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Autore Discussione: BERLUSCONI: NUOVO PARTITO? FANTASIE DI FERRAGOSTO? No Confermato!  (Letto 11389 volte)
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« inserito:: Luglio 06, 2007, 10:47:34 pm »

CRONACA

Il ministro della Difesa incarica l'ammiraglio Branciforte di fare chiarezza tra il personale dei Servizi

Mastella propone una commissione parlamentare d'inchiesta: D'Alema è d'accordo

Dossier, Parisi convoca il capo del Sismi

Berlusconi: "Non sapevo, ma nulla di illecito"

L'ex premier: "E' una tipica attività di monitoraggio delle cosiddette fonti aperte. A Pollari la mia fiducia"


ROMA - I dossier del Sismi? "Nulla di illecito", dice l'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi. E spiega: "Io di quelle schedature non ne sapevo nulla", ma è una "tipica attività di monitoraggio che non ha in sé alcunché di illecito". Mentre il ministro della Difesa convoca il capo del Sismi e quello della Giustizia invoca una commissione parlamentare d'inchiesta, l'ex premier assolve l'operato del Sismi di Pollari e Pompa: "Fermo restando che nessuno deve essere oggetto di attività di controllo immotivato, il materiale sequestrato si sostanzierebbe in ricerche effettuate su internet e sui vari giornali tipica attività di monitoraggio delle cosiddette fonti aperte che non ha in sé alcunché di illecito. A Pollari e al Sismi - conclude Berlusconi - resta la mia incondizionata fiducia, anche se, di quelle schedature, io non ne sapevo nulla, né tanto meno il governo da me presieduto ha mai dato indicazioni a chicchessia di operare schedature".

Il capo del Sismi da Parisi. Dopo la denuncia del Csm sui giudici spiati, il governo prende le distanze dalla vecchia gestione del Sismi e chiede al neocapo degli 007 Bruno Branciforte di fare chiarezza e indagare sul "personale coinvolto nella vicenda che fosse tuttora alle dipendenze della Difesa". Secondo una nota ufficiale, il ministro Arturo Parisi ha convocato il capo dei Servizi militari perchè gli rivelasse "tutti gli elementi in possesso al Sismi affinché siano adottati provvedimenti di natura amministrativa".

Mastella: "Serve una commissione d'inchiesta". Una mossa seguita dalla proposta del ministro della Giustizia Clemente Mastella, sostenuta dall'ex pm e collega Antonio Di Pietro, che ha invocato una commissione di inchiesta parlamentare sulla vicenda dei dossier illegali: "Servirà per eliminare sacche di dubbio e di perplessità", ha spiegato Mastella. "Avrà la prerogativa di valutare se ci sono state attività piratesche nei confronti di altri poteri dello Stato. E soprattutto - ha concluso il ministro - servirà per sapere se è vero che nelle carte c'é il nome di un magistrato in servizio al ministero della Giustizia che passerebbe informazioni al Sismi. Una talpa di cui vorrei sapere davvero qualcosa di più".

Anche D'Alema d'accordo. "Insisto nel dire che sono d'accordo con Mastella, che ci vuole una commissione di indagine parlamentare su una questione così inquietante". A chiederlo, dal palco della Festa dell'Unità, è il vice premier Massimo D'Alema. "Non vogliamo lanciare accuse - afferma D'Alema - al precedente governo. Ma durante il precedente governo sono successe cose strane". D'Alema ricorda una riunione della Quercia: "nella quale tempo fa- spiega- io dissi: 'Compagni ci spiano'. Alcuni dissero: 'Ecco il solito D'Alema che parla di complotti invece che fare autocriticà ". "Ora spero - aggiunge il vice premier - spero facciano autocritica. Avevo ragione io: ci spiavano".

Gli archivi dei "nemici" di Berlusconi. Nelle schede sui presunti "nemici" del governo Berlusconi, non c'erano solo magistrati. Gli archivi sequestrati nell'ufficio in via Nazionale di Pio Pompa, ex funzionario dei servizi, conservano centinaia di nomi: generali, giornalisti e, naturalmente, anche politici. Di loro si registrano simpatie e frequentazioni. Si appuntano le amicizie e si scheda l'appartenza politica. Di Leonardo Tricarico, nome in codice "Rik", capo di stato maggiore dell'Aeronautica fino al settembre 2006 e in precedenza consigliere militare della presidenza del Consiglio, è scritto: "Flirta" con uomini che lavorano per i servizi segreti francesi e "appartiene ai Ds". E poi ci sono schede su Giuseppe Cucchi, generale dell'esercito e oggi direttore del Cesis, l'organo di coordinamento dei Servizi e su Rolando Mosca Moschini, consigliere militare del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, già comandante generale della Finanza.

(6 luglio 2007) 

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 07, 2007, 05:17:03 pm »

2007-07-07 15:26

SISMI, FASSINO: BERLUSCONI HA RESPONSABILITA'

 ROMA - "C'é un principio di responsabilità di un capo del governo anche di tipo oggettivo, non solo soggettivo.

Un capo di governo risponde di tutto ciò che accade sotto la sua amministrazione, sia che ne sia a conoscenza sia che non lo sia".

Piero Fassino risponde così ai cronisti che gli chiedono un commento sulle posizioni assunte da Silvio Berlusconi riguardo alla vicenda dei dossier illegali del Sismi quando lui era presidente del Consiglio.

"L'unica cosa che certamente Berlusconi non può pensare - osserva Fassino a margine di una assemblea degli esponenti dell' ex correntone che non sono andati con Mussi - è che quello che é successo nei servizi quando governava, sia imputabile a chi non stava al governo". 

da Ansa
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 07, 2007, 05:18:31 pm »

Dossier Sismi, per Berlusconi «non c'è niente di illegale»

Ma anche Parisi ora vuole indagare


Adesso, forse, cadranno le prime teste per i dossier messi in piedi illegalmente. Almeno è quello che potrebbe succedere dopo la convocazione al ministero della Difesa di Bruno Branciforte, l'ammiraglio che ha sostituito Niccolò Pollari alla direzione del Sismi. Il ministro Arturo Parisi vuole vederci chiaro sulle responsabilità e soprattutto sugli uomini che quei dossier hanno confezionato. E prendere provvedimenti «di natura amministrativa a carico del personale coinvolto nella vicenda che fosse tuttora alle dipendenze della Difesa» recita con linguaggio inusualmente esplicito un comunicato diffuso da via XX Settembre. Uno che sicuramente è tutt'ora dipendente dal ministero ed è sicuramente coinvolto nella preparazione dei dossier è Pio Pompa. Era lui il capo della struttura occulta di via Nazionale, a Roma, quell'appartamento dove venivano confezionati e conservati i dossier su giudici, giornalisti, persino militari, molti politici.

Pompa, rimosso da quell'incarico quando Pollari venne allontanato dalla direzione del Sismi, adesso è un dirigente di Persomil, la direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa. Ma certamente di personaggi ancora dentro il ministero ce ne deve essere più di uno che ha messo la mani su quei dossier illegali.

Oltre a Parisi c'è un altro ministro che prende posizione. Clemente Mastella, chiamato direttamente in causa in quanto Guardasigilli. Il bubbone è scoppiato infatti quando il consiglio superiore della Magistratura ha approvato all'unanimità un documento di condanna della pratica delle schedature. Mastello adesso invoca la commissione d'inchiesta. «La commissione d'inchiesta ha la prerogativa di valutare se ci sono state interferenze, intrusioni e attività piratesche - ha detto il guardasigilli parlando al La7- nei confronti di altri poteri dello Stato». «Anch'io vorrei capirne di più - ha aggiunto ancora Mastella - mi dicono che all'interno del mio ministero c'è una talpa, allora anch'io voglio saperne di più».

