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Autore Discussione: Felice CASSON  (Letto 5088 volte)
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« inserito:: Luglio 10, 2007, 10:09:38 pm »

Casson: «Segreto di Stato? Pollari già autorizzato a violarlo»

Anna Tarquini


«Pollari chiede che sia liberato dal segreto di Stato per dire tutta la verità? È una strumentalizzazione. Pollari può dichiarare quando vuole, senza alcun vincolo, davanti all’autorità giudiziaria». Felice Casson, il magistrato che indagò su Gladio e oggi senatore dell’Ulivo, ribalta la mossa dell’ex capo del Sismi. Perché minacciare se la legge gli consente già di superare il segreto di Stato?

Senatore è così, Pollari non ha bisogno di minacciare nessuno?

«Ma lui, Pollari, pensa in questa fase anche alla sua difesa personale all’interno del processo in cui è imputato. Io gli ricorderei che quando un esponente dei servizi è indagato o imputato può benissimo dichiarare qualsiasi cosa senza alcun vincolo del segreto di Stato perché è tutelato dall’articolo 24 della Costituzione. Il diritto alla difesa non può sopportare alcuna limitazione».

Lei ha parlato di “una sinistra che ha paura di qualcosa”.

«Ma... è una frase che concludeva un altro discorso. E un’affermazione che io ho già fatto, tra l’altro in Senato quando abbiamo parlato del caso Abu Omar e l’opposizione al segreto di Stato anche nel caso Sgrena-Calipari. C’erano delle opposizioni al segreto di Stato per me del tutto incomprensibili, c’era stato un attacco violento da parte di alcuni membri del governo alla magistratura milanese che erano per me incomprensibili. Alla luce di quello non mi spiegavo - se non con collegamenti con qualcuno dei servizi - la paura di questi servizi segreti».

È necessaria la Commissione d’inchiesta?

«Io ho appoggiato subito la richiesta del ministro Mastella perché sono convinto che il Copaco non è assolutamente in grado, con i poteri che ha attualmente, di risolvere e chiarire alcunché. Tanto è vero che nella riforma sui servizi segreti che stiamo trattando in queste settimane in senato, stiamo cercando di ampliare i poteri del Comitato di controllo. Attribuendogli i poteri di una commissione parlamentare d’inchiesta. In particolare la commissione parlamentare d’inchiesta ha il potere dell’autorità giudiziaria, e quindi coloro che vanno a fare dichiarazioni e vengono sentiti hanno l’obbligo giuridico di dire tutta la verità con sanzioni anche penali, cosa che per il Copaco non succede assolutamente. È già successo spessissimo in passato: chiunque può andare al Copaco a dire quello che vuole e il Copaco si beve quello che gli viene detto. E non è in grado di fare indagini ampie e approfondite. Seconda questione al Copaco può essere opposto in certe occasioni il segreto di stato e invece alle commissioni parlamentari d’inchiesta non deve essere opposto il segreto di Stato come le commissioni antimafia o le commissioni stragi. Se il Copaco ha questi due limiti non può indagare fino in fondo e allora io rimango perplesso, soprattutto quando ci sono esponenti del centrodestra, ma anche qualcuno dei nostri, che dice: basta il Copaco. Il Copaco non ha i poteri per fare questi accertamenti».

Dunque bisogna sciogliere questa riserva

«A mio parere sì perché se vogliamo davvero accertare tutto fino in fondo ci vuole la commissione d’inchiesta. Fermarsi al Copaco è come dire fermiamoci tra poco. Ora se si costituisse una commissione del genere dove si dovrà parlare di tante cose, il Copaco non è stato in grado di dare risposte».

E togliere il segreto di Stato?

«Quando si tratta di fatti eversivi dell’ordine costituzionale abbiamo già la legge sui servizi del settantasette e anche questa nuova legge che stiamo proponendo prevede che - quando si tratta di fatti eversivi dell’ordine costituzionale, oppure di stragi - il segreto di Stato non può essere opposto. Quindi già c’è una norma del genere. E questa norma deve soltanto essere applicata».

Pubblicato il: 10.07.07
Modificato il: 10.07.07 alle ore 9.55   
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« Ultima modifica: Marzo 29, 2009, 11:28:27 am da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 13, 2007, 11:25:02 pm »

Felice Casson: «Riforma equa per cittadini e magistrati»
Giuseppe Caruso


«Le defezioni dei senatori Bordon e Barbieri? Sono giunte inaspettate, come del resto l’emendamento che è stato votato in massa dall’opposizione. Il perché di questo comportamento lo dovete chiedere ai due suddetti senatori».

Felice Casson, ex pubblico ministero veneziano con all’attivo diverse inchieste di grande rilievo (su tutte lo smascheramento della struttura denominata Gladio), attualmente senatore eletto nelle liste dell’Ulivo, prova a spiegare i motivi delle difficoltà incontrate dal ddl Mastella nelle votazioni al Senato, dopo il doloroso parto in commissione giustizia, di cui fa parte lo stesso Casson.

