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Autore Discussione: CHIARA BERIA DI ARGENTINE. -  (Letto 2389 volte)
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« inserito:: Maggio 20, 2008, 05:16:46 pm »

19/5/2008 (7:21) - PERSONAGGIO

Fede: "Il Cavaliere , Cascella e la leggenda del mausoleo di Arcore"
 
Scompare a 87 anni il grande maestro della pietra

CHIARA BERIA DI ARGENTINE
MILANO


È morto a Pietrasanta lo scultore Pietro Cascella, nato a Pescara nel 1921. Lo ha annunciato il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che era suo amico ed era stato suo collaboratore. «Con la scomparsa di Pietro Cascella, straordinario uomo e artista, mi viene a mancare una guida paterna e un punto di riferimento insostituibile. La sua grande umanità e la sua arte hanno segnato la mia vita» ha detto il ministro.

Emilio Fede, è vero che lei è uno dei pochi eletti ai quali Silvio Berlusconi ha destinato uno dei loculi nel mausoleo eretto per lui ad Arcore dal maestro Pietro Cascella?
«Loculo? Ma no! Anni fa Berlusconi che era grande amico di Cascella tanto che ha comprato moltissime sue opere (a Milano Due c’è il simbolo del Biscione fatto dal maestro, ad Arcore e a Villa Certosa ci sono molte sue sculture) pensava di poter tener accanto gli affetti più veri. Ricordo che era il 1993-1994, ai tempi della sua discesa in campo. Un giorno mi portò a visitare il mausoleo, ammesso che si possa chiamare così, e mi disse che con la famiglia voleva che ci fosse il posto per i suoi amici più cari. «Che sono pochi», aggiunse. Ricordo che commentai: «Mi piacerebbe essere tra quelli». Solo questo. E’ un progetto rimasto però sulla carta. Non si possono seppellire i morti fuori dal cimitero e infatti anche sua mamma, Rosa, ora riposa al cimitero Monumentale nella tomba di famiglia accanto al marito, Luigi».

Secondo Travaglio la reazione di Montanelli alla vista del mausoleo e all’offerta di Berlusconi riposare lì dopo morto sarebbe stata ben diversa. «Domine non sum dignus», avrebbe ironicamente risposto al Cavaliere.
«Travaglio e Montanelli, pace all’anima sua, hanno scritto tante c...te. Io ho sempre detto che, come gesto d’affetto, mi piacerebbe far parte di quella cerchia di amici, Confalonieri, Dell’Utri, alla quale Berlusconi dia un posto. E’ un luogo di pace e di grande serenità. Nel parco di villa San Martino, ad Arcore, tra pioppi, roseti e un’immensità di tulipani di tutti i colori si scende per una quindicina di metri e c’è questo grande locale. Non c’è un’atmosfera triste. Non hai l’atmosfera...Come dire?»

...di una tomba! Confalonieri, Dell’Utri, Previti. E’ vero che un posto era previsto per l’avvocato Dotti ma poi fu tolto?
«Neanche per sogno! Ma non per le note polemiche. Dotti non è mai stato nei pensieri di Berlusconi; era solo un avvocato». In questi anni ci sono state new entry? Bondi, Cicchitto?
«Ma no, lì è per la famiglia. Del resto, quando c’è stata la messa d’addio alla mamma nella cappella della villa eravamo, oltre alla famiglia Berlusconi, non più di una ventina di amici. I più stretti. Io ero con mia moglie Diana».

Torniamo al mausoleo. Vittorio Feltri ha raccontato di essersi messo le mani nei pantaloni - «un gesto laico», ha detto- quando da direttore del Giornale fu portato a visitarlo. Qual’è stata invece la sua prima reazione?
«Di grande affetto verso Berlusconi. Lui che è un vero credente ne parlava con calma, con gioia».

E’ vero che c’è un bassorilievo con gli oggetti - un cesto di pane, uno di frutta, un pacco postale, un cellulare- che Berlusconi vorrebbe portare un giorno nella sua tomba?
«Cellulare? Mai visto. I cesti di pane e frutta come simboli di vita sì, li ricordo. E, poi, Cascella ha scolpito delle teste molto belle...Era un grande artista, un vero amico di Berlusconi».

Colonne, sfere, sarcofago. Ma che senso ha farsi costruire un monumento funebre nel parco di casa?
«Nella villa c’è una cappella privata, molto bella, e credo che Berlusconi aveva pensato che Arcore potesse essere l’angolo dove proteggere di più i ricordi della famiglia. Infatti ha voluto che proprio ad Arcore fosse celebrata la messa per sua mamma. E, poi, sul mausoleo si sono fatte fin troppe favole! Mi creda, tutto è di una semplicità estrema, in pietra».

Enrico Deaglio ha scritto che c’è anche un gruppo elettrogeno potentissimo. Ha raccolto persino l’ipotesi che serva per farsi ibernare. E’ vero? Berlusconi ha mai fatto qualche accenno?
«Tutte fesserie. Anzi. Ricordo che una volta mi chiese: "Non è che qui sotto fa troppo freddo?". Gli ho risposto: "E, beh, sai qui sotto...”. Lui, all’epoca non faceva ancora politica, pensava solo di avere un posto in cui un giorno andare senza tristezza, senza malinconia. Sentendosi bene».

Scusi, direttore, ma quante volte è andato lì sotto con Berlusconi?
«Più di una volta. Strano? Ripeto è un posto in cui si respira una gran serenità. C’è solo voglia di raccoglimento, pensando in un futuro e credendo che nell’aldilà saremo tutti insieme. Con lui i suoi amici più cari. E’ una cosa molto più nobile di quanto si dica e scriva».

