare contro chissà che cosa che si risolvono i problemi. L'unico modo è il nostro: lavorarci sempre, ogni giorno». Non si è fatta attendere la replica del leader Pd: «Se l'hanno fatta loro, avremo anche noi il diritto di fare una manifestazione, o no?». «È strepitoso - ha aggiunto Veltroni - perché è lo stesso essere umano che parlò da un palco a piazza San Giovanni per manifestare contro il governo Prodi».


DA ALITALIA ALLA CRISI ECONOMICA - A Napoli Berlusconi è tornato anche sulla questione Alitalia: «Vi ricordate lo scherno quando parlavo di una cordata italiana per risolvere la crisi? Ma io ne ero certo, perché parlavo personalmente con tanti imprenditori e avevo il loro impegno: oggi la nuova Alitalia è una realtà. Ed è stata scongiurata la svendita ad Air France». Sul fisco: «Avvieremo, fin da subito, una decisissima lotta all'evasione fiscale. Chi paga le imposte è aggredito da una pressione eccessiva che ci pone in vetta ai contribuenti di tutta l'Europa». Sulla crisi economica: «Ora dobbiamo evitare che la crisi dei mercati finanziari si trasformi in una crisi dell'economia reale. Dobbiamo evitare che gli effetti di quello che sta accadendo possano arrivare sull'economia reale. La precoccupazione maggiore del governo è quella di fare in modo che le banche continuino a fare il loro lavoro». Per questo, la prossima settimana «convocherò a palazzo Chigi, Confindustria e Abi». Sulla scuola: «È una cosa inaccettabile che si strumentalizzino anche i bambini e che su molti mezzi di informazione si dicano tante falsità, come quelle sul tempo pieno. Tra l'altro, nell'ultima manifestazione della sinistra estrema erano meno di ventimila, altro che 300mila». Sui conti pubblici: «Non abbiamo nessuna intenzione di cambiare l'impegno a ridurre nel 2011 il debito pubblico sotto il 100 per cento. Non intendiamo di approfittare dela flessibilità di Maastrictht. C'è un impegno assoluto del governo in quella direzione».

G PLUS - Infine l'annuncio sull'allargamento del G8: «Il prossimo non sarà non sarà un G8, ma un 'G plus'. Ieri ho sentito Bush ed è ufficiale: oltre agli otto, ci saranno anche India, Cina, Egitto, Sudafrica, Messico, Brasile e forse qualche altro Paese come l'Australia».

MARCEGAGLIA - In precedenza il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia aveva chiesto al governo proprio di «aprire immediatamente un tavolo tra noi, le banche, il governo per arrivare a una proposta che possa garantire credito alle imprese». Marcegaglia ha chiesto anche «qualche strumento che aiuti la capitalizzazione delle imprese e qualche supporto agli investimenti, in particolare un'aliquota agevolata per la parte di utili che fa un imprenditore». La Marcegaglia ha anche sollecitato «agevolazioni fiscali per favorire il risparmio energetico».

da corriere.it
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« Risposta #17 inserito:: Gennaio 17, 2009, 03:12:48 pm »

ECONOMIA     

Intervento del governatore a un convegno su Guido Carli, che diresse Bankitalia per cinque anni

Draghi: "I mercati indispensabili ma non sono infallibili"

"Bisogna tendere a un sistema politico che permetta alle forze di innovazione delle imprese di agire".
"Il divario tra nord e sud era e rimane una delle maggiori preoccupazioni"
 

ROMA - "I mercati non sono nè infallibili nè elementi di cui possiamo fare a meno. Sono fattori indispensabili di una economia di produzione e della libertà individuale, ma possono deteriorarsi e devono quindi essere gestiti con estrema cura. Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento ad un convegno su Guido Carli ha citato le parole di Martin Wolf, il più importante commentatore economico del Financial Times.

Draghi si è poi chiesto "come avrebbe reagito un economista con l'esperienza di Guido Carli di fronte ad una crisi come l'attuale" e ha citato le sue parole in merito al crollo dei mercati nel novembre del 1987: "E' impossibile la coesistenza a tempo indeterminato di un elevato disavanzo del governo federale degli Stati Uniti, di tassi di interesse stabili o sollecitati verso il basso, di un cambio del dollaro stabile". Parole che, ricorda Draghi, scartano "le interpretazioni troppo vaghe o tecnicistiche o moralistiche".

Resta più che mai attuale - ha proseguito Draghi - la ricetta di Carli per una sempre maggiore innovazione. "Chiunque abbia o possa avere responsabilità di comando nella sfera pubblica e nella sfera privata può creare lo spazio intelligentemente ordinato affinché le forze dell'innovazione delle imprese possano agire".

Il governatore ha ricordato quindi come Carli da presidente di Confindustria affermò che è responsabilità degli imprenditori creare e difendere un ambiente aperto al nuovo. Citando le sue parole, Draghi ha detto che "il profitto è strettamente connesso all'innovazione nella combinazione dei fattori, nelle tecnologie e nei prodotti. In un'economia sana il profitto aziendale su un dato prodotto è destinato a scomparire, la sopravvivenza dell'impresa è strettamente legata alla sua capacità di saper rigenerare, attraverso forme innovative, quel profitto che il mercato, attraverso la concorrenza, tende a far scomparire. Gli imprenditori devono perciò ricercare un sistema politico che permetta l'innovazione economica. Un sistema politico che non permette l'innovazione sociale, l'alternarsi tra i gruppi, non ammette neanche l'innovazione economica".