«Né io, né tanto meno il governo da me presieduto nè direttamente nè indirettamente ha mai dato indicazioni a chicchessia di operare schedature, monitoraggi, controlli o quant'altro nei confronti dei soggetti indicati nella documentazione sequestrata al dr. Pompa», precisa in serata il Cavaliere in una nota. Ma conferma: «Il Sismi e il generale Pollari, a cui non posso che rinnovare la totale ed incondizionata stima e fiducia, hanno sempre agito con assoluta correttezza e lealtà nel rispetto della legge e dei principi costituzionali».

 
Pubblicato il: 06.07.07
Modificato il: 07.07.07 alle ore 13.37   
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 07, 2007, 06:44:44 pm »

CRONACA

Il segretario Ds replica al Cavaliere: "Il premier è comunque responsabile"

Poi chiede la convocazione del Copaco.

L'Udeur candida Casini a guidare una commissione d'inchiesta

Sismi, Fassino attacca Berlusconi

Prodi: "Serve verità e chiarezza"

 
ROMA - "Sui dossier del Sismi mi auguro verità e chiarezza". Il presidente del Consiglio Romano Prodi interviene nella polemica sulle schedature da parte del servizio guidato da Nicolò Pollari mentre Piero Fassino attacca direttamente Silvio Berlusconi. All'ex premier, che si è difeso sostenendo che non sapeva nulla dell'archivio di via Nazionale creato quando era al governo, il segretario Ds risponde secco: "Un premier è responsabile anche se non sa". "Berlusconi - spiega - non può pensare che quanto è successo nei Servizi quando governava lui sia imputabile a chi non stava al governo. C'è un principio di responsabilità di un capo del governo, anche di tipo oggettivo e non solo soggettivo. Un capo del governo risponde di tutto ciò che accade sotto la sua amministrazione, sia che ne sia a conoscenza sia che non ne sia a conoscenza".

Fassino chiede inoltre che sul caso Sismi si convochi immediatamente il Copaco. Per il segretario diessino, infatti, l'intervento del Comitato di controllo sui servizi segreti può servire a per fare luce sull'archivio di via Nazionale. Fassino ipotizza, inoltre, anche di istituire una commissione di inchiesta parlamentare se non arriveranno a breve "gli adeguati chiarimenti".

Commissione proposta anche da Mastella e che trova d'accordo Di Pietro e D'Alema.
Con l'Udeur che candida Pier Ferdinando Casini come presidente di garanzia.


Il ruolo del Copaco.
"Emerge - osserva Fassino - un profilo certamente molto inquietante dell'attività dei servizi e serve un chiarimento che fughi molti dubbi che gravano su atti e iniziative che appaiono sempre di più essere stati finalizzati a colpire l'opposizione e a destabilizzare importanti parti dell'assetto dello Stato e del loro funzionamento". Per questo motivo è necessario intervenire facendo la dovuta chiarezza. E in Parlamento, spiega, c'è un luogo deputato a farlo: "Il Copaco, che ha per compito esattamente quello di esercitare una costante e continua verifica e azione di vigilanza del Parlamento sull'attività di un organo così delicato dello Stato". Se non bastasse l'intervento del Copaco, continua Fassino, allora "valuteremo quali altre iniziative prendere, in sede parlamentare, tra cui anche la commissione d'inchiesta".


"Sulla commissione decide il Parlamento".
Il premier rimanda al Parlamento la decisione sulla commissione d'inchiesta chiesta ieri dal ministro Clemente Mastella. "E' una decisione delle camere", ha detto il presidente del Consiglio che poi ha aggiunto: "Miauguro comunque sia fatta verità e chiarezza perché gli italiani ne hanno assolutamente diritto".


L'Udeur candida Casini.
Alla Commissione già proposta dal ministro della Giustizia Clemente Mastella. Ma la sua richiesta è stata accolta con qualche critica, poiché è stata vista in essa la volontà di "processare" la maggioranza di allora, vale a dire il governo Berlusconi. Per sgomberare il campo da supposizioni, l'Udeur propone Pier Ferdinando Casini, a quei tempi presidente della Camera, come presidente di garanzia della commissione. "A chi teme - afferma infatti Mauro Fabris (capogruppo dell'Udeir alla Camera) - che l'Udeur voglia fare di tale iniziativa oggetto di speculazione politica contro la maggioranza di allora e l'opposizione di oggi, noi proponiamo di eleggere quale presidente di garanzia della commissione parlamentare una personalità che abbia saputo dimostrare in passato grande equilibrio negli alti incarichi a cui è stato chiamato, come l'ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini".

Schifani attacca Fassino.
Alla proposta di creare una commissione parlamentare non si oppone il forzista Renato Schifani che però accusa Fassino di alzare eccessivamente i toni: "Se dovesse passare questa tesi della responsabilità oggettiva, lo stesso segretario Ds sarebbe chiamato a dover rispondere di gravi responsabilità politiche sulla vicenda Unipol".

(7 luglio 2007) 

da repubblica.it
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« Risposta #4 inserito:: Luglio 07, 2007, 06:47:18 pm »

Il segretario dei Ds sullo scandalo che ha coinvolto i servizi.

Sismi, l'Unione attacca Berlusconi.

«Un premier è responsabile di ciò che accade nei Servizi», dichiara Fassino, invitando il Copaco a intervenire.


ROMA - La maggioranza torna all'attacco sul caso Sismi. E lo fa, all'indomani delle dichiarazioni di Berlusconi, attraverso la voce di Piero Fassino. «C'è un principio di responsabilità di un capo del governo anche di tipo oggettivo, non solo soggettivo. Un capo di governo risponde di tutto ciò che accade sotto la sua amministrazione, sia che ne sia a conoscenza sia che non lo sia». Così il segretario dei Ds ha risposto ai cronisti che gli chiedevano un commento sulle posizioni assunte da Silvio Berlusconi riguardo alla vicenda dei dossier illegali del Sismi quando era presidente del Consiglio. Il riferimento alle responsabilità di Berlusconi sulla vicenda Sismi arriva da Fassino assieme alla richiesta dell'immediata convocazione del Copaco. «C'è in Parlamento - ha detto il segretario dei Ds - un luogo che è il Copaco, il Comitato di controllo sui Servizi. Va immediatamente convocato e chiediamo al presidente Scajola di attivare quella sede per tutti gli approfondimenti necessari».

DOSSIER SISMI - Il segretario dei Ds ha apostrofato la vicenda Sismi come questione «inquietante», sottolineando la necessità di convocare il Copaco lasciando poi altre iniziative, come la commissione d'inchiesta, ad un secondo momento, nel caso in cui fosse necessario un ulteriore approfondimento. «È una vicenda dal profilo inquietante - ha detto Fassino- serve un chiarimento che fughi molti dubbi che gravano su atti e iniziative che sempre più sembrano essere state finalizzate a colpire l'opposizione e a destabilizzare importanti parti dell'assetto dello Stato e del loro funzionamento».

SCAJOLA - Immediata la risposta di Claudio Scajola all'invito di Fassino. Il presidente del Copaco annuncia che giovedì prossimo saranno ascoltati il direttore del Sismi Bruno Branciforte e il sostituto procuratore di Roma Pietro Saviotti, titolare dell’inchiesta sui dossier del Sismi. «Il Copaco - dichiara Scajola - farà un esame approfondito degli elementi raccolti sui dossier del Sismi in modo da fare chiarezza sull'intera vicenda sgomberando il campo dagli inutili e pericolosi polveroni che, secondo un vizio italiano duro a morire, sono stati sollevati in queste ultime ore».

