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Autore Discussione: La Russa ride: occuperemo quella spiaggia  (Letto 2312 volte)
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« inserito:: Maggio 03, 2008, 10:49:57 am »

Dopo la vittoria di Alemanno

E a Capalbio il presidente restò senza tavolo

La Russa ride: occuperemo quella spiaggia

Primo maggio nello storico bagno della «sinistra romana»

DAL NOSTRO INVIATO


CAPALBIO — Bisognerebbe risolvergli, come prima angoscia, la storia dell'avvistamento del giovane Geronimo (e non sanno che insieme a Geronimo c'era anche un suo amico: e tra un po', quando gli diremo chi è, vedrete che facce). Intanto è mezzogiorno. Cielo magnifico, leggera risacca, «Ultima spiaggia »: stabilimento balneare da almeno quindici anni felice ed esclusiva enclave del potere radical-chic italiano. Linguine all'astice e fritti misti di paranza che vanno via su vassoi da incubo digestivo, anche se — ecco — qui l'incubo maggiore sembra essere per ora proprio la storia che tutti hanno letto su Repubblica (giornale di riferimento: memorabile il senso di stordimento generale quando compariva, in cima alle scalette, la barba bianca di Eugenio Scalfari): Alessandra Longo ha infatti raccontato che su queste sabbie, giusto ieri, c'è stata un'incursione.

Inquietante. Inattesa. Crudele metafora di sconfitta elettorale. Qui, dovete sapere, i cocchi del bagnino sono sempre stati Giulio Napolitano, figlio del Presidente Giorgio, che si presentava insieme al suo ex amore dalle treccine bionde (Marianna Madia, neo eletta capolista per il Pd nel Lazio) oppure i rampolli del manager di Stato Fabiano Fabiani: Leopoldo (giornalista, appunto, a Repubblica) e Matteo (comunicazione a Banca Intesa); e poi Chiara Geronzi, e poi ancora tipi come, per dire, Luigi Coldagelli, inseguito da una solida fama di sciupafemmine ma anche e soprattutto fidato collaboratore di Walter Veltroni. Ora, però, i papà e i nonni di un'intera generazione liberal leggono che è arrivato questo Geronimo, e di Geronimo, nell'Italia del nuovo potere, non ce ne è che uno: il quasi trentenne e già avvocato primogenito di Ignazio La Russa, passato da militante dell'Msi, colonnello di An e futuro ministro berlusconiano della Difesa. Sguardi tetri, e sospiri. Ma siamo sicuri che sia poi questa la notizia che incupisce così l'ex comunista Claudio Petruccioli? Occhiali da sole neri, un giubbino di renna che lo fa sudare tremendamente, il presidente della Rai si aggira, insieme a sua moglie Giovanna (figlia del conte Nuvoletti, scomparso poco tempo fa) più torvo del solito. Enzo Golino, giornalista, scrittore, intellettuale elegante, lo chiama vicino a se: «Leggi qui...».

E gli apre, davanti, l'Unità. Petruccioli sbuffa, si volta e chiede al cameriere: «Allora? ». Allora, per favore, trovategli un tavolo. Fatelo mangiare. Era uno dei più fidati clienti, Petruccioli, veniva qui insieme a Furio Colombo, ad Alberto Asor Rosa e ad Achille Occhetto (poi emigrato in lidi meno mondani) quando ancora Cristina Comencini e Claudia Gerini non sapevano nemmeno dove fosse Capalbio. E ora, bella riconoscenza, lo fanno stare in piedi, lo fanno aspettare mentre comitivone di quarantenni, in abbigliamento da generone rampante, parcheggiato il Suv, sbevazzano bianchi ghiacciati. Non si fa. Sospira, saggio, Enzo Golino: «Cambiano i tempi. Ma almeno, con il Pdl al potere, finalmente faremo vacanze meno riverite e più tranquille».

Non sarà facile abituarvi. Qui, il potere è stata una cosa concreta, percepibile. «Beh... effettivamente, certe volte, avreste dovuto ascoltare i discorsi che facevano Fabiani e Petruccioli mentre camminavano sulla riva... » (va raccontato che Golino con Fabiani è stato in freddo per qualche tempo: colpa di Fabiani che, un pomeriggio, gli disse: «Enzo, vammi a prendere un gelato...». E Golino: «Oh? Sei scemo? Non sono mica il tuo cameriere, io»). Perché poi l'atmosfera era questa. Il potere si misurava con chi s'alzava, e chi no. Con Francesco Rutelli che parlava con Ferdinando Adornato (per anni, unico, accettato, rappresentante del centrodestra), con Claudio Martelli che scherzava con attrici come Lucrezia Lante della Rovere (che ancora arriva, splendida, insieme alle due figlie avute da Giovanni Malagò, imprenditore di sponda, almeno fino all'altro giorno, veltroniana). Non è perfidia, bisogna dirlo: almeno fino all'altro giorno. Perché poi l'onda anomala del Pdl qui rischia di potarsi via sdraio, ciabattine e cariche. Alcune, anche assai importanti.

Nel volgere di una settimana, visti attovagliati, e con espressioni piuttosto cupe, Francesco Carducci (amministratore delegato Cinecittà Holding), Giancarlo Leone (amministratore delegato Rai Cinema) e Chicco Testa (Roma Metropolitane). Mai però cupe come quella di Petruccioli. Che, alla fine, è costretto ad accettare l'invito della coppia di maggior tendenza dell'intera riva: Angelo Rizzoli e sua moglie Melania, neo deputata del Pdl e medico, guarita da un cancro e con un libro in uscita, sulla sua vicenda, Perché proprio a me?, che la prossima settimana presenterà con Gianni Letta. «Dai, Claudio...». Petruccioli costretto a stringersi. Sempre più sudato. E sempre più nervoso. Perché il vento, che qui ha sempre tirato forte, ora gira e non rinfresca. Anzi. Adesso possiamo dirgli che l'amico con cui Geronimo ha fatto il blitz è Giovanni Tremonti, figlio di Giulio. Belli e simpatici, sfrontati, curiosi e disinvolti. E con dei papà che sghignazzano ironici: «Ho spedito mio figlio a fare un sopralluogo — la conoscete la voce di Ignazio, no? —. Ci piacerebbe occuparla militarmente, quella spiaggetta...».

Fabrizio Roncone
03 maggio 2008

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