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Autore Discussione: ANNA ZAFESOVA. Sorpresa: la Russia scopre il fascino della cortesia.  (Letto 1672 volte)
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« inserito:: Gennaio 03, 2017, 08:44:00 pm »

Sorpresa: la Russia scopre il fascino della cortesia   
Dalle reazioni muscolari al savoir faire, una metamorfosi che non è solo diplomatica

Pubblicato il 02/01/2017
Ultima modifica il 02/01/2017 alle ore 18:40
ANNA ZAFESOVA

La notte di Capodanno, cinque minuti prima della mezzanotte, il presidente russo parla a reti unificate al suo popolo, ed è con lui che i russi fanno il brindisi dell’anno nuovo. Nel 2016 Vladimir Putin ha proposto ai suoi concittadini di «diventare un pochino maghi», mostrandosi rispettosi e premurosi verso i propri cari. Ma il vero messaggio di bontà prefestiva il capo del Cremlino l’ha lanciato il giorno prima, perdonando a Barack Obama le nuove sanzioni contro la Russia, e rinunciando alla simmetrica rappresaglia di espellere 35 diplomatici americani da Mosca, considerata inevitabile e scontata da tutte le regole diplomatiche. Un colpo da gran maestro di scacchi politici, hanno convenuto i commentatori, che ha declassato la decisione di Obama a un dispetto, ignorato con benevolenza da un leader che si considera più forte. Ma soprattutto una rottura completa con quello che era il personaggio politico di Putin.
 
Il vecchio Vladimir 
Dopo la strage nella scuola di Beslan, nel 2004, Putin aveva reagito abolendo le elezioni dei governatori, che sarebbero stati nominati dal presidente invece del voto popolare. Dopo che, nel 2013, il Congresso Usa votò la lista Magnitsky - un elenco di funzionari della giustizia russa sanzionati per aver contribuito alla morte in carcere dell’avvocato che ne aveva denunciato gli schemi di corruzione - la Duma aveva risposto proibendo l’adozione degli orfani russi nelle famiglie americane. Quando, dopo l’abbattimento del Boeing malese sopra il Donbass nel luglio del 2014, americani ed europei avevano colpito politici e generali russi - un totale di circa 150 persone, più una decina di aziende considerate cruciali per il finanziamento del sistema - con sanzioni più pesanti di quelle inflitte prima per l’annessione della Crimea la risposta del presidente russo furono le “controsanzioni”, il divieto a importare in Russia quasi tutti i generi alimentari occidentali. Il Cremlino di Putin ha sempre interpretato il principio dell’occhio per occhio in maniera molto elastica, mediamente rispondendo con una rappresaglia di scala molto più vasta, con “punizioni” che colpivano migliaia o milioni di persone, anche e soprattutto russi. Anche stavolta ci si aspettava una reazione rapida e pesante: la Cnn dava per imminente la chiusura della scuola americana a Mosca, esperti informatici il bando dei social network made in Usa (i cui messenger proprio quel giorno erano stati proibiti ai funzionari statali di Kaliningrad). 
 
La lista nel cestino 
Invece, non è successo niente. Il Capodanno non è stato rovinato dalle immagini di bambini in lacrime sfrattati dalla scuola, i social non si sono oscurati, il ministro degli Esteri Lavrov ha buttato nel cestino la lista di diplomatici americani da espellere che aveva già preparato. Putin ha deciso di essere imprevedibile, anche se questo implicava l’apparire buono. O perlomeno cortese, come recita la scritta su una delle t-shirt più popolari che raffigurano il leader russo: «Il presidente più cortese». Anche se in questo caso l’allusione contiene del sarcasmo, facendo riferimento agli “uomini educati” in “uniformi senza insegne” che alla fine di febbraio 2014 apparvero in Crimea per strapparla, in maniera efficiente e indolore, all’Ucraina. I famosi omini verdi, che poi lo stesso Putin ammise essere militari russi dei reparti speciali, venivano decantati dai media come «educati e cortesi», e il tormentone, all’inizio ironico, presto è diventato ufficiale. 
 
Una linea di abbigliamento 
Pochi giorni dopo il ministero della Difesa russo ha brevettato il marchio Vezhlivye Liudi, uomini cortesi, lanciando una linea di abbigliamento sportivo che viene venduta con un certo successo. Il coro Alexandrov - più conosciuto come il Coro dell’Armata Rossa - ha prodotto una canzone dal titolo Uomini cortesi, il cui autore Anton Gubankov è diventato capo del dipartimento della Cultura della Difesa ed è morto sull’aereo che portava cantanti e ballerini a esibirsi davanti ai soldati in Siria, il giorno di Natale del 2016. In Crimea è stato inaugurato un monumento agli Uomini cortesi, che raffigura un soldato russo accolto da una bambina con un mazzo di fiori e un gattino che si struscia ai suoi piedi. E il ministero della Difesa ha indetto nell’esercito un concorso di educazione, per elevare gli standard comportamentali dei soldati.
 

