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Autore Discussione: Consumatori: pessimo accordo mutui. Interessi aggiuntivi del 20%  (Letto 2523 volte)
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« inserito:: Maggio 24, 2008, 12:56:16 am »

Non prevede benefici di 800-1200 euro e non modifica il mutuo da variabile a fisso

Consumatori: pessimo accordo mutui

Interessi aggiuntivi del 20%

Molte famiglie, inoltre, spiega Paolo Landi di Adiconsum, «rischiano di essere indotte ad una scelta sbagliata»


ROMA - L'intesa Abi-governo sulla rinegoziazione dei mutui non piace per niente alle associazioni dei consumatori che ritengono si tratti di «una sanatoria mascherata del decreto Bersani, ripetutamente violato dalle banche» e con la quale il mutuatario «rischia di pagare interessi aggiuntivi del 10-20%». Molte famiglie, inoltre, spiega Paolo Landi di Adiconsum, «rischiano di essere indotte ad una scelta sbagliata».

MESSAGGI INGANNEVOLI - Secondo l'associazione, è «indispensabile un incontro con l'Abi per chiarire alcuni aspetti tecnici e con il Governo soprattutto per sapere come intende utilizzare i 20 milioni di euro previsti in Finanziaria per i mutui a favore delle famiglie disagiate. L'informazione passata sui grandi media rischia di portare a scelte sbagliate molte famiglie». L'accordo Abi-governo, insiste, Adiconsum «non prevede riduzioni del costo della rate, non prevede benefici di 800-1200 euro, non modifica il mutuo da variabile a fisso. Questi messaggi, parziali ed ingannevoli,che sono passati sui media, rischiano di portare numerose famiglie a scelte sbagliate».

I CONSIGLI - Adiconsum dà alcuni consigli: 1) chi è in grado di pagare la rata, pur con i relativi aumenti subiti in questi anni, continui a farlo, poiché con l'accordo Abi-governo rischia di pagare interessi aggiuntivi sul mutuo del 10-20% 2) chi non è in grado di pagare la rata, prima di aderire eventualmente all'accordo Abi-governo tenti un negoziato con la propria banca per ridurre il costo della rata, per ottenere uno spread più basso; valuti, inoltre, la possibilità di cambiare banca a fronte di un mutuo meno costoso.

TREMONTI - Mediaticamente, proseguono le due associazioni, «la minaccia iniziale di Tremonti è servita solamente a far passare il falso messaggio di un cedimento delle banche, le quali non solo non restituiscono nulla ai consumatori indebitati a tasso variabile, ma ci guadagnano due volte, sia fidelizzando il cliente che con l'allungamento della vita residua del debito, incamerando maggiori interessi e maggiori commissioni sulle rate». Adusbef e Federconsumatori propongono di sostituire il decreto in via di perfezionamento, «ma i cui termini sono stati curiosamente anticipati come se fosse già in vigore, con una nuova norma che obblighi le banche a dar seguito, a costo zero, alla richiesta di ristrutturazione del mutuo richiesta dal cliente. Al legislatore poi», aggiungono, «la responsabilità di valutare se non sia il caso di introdurre un livello di tasso predefinito, come avvenne per il decreto Amato del 2000. Oltre a semplificare di molto le procedure, tale norma andrebbe ad integrare, e non a contrastare, lo strumento della surroga a costo zero del decreto Bersani vista dalle banche e dalla casta dei notai come fumo negli occhi e mai osservata, nonostante fosse obbligatoria la sua applicazione».

CLASS ACTION - Adusbef e Federconsumatori infine annunciano che depositeranno una class action contro le banche che hanno violato la legge, per far restituire alle famiglie quanto indebitamente lucrato. Banche, concludono le associazioni, che nel periodo 2002-2006 hanno visto crescere del 129,68% i loro utili.