Questo disegno di legge Mastella assomiglia sempre più ad una storia infinita da cui la maggioranza non riesce ad uscire.

«La situazione non mi sembra così drammatica. Partiamo con ordine, vale a dire dal lavoro svolto in commissione giustizia del Senato. In quel contesto si è arrivati ad ottenere un voto unanime sul testo. Poi sono arrivate le proteste dell’associazione nazionale magistrati e di alcuni colleghi. A quel punto si è giunti ad un compromesso, sintetizzato dalla proposta che stiamo votando in questi giorni in aula».

E come giudica questo compromesso?

«Come tutti i compromessi presenta degli aspetti positivi e degli aspetti negativi, ma bisogna tenere conto delle condizioni oggettivamente difficili in cui ci troviamo a lavorare al Senato. I numeri sono quelli che sono, non si può pensare che improvvisamente tutto diventi facile».

La scelta dei senatori Barbieri e Bordon poi ha complicato ulteriormente le cose

«Non c’è dubbio. Anche perché, nelle riunioni fatte per arrivare ad avere una linea comune nelle votazioni in Senato, loro non erano stati nemmeno presi in considerazione come possibili affossatori».

Adesso cosa accadrà?

«Bisogna ritrovare in fretta l’unità d’intenti e la voglia di portare a casa questa riforma, altrimenti si rischiano grossi problemi. Ripeto: è stato raggiunto un compromesso che andava bene a tutti i rappresentanti dei partiti della maggioranza, adesso quel compromesso va onorato fino in fondo e senza tentennamenti o protagonismi».

L’Anm intanto vi aspetta al varco, con uno sciopero già proclamato per il 20 luglio

«Non so che cosa voglia fare l’associazione nazionale magistrati, io posso solo ricordare che già il testo approvato in commissione era equilibrato e teneva conto delle esigenze dei cittadini e dei magistrati. Se l’Anm vorrà dare vita ad una protesta corporativa, è libera di farlo. Ma come si è visto in questi giorni non tutti i magistrati sono d’accordo con lo sciopero, anzi, ci sono parecchie discussioni a riguardo e non so quante adesioni avrebbe realmente l’astensione dal lavoro proclamata per il 20 luglio».

Ma lo sciopero dei magistrati sarebbe un brutto colpo.

«Qui bisogna ricordarsi tutti che se entro il 31 luglio il ddl Mastella non verrà convertito in legge, entrerà in vigore la legge Castelli, che è oggettivamente peggiore e che dovrebbe spaventare, quella sì, i miei ex colleghi. Alternative non ce ne sono. Ripeto: considerando la maggioranza risicata al Senato e le divisioni nella maggioranza, questo testo è un buon risultato e comunque non sarebbe stato possibile ottenere di più».

Pubblicato il: 13.07.07
Modificato il: 13.07.07 alle ore 7.48   
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 17, 2007, 10:41:33 pm »

Pio Pompa ha iniziato a spiare sotto il governo Berlusconi

Pollari: l'ufficio attivo dal 2004


Gli uffici di via Nazionale di Pio Pompa ("fabbricatore di dossier" contro giudici, magistrati, politici e giornalisti) erano attivi dal 2004, dunque all'epoca del governo Berlusconi. Lo avrebbe detto l'ex direttore del Sismi Nicolò Polari nel corso della sua audizione al Copaco svoltasi nella mattinata. A riferirlo è stato il parlamentare di An Alfredo Mantovano.
Pollari fu nominato direttore del Sismi 15 ottobre 2001, sotto il governo Berlusconi. Fu sotto la sua direzione che Pio Pompa fu "promosso" da consulente a funzionario e divenne responsabile dell'ufficio di via Nazionale.

Secondo quanto si è appreso, Pollari ha anche insistito, nel suo intervento, durato circa due ore, sul fatto che le informazioni che erano in possesso di Pompa non fossero del Servizio segreto militare. «Il Copaco continua gli accertamenti per arrivare alla verità con serenità, obiettività ed equilibrio - ha detto Mantovano - dal Csm c'è stata particolare enfasi che ha riaperto polemiche su documenti già noti otto o nove mesi fa. Non escludiamo di proseguire con l'attività istruttoria in ogni caso a breve presenteremo relazione al Parlamento».

L'audizione dell'ex direttore del Sismi, Nicolò Pollari, «non ha aggiunto assolutamente nulla a ciò che già sapevamo. Da lui ci aspettavamo un contributo che non è venuto». Lo ha detto il vicepresidente del Copaco (Comitato Parlamentare di controllo sui Servizi Segreti), Massimo Brutti, al termine dell'audizione del generale durata circa due ore.

«L'unica novità - ha spiegato Brutti - è che ha smentito la presenza di un suo portavoce» (il riferimento è al senatore Sergio De Gregorio, ndr).

