Elezioni 2013: verso il voto.
Il buco nero della "questione immorale"
Pubblicato: 30/01/2013 16:49 CET | Aggiornato: 30/01/2013 17:02 CET
Non sarà proprio la “rivoluzione civile” di Antonio Ingroia quella che vogliono gli italiani. Né magari lo “tsunami” elettorale promesso da Beppe Grillo ai suoi seguaci. Ma certamente tira un vento di protesta, di rabbia, di ribellione sociale che le forze politiche – soprattutto quelle che presumibilmente saranno chiamate a governare il Paese – farebbero assai bene a non sottovalutare.
La “questione immorale” domina ormai la scena. E lo scandalo del Montepaschi è stata la “goccia” (si fa per dire) che ha fatto traboccare il vaso. Fuor di metafora, un oceano maleodorante di malaffare in cui hanno navigato tutti: i partiti e non solo il Pd, gli imprenditori, i banchieri, i finanzieri… Un “buco nero” che, a detta di molti addetti ai lavori, potrebbe anche inghiottire la cosiddetta Seconda Repubblica scardinando l’intero sistema di potere su cui si fonda da vent’anni a questa parte.
Tanti ne sono trascorsi ormai da quel fatidico 1992 in cui, sotto i colpi di Mani pulite, cadde la Prima Repubblica imperniata sul Caf, l’asse Craxi-Andreotti-Forlani. Ma, a voltarsi indietro, verrebbe da concludere che purtroppo sono passati invano. Da allora a oggi, la classe politica è andata via via sempre più peggiorando, acuendo i propri vizi e difetti.
Sarebbe facile dire che è tutta colpa di Silvio Berlusconi e del berlusconismo che ha desertificato la coscienza nazionale. E la tentazione indubbiamente è forte. Ma quella che all’epoca di Bettino Craxi fu definita una “corruzione ambientale” è diventata ai giorni nostri una corruzione esistenziale, endemica, devastante.
La “casta” ha fatto poco o nulla per debellarla. Anzi, ha aggravato la situazione con una legge elettorale – imposta dalla maggioranza di centrodestra – che ha favorito la degenerazione della rappresentanza politica nazionale in un ceto di burocrati, funzionari, impiegati di partito, determinati a sfruttare la propria posizione di privilegio per arricchirsi o comunque per trarne vantaggi personali. Per servirsi del potere più che per servire il popolo.
E poi, la stessa “casta” s’è abbandonata a comportamenti individuali e collettivi che non hanno niente a che fare con la Politica, con l’espletamento di un mandato parlamentare o amministrativo, con la responsabilità civile e l’etica pubblica. Adesso tutti i nodi arrivano al pettine e prima o poi bisognerà fare i conti con la rivolta che monta nella società.
In tutto il mondo, da che mondo è mondo, l’esercizio del potere è connesso fatalmente a un certo grado di corruzione. Ma qui abbiamo passato il livello di guardia perché la corruzione coincide ormai con l’esercizio del potere. Prima, si facevano affari per fare politica. Ora si fa politica per fare affari. Cioè imbrogli, truffe, raggiri, ai danni dei cittadini onesti, lavoratori, pensionati, risparmiatori.
La colpa più grave è stata quella di negare ai giovani, così facendo o disfacendo, una speranza e un futuro. E verosimilmente sarà proprio dal loro voto che arriveranno le sorprese più amare e severe nelle urne del 24 e 25 febbraio. Non è soltanto una contrapposizione generazionale con la società adulta che ha sottratto o distrutto risorse, economiche, ambientali, morali.
Quanto piuttosto una rivolta civile di massa contro una “razza predona”, avida, ingiusta, insensibile ai “meriti e bisogni”.
C’è solo da augurarsi a questo punto che un soprassalto di responsabilità, come un “tremor mortis”, scuota gli uomini e le donne di buona volontà richiamandoli alla consapevolezza della situazione. È davvero l’ultima occasione per evitare il peggio. Altrimenti, c’è solo l’elettro-choc.
Giovanni Valentini
da -
http://www.huffingtonpost.it/2013/01/30/elezioni-2013-verso-il-voto-il-buco-nero-della-questione-morale_n_2581613.html?1359560967