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Autore Discussione: Piazza Affari non trema più  (Letto 2061 volte)
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« inserito:: Maggio 22, 2008, 11:05:48 pm »

Piazza Affari non trema più

di Maurizio Maggi


Il peggio della crisi finanziaria sembra passato. Così dice la maggioranza degli operatori di Borsa interpellati da 'L'espresso'. Ecco perché. In edicola da venerdì  Piazza AffariIl peggio è passato, ma non è il caso di abbandonarsi a facili e ingiustificati ottimismi. L'ottovolante delle Borse continua, ma sul futuro di Piazza degli Affari e dei mercati finanziari, la maggioranza degli analisti e dei gestori è in sintonia con Dominique Strauss-Kahn, il direttore del Fondo monetario internazionale. Intervenendo qualche giorno fa al Parlamento europeo a Bruxelles, Strauss-Kahn ha detto che dal punto di vista finanziario il periodo più brutto è alle spalle. E dunque, pur con tutte le cautele del caso, anche operatori e investitori cominciano a convincersi che la tempesta è finita e si possa guardare ai titoli azionari con un pochino di confidenza in più. Lo conferma il sondaggio effettuato da 'L'espresso' tra il 16 e il 19 maggio: a credere che l'indice della Borsa di Milano abbia già toccato il fondo e sia dunque destinato a risollevarsi è il 73,1 per cento del campione di esperti interpellati.

Nelle ultime settimane, sul listino milanese gli scambi si sono infittiti e le sedute positive sono state più numerose di quelle negative. In ordine sparso, un po' tutte le Borse, duramente colpite dalle ricadute della crisi dei mutui subprime, hanno cominciato a risalire. New York, Londra e Francoforte sono tornate abbastanza vicine ai livelli di un anno fa, Milano invece è ancora indietro del 20 per cento abbondante, nonostante due mesi moderatamente rialzisti. Una marcia rallentata che non spinge tuttavia gli addetti ai lavori a immaginare un'impennata di Piazza degli Affari per rimettersi al passo con le altre Borse: solo un quinto del campione immagina per Milano un'andatura più svelta della media.

Il punto più basso degli ultimi tre anni, l'indice Mibtel del listino milanese lo ha toccato poco più di due mesi fa, giovedì 20 marzo, a quota 23.114. Ora sono in tanti a ritenere - e a sperare - che quella quota possa rivelarsi il 'pavimento' del listino italiano, il fondale da cui, pur senza esaltarsi troppo, non si può che riemergere. Secondo
Mario Beccaria, direttore generale di BG Sgr, società di gestione del gruppo Banca Generali, ci sono almeno due buone ragioni per vedere il futuro un po' meno plumbeo rispetto a solo 3-4 mesi fa: "Il rallentamento dell'economia americana ed europea c'è stato, ma si è rivelato meno drammatico rispetto alle previsioni più fosche e il mercato sembra credere che le perdite delle banche siano state tutte abbastanza già bene evidenziate". Aggiunge Alessandro Fugnoli, capo-economista di Abaxbank: "In realtà, i mercati sono risaliti perché profondamente convinti che il peggio sia alla spalle. Per loro, infatti, il 'peggio' non è la crisi economica, ma la crisi finanziaria. è possibile che la riduzione della leva delle banche e dei consumatori americani sia bilanciata dalla domanda reale e finanziaria dei paesi emergenti, però è anche assai probabile che tale manovra di bilanciamento non sia simultanea, il che potrebbe creare dei vuoti d'aria tanto sui mercati che nell'economia reale".

Il settore preferito dai money manager è di gran lunga l'energetico-petrolifero: non a caso, le tre azioni più gettonate per un investimento di almeno 12 mesi sono l'Eni, l'Enel e la Saipem. Tra le piazze estere in grado di offrire le maggiori soddisfazioni i gestori e gli analisti italiani indicano New York, forse anche perché prevedono anche che il dollaro abbia finito d'indebolirsi nei confronti dell'euro. Grande attenzione anche su Borse ritenute un tempo secondarie, come quelle russa e brasiliana, o dei paesi in via di sviluppo in genere. Facendo attenzione alla Cina, considerata 'surriscaldata' da parecchi analisti e gestori. Giorgio Mascherone, responsabile investimenti di Deutsche Bank in Italia, invita a tener d'occhio Brasile, Russia e Australia per la spinta che ricevono dal boom delle materie prime ed è convinto che le piazze emergenti abbiano spazio per crescere più velocemente delle altre. Al traino la vecchia Germania: Francoforte, ragiona Mascherone (che è della Deutsche Bank), andrà bene anche per l'acclarata capacità delle imprese tedesche.

(22 maggio 2008)

da espresso.repubblica.it
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