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Autore Discussione: "La sinistra non ascolta la gente? E' la gente a non ascoltare la sinistra"  (Letto 2415 volte)
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« inserito:: Maggio 01, 2008, 07:46:04 pm »

30/4/2008 (8:4) - INTERVISTA A MAURIZIO CROZZA

"La sinistra non ascolta la gente? E' la gente a non ascoltare la sinistra"
 
Crozza: «Sono orgoglioso di stare a La7 e non vivo come un pericolo l’allontanamento di Dall’Orto»

ANDREA SCANZI
GENOVA


Ieri avevamo Gandhi, oggi la Santanché». Maurizio Crozza, l'ultimo dei satirici (televisivi), è di nuovo in onda su La7 con Crozza Italia Live (domenica alle 21.30 la terza delle quattro puntate). «Un programma migliorabile, che dovrebbe durare 80 minuti e non 120, ma di cui vado fiero. Sono pignolo e pesante, ma ho una squadra straordinaria: Andrea Zalone, Vittorio Grattarola, Martino Clericetti, Alessandro Robecchi, Stefano Disegni, Carlo Turati e Domenico Liggeri».

Lei ha raggiunto la fama con brevi sketch inseriti in contesti più ampi. Ora è protagonista di un lungo one man show. Ha imparato ad allungare i tempi della comicità?
«E' una fatica improba. Non ho neanche 50 anni, mi sono dato l'obiettivo di imparare il mestiere a 75 anni: dovrei essere nei tempi. Con la diretta rischiamo e sbagliamo di più. Domenica scorsa Jannacci non riusciva a capire quando attaccare con Vincenzina e la fabbrica, sembrava uno sketch ma non era preparato. Enzo è etereo, impalpabile: il più avanti di tutti».

Una delle rubriche più riuscite è «Statisti a confronto».
«Vorrei una scuola dove i professori, oltre a insegnarti Dante, ti leggono prima Gandhi e Kennedy, e poi gli statisti di oggi: Calderoli, Borghezio. Il confronto è deprimente. Quando paragoni la Santanché a Gandhi, è chiaro che la gente ride, ma non c'è nulla da ridere. Neanche posso fingere di essere contento perché, in quanto satirico, grazie a Berlusconi avrò materiale per i prossimi 5 anni». Non è contento nemmeno di avere reso celebre il «maanchismo» di Veltroni? «Un'imitazione carica di affetto. Non credo che la sinistra non sappia più ascoltare la gente: è la gente che non vuole più ascoltare la sinistra. Ci sono flussi e riflussi storici: questo è un riflusso, un'era di nichilismo. L'operaio vota Lega perché vuole sicurezza, anche se poi i reati sono diminuiti e le aggressioni le fanno più gli italiani degli extracomunitari. Essere di sinistra significa tolleranza e libertà: valori superati. Gramsci, Bordiga, Togliatti lottavano per togliere povertà e disuguaglianza, oggi si lotta per togliere l'Ici. La gente vuole la cancellazione del bollo auto, mica l'utopia. Non ci sono più i grandi ideali, da Che Guevara siamo passati a Che L'ho Duro».

Perché è l'unico satirico che fa ancora tv? Forse non fa abbastanza male.
«Quando abbiamo ospitato Gasparri e Taormina, l'aria era tesa e volevano quasi spezzarmi un braccio. Non mi sembra di essere così buono. Invece Storace, che pure ha idee lontanissime dalle mie, è stato simpatico. Credo di poter fare tv perché non ho la forza dei numeri: facciamo appena il 3%, siamo una nicchia. Sono orgoglioso di stare a La7 e l'allontanamento di Campo Dall'Orto non lo vivo come un pericolo, nessuno mi ha mai chiesto in anticipo il copione. Potrei lavorare solo qui. E poi non sono solo un satirico, mi piace anche fare comicità pura, come nei duetti di domenica con Giorgio Panariello».

Si offende se a volte sembra un Beppe Grillo in divenire?
«Beppe è un amico, lo stimo da sempre. E' la persona più simpatica e informata del mondo, anche se ormai il politico ha sovrastato il comico. Io non ce la faccio a essere come lui, fondamentalmente resto un cazzone: posso studiare 12 ore al giorno, telefonare a Travaglio per scoprire nuove cose, denunciare le storture politiche a Ballarò, ma rimango un guitto. Grillo ha sentito inizialmente l'esigenza di parlare osservando gli umori delle persone sull'autobus. Poi non gli è bastato più, ha cominciato a farsi domande più alte, a studiare, a denunciare: ha allargato il campo. Gli invidio la libertà totale, il non dipendere da nessuno».

Significa che Crozza non è libero?
«Significa che anch'io faccio parte del sistema. Tutte le volte che dico in tv "A tra poco", sono frustrato, perché è una mia sconfitta. Sarò pienamente libero quando non dirò più "A tra poco"».

Sta dicendo che abbandonerà la tv, come Grillo?
«Non lo so, ci vuole molta forza. Rispetto ai tempi di Quelli che il calcio ho scelto una dimensione più intima, ma anche dalla Ventura ero un corpo estraneo, facevo tv e al tempo stesso non la facevo. Mi piacerebbe lavorare in una tv senza pubblicità, perché gli spot mentono ed io non vorrei essere correo. E' anche per questo che parlo sempre meno con i giornalisti: per proteggermi dal sistema. E del resto non c'è alcun bisogno di sentire la mia opinione».

da lastampa.it
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