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Autore Discussione: GIOVANNI VALENTINI Il padre padrone  (Letto 2664 volte)
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« inserito:: Maggio 28, 2008, 11:13:20 pm »

POLITICA IL COMMENTO

Il padre padrone

di GIOVANNI VALENTINI



È una corsa contro il tempo quella che si sta svolgendo alla Camera, nel braccio di ferro parlamentare tra maggioranza e opposizione: non per gli aiuti alle famiglie o per l'emergenza rifiuti, come hanno auspicato anche i vescovi italiani, bensì per salvare Retequattro.

O meglio, per impedire che venga trasferita sul satellite in forza della normativa antitrust e della sentenza con cui la Corte europea di giustizia ha già censurato la (quantomai) famigerata legge Gasparri. Contro il tempo, ma a favore di Mediaset, dell'azienda che fa capo al presidente del Consiglio e quindi dei suoi interessi strettamente privati.

Il conto alla rovescia, per l'approvazione del decreto con cui il governo Prodi aveva disposto l'attuazione di alcuni adempimenti comunitari, è destinato a finire l'8 giugno, termine ultimo per la conversione definitiva. Ma la scadenza, per quanto riguarda in particolare la contestata disciplina sulla televisione, potrebbe anche essere più ravvicinata se è vero che la commissaria europea alla Concorrenza, l'olandese Neelie Kroes, è intenzionata a mettere in mora l'Italia e a deferirla alla Corte già la prossima settimana.

Al di là dell'aspetto cronologico, però, ciò che più conta è la sostanza della vicenda. Ancora una volta, appena tornato al governo, il centrodestra si schiera in difesa degli affari personali di Berlusconi, premettendoli a tutto il resto: a un assetto del sistema televisivo più equilibrato e pluralista, ma ancor più alle emergenze grandi e piccole che affliggono in questo momento il Paese. È la vecchia logica proprietaria della politica che riemerge come gli "animal spirits" di una maggioranza subordinata al suo padre-padrone, prevalendo perfino sulle questioni istituzionali, sugli annunci di dialogo e le promesse di confronto costruttivo.

Da questo punto di vista, lo stesso tentativo di riformulare il testo dell'emendamento per ottenere un via libera dell'opposizione, è stato tanto maldestro quanto vano. L'espediente lessicale di sostituire il termine "modifica" delle licenze individuali per il digitale terrestre con quello di "conversione", per garantire che non vengano permutate in autorizzazioni, risulta in realtà un palliativo, se non proprio un inganno o un raggiro. Fortunatamente, il "bluff" non ha retto al confronto parlamentare ed è stata innanzitutto una vittoria personale del ministro-ombra della Comunicazione, Giovanna Melandri, che finora è riuscita a tenere compatto il suo gruppo su questa linea.

L'ostruzionismo, come insegna la tradizione del "filibustering" in Gran Bretagna, è un'arma in mano alla minoranza e uno strumento della democrazia. A condizione, naturalmente, che venga esercitato nell'ambito dei regolamenti parlamentari. Ma in questo caso l'interpretazione accreditata dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, considerando presenti i deputati che si erano iscritti a parlare ma poi al momento della votazione erano fuori dall'aula, in modo da proclamare comunque il numero legale, è apparsa francamente troppo discrezionale per essere considerata "super partes".

Tant'è che nella stessa seduta il quarto governo Berlusconi ha dovuto accusare il primo scivolone, finendo sotto di due voti su un altro emendamento che riguardava la caccia e la fauna selvatica. Alla conta, nei banchi di Montecitorio mancavano un'ottantina di esponenti della maggioranza. Evidentemente, i "fannulloni" non militano solo nelle file della pubblica amministrazione, tra i maestri di scuola o negli ospedali pubblici.

Non è certamente un esordio felice per la nuova legislatura. Chi aveva già celebrato la metamorfosi di Berlusconi, registrando un nuovo clima nei rapporti tra maggioranza e opposizione, deve ridimensionare le sue aspettative e i suoi entusiasmi. Quando si tratta di televisione, cioè di interessi concreti, di affari personali e familiari, diciamo pure di denaro, non c'è "ragion di Stato" che tenga. Vale solo la ragion di Arcore, il bilancio o la quotazione in Borsa di Mediaset, la mitica salvezza di Retequattro.