«FALSE ACCUSE DELLE TOGHE POLITICIZZATE» «Dopo avere indebolito e smantellato i nostri servizi segreti, ora la sinistra solleva un polverone polemico infondato e assurdo. Ma tutto questo serve al Paese?». A chiederselo è il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi. «Sono disperato - sostiene l'esponente azzurro- nel vedere l'irresponsabilità di una classe politica che cerca di sfuggire ai propri doveri verso il Paese con delle polemiche e delle accuse totalmente prive di fondamento e istigate ancora una volta dalla magistratura politicizzata».

«FAX DI POMPA A BERLUSCONI» - Intanto il vicepresidente del Copaco Massimo Brutti, in una intervista a L'Unità parla di un fax inviato da Pio Pompa all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con cui il consulente del Sismi si poneva al servizio del premier. Pompa, dice Brutti, «aveva la piena fiducia del direttore del Sismi, era un suo diretto collaboratore ed era diventato funzionario del Sismi dopo una assunzione per chiamata diretta disposta dal direttore. Fra le carte che gli sono state sequestrate c'è anche un fax inviato all'allora presidente del Consiglio Berlusconi, con cui Pompa si poneva al suo servizio. Fra i documenti sequestrati in via Nazionale ci sono dossier che riguardano magistrati, uomini politici dell'opposizione e addirittura militari di alto grado. Essi erano tenuti sotto controllo e contro di loro si costruivano dossier e false informazioni».

CICCHITTO RISPONDE A BRUTTI - Dura la replica del vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, alle parole di Brutti. «Da chi il senatore Brutti - domanda Cicchitto - ha avuto il testo del fax che egli cita e che evidentemente richiederebbe una analisi assai attenta se se ne avesse la disponibilità? Forse l'ha avuto da qualche suo amico di Magistratura democratica della procura di Roma?».

07 luglio 2007
da corriere.it
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« Risposta #5 inserito:: Luglio 10, 2007, 03:09:37 pm »

10/7/2007 (7:27) - LA COMMISSIONE D'INCHIESTA PROPOSTA DA MASTELLA NON CONVINCE I POLI

I dossier di Pompa nella sede Sismi
 
Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi, aveva negato la presenza di dossier «scottanti»

Sismi, Nicolò Pollari respinge le accuse

Pollari aveva negato l'archiviazione, ma il governo trova alcuni fascicoli "scottanti"

FRANCESCO GRIGNETTI


ROMA
La politica si divide, il giorno dopo l’uscita del generale Nicolò Pollari, che si dice pronto a svelare tutti i segreti del Sismi degli ultimi dieci anni. C’è chi vorrebbe afferrare al volo l’occasione con una commissione parlamentare d’inchiesta: insistono Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio, Rifondazione, qualche peone di Forza Italia. Sono contrari, invece, Gianfranco Fini e Arturo Parisi. Ma così la pensano anche i big di Forza Italia, dei Ds e della Margherita. Della questione se la vedranno nel chiuso del Copaco, il comitato parlamentare di controllo, gli otto eletti che sovrintendono all’operato dei servizi segreti. Pollari pure avrebbe accettato l’idea. Nelle stanze del potere, però, certe uscite di Pollari, deflagrate attraverso quel singolare portavoce che è il senatore Sergio De Gregorio, hanno suscitato fortissima inquietudine. «E’ una brutta cosa - commenta ad esempio il ministro dell’Interno, Giuliano Amato -. Purtroppo, ogni volta che vengono fuori i dossier, vengono fuori i veleni. Vattelapesca cosa c’è di vero e di non vero. Preferirei un Paese senza veleni e senza dossier. Questo è l’unico commento di cittadino un po’ irritato da queste cose».

Amato non nasconde le sue perplessità sull’operato del Consiglio superiore della magistratura. «Non ho capito bene la solidarietà espressa dal Csm in relazione ad una vicenda giudiziariamente in corso, se ed in qual modo potesse esprimere una valutazione». Ma alla fine la prende con ironia: «Sapere che nel Sismi, che ha competenze sugli affari internazionali e sulla sicurezza esterna della Repubblica, c’è un tal Pompa, o chi per lui, che, magari raccogliendo fotocopie, raccoglie roba sui giudici italiani, beh, trovo che sulla pertinenza di quello stipendio pagato a lui si possano avere molti dubbi...».

Il governo attende di sapere dal Sismi se i documenti di Pio Pompa, quelli più delicati su magistrati, giornalisti e politici d’opposizione, sono finiti negli archivi del Sismi oppure no. E’ questo che il ministro Parisi ha chiesto al direttore, l’ammiraglio Branciforte. E pare, da una prima ricognizione, che in archivio, al protocollo informatizzato, risultino rapporti di «scenario» e di «analisi». Alcuni documenti scottanti - come peraltro disse Pollari in tv - non ci sarebbero. Altri sì.

Il più convinto che occorra una commissione d’inchiesta rimane Clemente Mastella. «Voglio dire a quelli che sono reticenti alla costituzione della commissione, tra cui il mio amico Violante, che, quando si utilizzano portavoce particolari, vuol dire che il Copaco perde di quell’aura di cui, per definizione costituzionale, era garanzia per l’accertamento della verità». Per una volta è in piena sintonia con Antonio Di Pietro, che dice: «Il Parlamento deve procedere al più presto all’istituzione di una commissione d’inchiesta in modo da mettere subito nero su bianco le esternazioni di tutti i soggetti interessati alla vicenda e non solo di chi ha interesse a spargere veleni».

Ma è Gianfranco Fini che sbarra la strada a destra. «Mi sembra che si stia montando oltre ogni misura un caso. Forse qualcuno ha intenzione o interesse di fare dimenticare presto la vicenda relativa al generale Speciale». Precisa poi Alfredo Mantovano: «Gradirei sapere dal ministro Mastella come si permette di sostenere che il Copaco non è in grado di svolgere la sua funzione».

Uguale è la posizione di Emanuele Fiano, diessino: «Se i risultati delle commissioni d’inchiesta devono essere deludenti come quelli di Mitrokhin e Telekom Serbia, veri e propri flop, sono ancora più convinto che lo strumento migliore per fare chiarezza sia senza dubbio il Copaco». Anche Arturo Parisi indica la via del comitato di controllo: «Certamente - dice a Sky Tg24 - le dichiarazioni di Pollari non aiutano. Mi auguro che la prima polvere suscitata si depositi e si possa approfondire gli argomenti come meritano». Innanzitutto si proceda con gli strumenti ordinari: inchiesta interna e audizioni al Copaco. Poi, qualora le cose non funzionassero, si potrebbe pensare a «strumenti non ordinari».

da lastampa.it
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« Risposta #6 inserito:: Luglio 10, 2007, 03:30:12 pm »

10/7/2007 (7:38) - IL DOCUMENTO

"Alleati infedeli a Silvio

E lo dice anche Ruini"
 
Sismi, Nicolò Pollari respinge le accuse

Rapporto dello 007 su una trama Cdl contro il neo-premier
FRANCESCO GRIGNETTI

ROMA
Trepidava per le sorti di Berlusconi. Temeva che i suoi alleati lo ingabbiassero. E ne sapeva davvero tanto di quelle indiscrezioni che timidamente circolavano in Parlamento. In quell’agosto del 2001, Pio Pompa, nei report che scriveva per Pollari, anticipava tra le altre cose anche scenari politici. E non c’entravano i ritagli di giornale. Tutt’altro. «Viene riferito da fonti certe e autorevoli». Per concludere con altrettanta sicurezza da dove venivano le conferme: «Vaticano... Cardinale Ruini...». Addirittura.

Le fonti «certe e autorevoli» quella volta riferirono a Pompa che, nell’ambito del centrodestra uscito vittorioso alle elezioni di due mesi prima, «esponenti politici di rilievo stanno esaminando la possibilità di sganciare i destini della maggioranza da quelli del premier, sottoposto all’alea delle azioni giudiziarie e del conflitto di interessi che ne potrebbero determinare la delegittimazione e/o le dimissioni». Di questo documento, i magistrati hanno trovato due diverse versioni. Una è scritta a mano e si legge che le ipotesi di sganciamento da Berlusconi, gli «esponenti politici di rilievo» le avevano avanzate «in incontri riservati».

