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Autore Discussione: Chi scherza con i mutui  (Letto 2083 volte)
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« inserito:: Maggio 24, 2008, 12:52:52 am »

Chi scherza con i mutui

Angelo De Mattia


Non è uno slogan veritiero, «ora potete abbassarvi i mutui», quello scritto da una certa stampa a proposito della stipulanda convenzione Abi-Governo, quasi fosse un enrichez vous. Perché, se di abbassamento si tratterà - cioè se la rata rinegoziata al tasso medio del 2006 risulterà inferiore, durante l’ammortamento, a quella calcolata con tassi di mercato che fossero in salita - allora sarà necessario allungare la scadenza del mutuo pagando altre rate.

Rimborsando così la differenza via via accantonata in un conto che, a sua volta, frutterà interessi per la banca (di cui occorrerà conoscere la misura).

Rispetto a certi toni giornalistici, più moderato è stato l’approccio dello stesso ministro Tremonti che ha parlato di sollievo (bisognerebbe aggiungere: transitorio) per le famiglie che incontrano difficoltà nei rimborsi dei finanziamenti per la casa, aggiungendo che certo non si tratta di un miracolo. Insomma, deve essere chiaro che “non ci sono pasti gratis” nemmeno in questa materia, né donazioni da parte delle banche, che amministrano danaro dei depositanti. La rinegoziazione dei mutui, il passaggio dal tasso fisso a quello variabile, l’allungamento delle scadenze - anche come conseguenza delle norme Bersani sulla portabilità e dell’azione delle associazioni dei consumatori - erano già praticati, sia pure a ranghi sciolti e con alcuni ostacoli, da diverse banche. L’innovazione ora introdotta dovrebbe far sorgere in tutti coloro che si trovano nelle condizioni previste dalla convenzione una sorta di diritto soggettivo a ottenere le suddette variazioni. Ma, poiché si hanno presenti i fattori frenanti che diversi istituti di credito hanno frapposto addirittura alla disposizione di legge sulla portabilità dei mutui, prima di un giudizio definitivo occorrerà passare a “raggi x” la convenzione, una volta conosciuta, e verificare quel che accadrà in sede di prima applicazione. Solo allora si potrà misurare il risultato delle tanto propagandate moral suasion e fiscal suasion. Intanto, la scelta centralizzatrice con l’accordo al vertice Abi-Governo se, da un lato, ha i vantaggi di offrire un quadro di riferimento certo (quando sarà messo appunto) dall’altro lato, affievolisce la competizione tra le banche e, quindi, la possibilità, per i mutuatari, di spuntare anche condizioni migliori. Il fatto è che una operazione di fiscal suasion si può compiere una sola volta, perché non è realisticamente immaginabile che una politica fiscale nei confronti delle banche si dispieghi continuamente a fisarmonica, fondata sul do ut des. Del resto, quando negli anni Settanta furono introdotte misure per le banche giustificate dal contesto esterno - vincolo di portafoglio, riserva obbligatoria da investire in particolari categorie di titoli, limiti all’espansione dei crediti - con lo scopo di sostenere specifici settori economici, si constatò poi che esse avevano avuto scarsa efficacia; intanto, si era appesantita l’impostazione dirigistica. Ritornanti tentativi in questa direzione possono trovare una strada spianata perché le banche devono ancora progredire sul piano dell’efficienza, della trasparenza, del rapporto con la clientela, e non godono certamente di solidarietà tra i cittadini. Debbono, perciò, investire in immagine e in reputazione, nonché nel raccordo della loro operatività con gli interessi generali. La via maestra è però quella che deve percorrere il legislatore, fissando nuove regole, riequilibrando i rapporti con il contraente debole - come, per esempio, dovrebbe avvenire con il superamento della commissione di massimo scoperto - e poi passando il testimone a chi deve fare osservare le norme.

Vi è, quindi, un ruolo cruciale degli organi di controllo in materia di concorrenza e trasparenza: la promozione di un’iniziativa straordinaria, raccordata tra tali Autorità, potrebbe conseguire importanti risultati per la clientela, anche se non nell’immediato. Regole - cruciali per il rilievo pubblico del risparmio - e mercato, piuttosto che una politica del tipo “premi e punizioni” basata su misure di supergestione. La via delle regole è faticosa, ma conduce a risultati più solidi della fiscal suasion, di cui per ora vanno comunque registrati gli effetti, pur con indubbi limiti, almeno per non indulgere al benaltrismo.

Intanto, occorre prepararsi ad analizzare il progettato intervento del governo sui bilanci delle banche, previsto per giugno, non certo perché esse debbano beneficiare di trattamenti fiscali privilegiati, ma per capire bene chi alla fine, attraverso le traslazioni sostanziali, pagherà l’inasprimento tributario.

Sarebbe veramente singolare che una misura prospettata come dovuta anche per ragioni di equità si riverberasse alla fin fine - dopo gli effetti speciali mediatici - sui risparmiatori o sui prenditori di credito.

Pubblicato il: 23.05.08
Modificato il: 23.05.08 alle ore 14.57   
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