Il monumento agli Uomini cortesi in Crimea 
 
Cortesia e forza 
Da meme di Internet a propaganda non esattamente raffinata, la campagna pro-gentilezza ha però segnato una svolta importante. La cortesia come segno di forza. Una rottura culturale non irrilevante, in un mondo dove colui che comanda - dalla scuola alla caserma al governo - tradizionalmente deve dimostrare di essere inflessibile, e ogni cedimento può venire interpretato come debolezza. La popolarità di Vladimir Putin schizzò subito alle stelle quando, nell’autunno 1999, promise in tv di «ammazzare i terroristi nel cesso», mentre Mikhail Gorbaciov rimane ancora il leader più disprezzato dai russi perché «debole». Molti russi teorizzano la necessità di venire governati da un pugno di ferro, pena l’anarchia, e molti ex sovietici rimpiangono la guerra fredda quando «venivamo rispettati perché temuti». 
 
Paura e rispetto 
Si potrebbero scrivere volumi di psicologia sulla tendenza a confondere paura e rispetto, ma sicuramente si tratta di una radice importante della cultura russa, che continua ad ammirare uno zar che come soprannome aveva Temibile (tradotto nelle lingue europee come «terribile») e un dittatore il cui pseudonimo si richiamava all’acciaio (Stalin viene da stal’, acciaio) e che, pur non essendosi guadagnato l’appellativo di terribile, se lo sarebbe meritato. U na gerarchia verticale dove il capobranco non perdona mai, e lo stesso Putin vi ha fatto cenno spiegando perché aveva iniziato la guerra in Siria: «La vita in strada mi ha insegnato che quando una rissa è inevitabile bisogna picchiare per primo».
 
La legge delle gang 
La legge delle gang di quartiere nella Leningrado del dopoguerra, dove il piccolo Vladimir si era fatto strada a colpi di pugni, dopo aver subito le vessazioni dei ragazzi più grandi e robusti, è la stessa regola che fa da molla al nonnismo e alla mafia, e molti commentatori - ovviamente di opposizione - hanno attribuito a questa formazione il bullismo della Russia degli ultimi anni. «È la logica dei ragazzi del cortile, prima aggredire il più pesante possibile, per poi fare una marcia indietro ma comunque guadagnare terreno», è la descrizione del rapporto con l’Occidente data dall’ex deputato Ilya Ponomariov. Il politologo Stanislav Belkovsky ha costruito sulla teoria del ragazzo da strada tutta una teoria del putinismo come visione del mondo che il presidente condivide con una buona fetta dei suoi concittadini: come lui disprezzano il buonismo europeo considerato una debolezza, come lui ritengono la tolleranza europea (per esempio, nei confronti degli immigrati e dei gay) un sinonimo di «anarchia onnipermissiva». Anche se, a dire il vero, il presidente russo spesso viene dipinto più brutale di quanto non sia, come dimostrano le bufale che gli vengono attribuite su Internet, tipo la frase (falsa) «Perdonare i terroristi è compito di Dio, il mio compito è spedirli da lui». Ma è questo il Putin che piace, in patria come all’estero.
 
Strisce pedonali 
La propaganda continua a promuovere modelli di durezza e inflessibilità, a inneggiare alle vittorie militari e presentare la «liberazione di Aleppo» come un’impresa eroica. Ma qualcosa è cambiato. A Mosca le berline di lusso frenano davanti alle strisce pedonali ed è diventata buona regola tenere la porta della metropolitana, o di un negozio, davanti a chi viene dietro, invece di lasciarla andare senza guardarsi se andava a sbattere in faccia a qualcuno. Un cambiamento epocale, dopo anni in cui i pedoni venivano scansati da auto in corsa anche se attraversavano con il verde, con i guidatori che clacsonavano arroganti per cacciare gli sventurati che erano così poveri e sfigati da doversi spostare a piedi. 
 
Essere educati 
Gli stessi moscoviti sono un po’ sorpresi da questo cambiamento, che è nato dal nulla: all’improvviso essere educati è diventato di moda. Un paio d’anni fa, dicono molti, quasi con stupore. La rudezza delle relazioni interpersonali era considerata dai russi più liberali il tratto più insopportabile della Russia, e le leggendarie code che si formavano al primo McDonalds di piazza Pushkin non erano dovute tanto alle qualità dell’hamburger, quanto allo choc culturale di venire accolti da camerieri sorridenti e gentili. Un costume che sembrava più duro a cambiare delle regole politiche o dei consumi. Molti attribuiscono la nuova gentilezza a un progresso inevitabile: dopo anni di ricchezza e tranquillità arriva il bisogno di un benessere non solo materiale, e l’insicurezza aggressiva di un popolo che ha perso la sua identità nel crollo dell’Urss viene sostituita da un desiderio di normalità, in un passo verso l’Europa tanto disprezzata. Se non fosse che i moscoviti sostengono che essere civili ed educati diventò di moda all’improvviso un paio d’anni fa. Cioè all’epoca della Crimea. Quando la penisola ucraina fu annessa da uomini cortesi, il trauma postimperiale venne guarito e Vladimir Putin voltò le spalle all’Europa, come partner politico e modello di civiltà. Uno strano paradosso: la nuova Russia cortese potrebbe riservare delle sorprese.
   
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Da - http://www.lastampa.it/2017/01/02/esteri/la-russia-scopre-il-fascino-della-cortesia-UUK3x6VHMpOqthTnc1FCvI/pagina.html
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