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Autore Discussione: Privacy per assassini  (Letto 2725 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Maggio 17, 2008, 10:59:28 pm »

17/5/2008
 
Privacy per assassini
 
ALFIO CARUSO

 
Riusciremo a dimostrare concretamente un pizzico di pietà per Lorena sbranata prima dai suoi carnefici poi dalle regole della nostra complessa convivenza, e sorvoliamo sulla presunta società civile? In nome del garantismo, della privacy, della difesa dei minori sono stati diffusi i sogni, le debolezze, le passioni, le ingenuità di una bambina in sboccio - non esiste genitore che non considera tale la figlia di quattordici anni - e sono state, al contrario, nascoste le generalità, le fisionomie, le parentele dei tre mostri che ci siamo allevati sotto casa.

La foto di Lorena con gli occhi curiosi, lo sguardo fiducioso, la pettinatura semplice, ma accurata ha campeggiato ovunque; spesso in tv ha rappresentato lo sfondo della voce anonima, che raccontava la sua relazione clandestina con gli aguzzini appena più grandi di lei. Suo padre e sua madre sono stati ripresi e inquadrati da tutti i lati, hanno dovuto affrontare il trito e triste rituale dell'eventuale perdono da concedere, che sembra diventato il test irrinunciabile, cui sottoporre poveri sventurati in lacrime. Per gli altri padri e per le altre madri coinvolti nella storiaccia interviste in ombra, telecamere fisse sulle spalle.

Di Lorena morta al termine di una barbara agonia, colpevole soltanto di aver copiato i comportamenti appresi nelle trasmissioni preferite - e chi se ne frega che siano una bieca palestra della diseducazione - niente è stato tralasciato. Persino per inchiodare gli assassini abbiamo letto e ascoltato frasi sottintendenti la sua eccessiva facilità nell'intrecciare rapporti, nel concedere la propria fiducia. Dopo averla pianta durante il rabbrividente riconoscimento di quanto avanzava, i disperati genitori saranno costretti a piangere la figlia una seconda volta nei futuri processi, quando la difesa dei tre profanatori punterà sulla disponibilità di Lorena per trovare una qualche giustificazione: colpa sua se la consideravano un brutto giocattolo, di cui disfarsi al primo inceppo…

Eppure con le pseudo motivazioni dei tre colpevoli dovremo misurarci per capire quale società stiamo costruendo. La cronaca del peggio mai ha fatto sconti, tuttavia quanto accaduto a Niscemi supera ogni assuefazione, cancella perfino il ricordo della prima strage della nuova Italia: otto carabinieri fucilati nudi, uno a uno, il 26 gennaio 1946 da un manipolo di banditi locali assoldati dal Movimento indipendentista siciliano. Stavolta non valgono nemmeno le considerazioni ambientali: è Sicilia, vi batte il cuore tenebroso di una mafia antica e sanguinaria, però potrebbe essere Veneto o Lombardia. Nel Paese, infatti, si sta diffondendo ovunque un deserto culturale ed emozionale, dentro il quale viene abbattuto qualsiasi steccato morale. Sarà difficile dimenticare la richiesta avanzata agli inquirenti da uno dei ragazzi: «Adesso che vi ho raccontato come è andata, posso tornare a casa?».

Lo scempio di Lorena freddamente programmato, eseguito dopo aver approfittato un'ultima volta di lei e con il tentativo di mascherarlo dovrebbe costringere a specchiarci: siamo davvero convinti che i nostri problemi più impellenti siano la globalizzazione, il federalismo, i clandestini e non lo sfaldamento della scuola, della famiglia, della comunità?

da lastampa.it
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