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« Risposta #2 inserito:: Aprile 17, 2008, 08:48:04 pm » |
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Sfida Capitale
Marco Causi*
Molte famiglie italiane non pagheranno già da giugno l’Ici, grazie al Governo Prodi e non per una scelta di Berlusconi. È già ricominciata la solita sarabanda berlusconiana di tasse eliminate e di manna per tutti. Chi ha ancora un potere per esprimere un voto, come le cittadine e i cittadini romani chiamati al ballottaggio il 27 aprile, ci rifletta bene. Infatti, non sarà facile capire quali siano, al di là dei fuochi d’artificio, le reali proposte del centro-destra per la città. Ma, per favore, chiediamo almeno agli esponenti del centro-destra di non considerare gli elettori romani così sprovveduti.
L’Ici, ad esempio. Il suo abbattimento, a partire dalla rata da pagare a giugno, è stato disposto dal Governo precedente e comporterà, a livello nazionale, che circa il 40% delle famiglie italiane non pagheranno più l’Ici sulla prima casa. Si tratta di tutte le famiglie che abitano in immobili per i quali l’Ici da pagare è inferiore a circa 300 euro all’anno. A Roma, poi, è in vigore dal 2002, ed è stato ampliato nel 2007, un esteso schema di agevolazioni comunali, concertato con associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali, che rende totalmente esenti dall’Ici (se proprietari della casa di abitazione) o dalla Tari (se non proprietari) 130 mila famiglie, mentre per altre 100 mila il Comune consente una detrazione di 90 euro, che si aggiunge a quella statale e che le famiglie non proprietarie della casa di abitazione possono “trasportare” sulla Tari. Per accedere a queste agevolazioni basta andare sul sito di Romaentrate o rivolgersi ad un CAAF convenzionato con il Comune, perché - per evidenti ragioni di equità - l’esenzione o la detrazione sono accordate sulla base della valutazione della situazione reddituale delle famiglie, tramite il calcolo dell’Isee.
Si prenda nota, allora: (a) lo schema agevolativo del Comune di Roma beneficia non soltanto le famiglie proprietarie di casa, ma anche le non proprietarie; (b) a questo schema si accede tramite valutazione del reddito, e non indiscriminatamente; (c) con la nuova agevolazione statale l’Ici prima casa dei romani viene di fatto dimezzata per tutte le altre famiglie.
A questo punto, togliere ciò che resta dell’Ici prima casa significherebbe avvantaggiare soltanto le famiglie più benestanti e quelle che abitano in immobili di maggiore qualità e valore, e dimenticarsi del tutto delle famiglie che stanno in affitto. Un intervento, quindi, regressivo, oltre che inutile dal punto di vista macroeconomico. Molto meglio, secondo il Partito Democratico, rimettere nelle tasche dei cittadini un importo analogo, ed anzi superiore, tramite un immediato aumento delle detrazioni Irpef. Si sosterrebbe così il potere d’acquisto di salari e stipendi che sono stati aggrediti in questi ultimi mesi dall’aumento del costo della vita.
E cosa ha da dire il centro-destra, e il suo candidato a Sindaco di Roma, sul federalismo fiscale e sull’attuazione delle previsioni costituzionali in merito a Roma Capitale, adesso che la “golden share” di quello schieramento è in mano alla Lega Nord? Forse è bene rinfrescare a tutti la memoria. Fra il 2001 e il 2006 nulla si è mosso, se non un’impressionante quantità di convegni, ricerche, commissioni di studio e quant’altro. In soli venti mesi, invece, la legislatura appena finita ha prodotto due proposte di legge per l’attuazione del federalismo al cui interno sono previste due norme storiche per Roma: l’attribuzione di poteri “speciali” al Comune della Città Capitale, e soprattutto il conferimento di una compartecipazione al gettito di un grande tributo erariale (Irpef o Iva) per il finanziamento delle funzioni che Roma ospita e svolge per conto di tutto il Paese.
Queste proposte, che il Parlamento uscente non ha avuto il tempo di esaminare per colpa della drammatica conclusione anticipata della legislatura, non sono un grazioso regalo che Roma aspetta dal potente di turno. Sono il risultato della forza, della credibilità e della reputazione che la nuova Roma, la Roma di Rutelli e di Veltroni, si è conquistata sul campo negli ultimi quindici anni. Scalando, anno dopo anno, le posizioni nella classifica del reddito pro-capite. Diventando un motore trainante per l’economia dell’intero Paese. Aprendo un ciclo lungo di investimenti nelle infrastrutture, e soprattutto nel trasporto su ferro. Scommettendo sulla ricerca, sull’innovazione, sulle università. Raddoppiando in soli sette anni il numero di posti negli asili nido, nonostante i tagli ai trasferimenti equamente distribuiti fra governi di centro-destra e di centro-sinistra. Dimostrando in tante occasioni la capacità di farcela con le proprie forze e di aver acquisito uno spirito civico e democratico che riflette la sua nuova natura, di grande città metropolitana aperta sul mondo, tollerante, capace di investire sulla partecipazione consapevole dei cittadini al governo di prossimità. La città del bilancio sociale più trasparente e leggibile, la città di un nuovo piano urbanistico con regole moderne e certe, la città delle biblioteche in tutte le periferie.
Nel costruire questo “modello”, o “laboratorio”, una vasta classe dirigente si è messa alla prova, non soltanto nella politica, ma anche nelle imprese, nei corpi intermedi, nelle istituzioni locali, nel mondo dell’associazionismo e del volontariato. Oggi non si tratta soltanto di salvare Roma dall’omologazione al nuovo assetto di potere.
C’è, io credo, qualcosa di più importante. Per il largo schieramento che sostiene Rutelli c’è la sfida di dare rappresentanza politica compiuta ad una delle realtà urbane più dinamiche, più avanzate, più complesse d’Italia e d’Europa. Una sfida che, certamente, parte dalla necessità di misurarsi con i grandi problemi ancora aperti (la casa, il ciclo dei rifiuti, la qualità dei servizi pubblici). Ma che assume una dimensione nuova: non dobbiamo soltanto tirar fuori l’orgoglio di chi tanto ha fatto nella città e con la città negli ultimi quindici anni, ma soprattutto la passione e la lucidità di chi è consapevole che riuscire a rappresentare Roma, con tutte le sue dinamicità e contraddizioni, è la chiave di volta per dimostrare che il futuro sarà ancora dalla nostra parte.
*deputato Pd, ex assessore al Bilancio del Comune di Roma
Pubblicato il: 17.04.08 Modificato il: 17.04.08 alle ore 12.58 © l'Unità.
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