Nasceva male, insomma, il nuovo esecutivo. O almeno così registrava Pio Pompa. Scriveva nel suo appunto manoscritto: «In tal senso, nell’immediato, una prima iniziativa s’è già svolta, tesa al condizionamento del ruolo e del potere decisionale, attraverso una serie di rilievi e suggerimenti rivolti al Presidente». Nella versione dattiloscritta il testo è leggermente differente: «L’intenzione è quella di condizionare il potere decisionale del premier». Attorno a Berlusconi, registrava Pio Pompa, si stava sviluppando una gabbia di sollecitazioni frenanti. «Rilievi e suggerimenti opportunamente orientati a far assumere al presidente forme di attendismo poco rispondenti a decisioni rapide e efficaci».

Il risultato, insomma, era un certo immobilismo di Berlusconi che a Pompa poco garbava. Atteggiamento d’attesa che stigmatizzava soprattutto su un versante e non per caso: si tardava troppo a fare le nomine ai vertici dei servizi segreti. Anche qui, alle spalle di Berlusconi, segnalava un «complotto». Questa volta non dei «nemici», ma di certi alleati poco leali. E perché? «Al fine di ricavarne margini di manovra per il controllo di importanti apparati attraverso persone meno organiche al presidente». Nella versione manoscritta il messaggio era ancora più esplicito: «Per inserire ai vertici di importanti organismi uomini meno organici al premier, attraverso cui realizzare un efficiente sistema di controllo». Ovviamente ai danni di Berlusconi.

Non è difficile decifrare lo scritto a Pollari: attenzione, qualcuno nel centrodestra sta mettendo in campo candidature alternative alla sua (è di quei giorni anche il report su Frattini a cui era stato raccomandato il generale Giuseppe Orofino per la guida del Sismi) e quindi bisogna fare attenzione. Il rapporto di Pompa si conclude con una conferma autorevole. «Di tale notizia si è avuta conferma anche in ambienti del Vaticano a seguito dei chiarimenti avanzati, in proposito, dal cardinale Ruini a persone autorevoli e di sicura affidabilità». Nella versione scritta a mano, il tono è persino più drammatico e la storia è leggermente diversa: «Di tale riservatissima notizia, si è avuto riscontro anche in ambienti del Vaticano a seguito di chiarimenti in proposito chiesti dal cardinale Ruini a persone autorevoli e di sicura affidabilità». Chi fossero, questi misteriosi interlocutori del cardinale, non è scritto da nessuna parte. Però non è un mistero che l’analista di via Nazionale era un protetto di don Verzé, il carismatico prete-imprenditore, fondatore dell’ospedale San Raffaele, che lo sponsorizzò fortemente. Tutto ciò quanto Pio Pompa portava a conoscenza del vicesegretario generale del Cesis che si preparava a diventare direttore del Sismi a metà agosto 2001.


da lastampa.it
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« Risposta #7 inserito:: Luglio 17, 2007, 12:22:42 pm »

Marini e il referendum: meglio una nuova legge

Fini accusa Berlusconi: dica che cosa vuole

Tronchetti Provera firma per i quesiti

Ecco come spendiamo i finanziamenti raccolti 

 
ROMA — Nella battaglia referendaria è il turno di Gianfranco Fini, che scende in campo lanciando la campagna «via le caste» — al fianco di Mario Segni e Antonio Di Pietro — e bacchettando Berlusconi. Ma il leader di An viene subito attaccato da D'Alema e Rutelli, che gli contestano di avere contribuito a far passare il «calderolum », ovvero proprio la legge di cui chiede ora l'abolizione. Intanto il traguardo delle 500 mila firme sarebbe «vicinissimo» e ieri, dopo Montezemolo e Pininfarina, è arrivata la sottoscrizione di Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli e vicepresidente di Confindustria.

Fini, in conferenza stampa a Roma, ha spiegato che «il referendum non è una panacea, ma resta l'unico strumento per invertire una tendenza». Anche perché l'Italia «rischia di fare la fine della Repubblica di Weimar», ovvero quella che precedette l'avvento del nazismo. Il leader di An ha ribadito la sua contrarietà al modello tedesco, rilanciato da Piero Fassino domenica. E ha tirato una stilettata a Berlusconi: «Io gli ho chiesto, ma non ho avuto risposta: "Se dici no al referendum, dici sì a cosa?". Risponde per lui Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia: «Nella Cdl ci sono opinioni differenziate ed è legittimo. Ma ricordo a Fini che Forza Italia dice sì a una legge elettorale secondo il metodo D'Alimonte, con piccole modifiche rispetto a quella attuale o a una legge imperniata sul sistema tedesco con una significativa soglia di sbarramento». Il modello tedesco, in effetti, riscuote consensi: dopo il sì di Fassino e Mastella, è arrivato anche quello di Forza Italia, Udc, Prc e Pdci.

L'impegno referendario di Fini, che ha lanciato con Di Pietro un'alleanza modello Mani Pulite sui costi della politica, non piace né a D'Alema, né a Rutelli. Il ministro degli Esteri conferma il suo scetticismo sul referendum, già bocciato da Fassino: «Io non ho firmato, a differenza di Fini. E siccome la legge l'ha fatta lui, sa che è una porcheria... Se non l'avesse fatta, sa quanto avremmo risparmiato di soldi e di fatica». Alla domanda su cosa sia meglio per il centrosinistra, se il modello tedesco o il referendum, D'Alema se la cava così: «Non mi sono mai posto il problema di cosa sia meglio per il centrosinistra. Mi preoccupo di cosa è meglio per il Paese: avere una legge elettorale funzionante». E dal referendum prende le distanze anche il presidente del Senato Franco Marini: «Sarebbe giusto che la legge elettorale la cambiasse il parlamento e io auspico che faccia un grande sforzo di unità per modificare quella vigente».

A proposito di Fini, anche Francesco Rutelli attacca: «Ben venga il referendum — spiega il leader della Margherita, che pure non ha firmato — ma quelli che ora si fanno paladini di una nuova politica e si fanno belli contro la partitocrazia, non facevano meglio a dire allora che quella legge era una schifezza? ». Ieri, intanto, ha firmato Marco Tronchetti Provera, spiegando che «questo è un Paese che ha bisogno di una politica più omogenea». E tra i nuovi testimonial c'è anche il premio Oscar Nicola Piovani che, nel corso di un concerto a Monte Porzio Catone, nella campagna romana, ha lanciato un appello per invitare all'ultimo sforzo.

Alessandro Trocino
17 luglio 2007
 
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« Risposta #8 inserito:: Agosto 09, 2007, 04:55:24 pm »

«Il programma della Cdl? Da buttare»

Natalia Lombardo


Destra «Ho telefonato a Tremonti: mi ha ribadito che non c’è un lavoro a quattro mani con Bossi, a settembre riparte “Officina” per elaborare insieme un programma del centrodestra. Questo è stato un anno di stasi», spiega Gianni Alemanno, ex ministro e ora deputato di An, in vacanza a Cortina.

Da cosa nasce la scelta di An di manifestare da sola?
«Dall’archiviazione del progetto di partito unico e di una federazione del centrodestra».

Da parte di Berlusconi?
«Non da parte nostra, da parte di FI, dell’Udc e di altre forze politiche. Noi vogliamo rilanciare la nostra presenza politica con delle iniziative che evidenzino il ruolo di An nel centrodestra».