Draghi ha rilevato l'attualità delle parole contenute nelle considerazioni finali svolte da Carli dopo cinque anni di mandato alla guida di Bankitalia. "La nostra economia", diceva l'allora numero uno di via Nazionale, "è corsa in avanti più celermente delle istituzioni nelle quali essa si inquadra. Mutamenti profondi sono avvenuti nella struttura della società italiana; l'onda ciclica è salita, è caduta, si è nuovamente innalzata, ma attraverso di essa si scorge la realtà di un progresso ininterrotto a livello delle imprese, dei sindacati, delle comunità locali, mentre i riflessi di questa realtà negli ordinamenti sembrano più pallidi e incerti, quasi il segno di una non superata diffidenza verso le idee moderne, di una distaccata incredulità dinnanzi a ciò che si va edificando".

Proseguiva Carli: "Nel settore pubblico e in quello privato dell'economia le imprese hanno completato impianti che accolgono le tecnologie più moderne, collegamenti vengono istituiti tra le imprese dell'uno e dell'altro settore e con imprese straniere; le dimensioni vengono adeguate alle esigenze di mercati in continua espansione, mentre imprenditori indipendenti, si impegnano in un cimento nel quale il merito e il demerito dell'azione si giudica dai frutti che esso reca". E oggi, conclude Draghi, "ripeto le sue stesse parole: non sono sopite nel paese le forze rigogliose che accettano le condizioni nelle quali il genio dell'invenzione si sviluppa in finezza sotto la costrizione dell'aumento del rischio, in un mercato che si estende fino ai confini del mondo".

Draghi ha concluso ricordando che "i temi sociali furono spesso oggetto dell'attenzione" di Carli il quale "rilevò un preoccupante aumento degli squilibri" non solo intersettoriali ma anche territoriali alla fine degli anni '60 e degli anni di grande sviluppo economico per l'Italia. "Il divario tra nord e sud rimane oggi, purtroppo, una delle maggiori preoccupazioni della Banca centrale, era e rimane appunto un tema all'ordine del giorno".

(16 gennaio 2009)

da repubblica.it
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« Risposta #18 inserito:: Gennaio 17, 2009, 03:38:38 pm »

17/1/2009
 
Guido Carli l'innovatore
 
MARIO DRAGHI*
 

Carli fu un innovatore. Innovò politiche, metodi di lavoro, bilanci, prassi di comunicazione delle istituzioni che guidò. Ma fu innovatore anche in un senso più ampio. Come Luigi Einaudi, che aveva conosciuto da giovane e con il quale aveva collaborato strettamente, Carli agì, anche sul piano culturale, per fare in modo che nel Paese si mantenesse uno spazio per l’innovazione, che se ne creasse di nuovo. Come Einaudi, vedeva nell’innovazione di prodotti, di idee, di modi di agire, l’essenza e il motore stesso della libertà. Da giovane, in pieno regime fascista, s’interrogava sui modi per garantire che le buone idee d’impresa trovassero finanziamento anche quando fossero proposte da uomini privi di capitali e di appoggi familiari.

Quarant’anni dopo, da presidente della Confindustria, pronunciò il famoso discorso dei «lacci e lacciuoli». Voglio citarne un passo \: «Il profitto è strettamente connesso all’innovazione nella combinazione dei fattori, nelle tecnologie e nei prodotti. In una economia sana, il profitto aziendale su un dato prodotto è destinato a scomparire; la sopravvivenza dell’impresa è strettamente legata alla sua capacità di saper rigenerare, attraverso forme innovative, quel profitto che il mercato, attraverso la concorrenza, tende a far scomparire. Gli imprenditori devono perciò ricercare un sistema politico che permetta l’innovazione economica. Un sistema politico che non permette l’innovazione sociale, l’alternarsi tra i gruppi, non ammette neanche l’innovazione economica». Gli imprenditori dell’epoca non gradirono; la sua proposta di statuto dell’impresa e di legge sulla concorrenza cadde nel nulla.

Da governatore della Banca d’Italia perseguì con tenacia l’obiettivo della crescita degli investimenti: crescita assoluta e in quota sul prodotto. Il nesso tra investimenti e innovazione era chiarissimo nella sua mente: poiché le nuove macchine incorporano le innovazioni tecnologiche, è essenzialmente attraverso l’investimento che passa l’aumento della produttività. \ I profitti erano, nella sua visione, non solo una fonte indispensabile di autofinanziamento, ma anche potenti attrattori di capitale. In un quadro più ampio, tratto sia da Einaudi sia da Schumpeter, il profitto era visto come quel compenso incerto, spettante all’imprenditore, che caratterizza un sistema di produzione dinamico, aperto alla ricerca di nuove vie e di nuove combinazioni di fattori. \

Quanto al mercato finanziario, egli affermò nel 1965: «L’esistenza di un mercato dei capitali efficiente costituisce una delle condizioni di successo di una politica degli investimenti. La nostra politica creditizia si è proposta questo obiettivo da alcuni anni; all’uopo essa intende allargare le dimensioni del mercato e nello stesso tempo abbassare gradualmente il costo del denaro a lungo ed a breve termine» \. Carli intendeva ridimensionare il ruolo dell’intermediazione bancaria tradizionale, sviluppare gli istituti a lungo termine, potenziare il mercato dei capitali. La preminenza dell’obiettivo degli investimenti era tale che lo portò a scelte che oggi definiremmo notevolmente «dirigiste». Ma non dobbiamo dimenticare che il governatore proponeva un tipo d’intervento che costituiva una mediazione fra il libero gioco delle forze di mercato e un dirigismo assai più vincolante che veniva invocato da alcuni attori politici: le misure messe in atto da Carli passavano comunque attraverso il mercato, erano con esso compatibili e avevano la caratteristica della reversibilità.


