Felice Casson
«Questa legge sarà sommersa dai ricorsi»
di Maria Zegarelli
In Aula il Pdl va avanti per la sua strada, respinge tutti gli emendamenti «premissivi» e la stragrande maggioranza di quelli presentati dall’opposizione.
Felice Casson, lei appartiene al partito di coloro che dicono «meglio nessuna legge che questa legge» sul fine vita?
«Sicuramente sì perché con questa legge si fa un passo indietro. La Costituzione, le leggi ordinarie e le interpretazioni della magistratura, riconoscono pienamente il principio di autodeterminazione per la persone capace di intendere e volere. Questo testo, invece, pone delle limitazioni e viola palesemente la Costituzione».
La vita può essere un diritto indisponibile?
«Su questo noi abbiamo presentato degli emendamenti per eliminare la definizione cosi come è altrimenti si aprirebbe la possibilità di prevedere sanzioni penali per il tentato suicidio».
Seguendo i lavori parlamentari si percepisce una certa rassegnazione da parte dell’opposizione. Una battaglia persa?
«Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad un ordine dall’alto, “serrate i ranghi” diretto ai senatori Pdl e quindi anche le voci in disaccordo sono state fatte tacere. Ricordo una quasi minaccia di sostituzione nei confronti di due senatori Pdl della Commissione Affari Costituzionali perché avevano preannunciato un voto per l’incostituzionalità del Ddl Calabrò».
Ma anche nel Pd c’è qualche problema. Stamattina Franco Marini ha chiesto al gruppo di far propri anche alcuni degli emendamenti presentati dai cattolici.
«La mediazione che abbiamo raggiunto è stata molto faticosa. Io, per esempio, non condivido alcuni degli emendamenti del gruppo perché ritengo che alimentazione e idratazione artificiale siano trattamenti medici e quindi debbono essere oggetto di dichiarazione anticipata di volontà. Non si possono chiedere ulteriori mediazioni».
In questi giorni ci sono stati diversi appelli per fermare la legge. L’ultima speranza è una moratoria dopo il voto al Senato?
«Gli appelli cadono nel vuoto perché la maggioranza procede come un carro armato senza ragionare sulle conseguenze di una legge così deleteria. Speriamo che nel passaggio dal Senato alla Camera ci sia un periodo di riflessione e comunque una moratoria».
Lo crede possibile dopo le ultime dichiarazioni del cardinal Bagnasco?
«La Chiesa fa il suo mestiere, sta ai politici garantire scelte autonome, nell’interesse della collettività e dei singoli».
Se dovesse entrare in vigore il ddl Calabrò ci saranno una valanga di ricorsi in tribunale, come qualcuno sostiene?
Alla prima applicazione si creerà un problema di contrasto tra medico, fiduciario o il parente stretto. Ci saranno ricorsi immediati e ripetuti all’autorità giudiziaria e a questo si potrebbe aggiungere un ulteriore serie di ricorsi in sede di Corte Costituzionale».
mzegarelli@unita.it25 marzo 2009
da unita.it