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Autore Discussione: MARONI TEME RITORNO VIOLENZA POLITICA (se lodice lui... ndr).  (Letto 2594 volte)
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« inserito:: Maggio 29, 2008, 05:02:50 pm »

2008-05-29 12:04

MARONI TEME RITORNO VIOLENZA POLITICA


GERUSALEMME -  "Temo possa tornare in Italia un clima di violenza politica che ricorda gli opposti estremismi".
Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando gli ultimi episodi di cronaca come gli scontri avvenuti qualche giorno fa alla Sapienza di Roma. "Noi - ha spiegato il ministro, a Gerusalemme per il Forum internazionale sulla sicurezza - stiamo analizzando gli episodi, si tratta di primi segnali, da condannare al di là del colore, ma l'attenzione è massima".

Il fatto che la sinistra radicale non sia rappresentata in Parlamento non costituisce un ulteriore elemento di preoccupazione rispetto ai fatti della Sapienza. E' quanto rileva il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, a Gerusalemme per una riunione internazionale. "Non credo - ha proseguito Maroni - che ci sia un collegamento diretto tra gli episodi di violenza e quanto avviene nelle istituzioni: per chi ha in testa che la lotta politica si fa picchiando l'avversario, che in Parlamento ci sia o no quel partito è indifferente". "La prossima settimana - ha informato il responsabile del Viminale - incontrerò proprio gli esponenti politici che non sono entrati in Parlamento: bisogna comunque considerare che la sinistra ha una rappresentanza politica nelle Regioni, nelle grandi città e all'Europarlamento".


ENTRO FINE ANNO SOLUZIONE A CAMPI ABUSIVI  - "Entro la fine dell'anno risolveremo la questione dei campi nomadi abusivi, il che significa che ci sarà il rispetto delle leggi". Lo ha detto il ministro dell'interno, Roberto Maroni, annunciando che il Consiglio dei Ministri di domani approverà le ordinanze che danno ai prefetti di Milano, Roma e Napoli poteri straordinari per affrontare l'emergenza nomadi, "con dettagliate deroghe alle leggi vigenti". "Per prima cosa - ha spiegato Maroni - ci sarà un censimento di chi sta nei campi, specie in quelli abusivi: a Roma sono una novantina di piccole dimensioni, a Napoli 8-9 grandi. Quindi ogni città dovrà adottare piani su misura. Io - ha aggiunto - ho esteso l'indagine a tutti i prefetti d' Italia, perché voglio sapere quanti sono i campi per provincia e chi ci sta dentro". In questi insediamenti, ha proseguito il ministro, "c'é gente perbene che vive in condizioni misere e tanti minorenni. Naturalmente noi non entreremo con le ruspe e li spianeremo, ma occorre trovare una soluzione". Dati in possesso del Viminale indicano in 152 mila la presenza dei rom in Italia, di cui il 37% sono italiani.


RIFIUTI: MIOPI E INOPPORTUNE CRITICHE A SUPERPROCURA - Sono "miopi e inopportune" le critiche avanzate contro la Superprocura istituita in Campania dal decreto legge sui rifiuti approvato nell'ultimo Consiglio dei Ministri. "La legge - ha spiegato Maroni, a Gerusalemme per partecipare al Forum internazionale sulla sicurezza - è legge, il Parlamento è sovrano e deciderà cosa fare: quello individuato è uno strumento per risolvere la tragedia nazionale dei rifiuti, se qualcuno ha un'altra idea la indichi, ma è miope dire 'hai toccato il mio orticello'". Servono, ha aggiunto, "contributi per risolvere il problema subito prima del caldo estivo".

"Ho chiamato il prefetto Alessandro Pansa e il sottosegretario Guido Bertolaso per dir loro che per me non è cambiato nulla dopo le misure decise dalla magistratura nei loro confronti: possono e debbono continuare a fare quello che stanno facendo". Lo ha detto il ministro dell'interno, Roberto Maroni, a Gerusalemme per il forum internazionale sulla sicurezza. "Il problema - ha sottolineato Maroni - è risolvere la tragedia dei rifiuti, le responsabilità legate alle precedenti gestioni non devono interferire con le misure da mettere in campo per uscire dall'emergenza. Io - ha aggiunto - non ho elementi per giudicare la magistratura, ma Pansa mi ha detto che sente dietro di se l'appoggio del ministero e questo gli consente di andare avanti"


SICUREZZA: MARONI CHIEDE A LETTA DI SOLLECITARE SBLOCCO DDL - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, secondo quanto si apprende, ha chiamato il sottosegretario Gianni Letta per sollecitare l'iter di esame del disegno di legge del pacchetto sicurezza, fermo al Ministero dell'Economia per la cosiddetta bollinatura. Una volta sbloccato, il testo potrà andare all'esame del Senato 

da ansa.it
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 30, 2008, 11:26:30 am »