*dall’intervento che il governatore della Banca d’Italia ha tenuto ieri a Roma, all’Accademia dei Lincei, dove si presentava la collana «Scritti e discorsi di Guido Carli»

da lastampa.it
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« Risposta #19 inserito:: Marzo 29, 2009, 11:32:43 am »

Draghi: «Più coordinamento nella supervisione anti-crisi»
 
 Un maggior coordinamento nella gestione delle informazioni tra le banche centrali e le autorità nazionali di supervisione è necessario per individuare i rischi delle banche prima che danneggino la stabilità finanziaria. È quanto ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, secondo quanto riferisce l'agenzia Reuters. «Abbiamo molto da imparare dall'esperienza della crisi» ha sottolineato Draghi intervenendo a Londra, in qualità di presidente del Financial Stability Forum, a un incontro della Financial Services Authority. Secondo il governatore infatti nessuna autorità singolarmente sarebbe in grado di avere un quadro completo dei rischi macro prudenziali. «È cruciale - ha aggiunto - che coordiniamo meglio l'analisi e la valutazione delle banche centrali e delle autorità di supervisione nelle diverse economie». A parere di Draghi, inoltre, è necessario evidenziare meglio i rischi prima che questi diventino una minaccia per la stabilità finanziaria. Il Financial Stability Forum, ha detto infine il numero uno di Bankitalia, raccomanderà alle banche di mettere da parte una maggiore quota di capitale per far fronte a potenziali perdite future.

27 marzo 2009
 
da ilsole24ore.com
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« Risposta #20 inserito:: Maggio 29, 2009, 12:26:20 pm »

ECONOMIA     

Le "Considerazioni finali" del governatore di Bankitalia, Draghi

Rischio 10% tra disoccupati e Cig: riformare gli ammortizzatori sociali

"Riforme e credito lungimirante o in Italia non ci sarà ripresa"

Nel 2009 Pil -5%. Italia, 20 anni di bassa produttività "Importante il sostegno alle imprese e alle banche"

di ROSARIA AMATO


ROMA - Riforme strutturali, imprese più produttive e banche "lungimiranti" perché il Paese esca dalla crisi e, soprattutto, da vent'anni di "produttività stagnante, bassi investimenti, bassi salari, bassi consumi, tasse alte". E' la via indicata dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nelle "Considerazioni finali". Perché la crisi, certo, sta stritolando la crescita come non mai: secondo le previsioni più aggiornate di via Nazionale, la caduta del Pil sarà "di circa il 5 per cento quest'anno". Ma per l'Italia, ricorda Draghi rivolgendosi all'Assemblea Ordinaria dei Partecipanti, non si tratta solo di venir fuori dalla crisi, ma anche di uscire da una spirale negativa cominciata ben prima del crollo dell'economia mondiale. Perché questo possa avvenire, la Banca d'Italia indica direttive precise: "Una risposta incisiva all'emergenza è possibile solo se accompagnata da comportamenti e da riforme che rialzino la crescita dal basso sentiero degli ultimi decenni".

Anche Draghi, come la settimana scorsa il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, chiede quindi al governo riforme: "Il completamento degli ammortizzatori sociali, la ripresa degli investimenti pubblici, le azioni di sostegno della domanda e del credito che sono state oggi delineate avranno gli effetti sperati se coniugati con riforme strutturali: non solo per dire ai mercati che il disavanzo è sotto controllo, ma perché queste riforme costituiscono la piattaforma della crescita futura".

Ma non dev'essere solo il governo a muoversi. Molto è nelle mani di banche e imprese. Alle prime, Draghi chiede, considerato che "non hanno eredità pesanti nei loro bilanci", di utilizzare "questo vantaggio nei confronti dei concorrenti per affrontare un presente e un futuro non facili". E' vero che "non si può chiedere alle banche di allentare la prudenza nell'erogare il credito; non è nell'interesse della nostra economia un sistema bancario che mettà a rischio l'integrità dei bilanci e la fiducia di coloro che gli affidano i propri risparmi". Ma si può invece chiedere loro di essere "lungimiranti": "Valutino il merito di credito dei loro clienti - suggerisce il governatore della Banca d'Italia - con lungimiranza. Prendano esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione e la crescita degli anni Cinquanta e Sessanta".

Mentre alle imprese, Draghi suggerisce di "continuare l'opera di razionalizzazione iniziata da pochi anni", ma anche di proteggere "le professionalità accumulate dai lavoratori, che torneranno preziose in un futuro speriamo non lontano". La crisi non durerà infatti in eterno: "segnali incoraggianti" indicano che, per quanto "non è ancora possibile individuare con certezza una definitiva inversione ciclica", "la crescita riprenderà nel 2010".

Ma di che tipo di crescita si tratterà? Questo è il momento di porre le basi, sostiene Draghi, perché l'Italia intraprenda un nuovo percorso virtuoso, per rilanciare il sistema imprenditoriale, l'occupazione, i consumi. Trascurare la questione occupazionale, ricorda la Banca d'Italia, sarebbe un grave errore: "I lavoratori in Cassa Integrazione e coloro che cercano una occupazione sono già oggi intorno all'8,5 per cento della forza lavoro, una quota che potrebbe salire oltre il 10: proseguirebbe la decurtazione del reddito disponibile delle famiglie e dei loro consumi, nonostante la forte riduzione dell'inflazione". E questo porterebbe, in una spirale perversa, a una ulteriore riduzione della produzione, a nuove chiusure delle imprese.

"Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento". Urge allora un "buon sistema di ammortizzatori sociali per chi cerca un nuovo lavoro". Accanto a un meccanismo di sostegno delle imprese: "Il passaggio dei prossimi mesi sarà decisivo: una mortalità eccessiva che colpisca per affissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è un secondo, grave rischio per la nostra economia".