«Chi ha visto anche solamente le notizie uscite sui giornali - ha osservato il senatore - non può che sottolineare il carattere illegittimo dell'attività di quell'ufficio che non avrebbe dovuto essere svolta. Noi - ha aggiunto - continueremo ad approfondire la vicenda, acquisendo anche ulteriore documentazione presso il Sismi e poi riferiremo al Parlamento».

Ma, ha scandito Brutti, nessun dato ci induce a tirare un sospiro di sollievo e a dire che tutto va bene. C'è un problema serio: «se in un ufficio del Sismi si conservavano carte che non avevano alcun diritto di cittadinanza, ciò richiede un accertamento responsabile ed un'opera di rinnovamento per fare pulizia». Da parte sua, il segretario del Copaco, Emanuele Fiano (Unione), ha spiegato che «Pollari ha dato risposte molto dettagliate a tutte le domande. È un bene che il Copaco svolga questo accertamento e mi auguro che presto possiamo consegnare una relazione al Parlamento». Riguardo all'ufficio gestito da Pio Pompa, ha rilevato Fiano, «bisogna accertare se in quell'ufficio si facevano attività secondo la legge. Ma se fosse così, i magistrati non se ne occuperebbero».

Mantovano ha poi aggiunto: «Ritengo che il castello di accuse si fa progressivamente sfaldando. Quale sottosegretario all'Interno non conoscevo, ma non avevo titolo per conoscerlo, l'ufficio di via Nazionale, quello che bisogna capire è se è stata rispettata la legge e se era funzionale la sua attività al Sismi. In ogni caso i Pm della Procura di Roma hanno ribadito che non c'è stato nessuno spionaggio e nessun depistaggio».


Pubblicato il: 17.07.07
Modificato il: 17.07.07 alle ore 15.52   
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 26, 2009, 12:29:17 am »

Felice Casson


«Questa legge sarà sommersa dai ricorsi»

di Maria Zegarelli


In Aula il Pdl va avanti per la sua strada, respinge tutti gli emendamenti «premissivi» e la stragrande maggioranza di quelli presentati dall’opposizione.

Felice Casson, lei appartiene al partito di coloro che dicono «meglio nessuna legge che questa legge» sul fine vita?
«Sicuramente sì perché con questa legge si fa un passo indietro. La Costituzione, le leggi ordinarie e le interpretazioni della magistratura, riconoscono pienamente il principio di autodeterminazione per la persone capace di intendere e volere. Questo testo, invece, pone delle limitazioni e viola palesemente la Costituzione».

La vita può essere un diritto indisponibile?
«Su questo noi abbiamo presentato degli emendamenti per eliminare la definizione cosi come è altrimenti si aprirebbe la possibilità di prevedere sanzioni penali per il tentato suicidio».

Seguendo i lavori parlamentari si percepisce una certa rassegnazione da parte dell’opposizione. Una battaglia persa?
«Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad un ordine dall’alto, “serrate i ranghi” diretto ai senatori Pdl e quindi anche le voci in disaccordo sono state fatte tacere. Ricordo una quasi minaccia di sostituzione nei confronti di due senatori Pdl della Commissione Affari Costituzionali perché avevano preannunciato un voto per l’incostituzionalità del Ddl Calabrò».

Ma anche nel Pd c’è qualche problema. Stamattina Franco Marini ha chiesto al gruppo di far propri anche alcuni degli emendamenti presentati dai cattolici.
«La mediazione che abbiamo raggiunto è stata molto faticosa. Io, per esempio, non condivido alcuni degli emendamenti del gruppo perché ritengo che alimentazione e idratazione artificiale siano trattamenti medici e quindi debbono essere oggetto di dichiarazione anticipata di volontà. Non si possono chiedere ulteriori mediazioni».

In questi giorni ci sono stati diversi appelli per fermare la legge. L’ultima speranza è una moratoria dopo il voto al Senato?
«Gli appelli cadono nel vuoto perché la maggioranza procede come un carro armato senza ragionare sulle conseguenze di una legge così deleteria. Speriamo che nel passaggio dal Senato alla Camera ci sia un periodo di riflessione e comunque una moratoria».

Lo crede possibile dopo le ultime dichiarazioni del cardinal Bagnasco?
«La Chiesa fa il suo mestiere, sta ai politici garantire scelte autonome, nell’interesse della collettività e dei singoli».

Se dovesse entrare in vigore il ddl Calabrò ci saranno una valanga di ricorsi in tribunale, come qualcuno sostiene?
Alla prima applicazione si creerà un problema di contrasto tra medico, fiduciario o il parente stretto. Ci saranno ricorsi immediati e ripetuti all’autorità giudiziaria e a questo si potrebbe aggiungere un ulteriore serie di ricorsi in sede di Corte Costituzionale».
mzegarelli@unita.it


25 marzo 2009
da unita.it
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