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Autore Discussione: E nasce l'asse tra il Cavaliere e la Marcegaglia  (Letto 3729 volte)
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« inserito:: Aprile 15, 2008, 02:33:22 pm »

ECONOMIA

In un'intervista il futuro presidente di Confindustria indica le sue priorità ai politici

"Defiscalizzare gli straordinari, riformare l'Irap e la burocrazia, puntare sulla formazione"

Le richieste della Marcegaglia "Segnali per dare fiducia a imprese"
 

ROMA - Innanzitutto segnali immediati per far "ritrovare la fiducia alle imprese". Una riforma dell'Irap e la defiscalizzazione degli straordinari. Poi, nel medio termine, un investimento nel "capitale umano". Queste le richieste al prossimo governo di Emma Marcegaglia, presidente designato di Confindustria, che in un'intervista al quotidiano francese "Les Echos" invita anche la Bce ad abbassare i tassi di interesse.

Le aziende italiane, secondo il futuro numero uno degli industriali, hanno bisogno di interventi rapidi per tornare ad avere fiducia. "Alcune proposte elettorali, come la defiscalizzazione degli straordinari, sono importanti" ha detto la Marcegaglia, che ha anche sottolineato l'urgenza di riformare l'Irap.

A medio termine, la richiesta per il prossimo governo è un maggiore impegno nella formazione, nella ricerca e nell'innovazione. La Marcegaglia chiede infatti che si investa maggiormente "nel capitale umano", rivedendo il sistema educativo per potenziare ricerca e innovazione. L'imprenditrice sottolinea anche la necessità di una riforma della burocrazia, che "costa ogni alle piccole e medie imprese 14 miliardi di euro, cioè un punto di Pil" e allontana dall'Italia potenziali investitori internazionali. Tra le altre misure auspicate, una liberalizzazione dei servizi e un sistema di trattative salariali meno centralizzate.

Altro motivo di preoccupazione per il prossimo presidente di viale dell'Astronomia è la crescita dell'economia italiana, "più debole della media europea" sia per le condizioni del Mezzogiorno, "che bisogna rimettere al centro delle nostre preoccupazioni", che per il debito pubblico che, sottolinea, costa 30 miliardi di interessi di più che negli altri paesi europei. A frenare la crescita, precisa vi è anche "l'enorme settore dell'economia fuori mercato".

Emma Marcegaglia si dice infine fiduciosa per il made in Italy, che ha registrato buoni risultati all'export l'anno scorso, a patto però che l'euro non continui a battere record contro il dollaro. "Finora la Bce ha fatto bene a mantenere un'alta vigilanza sull'inflazione, ma sarebbe forse giunta l'ora di abbassare i tassi di interesse".

(14 aprile 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 24, 2008, 09:02:53 am »

«Alitalia? bene il prestito ma serve soluzione di mercato. Rivedere norme su sicurezza»

Emma Marcegaglia: «Federalismo fiscale e riforma degli assetti contrattuali»

Plebiscito per il presidente designato di Confindustria: 103 voti a favore, 2 contrari.

Appello ai sindacati: «Cambino»


ROMA - Votazione 'bulgara' per il presidente designato di Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo la presentazione della squadra e delle linee programmatiche alla giunta degli imprenditori. Per lei è stato un vero e proprio plebiscito: a suo favore 103 voti su 105 disponibili.

ALLEGGERIMENTO ECONOMICO E NORMATIVO - «Ho scelto persone che rappresentano aziende che nel proprio settore sono leader sui mercati internazionali - spiega la Marcegaglia -. Ho voluto cioè rappresentare quella parte di aziende che in questi anni hanno firmato la rimonta dell'Italia». Il nuovo leader degli industriali inizia il suo intervento chiedendo un forte alleggerimento economico e normativo del contratto nazionale e un cambiamento degli assetti contrattuali con l'obiettivo di puntare sulla contrattazione di secondo livello. Inoltre «è venuto il momento di varare un vero piano di federalismo fiscale. Su questo tema lavoreremo nei prossimi mesi».