(29 maggio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #21 inserito:: Giugno 16, 2009, 05:51:58 pm »

«I TEMPI SONO MATURI PER COMINCIARE A PROGETTARLE»

«Iniziare a pensare a strategie d'uscita»

Draghi: «Si esca da politiche di bilancio espansionistiche per gestire la riduzione del debito pubblico»
 
 
BERLINO (GERMANIA) - È arrivato il momento di iniziare a «progettare» delle strategie di uscita (exit strategies) dalla crisi economica internazionale. Lo ha affermato Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board, nel suo intervento a Berlino in occasione del Wirtschaftstag 2009. «Ci troviamo ora - ha detto Draghi - nel mezzo di una strategia disegnata come risposta alla crisi. Si tratta di una strategia fondata su tre pilastri e c’è un terzo pilastro che dovremmo cominciare a considerare, le strategie di uscita. Anche se i tempi non sono ancora maturi per l’immediata attuazione di tali strategie di uscita - ha aggiunto - lo sono per cominciare a progettarle e per riflettere sulle condizioni necessarie alla loro attuazione».

DEBITO PUBBLICO - Tra le misure invocate dal governatore da mettere in cantiere «l'uscita da politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche per gestire la riduzione del debito pubblico e l'uscita dall'attuale orientamento delle politiche monetarie per mantenere l'ancoraggio delle aspettative di inflazione».
Ora che «ci troviamo ora nel mezzo di una strategia disegnata come risposta alla crisi», occorre dare «una risposta strutturale e regolamentare che mira a ricostruire un sistema finanziario più robusto e meno soggetto al rischio sistemico» ha spiegato Draghi. «L'aumento dei deficit di bilancio, le politiche monetarie marcatamente espansionistiche in tutto il mondo hanno fatto fronte all'emergenza di segno macro«, ha ricordato il governatore, e «una lezione importante di questa crisi è che il sistema l'ha affrontata con un capitale particolarmente contenuto, buffer di liquidità estremamente ridotti e un regime di capitale e valutazione con significative conseguenze pro-cicliche. Per affrontare tali tematiche, molti lavori sono in corso sul capitale e sulla liquidità bancaria».

SERVE PIU' TRASPARENZA - In sostanza, ha spiegato il governatore, «il nostro lavoro si basa sul ripristino di un sistema finanziario che operi con meno debito e sia più immune dal set di non corretti incentivi alla base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore identificazione e gestione dei rischi, la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite«. In secondo luogo, la chiarezza: «Siamo impegnati a costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di regolamentazione. Costituire aspettative stabili circa il futuro assetto consentirà agli operatori di poter assumere decisioni strategiche con maggiore fiducia». In terzo luogo, «mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da apportare dovranno essere graduali. Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento». In quarto luogo, «dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi paesi». Nello sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi, funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo adeguato fenomeni di market failure, «dobbiamo nel contempo - ha concluso Draghi - evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. Ma dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi, comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso».

STIPENDI MANAGER - I nuovi principi internazionali sulla remunerazione dei manager dovranno essere attuati entro la fine dell’anno ha aggiunto Draghi. «Ci attendiamo - ha detto Draghi - che le autorità nazionali e le società attuino le parti più significative di tali principi per la fine del 2009».

16 giugno 2009
da corriere.it
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« Risposta #22 inserito:: Giugno 16, 2009, 05:53:22 pm »

2009-06-16 16:36

CRISI, DRAGHI: AVVIARE DA ORA STRATEGIE D'USCITA


 ROMA - Fin da subito si dovrebbe "cominciare a considerare le strategie di uscita alla recessione". L'invito arriva dal governatore di Bankitalia e presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, intervenuto oggi ad un convegno a Berlino. Tra le misure invocate dal governatore da mettere in cantiere "l'uscita da politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche per gestire la riduzione del debito pubblico e l'uscita dall'attuale orientamento delle politiche monetarie per mantenere l'ancoraggio delle aspettative di inflazione".

"Anche se i tempi non sono ancora maturi per l'immediata attuazione di tali strategie di uscita - ha sottolineato Draghi - lo sono per cominciare a progettarle e per riflettere sulle condizioni necessarie alla loro attuazione". Ora che "ci troviamo ora nel mezzo di una strategia disegnata come risposta alla crisi", occorre dare "una risposta strutturale e regolamentare che mira a ricostruire un sistema finanziario più robusto e meno soggetto al rischio sistemico". L'aumento dei deficit di bilancio, le politiche monetarie marcatamente espansionistiche in tutto il mondo hanno fatto fronte all'emergenza di segno macro", ha ricordato il governatore, e "una lezione importante di questa crisi è che il sistema l'ha affrontata con un capitale particolarmente contenuto, buffer di liquidità estremamente ridotti e un regime di capitale e valutazione con significative conseguenze pro-cicliche. Per affrontare tali tematiche, molti lavori sono in corso sul capitale e sulla liquidità bancaria". In sostanza, ha spiegato il governatore, "il nostro lavoro si basa sul ripristino di un sistema finanziario che operi con meno debito e sia più immune dal set di non corretti incentivi alla base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore identificazione e gestione dei rischi, la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite".

In secondo luogo, la chiarezza: "Siamo impegnati a costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di regolamentazione. Costituire aspettative stabili circa il futuro assetto consentirà agli operatori di poter assumere decisioni strategiche con maggiore fiducia". In terzo luogo, "mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da apportare dovranno essere graduali. Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento". In quarto luogo, "dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi paesi".

Nello sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi, funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo adeguato fenomeni di market failure, "dobbiamo nel contempo - ha concluso Draghi - evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. Ma dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi, comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso". 

da ansa.it
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« Risposta #23 inserito:: Giugno 25, 2009, 05:11:45 pm »

2009-06-25 16:27

PIL: DRAGHI, SE NON SCENDE ANCORA -5% A FINE ANNO


L'AQUILA - "Il pil, se non succede niente, in altre parole se non continua a cadere, alla fine di quest'anno sarà sceso del 5% circa". Lo ha detto, intervenendo alla presentazione del Rapporto sull'economia dell'Abruzzo, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi.
"Si potrà parlare di crescita solo se queste condizioni si realizzeranno: la tenuta dei consumi e la possibile tenuta del mercato del lavoro", ha detto il Governatore Draghi. Per tornare a crescere "la condizione principale è la tenuta dei consumi: in Europa continentale non abbiamo avuto tassi di crescita dei consumi elevati come negli Stati Uniti, ma stabili nel tempo. Se dovessero flettere, anche queste speranze di ripresa potrebbero diventare difficili da realizzarsi", ha aggiunto Draghi, sottolineando che "per la tenuta dei consumi è essenziale una sostanziale tenuta del mercato del lavoro, ma la disoccupazione continua a crescere".
Per questo, tra le condizioni necessarie per la ripresa, Draghi evidenzia anche la necessità che "la capacità di spesa venga conservata anche in presenza di crescita della disoccupazione". In sostanza, conclude il governatore, "i comportamenti delle imprese e dei consumatori da un lato e le politiche economiche che verranno fatte nei prossimi mesi, dall'altro, saranno le condizioni per il superamento di questa crisi".

