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Autore Discussione: A mezzanotte va l’info del Tg3...  (Letto 2765 volte)
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« inserito:: Maggio 18, 2008, 11:20:27 am »

A mezzanotte va l’info del Tg3...

Silvia Garambois


La chiamano Night line, come se fosse una collezione di lingérie, ma ai giornalisti del Tg3 sembra più un pigiama di costrizione ­ come quelli dei fumetti, che legano come mummie ­ messo all’informazione. In pratica significa che dal prossimo autunno sparisce Primo piano, l’approfondimento del Tg3 di mezza serata, trascinando con sé a notte fonda anche l’ultim’ora del tg: al suo posto, come è scritto nel piano editoriale presentato lo scorso gennaio dal direttore generale Claudio Cappon, ci sarà un programma di intrattenimento. Invece delle notizie una striscia quotidiana di varietà, anche se intelligente, soft, «alla maniera di Serena Dandini».

«L’idea della Rai è quella di delegare l’approfondimento alle reti e di toglierla ai tg, ma è un’idea sbagliata e pericolosa: così si rischia la “cognizzazione” dell’informazione, la caccia all’ascoltatore con la cronaca nera, il teatrino della politica e il gossip»: Maurizio Mannoni, volto storico di Primo Piano, al quale si alterna alla conduzione con Bianca Berlinguer e Giuliano Giubilei, dà voce alla preoccupazione di tutto il Tg3. «Sia chiaro, la mia non è un’accusa: è la realtà sotto gli occhi di tutti. È vero: noi abbiamo fatto l’approfondimento con quattro stracci, rispondendo a una logica vecchia, quella della gerarchia delle notizie. Portiamo a casa solo il 7% di share parlando di stragi sul lavoro o di immigrazione, di Medio Oriente o di Birmania: non reggiamo la competizione mentre sulle altre reti si parla del delitto di Perugia o dei bambini di Rignano Flaminio! Ma la Rai sta prendendo una deriva pericolosa e condannabile: si cancella una voce critica, forse l’unica di altro tipo in quello spazio, proprio ora, con il cambio del governo…».

Già al Tg1 la redazione si era ribellata, nei mesi scorsi, per il nuovo assetto dei programmi previsto da Cappon, perché anche sulla rete ammiraglia era prevista la cancellazione dell’edizione del tg di mezza sera: un modo per legare il lunghissimo prime-time all’inizio della seconda serata, e non perdere audience. Ma poi, avevano assicurato dai piani alti di viale Mazzini, tutto era stato «congelato». Lo avevano detto al sindacato, all’Usigrai, in un incontro formale. E adesso invece, a due settimane dalla scadenza del Consiglio d’amministrazione, il direttore generale Rai - di cui nei palazzi della politica si sta già preparando la giubilazione - ha convocato il direttore del Tg3, Antonio Di Bella (un altro che il toto-direttori dà in partenza certa, addirittura per le lontane Americhe), per dirgli che da ottobre il suo tg deve lasciar liberi gli spazi della mezza sera: l’informazione va a mezzanotte. Anzi, senz’altro un po’ più in là: si preparasse... Di Bella ­ si dice - ha protestato: non è d’accordo coi tagli all’informazione; e poi, mai visto alla Rai che si fa e si disfa senza consultare prima i dirigenti direttamente responsabili. Oltretutto un direttore di tg ottiene la fiducia della sua redazione su un «piano editoriale», che ora viene smontato e stravolto dall’alto. Perché questa improvvisa fretta, a un passo dalla fine del mandato? Inutile immaginare chissà quali scenari: la cruda realtà è che a metà giugno la Rai va a Saint Moritz a vendere i suoi programmi agli inserzionisti. Per allora tutto deve essere chiarito, deciso, pronti persino gli spot. Più della politica può solo la pubblicità…

«Ma quale competizione tra Bianca e Serena, tra Berlinguer e Dandini!»: al Tg3 si ribellano al modo con cui la loro protesta viene schiacciata a gossip e teatrino della politica (sarà più veltroniana l’una o l’altra?). Piuttosto, sostengono, l’azienda sta mettendo in contrapposizione, in concorrenza, reti e tg: da una parte conduttori noti con redazioni piene di giornalisti a contratto, che devono confezionare trasmissioni di sicuro appeal, a costo di scadere nella rissa; dall’altra redazioni organiche, strutturate nelle gerarchie, che raccontano il flusso delle notizie e approfondiscono i temi del giorno (e quindi anche poco «gestibili»).

Gianfranco Botta, del comitato di redazione del Tg3, spiega qual è la preoccupazione di fondo nel suo giornale: «Noi abbiamo un tg che va in onda molto presto, alle sette di sera, quando ancora la vita politica di questo Paese è in fermento: la finestra alle 10 e 30 è necessaria per raccontare come è andata a finire la giornata. Adesso, se ci spostano a mezzanotte e oltre, significa che Raitre avrà un buco informativo enorme, di molte ore».

Per ora si discute nei corridoi: gli appuntamenti ufficiali sono rimandati alla prossima settimana. Martedì mattina l’incontro tra il Cdr e il direttore generale; nel pomeriggio, a Saxa Rubra i giornalisti saranno in assemblea a ragionare come salvare gli spazi del Tg3. Anche se alla Rai considerano le notizie una merce fuori moda. Il Consiglio d’amministrazione che dovrà varare definitivamente i nuovi palinsesti in vista dell’appuntamento di Saint Moritz, si riunirà il giorno dopo, mercoledì.

Pubblicato il: 17.05.08
Modificato il: 17.05.08 alle ore 8.15   
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