PILASTRI - La Marcegaglia indica poi i quattro pilastri «per raggiungere l'obiettivo della crescita e di una vera modernizzazione» del Paese: «Una società aperta e integrata nel sistema internazionale; uno Stato migliore; l'investimento in capitale umano; l'elaborazione di una strategia che contemperi le esigenze di crescita con i vincoli energetici e ambientali». E il sindacato? «Deve cambiare profondamente, interpretando con chiarezza il mutato contesto sociale reso più evidente e ineludibile dal voto del 13 aprile. Lavoriamo seriamente insieme per modificare le relazioni industriali».

DOPO IL VOTO - Il neo-presidente affronta anche i risultati elettorali: «L'uscita della sinistra radicale dal Parlamento è positiva. Con essa è fuori l'interdizione eretta a sistema, che ha contribuito all'arretramento del nostro Paese rispetto ai nostri concorrenti, anche europei». Sulla Lega: «Non credo che il suo successo sia una reazione solo protezionista. Penso che risponda anche alla necessità di larghe fasce sociali di rivendicare una questione di territorialità. È ragionevole pensare che per i prossimi venti anni parti delle comunità nazionali spiazzate dalla globalizzazione cercheranno rifugio sotto l'ombrello delle organizzazioni statali. Cercheranno forme per valorizzare la propria territorialità. Di questo - aggiunge - dobbiamo tenere conto nel giudizio sul voto di dieci giorni fa». Lo scenario politico dischiuso dalle elezioni del 13 e 14 aprile è comunque «positivo»: «Il quadro politico è estremamente semplificato, la maggioranza ha i numeri per governare, l'opposizione è chiamata a svolgere la funzione di controllo, proposta, critica e stimolo che potrà essere importante se declinato in funzione dell'interesse generale. Oggi non ci sono più alibi per non fare le riforme»

ALITALIA - E la questione Alitalia? «Il prestito concesso può essere considerato sensato a patto che dietro ci sia una soluzione vera, di mercato, che possa rimettere in piedi la compagnia». Compagnia che, aggiunge, «è stata scarnificata dall'insipienza, dall'assenza di coraggio e di senso di responsabilità di un ceto dirigente interno di cui i sindacati sono stati magna pars».

SICUREZZA - La Marcegaglia chiede poi che le norme introdotte dal governo uscente sulla sicurezza sul lavoro. «Chiederò al prossimo governo la modifica delle norme restrittive appena introdotte». Per il presidente di Confindustria, l'inasprimento delle sanzioni fatto dal governo Prodi è stata «una scelta profondamente sbagliata». La soluzione deve essere «nella diffusione della cultura della sicurezza». Per la Marcegaglia occorre promuovere «corsi di formazione aziendale innanzitutto per responsabilizzare imprenditori e controparti sindacali». Serve «un salto di qualità» per dare concretezza «agli sforzi intrapresi nella qualità degli interventi e della formazione e nel coinvolgimento delle strutture associative per la sensibilizzazione dei territori e la piena applicazione delle norme».

RILANCIO - In generale, secondo la Marcegaglia, «noi non siamo condannati alla bassa crescita, ma occorre affrontarne le cause strutturali. I Paesi possono scegliere il proprio destino e anche un Paese maturo può crescere a ritmi interessanti se riesce a liberare le sue energie e mettere a frutto le sue capacità».


23 aprile 2008(ultima modifica: 24 aprile 2008)

da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Aprile 25, 2008, 12:06:02 pm »

POLITICA

In gioco il dicastero dello Sviluppo economico

E nasce l'asse tra il Cavaliere e la Marcegaglia

L'offerta di Berlusconi un ministero a Montezemolo

di ROBERTO MANIA

 
ROMA - Silvio Berlusconi invita a colazione Emma Marcegaglia e offre un posto di ministro a Luca di Montezemolo.
Accade a palazzo Grazioli, residenza romana del premier in pectore. A tavola, all'inizio, sono solo in quattro: il Cavaliere, il suo braccio destro Gianni Letta, la giovane imprenditrice mantovana che guiderà la Confindustria nel prossimo quadriennio e il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Maurizio Beretta.

Montezemolo arriva più tardi da Torino, dov'era per l'assemblea della Fiat. Ma giunge in tempo. La colazione prosegue. Poi Berlusconi e Montezemolo si appartano e parlano tra loro, da soli, fitto fitto.