CRISI: DRAGHI, RIPARARE BANCHE PRIMA DI STRATEGIA USCITA - "E' molto presto per mettere in atto strategia di uscita dalla crisi, quando il sistema bancario non è stato ancora riparato, quando il credito non è ancora tornato ad affluire all'economia". Lo ha detto, riferendosi al contesto internazionale, il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, parlando a L'Aquila in occasione della presentazione del rapporto sull'economia abruzzese. Secondo Draghi attuare ora le cosidette exit strategy "non avrebbe nessuna credibilità, però è importante cominciare a disegnarle".
"Nel medio periodo occorre chiedersi come usciremo da questa condizione di politiche monetarie e fiscali straordinariamente espansive. Io non credo che i governi abbiano intenzione di tenersi per sempre le azioni delle banche e di nazionalizzarle. Nessuno ha in mente un obiettivo di questo tipo", ha spiegato Draghi, secondo il quale però "i mercati e la gente guardano a questi punti e certamente vogliono sapere come faremo per uscire da questa situazione di espansione monetaria e di bilancio". Secondo il governatore alcuni paesi stanno cominciando a disegnare le proprie strategie di uscita dalla crisi, ma "per noi l'obiettivo più importante in questa situazione è chiederci come ne usciremo. Con una crescita simile a quella con cui siamo entrati nella crisi, cioé zero? Oppure più elevata?". Per questo, prosegue Draghi, la domanda riguarda le azioni da attuare nel lungo periodo e la risposta passa per "riforme strutturali, in modo da superare la crescita piatta che dura da 15 anni". Negli ultimi periodi, ammette il numero uno di via Nazionale, "ci sono stati progressi, ad esempio nella pubblica amministrazione e nella scuola, ma ci sono tante altre cose da fare". 

da ansa.it
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« Risposta #24 inserito:: Giugno 26, 2009, 10:19:09 am »

ECONOMIA     

Il Governatore: calerà del 5%. Il ministro: pochi mesi fa diceva -2%

Il discorso a L'Aquila tra gli sfollati nella tendopoli: sostegni ai consumi

Tremonti-Draghi, scontro sul Pil

Confindustria: temiamo peggio


dal nostro inviato ELENA POLIDORI

L'AQUILA - Mario Draghi conferma la caduta del Pil 2009 "attorno al 5%, se non succede nulla" ma avverte che per superare la crisi bisogna sostenere i consumi e l'occupazione: "La condizione per non far peggiorare le cose è che tengano i consumi. Per questo è essenziale una tenuta del mercato del lavoro". Gli ha risposto subito il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervistato dal Tg2: "Fino a pochi mesi fa la stessa istituzione aveva detto meno 2%. Chi ha ragione? La pioggia di dati e previsioni di questi giorni è un modo per fare del male alla gente, per diffondere sfiducia e incertezza".

Il governatore della Banca d'Italia parla a braccio, nella sede della Cassa di Risparmio dell'Aquila. Le ferite del terremoto sono tutte intorno, anche nella locale sede dell'Istituto di emissione che visita in mattinata e soprattutto nelle tendopoli, dove pure si reca: via Nazionale finanzierà la costruzione di 2 edifici da 30 alloggi "per aiutare nel passaggio" dalla tenda alla casa. Con passione spiega che la crisi mondiale ricorda per certi aspetti "la drammaticità, l'intensità e la subitaneità del sisma che c'è stato qui". Con decisione difende il lavoro che non c'è e che la recessione spazza via, con il risultato che da noi "la disoccupazione continua a crescere". E sul "quantum" è polemica. Al ministro Tremonti, che aveva criticato le stime Istat, ora risponde l'Istituto statistico: "Le nostre rivelazioni sono ampie e affidabili. Sono indagini non solo telefoniche, ma a domicilio con interviste alle famiglie faccia a faccia. La metodologia è quella Eurostat".

Ma per Draghi il punto sono i consumi. Se crollano, "anche le speranze di recupero si faranno più difficili". E perché questo non avvenga occorre "salvaguardare la capacità di spesa anche in presenza di disoccupazione", dunque par di capire con indennità e ammortizzatori vari. Perciò, "i comportamenti dei consumatori e delle imprese da un lato e le politiche economiche che verranno fatte nei prossimi mesi, dall'altro, saranno le condizioni per il superamento della crisi".

Dal suo osservatorio il governatore vede parecchi segnali positivi, primo fra tutti "un rallentamento della velocità di caduta del Pil" che s'attesterebbe appunto a meno 5% a fine anno, "ma solo se migliora nel secondo semestre", come nota subito il leader degli industriali, Emma Marcegaglia. Anche dai settori arrivano speranze: per l'elettronica, per esempio, che ha subito un crollo, "l'apice della crisi c'è stata nei primi quattro mesi", assicura l'Anie. E Draghi commenta: "Non siamo a un punto di svolta, ma questi segnali vanno guardati con attenzione". Poi a voce alta si chiede: "Come usciremo dalla crisi? Con una crescita zero come siamo entrati? O superiore? E allora, che fare? La risposta è: riforme strutturali". Progressi sono stati fatti nella scuola e nella pubblica amministrazione. In ogni caso, è "presto" per mettere in atto delle exit strategy globali perché "il sistema bancario non è stato ancora riparato, il credito non affluisce all'economia": occorre però "cominciare a disegnarle e a comunicarle".

