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Autore Discussione: PIERO BIANUCCI Gli errori della politica eco-scettica  (Letto 2467 volte)
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« inserito:: Maggio 27, 2008, 09:58:03 am »

26/5/2008 - KYOTO E DINTORNI
 
Gli errori della politica eco-scettica
 
PIERO BIANUCCI
 

A Kobe, dove sono riuniti i G8, gli otto big dell’economia mondiale, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha fatto sapere che il nostro paese non può stare nei limiti del Protocollo di Kyoto e chiederà all’Unione Europea di rinegoziare l’impegno. Rispettare l'accordo di Kyoto, che impone una forte riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il gas responsabile di metà dell’effetto serra, è difficile. Siamo un paese industriale, abbiamo bisogno di molta energia, e i 9 decimi li ricaviamo da combustibili fossili. La Francia sta meglio perché l’80 per cento della sua elettricità la fa con reattori nucleari. Così in un anno evita l’emissione di 180 milioni di tonnellate di CO2. Una cifra vicina ai 196 milioni di tonnellate che l’U.E. ha concesso all’Italia.

Ciò che emettiamo in più deve trovare una compensazione, secondo il principio chi più inquina, più paghi. Solo Regno Unito, Slovenia e Francia hanno superato l’esame del commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas. Noi dovevamo ridurre le emissioni del 6,5% l’anno e le aumentiamo del 12%. O si acquistano quote da paesi più virtuosi (tali solo perché poveri) o si fa un immane sforzo di aggiornamento tecnologico per avere industrie meno inquinanti.

Per anni l’adesione a Kyoto è stata bloccata. Poi la Russia ha firmato e l’accordo è diventato operativo. Intanto Cina e India si erano aggiunti ai grandi inquinatori. L’Europa ha scelto la via della virtù dandosi obiettivi ambiziosi: 20% di CO2 in meno nel 2020 e 50% entro il 2050. Rispettare gli obiettivi di Kyoto (che saranno aggiornati a fine 2009) è un costo che grava sulla nostra industria e sulla sua capacità di competere. E’ però vero che se si investe, si raccolgono i frutti. Per fare un esempio, le auto Fiat oggi in Europa hanno il primato della minore emissione di CO2: in media 137 grammi per km percorso. Volkswagen, Bmw e Mercedes inseguono a distanza, con 162, 177 e 189 grammi per km.

Berlusconi è sempre stato insofferente verso il Protocollo. Il governo Prodi ha visto lo scontro interno tra Bersani, che cercava misure meno severe, e il massimalista Pecoraro Scanio. Ora si torna alla politica eco-scettica di Matteoli, predecessore della Prestigiacomo. Forse sarebbe meglio accettare la sfida: investire di più oggi per essere più competitivi domani.
 
da lastampa.it
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