"Abbiamo discusso di questioni internazionali, di Tony Blair che è in Italia come inviato del Quartetto per il Medio Oriente...", diranno.
Ma è durante quel colloquio che il Cavaliere prova a giocare la sua carta, forse "la sorpresa" che ha più volte annunciato, prima della sua salita al Colle con la lista dei nuovi ministri: Montezemolo, l'immagine di un'Italia vincente e con tanti legami internazionali, nella sua squadra di governo. Un'offerta reiterata perché l'avrebbe voluto già con sé - è noto - la volta scorsa. Non gli chiede una risposta immediata. Lo invita a rifletterci e a parlarne poi a tu per tu con Gianni Letta, questa volta a cena. Difficile che Montezemolo possa accettare.

Eppure per l'uomo della Ferrari, che ormai è solo formalmente il presidente della Confindustria per ancora meno di un mese, ci sarebbe il posto da ministro per lo Sviluppo economico, un tempo il ministero dell'Industria. Chi meglio di lui, diventato nel tempo così politicamente sensibile? E poi non dovrà essere questa una legislatura di "decantazione", per dirla con il prossimo ministro dell'Economia, Giulio Tremonti? E allora perché non copiare l'amico Nicolas Sarkozy che si è messo in squadra il socialista Bernard Kouchner, in un posto chiave come quello del ministro degli Esteri?

Dimenticare Vicenza, insomma, per il nostro Cavaliere. Lo scontro clamoroso del 2006, tra imprenditori self made, quelli del lombardo-veneto, e l'establishment confindustriale, quello del "capitalismo di relazione". Ora a Viale dell'Astronomia c'è la "post-ideologica" Marcegaglia (secondo la definizione di Maurizio Sacconi, senatore di Forza Italia) che ha scelto una squadra di medi industriali, orientati all'esportazione, lombardi e veneti, appunto, senza cognomi altisonanti. E il Cavaliere non è più un estraneo nella finanza che conta. Tanto più che ha deciso di giocarsi la faccia sulla cordata tricolore per salvare l'Alitalia dal baratro del fallimento.

Su Montezemolo, Berlusconi non si è consultato con i suoi. Almeno non pare. Ma - si sa - da quelle parti conta solo lui.
L'idea, peraltro, nel partito di Via dell'Umiltà non piace affatto, nemmeno tra i forzisti che dovrebbero entrare nel Berlusconi ter. "Questo dovrà essere un governo tutto di politici", spiegano. "L'ipotesi di Montezemolo, che certo non è mai stato uno dei nostri, è destituita di ogni fondamento", insistono. "E poi: in quota Forza Italia? Così perdiamo la maggioranza nel Consiglio dei ministri. Per noi sarebbe una penalizzazione". Dunque qualche riflessione l'hanno fatta, perché non appaiono del tutto impreparati. Infatti la voce gira e rigira nei palazzi della nuova politica pidiellina.

Tanto che a metà pomeriggio arrivano, sincronizzate, le due smentite. Prima quella di Berlusconi: "Non ho offerto alcun ministero a Montezemolo, anzi è lui che mi ha proposto di andare a lavorare in Fiat...". Poi quella dell'industriale: "Non abbiamo parlato di un mio incarico". Non viene smentito invece che nel colloquio sia stata messa una pietra tombale sull'eventualità che il leghista Roberto Calderoli possa essere uno dei vicepremier. Questione, evidentemente, non di carattere internazionale.

Ma ieri - più nei sottintesi che nella parole - di offerta ce n'è stata anche un'altra. Questa volta alla "lady d'acciaio" della Confindustria.
Perché dietro l'ampia condivisione degli obiettivi indicati dalla Marcegaglia nel suo programma per il biennio 2008-2010, è sembrato prendere corpo il progetto di un patto per la crescita sulla spinta di una campagna elettorale vinta anche - se non soprattutto - sui temi economici e sociali, questione salariale innanzitutto. E allora, subito la detassazione degli straordinari e dei premi aziendali o individuali, collegati alla produttività. "Noi siamo molto favorevoli", ha risposto il prossimo presidente della Confindustria. La quale, ieri, ha compreso che la partita principale si stava giocando più in là, in quel vis-à-vis tra Berlusconi e Montezemolo. In quell'azzardo del Cavaliere che, se - come sembra - non andrà in porto, farà però riprendere dal cassetto il progetto montezemoliano di creare un nuovo think-tank. Perché la politica, lui, il presidente uscente, ormai, non la lascia più.

(25 aprile 2008)

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