Bondi ha proposto un replay del 2 dicembre a San Giovanni.
Ci sarete o scendere in piazza due volte è difficile?
«Non ci tiriamo indietro, Ma, al di là del protagonismo del nostro partito, facciamo notare una stasi del centrodestra, quest’anno. Andiamo in piazza per rompere il ghiaccio, perché la Cdl si è limitata a denunciare i fallimenti di Prodi ma non a lavorare a un progetto alternativo di governo, a un nuovo programma politico elettorale.
E questo può crearci dei problemi quando nel centrosinistra si sta preparando un cambio della guardia con Veltroni».

E An perde pezzi con l’uscita di Storace e Buontempo. Un bel problema?
«È una sfida da non sottovalutare, anche se il motore vero di questa uscita è di carattere personalistico. Però oggi c’è qualcuno che si dedicherà a rimarcare con molta puntigliosità i nostri errori o le nostre latitanze, quindi dobbiamo tenerne conto».

Non è curioso che FI, ma anche An, ci tengano a dire «non manifestiamo contro il Pd» e contro le primarie?
«Bondi ha avuto un atteggiamento da primo della classe. Per noi non si tratta di manifestare contro le primarie, ma di dimostrare agli italiani, nel momento in cui il Pd lancia un messaggio forte, che anche il centrodestra è in movimento. E farla il 13 ottobre rafforza questa messaggio».

Perché Bondi è preoccupato di non disturbare il Pd?
«È come se desse fastidio il fatto che An si rimetta in movimento, ma è sbagliato pensare che vogliamo dividere il centrodestra. Ecco, certe volte ascoltando alcuni esponenti di FI, sembra che sia sufficiente quello che abbiamo fatto nei cinque anni di governo, o che gli italiani ci giudichino meglio rispetto al governo Prodi. Non basta. Bisogna lanciare una nuova stagione politica».

«Libero» ha montato un «programma» scritto da Tremonti e Bossi, senza An.
«Ho appena telefonato a Tremonti, e lui mi ha ribadito che, al di là dell’uscita di Bossi e che Libero abbia pubblicato quel vecchio seminario, non c’è un lavoro comune di FI e della Lega per conto proprio. A settembre c’è la disponibilità di rimettere in piedi “Officina” e di cominciare a fare un lavoro esteso a tutto il centrodestra».

Il programma parlava della cacciata dei «fannulloni» del pubblico impiego, elettorato di An. Che ne dice?
«Ecco, un altro errore, almeno di Libero: affrontare le questioni in modo distruttivo: che ci sia un problema di meritocrazia non c’è dubbio, ma è inutile lanciare insulti generici a un’intera categorie. Su questi nodi dobbiamo trovare una sintesi: non possiamo parlare solo al popolo delle partite Iva, ma anche ai lavoratori dipendenti».

Berlusconi è convinto di votare nel 2008. È sempre lui il leader?
«Se si vota non ci tiriamo indietro. La leadership di Berlusconi è dettata dai numeri. Le ultime elezioni hanno parlato chiaro sui voti di Fi con il nome di Berlusconi nel simbolo. A questo non ci si può girare attorno».

Come legge elettorale si insiste sul sistema tedesco. An sostiene il referendum?
«C’era una convergenza, fra noi, Veltroni e Mastella, sul Sindaco d’Italia. Col modello tedesco si torna al centro mobile e alla politica dei due forni, con poca trasparenza».

Il Ppe è più lontano per Fini. Quali prospettive ha An?
«In Europa c’è un vento identitario, quello che ha fatto vincere Sarkozy in Francia. Senza cadere in messaggi xenofobi e identitari dobbiamo parlare alla destra profonda, dove credo ci sia uno spazio elettorale più vasto che al centro».

Prima che lo occupi Storace?
«Bisogna essere attrezzati...».

Il 2 dicembre andreste in piazza?
«Se è su temi chiari e propositivi, sì. La manifestazione del 13 è sulla sicurezza, un problema di Roma e dell’Italia».

E contro Veltroni sindaco?
«Anche, ma è nazionale».

Quante persone vi aspettate?
«Almeno 100mila».

Pubblicato il: 09.08.07
Modificato il: 09.08.07 alle ore 14.17   
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« Risposta #9 inserito:: Agosto 13, 2007, 10:07:16 am »

Intervista a Giordano. «Riapriamo una grande stagione di conflitto sociale»

Legge Biagi, la sfida di Rifondazione «Cambi radicali o non votiamo sul welfare».

«Questo esecutivo è inaffidabile, ha ragione Epifani.

Il ministro Damiano non si accorge di quanto è soddisfatta Confindustria?» 
 

ROMA —Onorevole Giordano, confessi, l'uscita di Francesco Caruso ha indebolito la posizione del Prc. Il ministro Cesare Damiano, ma non solo lui, critica in un'intervista al Corriere della Sera la manifestazione del 20 ottobre... «L'ho detto e lo ribadisco: le parole di Caruso sono incompatibili con la nostra cultura politica. Lo ha compreso anche lui, tant'è vero che ha cercato di rettificare, si è scusato e si è autosospeso dal gruppo parlamentare. Detto questo, nel dibattito che si è aperto su quelle esternazioni sbagliate sono emerse molte posizioni che non possono essere condivise».
Scusi!? «Ci sono state delle prese di posizione strumentali, inclusa quella di Damiano, che puntano a delegittimare la manifestazione del 20 ottobre. Non so che ambienti sociali frequentino il ministro Damiano, e quelli che, come lui, menano vanto delle politiche che il governo ha attuato in materia di precarietà e sicurezza del lavoro... Io so solo che c'è un malessere sociale profondo».
Ma Damiano vi ricorda che nel programma dell'Unione non è prevista l'abrogazione della legge Biagi... «In quel programma c'è un giudizio nettamente negativo sulla legge 30. È inutile che Damiano e altri tentino di dire che il giudizio su quella normativa era un altro. Basta con la politica dei piccoli aggiustamenti. Quella legge va cambiata, e cambiata radicalmente ».
Altrimenti non voterete il protocollo sul Welfare, giusto? «Lo abbiamo detto. Come abbiamo anche detto che siamo contrari anche all'esito della vicenda dello scalone».
Giordano, ma voi state al governo. Ogni tanto sembra che ve lo dimentichiate. «Io invece penso che Damiano e quelli come lui dimentichino che, dopo la conclusione della vicenda dello scalone e di quella del mercato del lavoro, si sono create grandi tensioni con e tra i sindacati, mentre Confindustria ha mostrato tutta la sua soddisfazione. Bel risultato per un governo di centrosinistra ».
E intanto Damiano vi ricorda anche che il governo attua il programma dell'Unione, non quello del Prc. «Tutte le affermazioni di Damiano sulla lotta al precariato in rapporto al programma dell'Unione non sono supportate da dati concreti. In quel programma avevamo scritto che la forma normale di lavoro doveva essere quella a tempo indeterminato. Ebbene, nonostante tutti i piccoli, seppur significativi, aggiustamenti fatti dal governo siamo ben lontani dall'obiettivo che ci eravamo dati ».
Giordano, non siete mai contenti. Anche il segretario della Cgil ha firmato il protocollo sul mercato del lavoro. «Lo ha firmato con riserva. E a questo proposito vorrei ricordare che è stato proprio Epifani a dire che questo governo è inaffidabile. Ci credo. Su questo terreno si è deciso di darla vinta a Confindustria».
Viene da chiedersi perché stiate ancora in un governo inaffidabile che si fa dettare la linea dalla Confindustria. «Ci stiamo perché abbiamo firmato un programma e intendiamo portarlo a compimento. E la grande manifestazione del 20 ottobre serve anche a questo. Perché in Italia si è creata una situazione pericolosa: settori significativi e maggioritari del mondo del lavoro sono ormai rimasti senza rappresentanza politica».
Scusi, ma i Ds sono pur sempre un partito di sinistra. Si presume che porteranno il loro bagaglio culturale anche nel Partito democratico. «Il Pd, come dice Ciriaco de Mita proprio sul Corriere della Sera, è un partito neocentrista. In Italia le forze della sinistra maggioritaria, i Ds, insomma, non sono state capaci, com'è invece avvenuto nel resto dell'Europa, di dare vita a un'opzione socialdemocratica, che, seppur moderata, si rapporta con il mondo del lavoro».
E questa rappresentanza vorreste darla voi di Rifondazione? «La darà il grande soggetto unitario e plurale della sinistra che parteciperà alla manifestazione del 20 ottobre».
Veramente un pezzo della Cosa rossa sembra perplesso. Il leader della Sinistra democratica, Fabio Mussi, ha fatto capire che non vuole scendere in piazza. «Confido che ci sia abbastanza tempo per trovare unità».
Lei confida, intanto voi della sinistra cosiddetta radicale sembrate emarginati. «Io non nego che ci sia un tentativo di cambiare la natura di questo governo cambiando le gerarchie all'interno della coalizione».
Giordano, sta dicendo che vuole più potere per il suo partito? «Di questa materia noi, al contrario del Pd, non siamo esperti. Sto dicendo un'altra cosa, che emarginando noi non ci sarà più chi darà rappresentanza all'istanza del mondo del lavoro».
Ciò detto, dovrete chinare la testa, pena la caduta del governo. «Ciò detto, riapriamo una grande stagione di conflitto sociale... e il Parlamento non potrà non tenerne conto al momento del voto dei provvedimenti sullo scalone e il mercato del lavoro».