(26 giugno 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #25 inserito:: Giugno 27, 2009, 07:33:03 pm »

Parlando nella veste di presidente dell'Fsb

Draghi: «Crisi? Non è ancora l'ora per attuare una exit strategy»

Per il Governatore i governi non devono ancora cessare le politiche di incentivi e di aiuti all'economia
 

BASILEA - Non è ancora il momento per attuare una exit strategy dalle politiche di incentivi e di aiuti all'economia messi in campo dai governi per combattere la crisi, ma bisogna «discuterne per essere preparati». È quanto ha affermato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, parlando nella veste di presidente dell'Fsb al termine della prima riunione dell'organo.

ECONOMIA FRAGILE - «Non è ancora il momento» ha spiegato Draghi che ha citato «la fragilità dell'economia» e il processo di ristrutturazione e rafforzamento dei bilanci bancari che non è ancora completato. Secondo Draghi inoltre «una exit strategy deve essere credibile e per farlo deve avere un sistema bancario riparato». Per Draghi comunque occorre discutere perché, quando arriverà il momento, bisogna essere pronti data la complessità della vicenda.

SEGNI MIGLIORAMENTO - Vi sono «segnali di miglioramento dell'economia mondiale e in alcuni mercati finanziari, specialmente nel mercato della raccolta», spiega il governatore al termine della prima riunione dell'organo. Secondo Draghi comunque permangono alcune fragilità come la non completa ristrutturazione del sistema bancario, alcune criticità nelle cartolarizzazioni e nella politica di prestiti delle banche che «devono essere rafforzate per fornire un supporto alla ripresa».


27 giugno 2009
da corriere.it
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« Risposta #26 inserito:: Giugno 27, 2009, 07:34:55 pm »

2009-06-27 18:44

CRISI: DRAGHI, NON ANCORA MOMENTO PER EXIT STRATEGY


 BASILEA - Non è ancora il momento per attuare una exit strategy dalle politiche di incentivi e di aiuti all'economia messi in campo dai governi per combattere la crisi, ma bisogna "discuterne per essere preparati". E' quanto ha affermato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, parlando nella veste di presidente dell'Fsb al termine della prima riunione dell'organo. "Non è ancora il momento" ha spiegato Draghi che ha citato "la fragilità dell'economia" e il processo di ristrutturazione e rafforzamento dei bilanci bancari che non è ancora completato. Secondo Draghi inoltre "una exit strategy deve essere credibile e per farlo deve avere un sistema bancario riparato". Per Draghi comunque occorre discutere perché, quando arriverà il momento, bisogna essere pronti data la complessità della vicenda.

Vi sono "segnali di miglioramento dell'economia mondiale e in alcuni mercati finanziari, specialmente nel mercato della raccolta", ha poi affermato il governatore della Banca d'Italia. Secondo Draghi comunque permangono alcune fragilità come la non completa ristrutturazione del sistema bancario, alcune criticità nelle cartolarizzazioni e nella politica di prestiti delle banche che "devono essere rafforzate per fornire un supporto alla ripresa".

MERCATI AI LIVELLI PRE-LEHMAN
I mercati sono tornati a livelli precedenti al fallimento della Lehman Brothers nell'autunno scorso, anche se ancora non hanno raggiunto i livelli pre-crisi. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi parlando nella veste di presidente dell'Fsb al termine della prima riunione dell'organo. Secondo Draghi dal crollo della Lehman "molto è stato fatto" in termine di politica monetaria, di stimoli all'economia, macroprudenziale e di ricapitalizzazione. "Se guardate agli spread e alla volatilità - ha aggiunto - siamo tornati ai livelli prima del fallimento della Lehman". 

da ansa.it
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« Risposta #27 inserito:: Luglio 08, 2009, 12:58:48 pm »

ECONOMIA     

Il governatore all'Abi: monito sul massimo scoperto

Tremonti: "Nuovo inizio, moratoria sui crediti delle imprese"

Draghi attacca le banche "Il credito rallenta ancora"
 

ROMA - "Il credito alle imprese rallenta ancora". "La redditività degli istituti è destinata a scendere". "Stop a commissioni complesse e opache". E un nuovo monito sul massimo scoperto. Il governatore di Bankitalia parla all'assemblea dell'Abi. E annuncia anche che l'istituto ha "costituito una task force per valutare gli effettivi meccanismi di remunerazione" dei manager bancari "e chiedere correttivi dove necessario".

Credito in contrazione. I prestiti sono ancora in calo, e sono soprattutto le aziende a subire la diminuzione. "Il credito al settore privato - ha detto Draghi - rallenta ancora. Da aprile la variazione su tre mesi è divenuta negativa: in maggio era pari a -0,9% su base annua. Nell'ultimo decennio - ha aggiunto - il tasso di crescita medio annuo del credito al settore privato è stato pari al 9,6%. E' particolarmente intensa la decelerazione dei prestiti erogati dai gruppi bancari maggiori".

"I prestiti alle famiglie - ha sottolineato il governatore - continuano a espandersi, benchè a ritmi nettamente inferiori a quelli degli ultimi anni".

Massimo scoperto. "Le banche devono risolvere alla radice la questione del massimo scoperto", e devono "sostituire spontaneamente, una volta per tutte, le commissioni complesse e opache con commissioni ragionevoli sui fondi messi a disposizione; per il resto - dice Draghi - si riconduca tutto all'applicazione trasparente dei tassi di interesse".