30/5/2008 - ALLARME SICUREZZA
 
L'indulto quotidiano
 
 
 
 
 
CESARE MARTINETTI
 
Il tatuaggio che immortala il «Che» sul braccio dell’uomo che ha guidato la spedizione squadristica del Pigneto celebra a suo modo l’anniversario del ’68 e chiude un’epoca trasformando definitivamente la faccia del comandante Guevara in icona post-icona, come un adesivo, un marchio vuoto, un brand di moda, potrebbe essere l’aquilotto dell’emporio Armani o la virgola della Nike. È per questo che la lunga confessione consegnata dal picchiatore a Carlo Bonini di Repubblica dovrebbe segnare anche la fine dell’ossessione compulsiva di etichettare politicamente le emergenze sociali: la sicurezza è un sentimento di destra, le ronde sono fasciste, i raid sono nazisti.

Un impulso che risponde al bisogno rassicurante di tener viva la cornice ideologica del Novecento come chiave di interpretazione di tutto.

Un vizio italiano, ma non solo. Il Times di Londra ieri leggeva la faccenda romana in chiave di xenofobia denunciando il rischio razzismo in Italia; il Financial Times rilanciava l’allerta per i rom. Vero, certo. Ma pure questo è un automatismo, anch’esso a suo modo ideologico, che non basta a spiegare quel che bolle nel calderone italiano.

Per illustrarlo il capo della polizia Antonio Manganelli ha parlato ieri alla Camera di «indulto quotidiano», che in altre parole significa impunità permanente in una situazione di «delinquenza diffusa», dove un terzo dei reati viene commesso dai clandestini. Molto più al nord che al sud, ma si sa.

Il picchiatore del Pigneto - che ieri si è consegnato alla polizia ed è subito stato rilasciato beneficiando anche lui della sua quota di indulto quotidiano - è l’esemplare collettivo che ci permette di sfondare il cristallo delle astrattezze sociologiche. «Nazista a me? sono nato il primo maggio...» La politica non c’entra, la - come si dice? - xenofobia nemmeno. Lui voleva soltanto recuperare il portafoglio rubato la sera prima da Mustafà - un marocchino o tunisino, chissà - perché è una questione di «rispetto», i senegalesi nessuno li tocca perché «portano rispetto» e lui ha litigato con tutti quelli che «non portano rispetto alla gente del Pigneto». Lui è cresciuto al bar Necci, quello del film di Pasolini, Accattone: «Chiedete lì chi sono io», come se fosse un passaporto democratico. Nemico degli stranieri? Ma no, gli algerini lo chiamano «Grande mujaheddin, Grande talibano».

Un autoritratto che esce dal Pigneto, ex borgata romana, ma andrebbe bene a Ponticelli, Napoli, dove sono stati incendiati i campi dei rom, o a Verona, dove in piazza Bra si può morire di botte per il passatempo notturno di una banda di ragazzi. È questa la novità italiana. I colpevoli hanno alternativamente il tatuaggio del «Che» sul braccio, la croce celtica al collo o niente, post-icone frullate in un nulla simbolico di territori privi di anima: giungle urbane che si assomigliano, dove la microcriminalità è insieme jattura ed economia, il bullismo è misura esistenziale, lo squadrismo forma primordiale ma riconosciuta di giustizia fai-da-te là dove non se ne avverte un’altra. Forse - come dicono in molti - la sensazione dell’insicurezza è infinitamente superiore all’insicurezza reale, ma il cortocircuito è adesso innescato, le «ronde» sono ormai una dimensione diffusa di controllo del territorio, i vigili urbani di Milano da qualche giorno rastrellano tram e filobus a caccia di clandestini in guisa di vere «ronde padane».

Una guerra ad alta intensità è di fatto dichiarata, la paura ha diffusione interclassista (ma si sente di più nelle classi popolari), alla presentazione di un romanzo sulla Napoli bene viene invitato Roberto Saviano come se la sua Gomorra si fosse ormai dilatata fin dentro l’anima di tutta la città, lo spirito pubblico è smarrito, nella notte brava di Torino i vigili urbani che distribuiscono multe per divieto di sosta vengono aggrediti su piazza Vittorio, il palcoscenico della città aulica.

La griglia destra-sinistra non tiene più. Nemmeno a Roma, dove da quando è sindaco Alemanno (salutato da non poche «braccia tese» al suo arrivo in Campidoglio), è come se fosse cresciuta un’equivoca attesa. L’ex sindaco Veltroni insiste sul clima di intolleranza. L’uomo del Pigneto, con o senza tatuaggio, racconta un’altra Italia che sembra sfuggire a tutti e due. E forse anche a noi.
 
da lastampa.it
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