Nessuno venga a dire, allora, che il responso elettorale ha sanato ormai il conflitto di interessi. Forse, l'ha accantonato, l'ha rimosso. Ma purtroppo quel muro invisibile continua a incombere sulla strada della democrazia italiana, come la montagna di spazzatura nelle vie di Napoli e dintorni.

(28 maggio 2008)
 
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 30, 2013, 07:46:32 pm »

 Elezioni 2013: verso il voto.

Il buco nero della "questione immorale"

Pubblicato: 30/01/2013 16:49 CET  |  Aggiornato: 30/01/2013 17:02 CET


Non sarà proprio la “rivoluzione civile” di Antonio Ingroia quella che vogliono gli italiani. Né magari lo “tsunami” elettorale promesso da Beppe Grillo ai suoi seguaci. Ma certamente tira un vento di protesta, di rabbia, di ribellione sociale che le forze politiche – soprattutto quelle che presumibilmente saranno chiamate a governare il Paese – farebbero assai bene a non sottovalutare.

La “questione immorale” domina ormai la scena. E lo scandalo del Montepaschi è stata la “goccia” (si fa per dire) che ha fatto traboccare il vaso. Fuor di metafora, un oceano maleodorante di malaffare in cui hanno navigato tutti: i partiti e non solo il Pd, gli imprenditori, i banchieri, i finanzieri… Un “buco nero” che, a detta di molti addetti ai lavori, potrebbe anche inghiottire la cosiddetta Seconda Repubblica scardinando l’intero sistema di potere su cui si fonda da vent’anni a questa parte.

Tanti ne sono trascorsi ormai da quel fatidico 1992 in cui, sotto i colpi di Mani pulite, cadde la Prima Repubblica imperniata sul Caf, l’asse Craxi-Andreotti-Forlani. Ma, a voltarsi indietro, verrebbe da concludere che purtroppo sono passati invano. Da allora a oggi, la classe politica è andata via via sempre più peggiorando, acuendo i propri vizi e difetti.

Sarebbe facile dire che è tutta colpa di Silvio Berlusconi e del berlusconismo che ha desertificato la coscienza nazionale. E la tentazione indubbiamente è forte. Ma quella che all’epoca di Bettino Craxi fu definita una “corruzione ambientale” è diventata ai giorni nostri una corruzione esistenziale, endemica, devastante.

La “casta” ha fatto poco o nulla per debellarla. Anzi, ha aggravato la situazione con una legge elettorale – imposta dalla maggioranza di centrodestra – che ha favorito la degenerazione della rappresentanza politica nazionale in un ceto di burocrati, funzionari, impiegati di partito, determinati a sfruttare la propria posizione di privilegio per arricchirsi o comunque per trarne vantaggi personali. Per servirsi del potere più che per servire il popolo.

E poi, la stessa “casta” s’è abbandonata a comportamenti individuali e collettivi che non hanno niente a che fare con la Politica, con l’espletamento di un mandato parlamentare o amministrativo, con la responsabilità civile e l’etica pubblica. Adesso tutti i nodi arrivano al pettine e prima o poi bisognerà fare i conti con la rivolta che monta nella società.

In tutto il mondo, da che mondo è mondo, l’esercizio del potere è connesso fatalmente a un certo grado di corruzione. Ma qui abbiamo passato il livello di guardia perché la corruzione coincide ormai con l’esercizio del potere. Prima, si facevano affari per fare politica. Ora si fa politica per fare affari. Cioè imbrogli, truffe, raggiri, ai danni dei cittadini onesti, lavoratori, pensionati, risparmiatori.

La colpa più grave è stata quella di negare ai giovani, così facendo o disfacendo, una speranza e un futuro. E verosimilmente sarà proprio dal loro voto che arriveranno le sorprese più amare e severe nelle urne del 24 e 25 febbraio. Non è soltanto una contrapposizione generazionale con la società adulta che ha sottratto o distrutto risorse, economiche, ambientali, morali.

Quanto piuttosto una rivolta civile di massa contro una “razza predona”, avida, ingiusta, insensibile ai “meriti e bisogni”.
C’è solo da augurarsi a questo punto che un soprassalto di responsabilità, come un “tremor mortis”, scuota gli uomini e le donne di buona volontà richiamandoli alla consapevolezza della situazione. È davvero l’ultima occasione per evitare il peggio. Altrimenti, c’è solo l’elettro-choc.

Giovanni Valentini

da - http://www.huffingtonpost.it/2013/01/30/elezioni-2013-verso-il-voto-il-buco-nero-della-questione-morale_n_2581613.html?1359560967
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