Quindi, Fede, esclude che un giorno nel mausoleo possa trovare posto anche qualcuna delle nuove predilette. Penso, per esempio, al neo sottosegretario Michela Vittoria Brambilla.
«Ma per favore, stiamo parlando di cose molto nobili e umane. Non mi faccia venire l’orticaria»!  
  
da lastampa.it
« Ultima modifica: Settembre 09, 2013, 09:25:15 am da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 27, 2013, 04:06:03 pm »

Di profilo
23/06/2013

Il mago del marketing che non osanna la Rete


Chiara Beria Di Argentine


Un mese fa Paolo Landi, mago del marketing e stratega della comunicazione, ha chiesto ai suoi figli - Alessandro di 18 anni, Lavinia di 16 e Jacopo di 13 - come regalo per i suoi primi 60 anni di scrivergli 3 lettere. 

Azzardo: vuol dire un pensiero su Facebook? Ride l’uomo che per 18 anni ha diretto la pubblicità del gruppo Benetton e che, chiamato a fine 2009 da Stefano Beraldo, amministratore delegato del gruppo Coin, ha contribuito a riposizionamento di marchi come Ovs. «Per carità! Lettere scritte a mano, carta e penna. Salvo Linkedin per ragioni professionali, non sono sui social network», spiega. «Penso che chi scrive bene pensa bene e forse vive bene. In famiglia siamo abituati a scriverci; durante i tantissimi viaggi che ho fatto in giro per il mondo ai ragazzi ho sempre spedito delle cartoline».

Romantico. Cosa le hanno scritto? «Lettere meravigliose, ovviamente diverse. Lavinia che è in piena fase adolescenziale ha parlato molto di sé stessa; Alessandro ha iniziato dicendomi che sbagliavo a non voler dire che ho 60 anni ma, anzi, dovevo esserne orgoglioso; Jacopone una lettera breve, commovente».

Questo tenero racconto resterebbe un piccolo episodio di un ormai desueto lessico familiare se non fosse che il pubblicitario tanto abile a vendere prodotti e inventare campagne di comunicazione (oggi fa il consulente oltre che per il gruppo Coin per la Fiera di Bologna, per la Pinacoteca Agnelli etc etc) sostiene che, grazie ai suoi figli, molto riflettendo su infanzia&mercificazione ha maturato posizioni assai critiche su tutto ciò che è mediato da uno schermo. «Sono convinto che le nuove élites saranno quelle che leggono libri e non quelli che sono sempre connessi con tutto salvo con il mondo che li circonda». 

Laureato in Scienze politiche a Firenze («Ho avuto grandi maestri come Mario Luzi, Spadolini, Sartori») Paolo Landi nel 2007, quando ancora non dovevamo assistere allo show delle «Quirinalizie» e ai processi sul web, è stato il primo autore italiano a scrivere un pamphlet «Impigliati nella rete» (editore Bompiani) contro la retorica di Internet. E il bello è che un anno prima, anche se non lo conosceva, aveva inviato a Beppe Grillo le bozze di un altro suo saggio - «Volevo dirti che è lei che guarda te» (Bompiani 2006) - sulla invadenza della tv. A Grillo era tanto piaciuto che gli aveva scritto -gratis - la prefazione. «Quattro edizioni, 70 presentazioni in giro per tutta Italia: un successo che devo a Grillo. Ma poi anche lui è finito, come da titolo del mio libro, impigliato nella rete! Scrissi quel libro, forse troppo in anticipo, perché ero stufo di come, soprattutto nelle aziende, saltava sempre fuori uno - mai il più intelligente - che tirava fuori il potere salvifico di Internet. Ovviamente, non puoi farne a meno. Ma non sopporto la mitizzazione. Vi ricordate il can can su Second Life? Scomparsa e, presto, finirà anche Facebook. La tecnologia va veloce, brucia tutto».

Cittadino di Treviso, città dove dopo 20 anni alle amministrative è crollata la Lega a beneficio della sinistra non del movimento 5 Stelle, Paolo Landi riflette: «La democrazia della Rete, come avevo previsto, è una pia illusione. Non solo. Alla fine di tutto ciò che è successo in questi mesi la sola cosa che resterà nella memoria è Grillo che attraversa a nuoto lo Stretto di Messina e che si offre nelle piazze. Forse rimarrà anche il nome di Adele Gambaro, l’espulsa. Il resto? Una massa indistinta di persone. La piazza virtuale è acqua fresca». 

Quanto ai bambini Landi s’infervora: «Le vecchie divisioni per classi sociali non esistono più; ormai le diverse classi si distinguono attraverso dei segnali. Esempio: sembra incredibile ma ora i magri sono i ricchi, gli obesi i poveri! Ebbene, quei bambini condannati a stare per ore davanti al pc, alla tv o all’ultima Playstation comprata con sacrificio dai genitori sono penalizzati rispetto ai coetanei che hanno il privilegio di leggere, fare sport di squadra, relazionarsi con gli altri. Le élites future sono quelle che si misurano con la vita vera non quella mediata da uno schermo». Disconnetteteli!


http://lastampa.it/2013/06/23/cultura/opinioni/di-profilo/il-mago-del-marketing-che-non-osanna-la-rete-0Ps4jraWHUyvaFuFtZrmDI/pagina.html

da - http://lastampa.it/2013/06/23/cultura/opinioni/di-profilo/il-mago-del-marketing-che-non-osanna-la-rete-0Ps4jraWHUyvaFuFtZrmDI/pagina.html
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