Mari Teresa Meli
13 agosto 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #10 inserito:: Agosto 13, 2007, 05:10:12 pm »

Palermi: «Il governo cambi strada.

Il 20 ottobre faremo una grande manifestazione»

Wanda Marra


«Il governo non può andare avanti con questa polemica economica e sociale. Ci vuole un cambiamento subito». Manuela Palermi capogruppo Verdi-Pdci in Senato, l´avvertimento a Prodi lo lancia forte e chiaro. E anche se si augura che questo non porti alla caduta del governo dell´Unione, sottolinea anche il rischio di un «ulteriore scollamento» tra l´esecutivo e gli elettori.

Senatrice, iniziamo dalle polemiche sulle dichiarazioni di Francesco Caruso, finite, per ora con la sua autosospensione dal gruppo di Rifondazione. E sul riflesso che hanno avuto sula manifestazione del 20 ottobre, lanciata da Liberazione e dal Manifesto.
«Quelle polemiche non hanno alcuna ragione di essere. Sono convinta che non le ascolterà nessuno. La gente è pochissimo interessata a quel che dice Caruso, moltissimo invece a quel che dicono l´accordo sullo scalone per le pensioni e quello sul welfare. A nessuno passerà in testa di fermarsi per quel che dice Caruso. Sarà, credo, una manifestazione spettacolare, cui non parteciperanno solo i militanti di Prc, Pdci, Verdi e Sd, ma tantissimo popolo, anche moltissimi elettori e militanti Ds. Lo scontento verso il governo è più ampio di quel che dicono i sondaggi. Dopodiché, non sarà indubbiamente una manifestazione a favore del governo: gli accordi sullo scalone e sul welfare sono stati due schiaffi in faccia. Ma una cosa è manifestare contro il governo, un´altra farlo cadere: noi non vogliamo questo, perché dopo si arriverebbe a un governo di larghe intese, una tragedia».

Non c´è il rischio che anche con questa manifestazione sia proprio la sinistra radicale a dare l´avvio alle alleanze di nuovo conio auspicate da Rutelli?
«Sì, il rischio c´è, e io lo avverto. Ma l´altro rischio è che continui questa politica economica e sociale. Stiamo andando verso la Finanziaria: non vorrei che il senso comune della gente e del governo si allontanassero».

Il 20 ottobre sembra una data troppo vicina alle primarie del Pd per essere casuale. È vero, come dice qualcuno, che la manifestazione doveva essere il 13 ottobre, il giorno prima delle primarie del Pd, ma che poi la data è stata cambiata perché ci sarebbe stata quella di An?
«No, non mi risulta. La data del 20, comunque, è legata alla Finanziaria, che sarà nel pieno della discussione, e non delle primarie, di cui a me non importa nulla. Ho sofferto quando i Ds hanno deciso di fare il Pd, perché così viene a mancare il più grande partito della sinistra. Ma che a capo ci sia Veltroni o Letta o Bindi non mi interessa. Tra l´altro, con l´avvio del progetto del Pd, sono aumentate le nostre difficoltà in Senato, a causa delle fibrillazioni nell´Ulivo».

È tiepida l´adesione di Sd e Verdi. Posizioni diverse nella "Cosa Rossa" si sono notate anche sull´accordo sulle pensioni, che Sd ha salutato come positivo, mentre voi e Rifondazione eravate fortemente critici... Non è che l´idea di andare verso un soggetto della sinistra radicale sta già tramontando?
«Spero proprio di no. Però non vogliamo sacrificare i contenuti a possibili future alleanze. La nostra strada è esattamente opposta a quella del Pd. Spero che Sd e i Verdi si rendano conto di aver commesso un errore di valutazione sullo scalone».

Qual è l´agenda della Cosa Rossa?
«Innanzitutto devono cambiare gli accordi su welfare e scalone. Si parla di una riunione degli Stati maggiori, di una grande assemblea. Ma credo che se la manifestazione del 20 ottobre andrà bene, darà il via alla Cosa Rossa».

Accoglierete la proposta di Rifondazione per delle primarie sulla presenza nel governo?
«È una proposta interna a Rc. Noi non abbiamo assolutamente quest´esigenza. Fino a che ce la facciamo, pensiamo che il governo vada sostenuto».

Se dovessero venire a mancare le basi per un soggetto più ampio, comunque sareste disponibili a un´aggregazione che metta insieme voi e il Prc?
«Andremo avanti con chi ci sta».

Pubblicato il: 12.08.07
Modificato il: 13.08.07 alle ore 14.07   
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« Risposta #11 inserito:: Agosto 19, 2007, 03:20:17 pm »

2007-08-19 12:05

BERLUSCONI: NUOVO PARTITO? FANTASIE DI FERRAGOSTO

 PORTO ROTONDO (SASSARI) - Le indiscrezioni pubblicate oggi dalla Stampa sulla ipotesi di dar vita a un nuovo partito è una "fantasia di ferragosto" visto che Fi "resta baluardo della libertà e della democrazia nel nostro paese" ed è pertanto "insostituibile": così Silvio Berlusconi in una nota.

"Leggo sulla Stampa di stamani una fantasia di Ferragosto, costruita di sana pianta", si legge nella nota di Berlusconi resa nota dal  portavoce Paolo Bonaiuti ai giornalisti che seguono l'ex premier a Porto Rotondo.

"Tanto per cominciare, non sarò il 24 agosto a Courmayeur per fondare un nuovo partito. E, per continuare, Forza Italia è il partito che ho l'orgoglio di aver fondato nel 1994 e che resta il baluardo della libertà e della democrazia nel nostro paese". "Un baluardo - sottolinea il  Cavaliere - che ritengo insostituibile". "Mi auguro - conclude il presidente di Fi - che la scarsità di notizie in questo periodo, con molti italiani in ferie, non induca altri giornali a dedicarsi  a queste sfrenate fantasie". 

da ansa.it
« Ultima modifica: Agosto 21, 2007, 11:53:16 am da Admin » Registrato
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« Risposta #12 inserito:: Agosto 19, 2007, 03:21:08 pm »

19/8/2007 (8:11)

Al via il Partito della Libertà
 
Berlusconi spiazza il centrodestra: "Io presidente, la Brambilla segretaria"

UGO MAGRI
ROMA


La notizia è di quelle che lasciano senza parole: Berlusconi fonda un nuovo partito. Personaggi autorevoli a lui molto vicini raccontano che ne darà l’annuncio ad horas, magari già venerdì prossimo in una manifestazione a Courmayeur. Si chiamerà Partito della Libertà (PdL), e almeno inizialmente sarà costituito dai 5 mila circoli che fanno capo alla Brambilla. Non per nulla Silvio verrà incoronato presidente, Michela Vittoria segretario provvisorio.