23 maggio 2008

da corriere.it
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Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Maggio 24, 2008, 10:22:32 pm »

24/5/2008 (8:11) - BOCCIATO ACCORDO RAGGIUNTO DAL GOVERNO COL CREDITO

"Sui mutui 20% di interessi in più"
 
Le associazioni dei consumatori preparano class action contro banche

VANNI CORNERO
TORINO


Il popolo dei mutui va all’attacco dell’accordo tra Abi e governo sulla rinegoziazione. A guidare gli scontenti sono le associazioni dei consumatori: «il rischio è di pagare interessi aggiuntivi del 10-20% - spiega Paolo Landi di Adiconsum - e molte famiglie rischiano di essere indotte ad una scelta sbagliata». Inoltre, secondo l’associazione, è indispensabile un incontro con l’Abi «per chiarire alcuni aspetti tecnici» e con il Governo «per sapere come intende utilizzare i 20 milioni di euro previsti nella Finanziaria per i mutui a favore delle famiglie disagiate». Altre due associazioni, Adusbef e Federconsumatori, vanno oltre, annunciando una class action contro Abi e banche, perchè, sostengono: «L’accordo è una sanatoria mascherata del decreto Bersani, violato ripetutamente dalle banche e che il governo deve far rispettare».

Insomma, secondo Adusbef e Federconsumatori, l’accordo, preceduto dalla minaccia del ministro Tremonti, di un giro di vite fiscale sul credito «si limita ad offrire una soluzione che alcune banche già proponevano da quando i tassi hanno cominciato ad impennarsi». Questo il meccanismo: se la rata non è sopportabile si riduce e quanto corrisposto in meno, rivalutato da tassi di remunerazione per la banca, viene accodato alla fine del mutuo e ne comporterà l’allungamento. Quindi, accusano le associazioni dei consumatori «le banche ci guadagnano due volte, sia fidelizzando il cliente con l’allungamento del mutuo, sia incamerando maggiori interessi e commissioni sulle rate». La soluzione proposta da Adusbef e Federconsumatori sarebbe di sostituire il decreto con una nuova norma che obblighi le banche a dar seguito, a costo zero, alla ristrutturazione del mutuo.

«Al legislatore resterà poi la responsabilità - concludono - di valutare se introdurre un tasso predefinito, come avvenne per il decreto Amato del 2000». Ma i banchieri non ci stanno e il direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra, risponde alle critiche dei consumatori che l’operazione del governo «comporta oneri economici e non vantaggi al sistema bancario». Un intesa «nell’interesse del mercato finanziario del Paese», dunque, tanto che Unicredito, Intesa Sanpaolo, Ubi e Banco Popolare, le quattro maggiori banche italiane potrebbero subire un impatto negativo di 371 milioni di euro dall’accordo siglato tra governo e Abi. Quest’ultima previsione viene da uno studio della banca d’affari Cazenove.

Intanto un rapporto Abi indica che la crisi bussa anche alla porta delle banche a causa della crisi dei «subprime», della congiuntura economica negativa e dei carichi fiscali. I principali gruppi italiani hanno chiuso il 2007 con un utile netto in crescita (20,24 miliardi di euro +17,1% sul 2006), ma quasi solo grazie a fusioni e concentrazioni. Senza i risultati di queste operazioni l’utile d’esercizio del settore bancario scende a 16,4 miliardi di euro, con una flessione del 10%. Dati che trovano conferma anche dalla nuova classifica delle big europee in termini di capitalizzazione, ma nonostante il calo del proprio valore di Borsa, Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno scalato posizioni importanti in graduatoria, attestandosi ora saldamente nella top-five delle banche del Vecchio Continente. La crisi non ha fatto sconti a nessuno: la prima della classe, la britannica Hsbc, ha visto scendere la propria capitalizzazione da 160 a 133 miliardi di euro, Ubs, seconda nel 2007, è scesa da 98 a 44 miliardi, passando dal secondo posto all’ottavo. Male anche Royal Bank of Scotland, che lascia sul terreno 47 miliardi di euro e scende, con soli 43 miliardi, dal terzo al nono posto.

da lastampa.it
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