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Autore Discussione: Vittoria Franco Il patto Chiesa-destra? Pdl dimostri di non esserne prigioniero  (Letto 2664 volte)
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« inserito:: Maggio 27, 2008, 06:52:13 pm »

Vittoria Franco: Il patto Chiesa-destra? il Pdl dimostri di non esserne prigioniero

Maria Zegarelli


Dibattito infuocato dentro e fuori il Partito democratico dopo la relazione finale della Fondazione Italianieuropei.

Senatrice Vittoria Franco, lei lo vede o no questo rischio di patto tra Chiesa e destra di cui parla D’Alema?
«C’è stato in passato, come documenta la storia. Pensiamo all’influenza che hanno avuto i teocon dopo l’elezione di Bush negli Usa e in Italia: oggi, a parte Ferrara, non ce ne sono tracce. È vero che Famiglia Cristiana dicendo, sulla 194, al centrodestra “visto che avete la maggioranza potete cambiarla”, denota un sintomo del rischio di cui parla D’Alema, ma le reazioni della politica a quelle affermazioni sono state tutte negative. Credo che la cultura dell’autonomia della politica, di cui noi Ds prima e Pd ora, siamo stati paladini, stia facendo passi avanti e stia contaminando anche la destra».

Il fondamentalismo non è uno dei possibili rischi nel dibattito sui temi definiti eticamente sensibili e quindi sulle relative leggi che lo Stato prima o poi dovrà fare?
«Vedo un rischio maggiore, oggi, per quanto riguarda gli effetti della cultura di destra, più sui temi che riguardano la sicurezza e l’immigrazione che non su quelli eticamente sensibili. Non penso sia possibile, purtroppo, varare le leggi che stanno a cuore a noi dell’opposizione, come il miglioramento della legge 40, ma credo che ci sia maggiore possibilità di dialogo».

Ma D’Alema cita come esempi proprio le leggi sulla fecondazione assistita e l’aborto...
«Il patto c’è stato nel passato, quando è stata approvata la legge 40. All’epoca quella legge è stato il valore di scambio con la Chiesa rispetto ad altri argomenti. Giovanni Paolo II venne in Parlamento a chiedere tre cose: indulto, pace e una legge di tutela della vita. Di queste tre cose la destra gli ha dato la legge 40. Oggi vedo più una tentazione di immobilismo che non di aggravamento ulteriore. Quindi noi dobbiamo fare breccia su questo immobilismo».

Mi fa un esempio di dialogo con il centrodestra sui temi di cui stiamo parlando?
«La legge 194 è un esempio. Persino la sottosegretaria Roccella ha detto che non si cambia, semmai si applica fino in fondo».

Bagnasco dice: «Esprimere la propria fede non minaccia lo Stato». Se lo Stato è autonomo. Secondo lei lo è?
«Lo Stato è minacciato nella sua laicità quando ci sono ingerenze forti. Non dobbiamo dimenticare che la presidenza della Cei di Ruini ha significato un tentativo, a volte riuscito, di minare la laicità dello Stato e di sostituirsi allo Stato. Durante il referendum sulla legge 40 c’era un vero e proprio quartier generale alla Cei».

Bagnasco interviene anche sulle linea guida della Legge 40...
«Lui può dire quello che pensa, è giusto che lo faccia. Ma la politica non deve farsi influenzare. Mi preoccupa più quello che dice Giovanardi che vuole abolire quelle linee guida».

Non crede che siano fortemente legate le dichiarazioni Oltretevere con la mancanza di leggi sulle coppie di fatto e la presenza di altre come la legge 40?
«Noi abbiamo un unico modo di reagire a tutto questo: imponendoci un confronto e un dialogo con lo schieramento politico a noi opposto per arrivare ad ottenere leggi laiche».

Il Pd è così forte o anche al suo interno ha lacerazioni su questi temi?
«Il Pd è un partito plurale, che deve tener conto di diverse sensibilità, ma è un partito laico, come si vede anche dalla mozione sulla legge 194, firmata da tutte le senatrici, compresa la Binetti, durante la scorsa legislatura. Ma il Pd deve essere in grado di creare una cultura condivisa e porre più attenzione alla cultura politica, quindi anche sul piano dei valori, delle idee e della laicità».

Pubblicato il: 27.05.08
Modificato il: 27.05.08 alle ore 13.37   
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