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« Risposta #2 inserito:: Aprile 25, 2008, 12:06:02 pm » |
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POLITICA
In gioco il dicastero dello Sviluppo economico
E nasce l'asse tra il Cavaliere e la Marcegaglia
L'offerta di Berlusconi un ministero a Montezemolo
di ROBERTO MANIA
ROMA - Silvio Berlusconi invita a colazione Emma Marcegaglia e offre un posto di ministro a Luca di Montezemolo. Accade a palazzo Grazioli, residenza romana del premier in pectore. A tavola, all'inizio, sono solo in quattro: il Cavaliere, il suo braccio destro Gianni Letta, la giovane imprenditrice mantovana che guiderà la Confindustria nel prossimo quadriennio e il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Maurizio Beretta.
Montezemolo arriva più tardi da Torino, dov'era per l'assemblea della Fiat. Ma giunge in tempo. La colazione prosegue. Poi Berlusconi e Montezemolo si appartano e parlano tra loro, da soli, fitto fitto.
"Abbiamo discusso di questioni internazionali, di Tony Blair che è in Italia come inviato del Quartetto per il Medio Oriente...", diranno. Ma è durante quel colloquio che il Cavaliere prova a giocare la sua carta, forse "la sorpresa" che ha più volte annunciato, prima della sua salita al Colle con la lista dei nuovi ministri: Montezemolo, l'immagine di un'Italia vincente e con tanti legami internazionali, nella sua squadra di governo. Un'offerta reiterata perché l'avrebbe voluto già con sé - è noto - la volta scorsa. Non gli chiede una risposta immediata. Lo invita a rifletterci e a parlarne poi a tu per tu con Gianni Letta, questa volta a cena. Difficile che Montezemolo possa accettare.
Eppure per l'uomo della Ferrari, che ormai è solo formalmente il presidente della Confindustria per ancora meno di un mese, ci sarebbe il posto da ministro per lo Sviluppo economico, un tempo il ministero dell'Industria. Chi meglio di lui, diventato nel tempo così politicamente sensibile? E poi non dovrà essere questa una legislatura di "decantazione", per dirla con il prossimo ministro dell'Economia, Giulio Tremonti? E allora perché non copiare l'amico Nicolas Sarkozy che si è messo in squadra il socialista Bernard Kouchner, in un posto chiave come quello del ministro degli Esteri?
Dimenticare Vicenza, insomma, per il nostro Cavaliere. Lo scontro clamoroso del 2006, tra imprenditori self made, quelli del lombardo-veneto, e l'establishment confindustriale, quello del "capitalismo di relazione". Ora a Viale dell'Astronomia c'è la "post-ideologica" Marcegaglia (secondo la definizione di Maurizio Sacconi, senatore di Forza Italia) che ha scelto una squadra di medi industriali, orientati all'esportazione, lombardi e veneti, appunto, senza cognomi altisonanti. E il Cavaliere non è più un estraneo nella finanza che conta. Tanto più che ha deciso di giocarsi la faccia sulla cordata tricolore per salvare l'Alitalia dal baratro del fallimento.
Su Montezemolo, Berlusconi non si è consultato con i suoi. Almeno non pare. Ma - si sa - da quelle parti conta solo lui. L'idea, peraltro, nel partito di Via dell'Umiltà non piace affatto, nemmeno tra i forzisti che dovrebbero entrare nel Berlusconi ter. "Questo dovrà essere un governo tutto di politici", spiegano. "L'ipotesi di Montezemolo, che certo non è mai stato uno dei nostri, è destituita di ogni fondamento", insistono. "E poi: in quota Forza Italia? Così perdiamo la maggioranza nel Consiglio dei ministri. Per noi sarebbe una penalizzazione". Dunque qualche riflessione l'hanno fatta, perché non appaiono del tutto impreparati. Infatti la voce gira e rigira nei palazzi della nuova politica pidiellina.
Tanto che a metà pomeriggio arrivano, sincronizzate, le due smentite. Prima quella di Berlusconi: "Non ho offerto alcun ministero a Montezemolo, anzi è lui che mi ha proposto di andare a lavorare in Fiat...". Poi quella dell'industriale: "Non abbiamo parlato di un mio incarico". Non viene smentito invece che nel colloquio sia stata messa una pietra tombale sull'eventualità che il leghista Roberto Calderoli possa essere uno dei vicepremier. Questione, evidentemente, non di carattere internazionale.
Ma ieri - più nei sottintesi che nella parole - di offerta ce n'è stata anche un'altra. Questa volta alla "lady d'acciaio" della Confindustria. Perché dietro l'ampia condivisione degli obiettivi indicati dalla Marcegaglia nel suo programma per il biennio 2008-2010, è sembrato prendere corpo il progetto di un patto per la crescita sulla spinta di una campagna elettorale vinta anche - se non soprattutto - sui temi economici e sociali, questione salariale innanzitutto. E allora, subito la detassazione degli straordinari e dei premi aziendali o individuali, collegati alla produttività. "Noi siamo molto favorevoli", ha risposto il prossimo presidente della Confindustria. La quale, ieri, ha compreso che la partita principale si stava giocando più in là, in quel vis-à-vis tra Berlusconi e Montezemolo. In quell'azzardo del Cavaliere che, se - come sembra - non andrà in porto, farà però riprendere dal cassetto il progetto montezemoliano di creare un nuovo think-tank. Perché la politica, lui, il presidente uscente, ormai, non la lascia più.
(25 aprile 2008)
da repubblica.it
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