Rafforzare il patrimonio. "Le risorse patrimoniali delle banche italiane si collocano ampiamente al di sopra dei minimi regolamentari; lo sono state anche durante le fasi più acute della crisi". Ma "è necessario comunque un rafforzamento" dei coefficienti patrimoniali degli istituti di credito.

La crisi e il lavoro. Per il numero uno di via Nazionale bisogna usare "molta cautela" nell'interpretazione dei dati sulla cassa integrazione perchè "una rondine non fa primavera". "Abbiamo già avuto una diminuzione a gennaio e inoltre a giugno c'è una forte stagionalità: negli ultimi venti anni abbiamo sempre assistito a una diminuzione della Cig in giugno".

Tremonti e la moratoria. Un "nuovo inizio" che prenda la forma di "un avviso comune", uno "sforzo" che preveda anche "una moratoria sulle scadenze dei crediti delle imprese". E' quanto ha proposto il ministro dell'Economia parlando dal palco dell'Assemblea. "E' arrivato il tempo - ha detto Tremonti - per il nuovo inizio. Abbiamo comune responsabilità per il nostro Paese. Quanto fatto è stato necessario. Ma ora, proprio ora, può essere necessario fare di più. Qualcosa che può prendere un avviso comune da produrre subito prima di agosto. Nel rispetto delle regole del patrimoni o delle banche, su base non obbligatoria e volontaria. Possono prendere la forma di uno sforzo ulteriore quanto di una moratoria sulle scadenze più pressanti dei crediti delle imprese".

(8 luglio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #28 inserito:: Agosto 26, 2009, 10:18:33 pm »

Intervento del governatore al Meeting di Cl a Rimini

Draghi: «Possibile ripresa dal 2010»


Restano però molte le imprese che rischiano di sparire.

«Il lavoro degli stranieri è una risorsa, ma va governato»


ROMA - Il peggio è passato e dal 2010 anche l' economia italiana potrebbe tornare a crescere. Ma uscire dalla crisi, per il nostro paese, sarà un'impresa difficile. E' questa, in sintesi, l'opinione di Draghi, espressa al meeting di Cl a Rimini, dove ha anche difeso il lavoro degli stranieri e criticato il ripristino delle gabbie salariali. «Secondo stime largamente condivise, nella media del 2009 la caduta del Pil rispetto all'anno precedente, risulterà in Italia intorno al 5 per cento; nel prossimo anno, il graduale recupero della domanda mondiale potrebbe consentire all'economia italiana di tornare a crescere sia pure di poco». Il Governatore della Banca d'Italia mostra così un cauto ottimismo rispetto all'uscita dalla crisi economica.

MOLTE IMPRESE RESTANO A RISCHIO - «Non poche imprese - ha però aggiunto Draghi - soprattutto quelle più esposte verso gli intermediari finanziari, che avevano avviato prima della crisi una promettente ristrutturazione, colte a metà del guado dal crollo della domanda, potrebbero veder frustrato il loro sforzo di adeguamento organizzativo, tecnologico, di mercato e rischiano la stessa sopravvivenza. Si aggraverebbe così la perdita di capacità, potenziale e attuale, del sistema. Un deterioramento prolungato del mercato del lavoro potrebbe compromettere la ripresa dei consumi e depauperare il capitale umano».

IL LAVORO DEGLI STRANIERI E' UNA RISORSA - Il Paese dispone di una «risorsa, potenzialmente di grande rilevanza per la nostra economia, la disponibilità di lavoro straniero». Lo ha detto - intervenendo al Meeting dell'Amicizia di Rimini - il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che però avverte: «potremo utilizzarla solo se saranno governati i gravi problemi che essa pone sotto il profilo della integrazione sociale e culturale». Con «4,3 milioni» di stranieri, stimando anche il numero di chi non è iscritto all'anagrafe e chi non ha permesso di soggiorno, per Draghi «i cittadini stranieri in Italia sono in media più giovani e meno istruiti degli italiani ma partecipano in misura maggiore al mercato del lavoro e svolgono mansioni spesso importanti per la società e l'economia italiane, anche se poco retribuite». E, dice Draghi, non rappresentano un pericolo per il lavoro degli italiani: «Non si rilevano conseguenze negative apprezzabili sulle prospettive occupazionali degli italiani, un risultato che emerge dalla grande maggioranza degli studi svolti nei paesi a elevata immigrazione».

NO ALLE GABBIE SALARIALI - Nessun ripristino delle gabbie salariali, ma «gradi più elevati di decentramento e di flessibilità nella contrattazione», quindi un maggior peso della contrattazione di secondo livello. E’ stata questa la strada indicata dal Governatore dal palco Rimini a proposito del divario salariale fra Nord e Sud. Draghi ha ricordato che, secondo le stime di Via Nazionale, «nel settore privato i livelli dei salari reali non sono molto discosti». «Comunque - ha sottolineato il Governatore - non si tratta di imporre vincoli aggiuntivi al processo di determinazione dei salari con il ripristino delle cosiddette gabbie salariali, ma al contrario di conseguire gradi più elevati di decentramento e di flessibilità nella contrattazione. Le parti sociali - aggiunge - si sono progressivamente orientate in questo senso, da ultimo con l’accordo recente che prevede un maggior peso della contrattazione di secondo livello».

ALZARE L'ETA' PENSIONABILI - Secondo Draghi è poi necessario innalzare l'età pensionabile per ridurre la spesa pubblica corrente. La ricostruzione della economia italiana non potrà avvenire «senza il mantenimento della stabilità finanziaria, senza l'equilibrio dei conti pubblici. È evidente che l'indispensabile riduzione del debito richiede da un lato un insieme di programmi strutturali di contenimento e riqualificazione della spesa corrente e dall'altro una riduzione dell'evasione fiscale. Non credo tuttavia - ha aggiunto Draghi - che senza un netto aumento dell'età media effettiva di pensionamento, pur con tutte le garanzie necessarie per i cosiddetti lavori usuranti, sia possibile nel medio periodo conseguire risultati sufficienti in termini di minor spesa corrente. In presenza di un forte incremento della speranza di vita, l'allungamento della vita lavorativa è importante per rendere compatibili l'esigenza di contenimento della spesa pubblica con quella di garantire un reddito adeguato durante la vecchiaia; può contribuire, se accompagnato da azioni che rendano più flessibili orari e salari dei lavoratori più anziani, ad aumentare il tasso di attività e a sostenere il tasso di crescita potenziale dell'economia. Può anche consentire di destinare maggiori risorse ad altri comparti della spesa sociale».