Obiettivo del Cavaliere è riunificare sotto uno stesso tetto i moderati italiani che oggi si dividono tra An, Forza Italia, Lega, Udc e una miriade di formazioni mignon. Poiché finora non è stato possibile trovare la sintesi a livello di vertice, secondo Berlusconi per colpa degli alleati che dettano condizioni impossibili, lui ha deciso di fregarsene e di procedere a modo suo. Giocando in modo spericolato la carta della riunificazione «dal basso». Realizzata cioè direttamente dagli elettori che aderiranno al nuovo soggetto politico, scavalcando le resistenze degli apparati.

Prima domanda: e Forza Italia? Dopo l’annuncio verrà sciolta? Niente affatto, Berlusconi non è pazzo al punto da disfarsi della sua macchina da guerra, quantomeno fino al giorno in cui il Partito delle Libertà non avrà preso slancio. Idem per tutti gli altri partiti che al momento compongono la Cdl. Non ci sarà nemmeno bisogno di chiuderli, come è avvenuto per Ds e Margherita in vista della fusione nel Partito democratico, poiché la previsione berlusconiana è che si spegneranno di morte naturale, la loro funzione cesserà strada facendo. Al termine del percorso, come se l’immagina nella sua mente visionaria il Cavaliere, resteranno soltanto i gusci vuoti dei vecchi partiti. La polpa, cioè iscritti e dirigenti, sarà già da tempo confluita spontaneamente nel nuovo soggetto politico che agirà da calamita. Così Berlusconi non dovrà nemmeno venire a patti coi vari Fini (rapporti pessimi, in questo momento) e Casini.

Seconda domanda: per quale motivo l’annuncio proprio da Courmayeur e non, ad esempio, da Roma o da Milano? Per una coincidenza. Nella cittadina valdostana, 2798 gli abitanti censiti, a novembre si vota per il sindaco. Nei piani berlusconiani il Partito delle Libertà avrà dunque l’occasione di mostrarsi per la prima volta al mondo. Con una propria lista, un proprio simbolo. E la smisurata ambizione di rappresentare tutto intero il centrodestra. Se andrà bene, Courmayeur diventerà il modello da esportare ovunque si voterà in futuro, dal più piccolo dei comuni alle elezioni politiche generali. Michela Vittoria già domani sarà al Forum Sport Center, per una kermesse con Federica Panicucci e i Fichi d’India ufficialmente dedicata ai diversamente abili, in realtà per fare proseliti e preparare il terreno all’arrivo del Fondatore, quattro giorni dopo. Arriveranno pullman da ogni dove, la coreografia è garantita perché MVB politicamente sarà un tantino naive, «pescivendola» è il suo nomignolo tra gli azzurri, ma come organizzatrice è una forza della natura. A quel punto non ci sarà tempo per ripensamenti. I pochi fedelissimi che sono al corrente incrociano le dita: «Gliel’abbiamo detto e ripetuto, Silvio non farlo, è una gran ca...ta. Tutto inutile. Addirittura lui ha anticipato la mossa, originariamente prevista per metà settembre». Tanto poco sta nella pelle, il Cavaliere, che ha spifferato la notizia a Galliani subito dopo la partita Milan-Juve a San Siro: «Presto annunceremo la nascita di un nuovo, grande partito che ci consentirà di rimettere in piedi l’Italia...». Non si era accorto dei cronisti appostati lì intorno. Ieri, poi, ha svelato un altro tassello della sua rivoluzione, stavolta dopo una visita a mamma Rosa malata: «All’inizio di settembre chiameremo tutte le formazioni politiche del blocco liberale per una riscrittura del programma». Precisando di avercelo, pure in questo caso, «già tutto nella mia testa». Magari l’ha messo nero su bianco, agli alleati basta aggiungere in calce la firma.

Ha una dannata fretta, Berlusconi, perché è convinto (o spera) che tra poche settimane il governo Prodi finirà zampe per aria. «Entro novembre andremo di nuovo a votare», è un’altra delle perle regalate a Galliani e finite sui taccuini. Di riforme istituzionali, ovviamente, non vuol nemmeno sentir parlare perché «tanto tra poche settimane la legislatura chiuderà i battenti». Qualcuno o qualcosa deve aver garantito a Berlusconi che la resa dei conti nella maggioranza è matematicamente certa. Non si sa bene su quali elementi si basi tale certezza.

Continuano a circolare voci (che il portavoce Bonaiuti prudentemente smentisce) di 4-5 senatori della maggioranza pronti a passare le linee. Ma secondo altre ricostruzioni, ce ne sarebbero altrettanti dell’opposizione pronti a salvare il governo. E’ di ieri la confidenza raccolta da un autorevole esponente di governo. Che da un senatore forzista sempre più a disagio s’è sentito dire: «Se Berlusconi crede di portarci alle urne subito, senza nemmeno farci maturare il vitalizio da parlamentare che scatta il 28 ottobre 2008, fa male i suoi conti. Se poi ci mette pure agli ordini della Brambilla... Saremo almeno una decina, al momento di far cadere Prodi, fuori dall’aula con un terribile mal di pancia».

da lastampa.it
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« Risposta #13 inserito:: Agosto 19, 2007, 03:22:02 pm »

19/8/2007 (8:20) - INTERVISTA

Michela Brambilla: "Siamo già pronti, andremo oltre la Cdl"
 
"Soffia il vento dell'antipolitica come nel '92, ma stavolta i cittadini sono più consapevoli"

GIGI PADOVANI
TORINO


Circoli della Libertà? «Non sono nati per girarci i pollici. Valuteremo come potranno partecipare direttamente alla vita politica, già dalle prossime tornate elettorali». Michela Vittoria Brambilla gira a mille. Sarà di nuovo a Courmayeur domani sera per la prima edizione del premio «Inno alla vita», da consegnare a un gruppo teatrale di «diversamente abili», come dice lei in modo politically correct. In realtà Michela tiene molto alla Valle d’Aosta: l’organizzazione che presiede e ha fondato nel novembre 2006 - oggi lanciata con la tv, un sito Internet, un giornale - andrà con ogni probabilità al suo primo test elettorale con le Comunali dell’11 novembre proprio a Courmayeur. Anche se la posta in gioco è molto più ampia, come dice la vulcanica rossa: «Vogliamo rispondere alla crisi della politica, andare oltre la Cdl, mettere in campo il Partito della libertà, che ormai è già nato».

Signora Brambilla, siete pronti a scendere in campo come fece nel ‘94 Berlusconi dopo la crisi di Tangentopoli?
«Guardi, la situazione è molto diversa, anche se ci sono parecchi punti in comune con allora. Quello che mi conforta è che oggi c’è maggiore consapevolezza tra i cittadini».

In che senso?
«Vogliono impegnarsi. I Circoli sono ormai 5 mila. In questi otto mesi, da gennaio, ho girato l’Italia è ho incontrato gente di ogni ceto sociale ed estrazione politica, compresi centristi della Margherita delusi da Prodi».

Cavalcate il vento dell’anti-politica?
«Se permette, ne parlò per primo D’Alema. Ma noi avevamo già capito che c’era questa esigenza: bisogna correre ai ripari al più presto per colmare la grande frattura nata tra Paese e politica, tra cittadini e istituzioni».

