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Autore Discussione: La Guerra santa online di Malika "Anche scrivere è una bomba"  (Letto 2475 volte)
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« inserito:: Maggio 29, 2008, 12:11:12 pm »

ESTERI

La principale ispiratrice via internet della Jihad in Europa vive a Bruxelles è di origine marocchina e riceve un sussidio di disoccupazione di 700 euro

La Guerra santa online di Malika "Anche scrivere è una bomba"

Il suo prestigio nasce dal fatto di essere la vedova di uno dei kamikaze che uccisero il leader afgano Massud alla vigilia dell'11 settembre 2001

 

BRUXELLES - Il Centro europeo strategico di intelligence la considera una delle più influenti ispiratrici online della Jihad in Europa. E' Malika El Aroud, 48 anni, una cittadina belga di origine marocchina che vive a Bruxelles e ogni mese riceve circa 700 euro di sussidio di disoccupazione dallo Stato. Dal suo appartamento di tre stanze in un quartiere residenziale, usa internet per veicolare messaggi di sostegno ad Al Qaeda e appelli al reclutamento radicale. La sua storia è raccontata oggi dall'International Herald Tribune.

"Io ho un'arma. E' lo scrivere. E' il parlare. Questa è la mia jihad. Si possono fare molte cose con le parole. Anche scrivere è una bomba", dice Malika che si qualifica come "una guerriera di Al Qaeda".

Giunta in Belgio da bambina, la Aroud ha riscoperto la religione solo quando era già grande. Il suo prestigio nasce dal fatto di essere la vedova del tunisino Abdessater Dahmane, uno dei kamikaze che su ordine di Osama Bin Laden uccisero il leader afgano Ahmed Shah Massud alla vigilia degli attentati dell'11 settembre 2001. A lui Malika ha dedicato il libro Soldati di luce: "Quest'uomo, questo eroe, era mio marito, Abdessatar, per sempre impresso nel mio cuore e che tenterò di far rivivere, per farvi comprendere perché è un eroe e perché ne sono così fiera!".

Scrivendo in francese con il nome di Oum Obeida, Malika è oggi uno degli elementi di spicco del crescente esercito di donne jihadiste, impegnate soprattutto nell'organizzazione, il proselitismo, la raccolta dei fondi. Ma anche negli attentati: quest'anno in Iraq ci sono già state 18 donne kamikaze contro le otto dell'anno scorso. "E' un modello, un'icona abbastanza coraggiosa da identificarsi. Svolge un ruolo strategico molto importante come fonte d'ispirazione. E' molto intelligente e pericolosa", commenta Claude Moniquet, presidente dell'European Strategic Intelligence and Security Center di Bruxelles. Non a caso l'autore della prefazione del libro definisce Malika "una femminista autenticamente musulmana", e sottolinea che si tratta di un femminismo "che non rivendica la supremazia di un sesso sull'altro, e rigetta ogni rivalità tra essi".

Gli uomini che descrive Malika nel suo libro sono combattenti, guerrieri fedeli fino all'estremo alla causa dell'Islam, ma allo stesso tempo pieni di attenzioni per le loro donne. Così racconta del suo "orrore di tenere in mano un ago e un filo" e di quando il marito lo scoprì: "Non mi pone nessun problema farlo da solo - fu la reazione di Abdessater che Malika descrive nel libro - Anche il Profeta Muhammad lo faceva, perché io no? D'ora in avanti non te lo chiederò mai più".

"Abdessatar - scrive in un altro capitolo - possedeva delle qualità che molti uomini musulmani hanno perso ai nostri giorni. Passava le sue serate non a guardare la televisione, che non accendeva mai, o a giocare al computer (incubo delle coppie moderne), ma a... dialogare con sua moglie. Le serate, le passava ad occuparsi di me, ed era talmente più gradevole che guardare la tv: 'Avevamo altro da fare, cara!' ho risposto ironicamente a una giornalista ossessionata dalle immagini di integralisti austeri e oppressivi che l'Occidente veicola deliberatamente allo scopo di screditare l'Islam".

La Aroud, che aveva seguito il marito nei campi d'addestramento dei Taliban in Afghanistan, fu arrestata dai seguaci di Massud ma riuscì a far valere la sua cittadinanza belga per farsi rimpatriare. Al processo a Bruxelles per l'attentato contro "il Leone del Panshir", disse che ignorava tutto dei piani del marito. E fu assolta.

Come "vedova di un martire", Malika ha però acquisito uno status di primo piano nella comunità jihadista. E se ne è servita per animare sul web siti e chat dell'estremismo islamista in francese. "Il mio ruolo non è piazzare le bombe, questo è ridicolo. Ho un'arma: è scrivere, è parlare ad alta voce. Questa è la mia jihad. Si possono fare molte cose con le parole. Scrivere è una bomba", spiega in una breve intervista citata sul New York Times. Nei suoi messaggi non vengono date istruzioni eversive, ma gli uomini vengono esortati alla guerra santa e le donne invitate a unirsi alla causa.

Il suo fervore l'ha portata a trovare un nuovo marito più giovane conosciuto in internet, il tunisino Moez Garsalloui, che godeva dello status di rifugiato politico in Svizzera. Assieme hanno preso casa in un villaggio elvetico dal quale gestivano diversi siti pro islamisti. Arrestati nell'aprile 2005, sono stati rilasciati l'anno scorso. Lei è tornata in Belgio, mentre di lui si sono perse le tracce. "E' in viaggio", risponde vaga Malika.

La polizia la tiene sotto sorveglianza, anche perché è sospettata nell'ambito di un complotto per compiere attentati in Belgio, ma lei dice di non temere l'arresto, anzi: "Sarebbe grande - commenta - diventerei una martire vivente".

(28 maggio 2008)

da repubblica.it
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