26 agosto 2009
da corriere.it
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« Risposta #29 inserito:: Settembre 13, 2009, 09:50:34 pm »


ECONOMIA
         
L'ANALISI

Bene, ma a quando il "price cap"?


di CARLO CLERICETTI

Il governatore Mario Draghi fa un altro piccolo passo avanti nella difesa del consumatore dallo strapotere delle banche. Le "Norme sulla correttezza delle relazioni fra intermediari e clienti" (vedi qui i documenti completi) costituiscono un altro cauto progresso, anche se ancora resta parecchio da fare. Oltre alla chiarezza nell'esposizione delle condizioni, perseguita anche con le indicazioni sull'apetto tipografico dei documenti, due disposizioni sono particolarmente interessanti e meritano qualche chiosa.

La prima è quella sugli "indicatori sintetici di costo" (Isc), che diventano obbligatori per tutti i principali rapporti che si stabiliscono con la banca (conti correnti destinati ai consumatori, anticipazioni bancarie, aperture di credito per clienti al dettaglio, altri finanziamenti come prestiti personali e prestiti finalizzati). Hanno la stessa funzione del Taeg (Tasso annuo effettivo globale) già in vigore per il credito al consumo, che incorpora in un solo dato, dunque facilmente comprensibile e confrontabile, tutte le spese legate a una data operazione. Per esempio, le offerte di rate "a tasso zero" possono comportare spese anche non indifferenti per l'"istruzione della pratica": in questi casi il Taeg, che è obbligatorio indicare contestualmente, lo rivela subito. Nelle operazioni bancarie sono possibili infinite "scappatoie" di questo genere, e gli Isc dovrebbero farle emergere evitando ai clienti brutte sorprese.

Una norma di questo tipo dovrebbe essere applicata a maggior ragione ai prodotti assicurativi, tradizionalmente i più opachi e costosissimi, specialmente le polizze vita. Purtroppo non dipende da Draghi, ma dall'Isvap; ma forse anche l'Antitrust potrebbe intervenire in proposito. C'è da sperare che queste Authority almeno seguano l'esempio del governatore, visto che finora non hanno preso l'iniziativa. Per i prodotti finanziari, e specialmente per le polizze vita e i Fondi pensione, sarebbe molto utile anche un "Raeg" (Rendimento annuo effettivo globale), che faccia capire quanto (e se) stanno fruttando davvero i soldi investiti, considerando caricamenti, commissioni e spese varie. Ne emergerebbero notevoli sorprese.

La seconda disposizione è quella che nel documento viene definita "Conti correnti semplici". Citiamo: "Il "Conto corrente semplice" è un contratto disegnato sulle esigenze di base dei consumatori e consente di usufruire, verso il pagamento di un canone annuo
fisso, di un rapporto di conto corrente che prevede un numero determinato di operazioni di scritturazione contabile e di servizi. Il numero viene stabilito dalla
Banca d'Italia sulla base di un accordo tra l'Associazione Bancaria Italiana e la maggioranza delle Associazioni facenti parte del Consiglio Nazionale dei
Consumatori e degli Utenti (CNCU) ed è allegato alle presenti disposizioni".

Qoesto tipo di conto si avvicina a quanto proposto alcuni anni fa in base a un semplice ragionamento. Il conto corrente è ormai un servizio indispensabile come il telefono, l'elettricità o il gas. Gli operatori che offrono questi ultimi, però, sono sottoposti a un controllo delle tariffe da parte di Authority indipendenti preposte al settore. Non possono fare i prezzi che vogliono, devono concordarli con i loro controllori. E questo non avviene soltanto in Italia, ma anche nei paesi simbolo del liberismo economico come Stati Uniti e Inghilterra. Il meccanismo, di cui esistono diverse modalità di applicazione, si chiama "price cap" ("tetto al prezzo"). In linea di massima, si riconosce ai gestori la facoltà di aumentare i prezzi di una percentuale pari all'inflazione, detraendo però una parte dei guadagni di produttività (secondo il principio che questi vanno divisi tra l'azienda e consumatori). Ciò che interessa, comunque, è che esiste una controparte che ha la facoltà di giudicare se determinati prezzi sono eccessivi e il potere di imporne una riduzione.

Non si vede, dunque, perché un meccanismo analogo non debba essere applicato alle banche. Non a tutte le loro attività, naturalmente. Ma il "Conto corrente semplice" sarebbe un perfetto candidato, per le sue caratteristiche di servizio senza alcun valore aggiunto e i cui costi di gestione sono stati drasticamente abbattuti dall'informatica, mentre le spese per i clienti continuavano a salire. Nelle disposizioni di Bankitalia, invece, si prevede che venga concordato soltanto il numero di operazioni comprese nel forfait, lasciando libere le banche di determinare i prezzi e senza neanche l'obbligo di offrire comunque questo prodotto. La supposizione implicita è che sia la concorrenza ad agire da calmiere: ma l'esperienza di tutti questi anni ha dimostrato che ciò non è accaduto.

Draghi è il primo governatore ad essersi concretamente interessato della difesa dei clienti delle banche, in base al giusto principio che il sistema non progredisce guadagnando sulle posizioni di rendita ingiustificata. Faccia anche questo passo, sarebbe del tutto coerente con la sua impostazione.

(12 settembre 2009)
da repubblica.it
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