Da che cosa è causata?
«Dal disastro di questo governo Prodi, che non ha mantenuto nessuna delle promesse che ha fatto, dalle tasse alle pensioni alle opere pubbliche. Aumenta la spesa pubblica, ma non l’efficienza dello Stato».

Pare di sentire il Silvio di 14 anni fa. Ma non bastava Forza Italia? «Eh no. Pensa che nei Circoli della libertà ci siano soltanto forzisti?
No, sono soltanto il 50 per cento, poi c’è un terzo di An, un decimo di simpatizzanti Udc, e poi gente che come me non aveva mai pensato di fare politica. Io guido 300 mila giovani imprenditori di Confcommercio».

Quali sono i temi che i suoi aderenti sollevano con più forza?
«Le tasse, le opere pubbliche, il degrado della sicurezza nelle città, che anzi è il primo problema, ilo più sentito. E di fronte a queste esigenze, che fa il ministro Amato? Dice che non ci sono i soldi. O si cambia rotta, oppure la crisi nel rapporto tra cittadini-Stato-politica diventa irreversibile».

Dunque si deve cambiare anche la Cdl?
«E’ quello che ci siamo proposti di fare: andare oltre anche l’attuale centrodestra, in nome di valori come libertà e democrazia. Senza scendere in parole d’ordine demagogiche. Ma per fare le riforme che servono al Paese».

Anche con lo sciopero fiscale?
«Non voglio entrare in queste polemiche. E’ più serio parlare di soluzioni nuove, alle quali stiamo lavorando, per modificare tutto il sistema fiscale».

Berlusconi ha detto che vuole riscrivere il programma dell’opposizione per tornare a governare. E i Circoli?
«Daremo il nostro contributo dal basso, questo è il nostro compito».

Sul vostro sito Internet c’è un sondaggio in cui si chiede se si deve passare dalla Cdl al Partito della Libertà. L’86 per cento dice di sì. Ci siamo?
«Sì. Ma guardi che il Partito della Libertà c’è già: si deve soltanto dargli la veste formale. Noi vogliamo cambiare le cose davvero, non siamo nati per girarci i pollici».

E’ un po’ come il Partito democratico e la candidatura di Veltroni...
«Quella è una operazione di vertice, la differenza è questa».

Allora siamo di fronte ad una fase di accelerazione. Ma cosa si è messa in testa? Vuole sostituirsi a Silvio Berlusconi?»
«Lui è l’unico indiscusso leader».

Che cosa succederà? Giulio Tremonti potrebbe aspirare a essere lui il successore...
«Il gossip agostano sta finendo, lasciamo stare».

Quando afferma che volete andare oltre il centrodestra, significa che c’è stata una delusione anche per Forza Italia, oltre che per Prodi?
«Io l’ho sempre votata. E non si dimentichi che è stato Berlusconi a volere questi Circoli. Da lui continuo ad avere grande sostegno, consigli, suggerimenti. Non è mica un rivale, anzi...».

Dunque ci sarà un suo affiancamento. E intanto il Cavaliere cerca di accaparrarsi i piccoli partiti moderati, come se si tornasse al pentapartito...
«Ma no, è molto diverso. Oggi anche quelle forze possono contribuire alla nostra causa. Perché noi dobbiamo riunificare forze di centro, di destra e, perché no, di sinistra, partendo dai fondamentali per ridare governabilità a questo Paese. Io penso che ci riusciremo».

E’ ottimista come l’ex premier, che pregusta il «ribaltone» per l’autunno?
«Oltre che crederci, lo ritengo necessario per l’Italia. Sì, credo proprio che ci siamo vicini».

da lastampa.it
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« Risposta #14 inserito:: Agosto 21, 2007, 11:52:17 am »

Timori tra i dirigenti azzurri.

E An: non sarà solo costola di Forza Italia

Cdl, pronto il notaio per il nuovo partito

Berlusconi vuole «blindare» nome e logo della forza unitaria.

I Circoli della Libertà di MIchela Brambilla andranno in parallelo 
 

ROMA — Un appuntamento dal notaio per registrare marchio e logo. Lo avrebbe già preso Silvio Berlusconi, secondo fonti autorevoli di Forza Italia, per «blindare» il nascente «Partito delle Libertà », la nuova formazione politica che dovrebbe unire il centrodestra in funzione anti Partito democratico. È l'ultima novità, dopo l'indiscrezione della Stampa sull'arrivo di un «Partito della libertà » con Berlusconi presidente e Brambilla segretaria, e dopo la smentita ufficiale del Cavaliere. Il rendez-vous notarile avrebbe indotto nell'equivoco e nella confusione di nomi e progetti.

I due processi, dunque, esisterebbero entrambi, ma in parallelo. Da una parte il «sogno politico» del Cavaliere, ovvero quel partito unico di cui parla da anni e che dovrebbe vedere uniti Forza Italia, An e Udc nel Partito delle libertà. Sogno che si concretizzerà nella registrazione notarile, appuntamento anticipato dalla paura di uno «scippo» politico. Dall'altra, ugualmente reale ma diverso, il progetto di trasformare i circoli di Michela Brambilla in una formazione elettorale che consenta di intercettare nuovi consensi, in considerazione dell'ondata di antipolitica.

Berlusconi, inoltre, prevede che si andrà al voto entro la primavera del 2008 con questa legge elettorale e dunque l'aiuto di un nuovo partito potrebbe essere decisivo. Un binario parallelo, ma con velocità molto diverse. Perché il Partito della Libertà, nel senso del partito unico del centrodestra, rimane ancora scritto nel libro dei sogni, visto il no della Lega (ribadito ieri da Bossi) e dell'Udc. Mentre il progetto della Brambilla ha una concretezza che spaventa molti dirigenti di Forza Italia, per nulla intenzionati, neanche in cambio di un vantaggio elettorale, a farsi sottrarre spazio e attenzione dalla protetta di Berlusconi. A meno che il progetto non sia fortemente differenziato da Forza Italia.

Si spiegano in quest'ottica sia la smentita ufficiale del Cavaliere, dettata alle agenzie dal portavoce Paolo Bonaiuti, sia le reazioni dei dirigenti «azzurri». Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, per esempio, ci tiene a chiarire bene: «A ognuno la sua parte. Il nostro è un grande partito che ha un radicamento territoriale e parlamentare intorno al 30%. Il ruolo dei Circoli è un altro: è quello di aggregare coloro i quali non si riconoscono nell'attuale dimensione politico-partitica e quindi si collocano su un piano diverso rispetto alle forze politiche attualmente esistenti».
Discorso analogo per Guido Crosetto, per il quale «non c'è nulla di nuovo sotto il sole». Secondo il deputato, molto vicino a Berlusconi, «i Circoli della Brambilla sono un apporto, come quelli di Dell'Utri e quelli della Santanchè, che hanno un radicamento che nessuno conosce bene ma che è superiore a molti altri». Quanto al partito unico, anche Gianni Baget Bozzo è pessimista: «È un'idea complessa che a oggi è ancora irrealizzabile. Nel centrodestra esistono troppi interessi personali».

Chi rimane a guardare da lontano il gioco delle tre carte, e con un certo fastidio, è Alleanza nazionale. Come dimostrano le dichiarazioni di Adolfo Urso: «Il partito delle Libertà non è solo di Berlusconi. Non può essere una costola di Forza Italia e nemmeno una creatura solo di Berlusconi. Ha senso se diventa un grande partito di raccolta di tutto il centrodestra, a cominciare da chi è disponibile». Irritazione che traspare anche dalle parole di Maurizio Gasparri, che chiede di portare aventi il progetto «seriamente e senza colpi di teatro».

Alessandro Trocino
21 agosto 2007
 
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